Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 21 ottobre 2017

Intervista a mons. Schneider di padre Olivera Ravasi

Nella nostra traduzione da Adelante la Fe, pubblichiamo l'intervista del padre Olivera Ravasi a Mons. Athanasius Schneider, cogliendo l’occasione della sua visita in Argentina, nell’ambito del XX Incontro di Formazione Cattolica  organizzato dal Círculo de Formación San Bernardo de Claraval. Non si parla solo di Amoris laetitia. ma dell' immigrazione, della questione della teoria del 'genere' e degli altri errori dottrinali e ideologici nonché della Liturgia e della situazione della Chiesa.

Umile, sereno e gioioso, Mons. Schneider ci riceve durante una visita di appena tre o quattro giorni a Buenos Aires. Ci offre il suo prezioso tempo e, come tutte le grandi anime, non ha fretta alcuna. 

P. Javier Olivera Ravasi: C’è qualche tema di cui vuole evitare di parlare? – gli chiedo prima di cominciare l’intervista.

Mons. Schneider: “Non vi è niente di occulto che non sarà rivelato”; mi chieda ciò che desidera – risponde in buon italiano.

P. Javier Olivera Ravasi: Bene – rispondo –, ma prima una domanda un po’ scomoda: Lei è vescovo ausiliare di Astana, in Kazakhstan… “ma non fa altro che viaggiare”, si mormora… 

Mons. Schneider: È vero: ma è proprio quel che mi ha chiesto il mio arcivescovo, Mons. Tomasz Peta, da cui dipendo. Quel che succede è che – specialmente in quest’epoca di confusione – è importante che noi vescovi parliamo, soprattutto visto che la diocesi di cui sono ausiliare è così piccola ed è così ben accudita (appena lo 0,5 % della sua diocesi si dichiara cattolico).

P. Javier Olivera Ravasi: Bene, allora cominciamo. Lei viene da un Paese in cui risiede una gran quantità di popolazione musulmana. Quali crede che siano i criteri per l’accettazione di immigrati non cristiani in un continente come quello europeo? 

Mons. Schneider: Il primo elemento che dobbiamo prendere in considerazione è il fenomeno della cosiddetta “immigrazione” (che in realtà è un’immigrazione inventata), poiché i fatti dimostrano che i cosiddetti immigrati sono il prodotto di una politica orchestrata dai grandi poteri mondiali, un’immigrazione artificiale architettata per trasportare una gran quantità di persone, soprattutto di musulmani, nei paesi cristiani d’Europa.

A quanti fanno ancora uso della loro intelligenza e osservano questo fenomeno con realismo risulta evidente che si tratta di un atto politico regionale e mondiale architettato dai grandi poteri mondiali per scristianizzare l’Europa in una fase successiva. Si cerca di mischiare i popoli tra loro affinché l’Europa perda la sua identità, che non è altro che l’identità cristiana. Questa guerra in Medio Oriente, per esempio, è stata scatenata dal cosiddetto Stato Islamico, finanziato e appoggiato dagli USA e dall’Unione Europea tramite certi Paesi arabi. Una volta creato questo fenomeno migratorio la cosa più naturale sarebbe stata che questi immigrati venissero accolti dai Paesi musulmani vicini, che sono ricchi: l’Arabia Saudita e altri, per esempio. Ciò sarebbe quanto di più logico e umano, perché da un punto di vista morale, in ogni processo migratorio, si deve evitare di allontanare le persone dal loro ambiente naturale, dalla loro mentalità, dalla loro storia, etc., e questo è un grave errore in cui i politici stanno cadendo, evidentemente seguendo un programma.

Sicuramente tra questi immigrati ci saranno anche persone innocenti che soffrono e sono utilizzate come strumento, ma la maggior parte di essi è composta da giovani uomini che hanno abbandonato le loro famiglie. Ora, che razza di rifugiato fugge dal suo Paese lasciando sua moglie e i suoi figli? Nessun uomo lo farebbe. L’uomo deve rimanere dove si trova la sua famiglia per difenderla. Questa è un’ulteriore prova del fatto che la cosiddetta “immigrazione” è un atto politico programmato. 

P. Javier Olivera Ravasi: Ci troviamo di fronte al centenario delle apparizioni della Vergine di Fátima. Nostra Signora disse all’epoca che se la Russia, con tutti i suoi errori dottrinali, ideologici, etc., non si fosse convertita, li avrebbe disseminati per tutto il mondo: Lei crede che l’ideologia di genere, avallata dal marxismo culturale e persino dall’ala progressista della Chiesa, sia una conseguenza di quanto la Vergine profetizzò nel 1917?

Mons. Schneider: Come sappiamo, la Vergine ha affermato che la Russia avrebbe diffuso i suoi errori in tutto il mondo e che tra i primi errori vi era il tentativo di rendere atea la società. È un fatto unico nella storia dell’umanità. Nella storia non sono mai esistiti un popolo o una cultura atei, nemmeno in quelli più primitivi.

Il secondo errore – dopo quello di voler fondare una società senza religione, atea – è il materialismo, vale a dire il ritenere che tutta la vita della società si riduca all’elemento temporale. Si tratta di un’esclusione radicale della trascendenza, del sovrannaturale.

Il terzo errore che l’Unione Sovietica ha introdotto è stato l’aborto. Come sappiamo, l’URSS è stato il primo Paese al mondo a imporre, nel 1920, l’aborto, ossia la distruzione della vita.

