Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 17 dicembre 2016

Bergoglio: udienza 15 dicembre, “non ho una risposta” alla morte dei bambini.

Abbiamo dovuto apprendere con raccapriccio, per bocca di Bergoglio nel corso dell'Udienza del 15 dicembre scorso con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, che Dio è stato ingiusto, perché ha mandato a morte suo Figlio. Nel corso della stessa Udienza - rispondendo alla domanda di Valentina, infermiera di quell'ospedale, che gli ha chiesto “perché i bambini muoiono” - il Papa ha detto  : “Io non ho una risposta, credo sia bene che questa domanda rimanga aperta”.
Parlare del dolore e della morte implica anzitutto parlare del peccato originale. Significa spiegare che la colpa commessa da Adamo si è trasmessa all’umanità intera, e che questa colpa fu infinita perché infinito è Dio, offeso dal peccato dei progenitori. Parlare del dolore e della morte implica accettare che vi è una Giustizia divina che chiede riparazione, e che all’infinità Maestà di Dio offesa da Adamo doveva corrispondere un’infinita riparazione, possibile solo da parte di Colui che, essendo vero Dio e vero uomo, poteva compiere un sacrificio infinitamente riparatore a nome di ogni uomo. Non esprimere queste verità salienti della nostra Fede significa trarre in inganno gli interlocutori e quanti vogliono conoscere il senso della vita, della morte, del dolore e possono essere condotti ad accogliere la Redenzione, opera di Cristo Signore, di cui la Chiesa è sacramento e portatrice, nella Persona del Dio fattosi uomo, che l'ha istituita, la anima e la rende feconda con il Suo Spirito fino alla fine dei tempi.
Di seguito, pubblichiamo i punti salienti di uno scritto di Cesare Baronio.

Cristo ha compiuto l’opera della Redenzione proprio attraverso la Passione e la Morte, rendendo il dolore strumento di salvezza e di riscatto, ma anche motivo di speranza.

Il senso della sofferenza umana è compendio del nostro Credo, perché nella sofferenza si è compiuta la nascita, la vita e la morte di Colui che, incarnandosi nel seno della Vergine Maria, ha sconfitto la morte del corpo, ma ancor più la morte dell’anima.

Ma proprio perché la sofferenza è legata intimamente ai Misteri della nostra Fede – la Ss.ma Trinità, l’Incarnazione, la Passione, la Resurrezione – non è possibile dare una risposta alla spontanea domanda dell’uomo senza coinvolgere tutte le Verità della Fede, sì che ogni dogma – anche quello che può sembrare più marginale – manifesta la propria ragione e necessità. Negare uno solo dei dogmi della nostra Fede, significa scardinare l’intero edificio cattolico, ma ancor prima significa profanare quel corpus organico perfettissimo che la Sapienza infinita di Dio ha posto come unico strumento di salvezza eterna per l’uomo corrotto dal peccato. Significa, in ultima analisi, negare quanto Nostro Signore ci ha insegnato non per istruirci intellettualmente, ma per consentirci – ancorché immeritevoli – di restaurare l’ordine mirabile che per nostra colpa abbiamo infranto in Adamo. Significa attentare a Cristo medesimo, che è Verità Egli stesso, Verbo eterno del Padre.