Questi errori si sono diffusi anche nei Paesi di tradizione cristiana: l’aborto, il materialismo radicale, l’esclusione della trascendenza, l’immersione in un mondo meramente materiale e, come Lei ha detto, il marxismo culturale, che è stato forgiato in Europa all’epoca della Guerra Fredda; anche qui in America Latina, la teologia della liberazione è stata una creazione e un errore dell’URSS, che si è diffuso qui con conseguenze disastrose che hanno implicato la distruzione di una vita spirituale realmente cattolica nei Paesi latinoamericani.
Lo stesso vale per la cosiddetta “teoria del genere”, che è l’ultima conseguenza del marxismo culturale.
Gli errori della Russia, del comunismo, del marxismo, sono entrati in modo sempre più evidente e con forza sempre maggiore anche nella vita della Chiesa. A partire dal Concilio Vaticano II, e soprattutto dopo di esso, mano a mano che diminuiva l’aspetto soprannaturale della vita della Chiesa e che si diffondevano i concetti di avvicinamento e di pastorale, si è arrivati in fondo a una concentrazione sugli aspetti puramente temporali e materiali. Oggi osserviamo quasi il culmine e una gran diffusione di questo atteggiamento naturalista e materialista nella pastorale e nelle attività della Chiesa, nella cui vita sono penetrati.

P. Javier Olivera Ravasi: Alcune settimane fa è stato pubblicato il Motu proprio “Magnum Principium”, che concede alle Conferenze episcopali nazionali la facoltà di realizzare le traduzioni dei libri liturgici nelle lingue vernacolari. Nel caso in cui le traduzioni non fossero ben fatte, questa concessione non potrebbe minare l’unità della Chiesa? Quale crede che possa essere la soluzione al caos che si è creato dopo l’ultima riforma liturgica? 

Mons. Schneider: Lei ha parlato giustamente di caos liturgico. È ormai da più di cinquant’anni che viviamo in un’epoca di anarchia liturgica della Chiesa. Ciò contraddice proprio l’unità della Chiesa, la quale non deve osservare solo l’unità nella Fede – obbedendo alla lex credendi – ma anche l’unità nella lex orandi, nella liturgia. È vero che esistono – come sono sempre esistiti nella Chiesa – vari riti liturgici: ciò è bello e fa parte della ricchezza della Chiesa, ma il pericolo di fronte al quale ci troviamo oggi e che già abbiamo sperimentato è che le traduzioni nelle lingue vernacolari, in alcune aree linguistiche, hanno provocato danni che hanno toccato anche la Fede. Per esempio, in alcuni Paesi le traduzioni erano così erronee che Papa Giovanni Paolo II dovette intervenire pubblicando il documento Liturgiam authenticam [vedi, nel blog], nel quale la Santa Sede precisava con estrema chiarezza come si devono tradurre certi concetti teologico-dogmatici nella liturgia. Poiché nella liturgia proclamiamo la nostra Fede con formule dogmatiche. In questo senso, la traduzione inglese del Messale romano – realizzata qualche anno fa –   rappresenta un gran lavoro, effettuato seguendo le indicazioni di Papa Giovanni Paolo II, e un eccellente esempio di traduzione fedele. Ma adesso, secondo me, questo nuovo documento sembra essere un passo indietro, di nuovo verso la confusione, il che rappresenta un pericolo reale contro l’unità negli elementi che abbiamo nella liturgia, nel momento in cui ogni Conferenza episcopale deciderà come tradurre i suoi libri, specialmente per quanto riguarda le espressioni dogmatiche.

Penso che la Santa Sede dovrebbe piuttosto essere più vigile e dare alle Conferenze episcopali norme concrete come nel caso della Liturgiam authenticam di Giovanni Paolo II. Pertanto, dal mio punto di vista non vedo alcuna necessità di promulgare questo nuovo documento, perché quello di Giovanni Paolo II era sufficiente. 

P. Javier Olivera Ravasi: Il Sinodo per la famiglia ha generato difficoltà e divisioni tra gli stessi vescovi partecipanti. D’altra parte l’esortazione post-sinodale Amoris laetitia, con l’interpretazione dello stesso Papa Francesco (secondo la Lettera inviata ai vescovi di Buenos Aires) sembrerebbe rappresentare un cambiamento nella dottrina della Chiesa per quanto riguarda l’accesso alla comunione delle persone e che si trovano in una situazione oggettiva di peccato. Alcuni cardinali hanno presentato dei dubbi (dubia) al Papa su questo tema; vari teologi, vescovi ed eminenti studiosi hanno persino realizzato una correzione filiale (Correctio filialis). A molti laici costa credere che la Chiesa stia operando cambiamenti in modo così brusco e allo stesso tempo si chiedono se sia lecito e legittimo che un vescovo, un cardinale o un semplice laico chieda ragioni o corregga addirittura il Santo Padre su questi temi. Qual è la Sua opinione in proposito? [Non dimentichiamo che mons.Schneider è stato il primo a intervenire autorevolmente e pubblicamente: qui - quiqui]

Mons. Schneider: La prima cosa da dire è che è evidente e innegabile che il documento Amoris laetitia abbia causato una gran confusione. Difatti, alcune Conferenze episcopali permettono l’accesso alla comunione ai divorziati non pentiti, vale a dire che vogliono continuare a vivere in stato di adulterio. Perché di adulterio si tratta! Dobbiamo chiamare le cose col loro nome. Altre Conferenze non lo permettono. Alcuni vescovi diocesani lo fanno e altri no. Ci troviamo quindi di fronte a un’evidente contraddizione diametrale, frontale, tra una Conferenza episcopale e l’altra, tra un vescovo e l’altro, e questa non è la Chiesa cattolica, perché su questi temi, che si riferiscono alla sacralità e all’indissolubilità del matrimonio, la Chiesa deve parlare con una sola voce e agire in coerenza con la Fede. Se si crede nel dogma divino dell’indissolubilità del matrimonio, la Chiesa deve agire in conformità e in coerenza con questa Fede; tutto ciò che va in direzione contraria va contro lo stesso spirito del Vangelo.