Parlare del dolore e della morte implica anzitutto parlare del peccato originale. Significa spiegare che la colpa commessa da Adamo si è trasmessa all’umanità intera, e che questa colpa fu infinita perché infinito è Dio, offeso dal peccato del Protoparente. Parlare del dolore e della morte implica accettare che vi è una Giustizia divina che chiede riparazione, e che all’infinità Maestà di Dio offesa da Adamo doveva corrispondere un’infinita riparazione, possibile solo da parte di Colui che, essendo vero Dio e vero uomo, poteva compiere un sacrificio infinitamente riparatore a nome di ogni uomo.  Parlare del dolore e della morte implica accogliere l'Incarnazione della Seconda Persona della Ss.ma Trinità, che Lucifero non volle comprendere perché accecato dalla superbia. Significa accettare che la morte, la malattia, la sofferenza, l'ignoranza sono giusta punizione per una colpa che in Adamo abbiamo compiuto tutti. Significa credere che Gesù Cristo diede prova, con i suoi miracoli, di esser veramente Figlio di Dio, il Messia che i Profeti avevano annunciato. Significa comprendere il sacrificio di Cristo sulla Croce, che ha non solo riscattato la colpa di Adamo, ma anche ogni peccato, di ogni uomo, da Adamo alla fine del mondo. Parlare del dolore e della morte implica accogliere il Battesimo non come l'ammissione ad una comunità, ma come il lavacro che nel Sangue dell'Agnello ci purifica dal peccato originale e ci rende degni d'esser figli di Dio; accogliere la Confessione come Sacramento che per i meriti infiniti di Cristo ci rende nuovamente degni di meritare il cielo e, su questa terra, di ricevere il Corpo del Signore; accogliere il Mistero ineffabile della Ss.ma Eucaristia, che rende il Re dei Re presente sui nostri altari, a rinnovare in modo incruento il Suo sacrificio, per il ministero dei Sacerdoti, rendendo in modo perfetto un atto di adorazione, ringraziamento, propiziazione ed impetrazione alla Divina Maestà per mezzo del Sommo ed Eterno Sacerdote Gesù Cristo; accogliere tutti i Sacramenti come veicoli della Grazia divina. Parlare del dolore e della morte richiede di riconoscersi parte della Comunione dei Santi; ci impone di credere nella necessità dei Suffragi, nel tesoro delle Sante Indulgenze, nell'intercessione della Vergine e di tutti i Santi, e quindi nel dovere di rendere loro culto di venerazione. Significa prestar fede ed ossequio alla parola della Chiesa, che nei Successori di Pietro è chiamata a custodire infallibilmente e indefettibilmente l'insegnamento di Cristo, lasciato nella Sacra Scrittura e nella Santa Tradizione. Parlare del dolore e della morte significa anche credere nel Giudizio particolare e in quello universale, nella pena eterna dell'Inferno, nell'eterna beatitudine del Paradiso, nella purificazione transitoria del Purgatorio, nella condizione delle anime incapaci di vita soprannaturale confinate nel Limbo, e quindi nella necessità del Battesimo come mezzo di salvezza eterna, onde la Chiesa è chiamata a predicare a tutte le genti e a battezzarle nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Parlare del dolore e della morte ci porta a comprendere la necessità di sottomettere l'intelletto al Dio rivelatore, nell'atto di Fede; di confidare che il Signore ci concede i mezzi per mantenerci nella Sua Grazia, nell'atto di Speranza; di amare Dio e il prossimo per amor di Dio, nell'atto di Carità. Nel praticare la virtù, nel rifuggire il vizio, nel tendere alla perfezione. Nell'unirci, miserabili come siamo, alla Croce di Cristo, dando un senso appunto al dolore e alla morte, accettando quello e questa in isconto dei nostri peccati, e per i nostri cari, e per i peccatori, e per i defunti.

E questa Fede è capace d'esser sondata tanto dall'intelligenza del sapiente quanto dal sensus fidei del semplice, poiché entrambi sanno che Dio non può ingannarci. Questa Fede è animata dal Santo Timor di Dio, affinché non presumiamo di salvarci senza merito, né che disperiamo dell'eterna salvezza.

Il sordo non ode, e non sa cosa siano i rumori, i suoni, la musica. Non lo può comprendere. Il cieco non vede, e non sa cosa siano i colori, non può immaginare la luce, né le sfumature di un tramonto. Similmente, nelle questioni spirituali, vi sono sordi e ciechi: non comprendono e non immaginano l'armonia della Verità, il suo intimo legame con la Carità - dacché entrambe sono divini attributi - e non possono cogliere le sfumature delicatissime della Grazia. A costoro, veri sventurati, la Redenzione operata da Cristo e perpetuata nei secoli dalla Sua Chiesa dischiude gli occhi, apre gli orecchi, e ripristina mirabilmente l'antica perfezione, aggiungendovi qualcosa che la Creazione non aveva loro dato: gli infiniti meriti del Salvatore Nostro, conquistati sul legno della Croce.

Ma vi sono anche sordi che non vogliono udire, e ciechi che non vogliono vedere, poiché è l'orgoglio satanico che li rende tali, ed impedisce loro di inchinarsi, di piegare il ginocchio, di invocare: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me! Costoro vanificano il Sacrificio di Cristo ed aggiungono alla colpa originale ed ai loro peccati anche il disprezzo del Dio che, sommamente Misericordioso, nel dolore e nella morte del Suo Figlio ha placato la propria ira.