Non è mai stato un atteggiamento proprio della Chiesa quello di affermare una cosa e farne un’altra, come sta succedendo oggi in modo evidente; non possiamo continuare in questo modo, perché la pastorale – la disciplina in questo caso – tocca le cose più sante della Chiesa, a partire dall’Eucarestia, ovviamente, e dal sacramento, dalla sacralità e dall’indissolubilità del matrimonio. Così, con queste norme già introdotte come applicazione dell’Amoris laetitia, con un linguaggio a volte sofistico, si permette di fatto di vivere in stato di adulterio e si riconosce, non in teoria ma di fatto, il divorzio. Ciò costituisce un pericolo e un grave danno e di fronte a ciò nessun vescovo che sia ancora cosciente della sua responsabilità non solo nei confronti della sua diocesi bensì di tutta la Chiesa (perché come dice il Vaticano II la formula di consacrazione ordina i vescovi non solo per la loro diocesi) deve smettere di vigilare per il bene di tutta la Chiesa, come membro del Collegio Episcopale. Anche gli stessi fedeli, che sono membri della Chiesa, come membri di uno stesso Corpo, come in una famiglia (perché vescovi, papi, la gerarchia e i fedeli fanno parte di una sola famiglia), se osservano cose pericolose o danni sostanziali alla vita di tale famiglia o di tale Corpo, devono dirlo, esteriorizzarlo e sono autorizzati anche a chiedere ragioni: è una cosa assolutamente legittima e anche conforme allo spirito del Concilio Vaticano II, il quale ha incoraggiato i vescovi a operare insieme al papa, ispirati da uno spirito collegiale. Ma questa non è collegialità: se i vescovi vedono che si è di fronte a un pericolo e che alcune espressioni dell’Amoris laetitiae sono obiettivamente ambigue e sono state causa di interpretazioni e applicazioni contrarie alla Fede, in conformità con lo stesso principio di collegialità devono alzare la voce e dirlo al Santo Padre. Questo per quanto riguarda i dubia.

Ma lo stesso vale per ciò che hanno fatto i laici. Se i figli adulti di una famiglia vedono un rischio per quest’ultima mentre il loro stesso padre non lo vede, devono indicare con reverenza e rispetto quello che è un pericolo per tutti. Pertanto, espressioni come i dubia o la Correctio filialis­ devono essere formulate sempre con rispetto per l’officio del Papa, che è il capo visibile della Chiesa: in entrambi i casi questo rispetto c’è stato e pertanto questi atti non solo sono legittimi ma, a mio modo di vedere, meritevoli e lodevoli. Gli storici della Chiesa dopo di noi applaudiranno sicuramente quest’azione dei laici. Dirò di più: secondo me i fedeli hanno agito in conformità con lo spirito del Concilio Vaticano II che li incoraggia a partecipare attivamente, col loro contributo, alla vita della Chiesa; e questo è un bell’esempio di come si stia applicando lo spirito del Concilio Vaticano II a proposito della coscienza dei laici: anche questi ultimi hanno una certa responsabilità per il bene della Chiesa. 

P. Javier Olivera Ravasi: Il cardinal Ratzinger, nell’anno 2005, prima della sua elezione al pontificato come Benedetto XVI, affermò che la Chiesa sembrava una barca che faceva “acqua da tutte le parti”. Da parte sua Papa Francesco appena eletto disse che il suo pontificato non sarebbe stato molto lungo. Con una divisione così forte come quella che sembra esistere oggi nella sfera gerarchica della Chiesa, cosa ci si può aspettare che accada a quest’ultima nei prossimi anni? 

Mons. Schneider: Una cosa è certa: la Chiesa si trova sempre nelle mani sicure di Cristo, Che è il vero capo, il vero capitano di questa nave in cui è già entrata tanta acqua, non il papa. Il papa è un capitano vicario, vicarius Christi, ma il vero capitano, il capitano ufficiale e autentico di questo esercito, di questa nave, è Nostro Signore Gesù Cristo, il Quale accudirà e difenderà sempre la sua Chiesa. E Cristo permette a volte – come in effetti ha già fatto in altre occasioni – che si verifichino gravi crisi nella Chiesa, gravi pericoli, per poi intervenire: così si incaricherà anche del nostro tempo in balìa a questa gran confusione e oscurità. Ciò è sicuro. Inoltre, la Vergine, nostra Madre del Cielo, è la Madre della Chiesa e se ne preoccupa. 
Questa è la prima cosa.

L’altra cosa è che, nei momenti più difficili e confusi della Chiesa, bisogna cercare di avere una visione sovrannaturale. Perché la Chiesa è una realtà sovrannaturale. 
Dobbiamo mantenerci sempre saldi e forti nella Fede immutabile della Chiesa. E questa Fede la conosciamo: è la Fede e la pratica immutabile della Chiesa (in questo caso specifico, per esempio, per quanto riguarda i divorziati). E sappiamo di essere sicuri nella Fede, leggendo i testi dei papi, dei concili, etc., che sono stati ispirati sempre dallo stesso spirito. Prima non esisteva una rottura nella pratica sostanziale della Chiesa a proposito dei sacramenti. E tutto ciò è stato sintetizzato nel Catechismo, tanto in quelli anteriori al Concilio Vaticano II come in quello ad esso posteriore, per quanto riguarda queste cose più sostanziali. Tutte queste cose le sappiamo e dobbiamo attenerci ad esse; se a un dato momento sacerdoti, vescovi o cardinali contraddicono queste cose che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, non dobbiamo ascoltarli. Dobbiamo ascoltare la voce della Chiesa, perché la Chiesa non è il papa.

Infatti, il papa non può dire: “Io sono la Chiesa”, come il re di Francia Luigi XIV che disse: “L’état c’est moi”, “lo Stato sono io”. Anche il papa è un membro della Chiesa; anche se ne è il capo visibile, ne è un membro, ed è il primo a dover rispettare le dottrine trasmesse fino al suo papato. Il suo obbligo è quello di essere un amministratore fedele, non un inventore di novità. Questo è l’officio suo e di tutti i vescovi: amministratori fedeli, come disse Nostro Signore nel Vangelo: “Chi è l’amministratore fedele?” (Lc 12,41). I vescovi, il Papa e, in modo subordinato, i sacerdoti. 
Se in un certo momento, disgraziatamente, rappresentanti della gerarchia contraddicono ciò che la Chiesa ha sempre affermato e applicato in modo costante, noi, come sacerdoti, vescovi o laici, dobbiamo dire con rispetto e riverenza: “Eminenza o Eccellenza, questa cosa che Lei sta dicendo o facendo contraddice la voce della Chiesa di sempre”.

E questo è il peso maggiore: la voce e la pratica della Chiesa nel corso di duemila anni hanno più peso di una voce nuova, improvvisa e di rottura, o di una pratica effimera come tante di quelle che possiamo osservare oggi. Dobbiamo quindi dire con estrema umiltà e assoluta sicurezza interiore: “So a Chi ho creduto”, “Scio cui credidi” (2 Tim 1,12); ciò dà pace interiore e fermezza in mezzo alla confusione.

Come ultima cosa – anche se in quanto a valore è la prima – voglio aggiungere che in questi tempi di crisi dobbiamo cercare il nostro rifugio nella preghiera e nel sacrificio. Questa è la nostra forza più grande. La Chiesa si rinnova, in fondo, con la preghiera e i sacrifici di tanti suoi membri, specialmente di quelli più piccoli. Ciò è quel che succede oggi e che ci consola: che la Provvidenza divina usa, in mezzo a questa confusione, i piccoli, le anime vittime e sacrificate che rinnovano la Chiesa per mezzo dell’opera dello Spirito Santo. 
Per questo dobbiamo aver fiducia nel futuro della Chiesa.

* Intervista realizzata dal P. Javier Olivera Ravasi per Que no te la cuenten

22 commenti:

tralcio ha detto...

Una cosa è certa: la Chiesa si trova sempre nelle mani sicure di Cristo, Che è il vero capo, il vero capitano di questa nave in cui è già entrata tanta acqua, non il papa. Il papa è un capitano vicario, vicarius Christi, ma il vero capitano, il capitano ufficiale e autentico di questo esercito, di questa nave, è Nostro Signore Gesù Cristo, il Quale accudirà e difenderà sempre la sua Chiesa. E Cristo permette a volte – come in effetti ha già fatto in altre occasioni – che si verifichino gravi crisi nella Chiesa, gravi pericoli, per poi intervenire: così si incaricherà anche del nostro tempo in balìa a questa gran confusione e oscurità. Ciò è sicuro. Inoltre, la Vergine, nostra Madre del Cielo, è la Madre della Chiesa e se ne preoccupa. Questa è la prima cosa.

L’altra cosa è che, nei momenti più difficili e confusi della Chiesa, bisogna cercare di avere una visione sovrannaturale. Perché la Chiesa è una realtà sovrannaturale. Dobbiamo mantenerci sempre saldi e forti nella Fede immutabile della Chiesa. E questa Fede la conosciamo: è la Fede e la pratica immutabile della Chiesa (in questo caso specifico, per esempio, per quanto riguarda i divorziati).

Preghiamo insieme leggendo il capitolo 3 di Sofonia.

Al versetto 14 c'è il kaire di esultanza, la grazia del Verbo che si fa carne, l'incipit del saluto angelico alla Vergine di Nazaret.

Come ultima cosa – anche se in quanto a valore è la prima – voglio aggiungere che in questi tempi di crisi dobbiamo cercare il nostro rifugio nella preghiera e nel sacrificio. Questa è la nostra forza più grande. La Chiesa si rinnova, in fondo, con la preghiera e i sacrifici di tanti suoi membri, specialmente di quelli più piccoli. Ciò è quel che succede oggi e che ci consola: che la Provvidenza divina usa, in mezzo a questa confusione, i piccoli, le anime vittime e sacrificate che rinnovano la Chiesa per mezzo dell’opera dello Spirito Santo. Per questo dobbiamo aver fiducia nel futuro della Chiesa.


PS: segnalo a tal proposito un interessante contributo pubblicato da Pietro C.
http://traditioliturgica.blogspot.it/2017/10/dire-qualcosa-di-nuovo.html

Luisa ha detto...