Questi sordi e ciechi non vogliono accettare che il dolore e la morte, giusta punizione per il peccato, siano diventati in Cristo strumento di salvezza eterna. Non hanno risposte. Non vogliono averne, e non sanno darne a loro volta.

Ecco perché quanto abbiamo letto con orrore, e cioè che Dio è stato ingiusto, perché ha mandato a morte suo Figlio, è una bestemmia. Ed è ancor più grave perché, lungi dal dare un senso alla sofferenza, vieppiù degli innocenti - che unendosi spiritualmente a Cristo sofferente potrebbero penetrare il Cielo ed invocare grazie per la Chiesa - li scandalizza, rende sterile il loro dolore, vanifica il loro piccolo o grande sacrificio, ed oltraggia ancora una volta, nei piccoli, lo stesso Cristo. Osa accusare Dio Padre di essere ingiusto - c'è da tremare d'orrore! -, quando invece la Croce di Cristo è l'atto di suprema Giustizia, ed allo stesso tempo di infinita Misericordia, di cui solo Dio è capace.

30 commenti:

Silvano M. ha detto...

Non passa giorno che non ci faccia avere una sua perla, che amarezza , quando si pensa di aver toccato il fondo , ci stupisce con le sue perle di saggezza...

Anonimo ha detto...

La neo-chiesa dedogmatizzata e adogmatica non ha gli strumenti per comprendere ciò che afferma di annunciare evangelizzando.
In effetti crede soprattutto ad un volemosebbbene globale, con l'uomo rigorosamente al centro, allergico ad ogni pretesa di verità rivelata, dato che verità non c'è o -se proprio c'è- la scopriremo solo vivendo...
Dio o è "organico" (come l'intellettuale) al progetto oppure diventa "un disturbo": o è "ingiusto" (persino con sè stesso, dato che il Figlio è Dio, ma forse è messa in dubbio la duplice natura di Gesù) o è "di ostacolo" (il segno della croce poi...) se finisce con il separare pecore e capri.
L'inferno non c'è o al massimo è vuoto.
Nessun peccato originale: si va dal kaos alla scimmia e dalla bestia all'uomo.
Nessun abbruttimento e nessun peccato dal quale salvarci: al massimo il problema è un po' troppa chiusura verso chi peccando trasgredisce i comandamenti o chi accendendo il condizionatore inquina gli ambienti già messi a repentaglio dal global warming.
Che volete che siano le fiamme purificatrici del purgatorio o dell'inferno...

mic ha detto...

Riprendo da Radio Vaticana queste ulteriori espressioni :

"“Nemmeno Gesù ha dato una risposta a parole. Di fronte ad alcuni casi, capitati allora, di innocenti che avevano sofferto in circostanze tragiche, Gesù non fece una predica, un discorso teorico. Si può certamente fare, ma Lui non lo ha fatto. Vivendo in mezzo a noi, non ci ha spiegato perché si soffre. Gesù, invece, ci ha mostrato la via per dare senso anche a questa esperienza umana: non ha spiegato perché si soffre, ma sopportando con amore la sofferenza ci ha mostrato per chi si offre. Non perché, ma per chi”."

Vero e giusto. Ma, al solito, monco. Della ragione della sofferenza e che Gesù non ne ha parlato nella sua predicazione...

Ricordate Luca 13, 1-9?

In quel tempo, si presentarono a Gesù alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".

irina ha detto...

E' strano che un consacrato non abbia trovato nella sua vita di discepolo di Gesù Cristo una risposta al dolore e alla morte in generale e nei bambini in particolare. Questo è veramente strano.Anche solo delle ipotesi,dei pensieri personali.In parte credo che dipenda dal fatto che pensiamo il bambino come un piccolo innocente e incapace, grazioso sempre e nella sua goffaggine uno strappabaci. Il bambino, e intendo dallo zigote in poi,è un piccolo uomo o una piccola donna e sono certa che la Santa Trinità, parla con quest'anima e forse insieme scelgono lo zigote più adatto al cammino verso la Vita eterna. Infiniti sono i compiti che l'anima può accettare o rifiutare di compiere ed in particolare quello di instaurare ogni cosa i Gesù Cristo cioè nell'Amore a cui a Papa Francesco in quel momento non ha pensato forse. Queste grandi anime di piccoli uomini Dio solo sa a quali compiti sono destinate. Una volta visitai il Gottolengo, bambini tutti profondamente segnati nel fisico, molti proprio per questo fisico così malforme destinati ad una breve vita. Un bambino, in particolare mi colpì,tre anni, privo dei quattro arti e forse altro che ora non ricordo ma, ricordo benissimo lo sguardo di quel bambino, una pace, una grandezza, una sapienza muta, nessun essere umano ho incontrato fin qui con uno sguardo simile a quello sguardo, nessuno.Uscendo dal Gottolengo: ecco quelli che hanno detto un sì pieno a NSGC, per amore dei fratelli, vivi o morti che siano.La sofferenza vicaria, la riparazione noi diciamo.Se il mondo non sprofonda nelle lordure che tutti conosciamo è perchè molti la croce la portano da Santi anche per il deficiente in cerca solo dell'erezione eterna(Blondet).

Felice ha detto...

Non solo non abbiamo un Dio cattolico, ma non abbiamo più nemmeno un Papa cattolico....

Anonimo ha detto...

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/12/vaticano-francesco-che-cammina-sulle.html?m=1

Ma che dite? Il gran dittore in teologia, Scalfari, definisce Bergoglio un nuovo Agostino....
Leggete quest'articolo, c'è da piangere

Cesare Baronio ha detto...

Vi ringrazio per aver dato spazio al mio commento.
Preghiamo tanto! E facciamo penitenza, perché in virtù della Comunione dei Santi le nostre povere preghiere possano trapassare il Cielo, e placare l'ira divina che incombe sui ministri della Chiesa.
In questi giorni che ci separano dalla nascita del Re Bambino, ricordiamoci che Egli ha iniziato la propria vita soffrendo il freddo della capanna di Betlemme, ricevendo dai Magi l'oro, simbolo della Regalità, l'incenso, simbolo della divinità e la mirra, simbolo del sacrificio redentore. E quanti di voi hanno dei bambini piccoli, chiedano loro di offrire un piccolo sacrificio per riparare alle colpe pubbliche del Clero: il Signore non sa resistere alla preghiera dei piccoli.
Baronio+

Anonimo ha detto...

28 dicembre strage dei martiri innocenti.

Anonimo ha detto...

In realtà il Santo Padre ha tentato di far capire che la sofferenza è necessaria e imprescindibile per l'uomo, ma non ha poi spiegato e la provocazione è rimasta solo una provocazione, troppo poco per spiegare la sofferenza nell'ottica cristiana e agli occhi di Dio. Non ha detto quelle parole con un tono di accusa a Dio, basta guardare il video per accertarsene, e ha anche abbozzato un "se seguissimo questo ragionamento... (dovremmo dire che Dio è ingiusto ndr)". Il problema di questo pontificato è che niente della fede è mai trasmesso interamente o con chiarezza, ci sono sempre punti oscuri, nè bianchi nè neri. In questo è reo, ma non confondiamoci.
(Federico Baldelli Purrone su Fb)

Mazzarino ha detto...

Si. Ormai l'indignazione lascia il posto alla pietà per quest'uomo, qualunque cosa esso sia. Non credo valga più nemmeno la pena di parlare di eresia. Si preghiamo per i sacerdoti. Perchè anche se decimati ci sia lasciata la possibilità di averne a disposizione qualcuno vero. Se costui immaginasse anche lontanamente a cosa porterenno, a breve, le sue insulsaggini credo che per umana prudenza tacerebbe. Ma purtroppo non ci arriva... e prosegue nella sua teatrale presunzione di sapere e saper insegnare ciò che non sa. Le fratture e le distruzioni che questo personaggio innesca tramite i media compiacenti stanno già opprimendo chi si spende in prima linea a difesa della vita, della famiglia, dell'educazione cristiana ma si estenderanno a breve chiesa per chiesa, famiglia per famiglia, casa per casa, e non solo cattoliche. A questo punto pietà per quest'uomo. Più difficile invocarla per coloro che hanno orchestrato e voluto tutto questo. Ed anche per coloro che lo stanno permettendo.