Assurdo che si debba dire di Mons. Schneider che è un vescovo coraggioso perchè non dovrebbe aver paura e temere sanzioni per dire e riaffermare la verità, eppure, sì, è un vescovo coraggioso, paradossale pretendere che una Conferenza episcopale, dei vescovi, dei laici sono ribelli al papa perchè difendono quel che la Chiesa ha sempre insegnato, eppure la Conferenza episcopale polacca è nel mirino del potere vaticano a causa di Amoris laetitia :

CHIESA POLACCA SOTTO TORCHIO A CAUSA DI AMORIS LAETITIA. PAPA E TENEREZZA, KAFKA E VATICANO.

http://www.marcotosatti.com/2017/10/20/chiesa-polacca-sotto-torchio-a-causa-di-amoris-laetitia-papa-e-tenerezza-kafka-e-vaticano/

Come scrive Tosatti:

"Nel Vaticano di oggi, lo strano cocktail di dittatura personale sudamericana spruzzata di sorveglianza e spionaggio stile sovietico (a pagamento vi dico chi sono i Laurentj Beria della situazione) va bevuto senza discutere, sorridendo felici. Fra gli applausi osannanti della stampa di regime."

irina ha detto...

Se oggi, prendendo spunto da una frase, da un periodo di questa intervista, qualche sacerdote ne traesse ispirazione per l'omelia di domani, si inizierebbero a sfasciar le bende avvolte strette intorno agli occhi degli ascoltatori che non vogliono vedere, per comodità loro personale, per loro cieco conformismo.

Luisa ha detto...


"Cose da fine del mondo. I "novissimi" secondo Francesco"

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

Non passa giorno senza che Jorge Bergoglio parli di misericordia ma fra il dire e il fare c`è di mezzo il mare, fate quel che dico ma non quel che faccio, l`ultima a fare le spese dell`incoerenza papale è la Conferenza episcopale polacca, ma come stupirsi quando nel silenzio codardo e assordante dei pastori, come scrive Magister, il papa argentino prende la libertà di tagliare e cucire e anche riscrivere a modo suo le parole della Sacra Scrittura?

Anonimo ha detto...

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2017/10/19/news/nuove-epurazioni-filiali-ai-critici-di-amoris-laetitia-licenziato-un-prof-158720/

Anonimo ha detto...

...Il licenziamento del professor Stark non deve quindi essere letto come la reazione della gerarchia progressista alle critiche di un docente conservatore, ma piuttosto come la lotta tra la fazione neoconservatrice, che si rivela ultramontanista e smaniosa di ubbidire al Papa sempre e comunque, e il mondo tradizionale che non esita a correggere atti e omissioni del Papa stesso, quando questi risultino in contraddizione con il vangelo e la Tradizione. Il caso del professor Stark si aggiunge al licenziamento, deciso dal vescovo locale Francisco Javier Martínez, del professor Joseph Seifert dall’Istituto di Filosofia dell’arcidiocesi di Granada. Anche in questo caso il reato era l’assenza di entusiasmo per Amoris Laetitia.

mic ha detto...

Quello segnalato è un nuovo caso di epurazione "filiale" opera non di modernisti ma di papolatri senza più fondamenti...
Siamo accerchiati su diversi fronti.

perplesso ha detto...


"Il cardinale Müller e gli amici del Papa: «Metodi scorretti»

Le critiche dell’ex prefetto per la Dottrina della fede: «Queste persone non hanno avuto il coraggio di presentarsi con il loro nome davanti a me, non sono capaci di rispondere con argomenti teologici e lavorano con questi mezzi sporchi»


http://www.corriere.it/cronache/17_ottobre_21/cardinale-muller-amici-papa-metodi-scorretti-stresa-f19a0f6a-b5d8-11e7-8b79-fd2501a89a96.shtml

Anonimo ha detto...


Ma l'edulcorazione dei Novissimi è forse cominciata con Papa Francesco? Niente affatto

Bisognerebbe forse andare a vedere, se si volesse agire con metodo, che cosa hanno detto sui Novissimi i precedenti Papi, conciliari e soprattutto postconciliari, Paolo VI, GP II, Benedetto XVI, tanto per capirci.
Questa edulcorazione-falsificazione già Amerio la metteva in rilievo, in Iota Unum, par. 288 Bibbia e liturgia. "[...] La riforma [liturgica] ha infatti stralciato dai Salmi cosiddetti imprecatorii i versicoli che sembravano incompatibili colle vedute ireniche del Concilio, mutilando il sacro testo e sottraendolo per così dire furtivamente alla cognizione di tutti, chierici e laici. Ha inoltre espunto interi versicoli dai testi del Vangelo nelle Messe in 22 punti che toccano il giudizio finale, la condanna del mondo, il peccato" (Iota Unum, cap. XXXVIII, dedicato alla riforma liturgica). Le edulcorazioni del Vangelo per omissione (che ne falsificano il senso) le ha dimostrate uno studio, citato in nota da Amerio, di R. Kaschewsky in 'Una Voce Korrespondenz', 1982, n. 2/3.
PP

Anonimo ha detto...