Rr ha detto...

Anonimo che riport il pensiero del sig.Baldelli:
Io credo che se lui avesse le idee chiare, e soprattutto una Fede chiara, magari semplice come quella degli umili, ma chiara e salda, saprebbe trovare le parole adatte a trasmetterla anche ai bambini. Come sempre hanno fatto tanti papi prima di lui (ricordo un incontro tra BXVI ed alcuni ragazzini, quel che disse loro: semplice, chiaro, istruttivo ed elevante l'anima a Dio).
Se non si sa, non si può insegnare e trasmettere, ne' con le parole, ne' con le opere.
E se da soli non si sa, si studiano le risposte di altri, le si fa proprie e le si ripete, all'occorrenza. Non e' infatti la prima volta che fa di queste uscite. Non essendo incontri improvvisati, ma organizzati da tempo, "ci si prepara la lezione", come fa ogni buon insegnante prima di incontrare gli alunni.

Anonimo ha detto...

Non confondiamoci... (21.58)

Concordo: smettiamo di poter dubitare che le parole di un vescovo di Roma possano essere state una mamma per una determinata lobby di "orientamento", che siano diventate un problema per i medici obiettori verso l'aborto, che abbiano tolto gran parte dello slancio missionario a chi ce l'ha, che abbiano ridicolizzato ogni zelo e ascesi cristianamente intesi e reso vano lo studio teologico...

Non confondiamoci... Smettiamo di nutrire dubbi.
La confusione è programmatica, fa parte dello stile e del messaggio.
Bisogna togliere ogni identità, in ogni modo: serve al magno calderone d'ogni credo e religione.

Che volete che sia un dogma, una tradizione, lo studio, una coerenza, l'umiltà di una decenza...
Tutte chiusure che alzan muri e non gettan ponti: vuoi mettere mezza frasetta qui, un se, un congiuntivo, una battuta e fumisterie varie a braccio...
Attivano processi... Il tempo è superiore allo spazio... La nebbia è superiore al fumo...

Felice ha detto...

Certo che Bergoglio (chiunque egli sia,come giustamente dice Mazzarino) da l'idea di essere meno preparato del ministro Fedeli...

Gianni C. ha detto...

Terribile.. :( era immaginabile, ma supera anche l'immaginazione...

Cesare Baronio ha detto...

Dal Catechismo della Dottrina Cristiana di San Pio X:

170. Che ci proibisce il primo comandamento?

Il primo comandamento ci proibisce l'empietà, la superstizione, l'irreligiosità; inoltre l'apostasia, l'eresia, il dubbio volontario, e l'ignoranza colpevole delle verità della Fede.

Anonimo ha detto...

Alla faccia! E dovrebbe essere il Pastore, il Padre che conferma i figli nella Fede...
Non ho ancora capito se lo faccia consapevolmente o meno, in buona fede o meno ma da di certo quei Poteri che hanno cercato di distruggere la Chiesa per secoli senza riuscirci fino all'insediamento di Bergoglio ora se la godono alla grande. E sono Poteri con cui Bergoglio è in perfetta concordia.
Miles

tralcio ha detto...

Quando Cartesio rielaborò la filosofia ponendo il dubbio al centro del metodo per conoscere (superando lo scetticismo che dubita di poter giungere a una conoscenza), espose le ragioni di ogni presunta certezza alla cosiddetta prova del fuoco, dentro un razionalismo disposto ad arrendersi soltanto all’evidenza.

Anche muovendo da questa prospettiva, ci fu chi scelse di porre l’attenzione sul puro dato empirico, chi invece soprattutto sulla facoltà di elaborarlo criticamente e chi ricercò una mediazione tra questi due poli. Ma se “l’idea” prodotta dalla ragione tributava dai sensi e dall’esperienza una qualche evidenza, questo “spirito umano ragionevole” scaturiva da qualcosa di innato (naturalismo) poi evolutosi con la specie, oppure era il prodotto (storicismo) del momento storico contingente che ne plasma le facoltà?

Ma le nostre evidenze sono reali o sono ingannevoli? E quanto possono essere ingannate? Pensiamo alla cosiddetta informazione: quanto ci racconta di verificato e di verificabile? E quanto “verosimile” c’è in ciò che racconta, pur essendo volutamente, diverso dalla verità, usando al meglio la tecnica per ammannircelo?