Aggiungo a quella quotidiana caotica rassegna degli orrori che è diventata la Chiesa Cattolica quanto rilevato dal giornale La Verità di ieri dove si segnala che Mons. Galantino a un apposito convegno ha dichiarato che la Riforma di Lutero è stata opera dello Spirito Santo (virgolettato dal giornale "La Riforma avviata 500 anni fa da Martin Lutero è stata opera dello Spirito Santo").
Da qui si capisce perchè a passo di carica è in atto lo scioglimento della suddetta (ex) Chiesa Cattolica. Già, perchè se un altissimo esponente della Chiesa Cattolica fa una dichiarazione come quella e tutti nella Chiesa sono d'accordo senza battere ciglio come di fatto è, vuol dire che è finita: finita. E non avevo dubbi in merito.
Miles

Luisa ha detto...

Ed ecco i consigli di Civiltà cattolica per discernere i discorsi ingannevoli, ovvero il ...""linguaggio della verità"".

https://ilsismografo.blogspot.ch/2017/10/vaticano-consigli-per-discernere-i.html

L`autore si serve di Pierre Favre per arrivare alla fine all`abituale critica contro chi osa dissentire da parole o azioni del papa argentino, caricaturale, li accusa di strumentalizzare i pontefici precedenti e in particolare Giovanni Paolo II, ma è esattamente quel che fanno lui e la corte papale, troncando, estraendo quel che SEMBRA andare nel loro senso e occultando quel che vi si oppone.
Qui sotto un assaggio di questa prosa oramai trita e ritrita, anche se presentata con salse differenti:

"In contrasto con la dimensione propria del linguaggio di Francesco, che esorta ciascuno — anche i suoi critici — a pensare al passo avanti da fare personalmente, esistono affermazioni che esortano a fare un passo avanti, ma finalizzato a individuare quale Papa precedente o quale enciclica o dogma di fede Francesco starebbe attaccando.
Ecco il criterio per discernere quei linguaggi che seguono la logica dei farisei e dei dottori della legge, i quali, quando Gesù faceva un bene concreto — a esempio, guariva di sabato un uomo che aveva la mano paralizzata — lo accusavano di infrangere la legge"


Jorge Bergoglio come Gesù, non c`è più nessuna decenza, nessun limite alla papolatria la più sfrenata:

mic ha detto...

Perplesso 09:51

Ultimamente fioccano molte critiche del card. Müller. È in dirittura d arrivo una traduzione che pubblicherò domani.

mic ha detto...

Come al solito il Sismografo spara sentenze senza riportare esempi concreti. Sono affabulazioni non dispute.
Quando chi ama la verità critica il papa non critica il pontefice ma le castronerie dell'uomo Bergoglio, riconoscendole e denunciandole tali, argomentando alla luce dell'insegnamento costante della Chiesa. Bisognerebbe replicare contestando gli argomenti, non accusando e delegittimando le persone.
Ma è proprio questo che non avviene più nella Chiesa...

mic ha detto...

Le edulcorazioni del Vangelo per omissione (che ne falsificano il senso) le ha dimostrate uno studio, citato in nota da Amerio, di R. Kaschewsky in 'Una Voce Korrespondenz', 1982, n. 2/3.

Un problema noto da tempo, ma purtroppo sottratto all'attenzione dei più....

Anonimo ha detto...

Ringrazio il prof. Pasqualucci per la solita impeccabile puntualizzazione.
Spesso cerco di fare lo stesso, naturalmente nel mio piccolo, e vengo sistematicamente bastonato e addirittura accusato di eresia.
E'molto comodo,perchè facile,attaccare Bergoglio. Vero che viene dalla fine del mondo ma il suo arrivo è stato lungamente e molto ben preparato.
Data la la sua statura,indiscutibile, non si permettono di attaccarla. Ma va bene così.
La ringrazio ancora.
Antonio (napoli)

Luisa ha detto...

"Prima non esisteva una rottura nella pratica sostanziale della Chiesa a proposito dei sacramenti. E tutto ciò è stato sintetizzato nel Catechismo, tanto in quelli anteriori al Concilio Vaticano II come in quello ad esso posteriore, per quanto riguarda queste cose più sostanziali. Tutte queste cose le sappiamo e dobbiamo attenerci ad esse; se a un dato momento sacerdoti, vescovi o cardinali contraddicono queste cose che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato, non dobbiamo ascoltarli. Dobbiamo ascoltare la voce della Chiesa, perché la Chiesa non è il papa".

Ms se osi parlare di rottura, di fedeltà al Magistero immutabile, di Tradizione,

-ti parleranno di evoluzione dei dogmi e della legge di gradualità,
-ti diranno che la dottrina è dinamica e che bisogna accompagnare ognuno sul suo cammino di progressione dinamica,
-che non bisogna avere una concezione fissista della dottrina,
-che la Comunione ai divorziati risposati è una questione di disciplina che come tale può evolversi, ecc. ecc.

Insomma la Tradizione è dinamica, la dottrina è dinamica, Cristo e la Sua Parola sono dinamici e destinati ad evolvere con i tempi.
Dire il contrario, o anche solo emettere riserve, è far prova di fissismo, è essere contro il papa.


perplesso ha detto...


"Io ho le chiavi"

http://querculanus.blogspot.ch/2017/10/io-ho-le-chiavi.html

Anonimo ha detto...


Postille all'intervista di mons. Schneider (1)

S.E. mons. Schneider ci è sempre di grande conforto, a noi semplici fedeli, per la chiarezza e la precisione delle sue argomentazioni, che, tra le altre cose, ci riportano sempre ai fondamenti della nostra fede, oggi così calpestati.
Se mi è consentito vorrei solo aggiungere alcune osservazioni a completamento da quanto lui giustamente detto sulla c.d. "immigrazione" e sugli "errori del comunismo".

1. Che l'immigrazione incontrollata dal mondo musulmano sia gestita dai c.d. "poteri forti" con le loro molteplici organizzazioni (a cominciare dall'ONU) non c'è alcun dubbio. Al fondo si tratta anche di far sparire l'Europa cristiana o meglio quello che era rimasto di essa. L'ideologia che fa da sfondo all'azione dei "poteri forti" è sempre quella di origine illuministica e massonica dei "diritti dell'uomo", ai quali vanno sacrificati patria, famiglia e società. Ma in questo individualismo sfrenato c'è oggi una componente libertina o edonistica molto più forte che in passato. Infatti, l'invasione in corso ha anche lo scopo, mi sembra, di mantenere, grazie all'afflusso di un numeroso e sfruttabile sottoproletariato straniero, l'attuale regime e modo di vita delle borghesie euroamericane, materialiste, abortiste, omosessualiste e chi più ne ha più ne metta. Un'illusione, certamente, che si pagherà a caro prezzo. Ma non per questo meno reale, a mio avviso. Per ciò che riguarda le donne occidentali, mantenere il modo di vivere corrotto che le contraddistingue, figlio del femminismo radicale: ginecocrazia aperta a tutto, niente famiglia, niente figli, dominio sul maschio, posizioni di potere, lusso...Quest'invasione è anche una fase del tentativo di (auto)annientamento della società occidentale perseguito da anni impunemente dal femminismo (e con la complicità delle componenti deviate della Chiesa).

2. INoltre, la spinta ad invaderci corrisponde all'istinto profondo del mondo musulmano, che adesso ha finalmente la possibilità di occupare l'Europa (prima che finisca o diminuisca il petrolio, non si sa mai) e di sottometterla, semplicemente usando la forza del numero, i denari, la guerriglia urbana o terrorismo isis, che non costa nulla e ci tiene tutti sotto scacco (a meno che qualcuno non decida un giorno di reagire). Tutti questi africani e arabi maomettani che ci invadono, partono forse dai loro villaggi senza l'approvazione degli anziani o sceicchi locali? [ segue ] PP

Anonimo ha detto...


Postille all'intervista di mons. Schneider (2)

Chiedo scusa del prolungamento e ringrazio Mic della gentile ospitalità.
Giustissime le osservazioni di mons. Schneider sugli errori della Russia, la cui esistenza fu preannunciata dalla S.ma Vergine a Fatima.

Almeno tre: 1. l'ateismo di Stato (una cosa mai vista prima); 2. il materialismo come filosofia della vita, connesso al primo. 3. L'aborto volontario concesso per legge dallo Stato (1920). Il "marximo culturale" ha poi contribuito in Occidente alla diffusione della c.d. "filosofia gender".

Qualcuno potrebbe obiettare che Stalin premiava le famiglie proletarie numerose. Che c'era una puritana morale comunista di Stato. C'erano, mi sembra, onorificenze per le "madri proletarie" ossia con numerosa prole. (Anche Mussolini premiava le famiglie numerose ma lo Stato fascista non era affatto ateo, era cattolico (Statuto Albertino), proteggeva la religione, nonostante l'anticlericalismo diffuso in tanti ambienti, secondo una ben nota tradizione italiana, plurisecolare). Come si concilia la "madre proletaria" con l'aborto di Stato sovietico? Diciamo che non si concilia. La "madre proletaria" corrispondeva alle esigenze reali, l'aborto di Stato era frutto dell'ideologia e ancor oggi non mi sembra sia stato abolito, nonostante gli sforzi di PUtin per contenere il triste fenomeno.

Il fatto è che Marx e Engels applicarono assurdamente gli schemi della lotta di classe all'istituto del matrimonio, presentando la moglie, la donna, come se si trattasse di manodopera (fattrice) sfruttata dal marito. Da qui, la rivendicazione della libertà della donna, il "superamento" del matrimonio, da abolire nella futura società comunista unitamente a tutti gli istituti della società borghese. In nome della libertà della donna, quindi, anche la facoltà o il diritto di abortire, garantito dallo Stato.
Nel marxismo confluivano molteplici componenti del pensiero moderno, tra di esse non solo il "libertinismo" intellettuale, dei deisti e atei del Sei-Settecento, ma anche quello pratico degli Illuministi, distruttori della famiglia in nome di un individualismo borghese ben materialistico, oltre che ateo. L'individualismo a sfondo libertino tipico della componente illuministica della cultura borghese, assai forte anche nella società angloamericana, si è pertanto incontrato con la componente individualistico-libertina insita nel marxismo. E difatti, da noi, la Rivoluzione Sessuale, sino all'attuale, oscena "filosofia gender", è stata ed è promossa in primo luogo da chi se non dai (post)comunisti, eredi, in questo, dei radicali di Pannella, il partitino emblematico della degenerazione della borghesia?

Quest'aspetto della decadenza occidentale è stato messo bene in rilievo a suo tempo da Augusto Del Noce, nei suoi studi sull'ateismo e sulla "eclissi dei valori". Possiamo dire che, nell'attuale crisi dei valori, si incrocino due materialismi, inevitabialmente antropocentrici: quello di origine illuministica (riv. americana, franc., anticipate per certi aspetti da quella inglese), fortemente individualista, e quello di origine marxista, collettivista ma individual-edonista nel modo di concepire la famiglia. In passato, il sostrato individualista-libertino era coperto dalla fede nei valori rivoluzionari che tali materialismi sapevano esprimere (riv. borghese; riv. proletaria, modelli per l'umanità). Oggi, svaniti quei valori, è venuto a galla e dilaga il sostrato, tutto ricoprendo con la sua melma.
PP

mic ha detto...

Grazie, PP. Ottimo e utile approfondimento!

Catacumbulus ha detto...

Faccio solo un cenno, ma parlando di declino dell'Occidente in riferimento a una filosofia della storia (e anche ad una teologia della storia) che usi in modo corretto la storia della filosofia, intesa in modo molto ampio, i due aspetti che a livello accademico vengono ancora tenuti (quasi sempre) separati artificialmente sono quello "essoterico" (due "s" da preposizione greca "exo") e quello "esoterico" (una "s" dalla preposizione greca "eso"), quasi che il secondo non potesse approcciarsi con l'alta professionalità con cui ci si occupa del primo.

Non si può infatti ignorare il fatto che, a partire dalla nota influenza dei misteri orfici sulla filosofia greca (ma è solo uno degli esempi possibili), tutto il corso del pensiero occidentale ha visto sempre la co-presenza dell'essoterico e dell'esoterico (e spesso nella stessa mente, come dimostra il caso di Newton, matematico di giorno e alchimista di notte). Specialmente poi nella modernità, epoca in cui la massoneria si è fatta erede di tutte le gnosi e gli esoterismi pagani, che erano stati "controllati" durante il medioevo, per poi riesplodere con il sincretismo che animava l'Accademia Neoplatonica di Marsilio Ficino a Firenze (Accademia finanziata da Cosimo e Lorenzo de Medici) agli albori, appunto, della modernità.

In altre parole, a mio avviso non si può parlare degli esiti ultimi, che stiamo vivendo, del liberalismo-libertario, senza intendere il relativismo come una secolarizzazione essoterica dell'essenza esoterica della gnosi (termine che di per sé rimanda ad un mare magnum di sette e "sapienze" da non limitarsi agli gnosticismi dei primi 3 secoli cristiani). E per quanto possa sembrare semplicistico, nel pensiero occidentale si incontrano sempre i due filoni di una metodologia di ricerca basati, l'uno, sulla ragione essoterica del principio di non contraddizione e, l'altra, sulla ragione esoterica e dialettica della "coincidentia oppositorum" di cusaniana memoria (mi riferisco al Cusano, figura di ecclesiastico umanista estremamente emblematica, per sintetizzare in una formula, ma gli esempi possibili sono moltissimi, fino ad arrivare alle contemporanee "logiche della paraconsistenza").

Un testo divenuto classico, almento in Italia, è quello di Emanule Samek Lodovici, "Metamorfosi della gnosi", poiché fu uno dei primi tentativi di leggere la contemporaneità (degli anni '70 del secolo scorso) come risultato di dinamiche gnostiche ben presenti e operanti (non solo, quindi, a livello di un retaggio culturale passato).

Luisa ha detto...

Dicevo più sopra di un aggettivo oramai diventato un passepartout per aprire tutte le porte "dinamica" , un esempio su Avvenire con un articolo su un corso alla Gregoriana su Humanae vitae che durerà fino a maggio prsssimo: dottrina come percorso dinamico .

O quando anche Humanae vitae andrebbe in qualche modo sviluppata, fatta crescere perché la realtà è superiore all’idea e che bisogna mettere in sintonia il quadro normativo di Humanae vitae con la tensione al rinnovamento alla luce del primato della coscienza che si respira in Amoris laetitia perché la Parola di Dio non può essere conservata in naftalina come se si trattasse di una vecchia coperta da proteggere contro i parassiti!
Nooo questi esperti nel loro corso non vogliono fare una rilettura critica dell’enciclica, vogliono fare un’analisi dei temi affrontati nel documento alla luce dei cambiamenti registrati in questi decenni, non vogliono mettere in discussione Paolo VI, nooo, ma sicuramente cogliere dall’enciclica una serie di elementi su cui oggi, più di allora, è giusto riflettere, perché più di allora questi problemi sono presenti nella vita della coppia.
Qui alcuni passaggi:

-"Non si tratta di negare l’impianto dottrinale che attinge direttamente al deposito della fede ma di riflettere sulla forma indispensabile per parlare agli uomini e alla donne del nostro tempo. Non vogliamo dare ricette ma mettere in crisi, nel significato più nobile del termine, cioè sollecitare una nuova crescita nella fede».

-Chi pensa che quanto scritto da Paolo VI in Humanae vitae sia per le coppie credenti un obbligo da perpetuare “nei secoli dei secoli” ignora non solo la storia della Chiesa, soprattutto quella dell’ultimo secolo, ma anche quanto detto dallo stesso pontefice riguardo all’opportunità di non considerare i contenuti dell’enciclica né infallibili né irreformabili".

-"Per riscoprire la verità sul rapporto tra Chiesa e regolazione delle nascite bisogna guardare all’evoluzione del magistero. Tutt’altro che principi cristallizzati in eterno come vorrebbero far credere i più arcigni difensori di una morale fuori dalla realtà, ma riflessioni e indicazioni calati in un naturale dinamismo collegato al cammino dell’uomo incarnato nella storia."

O come prendere la gente per i frondelli, dicono di non voler rottamare Humanae vitae ma è esattamente quel che bolle in pentola.

https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/humanae-vitae-sguardi-sul-futuro