Dove ci hanno condotti i nipotini di Cartesio e di Hegel, in gran spolvero anche in abito talare, attraverso il cumulo di abbagli che hanno accecato l’intelletto proprio mentre decantano i lumi in proprio possesso, contrapposti alla tenebra di una fede che gode della Luce di Cristo?
Chi è stato messo al timone della barca di Pietro disprezza il sapere marinaro e si compiace che a stimar le proprie doti di nocchiere siano Scalfari, Bonino e soci, che forse stenterebbero a parcheggiare l’auto in retro.

Così chi tra noi l’intelletto lo valuta un dono del Santo Spirito, al pari di sapienza e scienza, non può che dubitar, per l’evidenza, della crassa ignoranza con cui conciona di ciò che non conosce e ancor più non ama. Ma proprio l’amore per la Via, la Verità e la Vita, adorare Lui, che è la Luce, fa della fede il lume dell’intelletto, riconoscendo il Logos, Verbo incarnato, che adoriamo in questo Santo Natale.

Se non si adora Gesù vero uomo e vero Dio nella sua Rivelazione, adoreremo l'uomo nelle proprie pretese. Nel Santissimo Sacramento non c'è presenza reale, ma un simbolo e non ci si inginocchia davanti a un simbolo. Il peccato non è mai mortale per l'anima, ma un dispiacere soprattutto per noi che lo commettiamo, così che una chiacchierata comprensiva possa consolarci. La storia non è nelle mani di Dio, ma in quelle dell'uomo, che saprà risolvere ogni problema con i propri lumi.
Dio è sempre quello e comunque lo si preghi è lo stesso. E chi non lo prega, prega di più facendo il bene che lo storicismo indica tale nel momento in cui tale è reputato...
Sia lodato Gesù Cristo? Buon pranzo! Sempre buon pranzo. E che buon pro vi faccia...

A Natale si mangia di più, perciò sicuramente loderemo di più il Signore...
E' nato Budda? O è nato Maometto? Babbo Natale è santo? E le renne hanno fatto la vaccinazione?

Guai a fare un presepio o un segno della croce in luogo pubblico... Rispetto per tutti!
Questa l'Italia impensabile solo nel 2000, abitata dalla Chiesa della gggioia e dell'ammmoore...
Ricordo che, solo a Natale, mangiavamo galantina: adesso ci sorbiamo Galantino.

Anonimo ha detto...

Non ha detto quelle parole con un tono di accusa a Dio, basta guardare il video per accertarsene, e ha anche abbozzato un "se seguissimo questo ragionamento... (dovremmo dire che Dio è ingiusto ndr)".

----

E alé, la frittata è rovesciata e colui che opera malamente diventa vittima! No, non è così. Prima di tutto si leggono le parole riportate dall'agenzia che non sono esattamente come quelle riportate dal nostro amico "DOVREMMO dire...". Poi si da un senso a quelle parole, il primo senso oggettivo che esse hanno, quello che chiunque attribuirebbe loro. Ed è da qui che nasce lo stupore e l'indignazione. Questa frase (di Bergoglio) da in effetti l'idea di essere una "voce dal sen fuggita" che "più richiamar non vale". E infatti non è richiamabile poiché indica un grosso problema spirituale in colui che fa il papa: un latente e a volte evidente agnosticismo!
Hanno dunque ragione coloro che si scandalizzano poiché presuppongono che il papa li confermi nella fede, non li spinga nel dubbio ("chi non dubita è uno stupidino") o nell'empia bestemmia (Dio è ingiusto).
Un tempo (e neppure tanto tempo fa) un essere così sarebbe stato immediatamente destituito. Oggi lo si difende ad oltranza andando impietosamente contro se stessi e contro la propria fede ...

Rr ha detto...

Mic,
si piange e si prega in silenzio. Certo, per chi ha una Fede profonda. Ma chi non ce l'ha, o ce l'ha debole, o comunque si pone domande (e chi di noi non se lo chiede a che serve il soffrire, soprattutto di fronte alla sofferenza di una persona cara) ha bisogno di sentire altro dal Padre, Vicario del Padre celeste, non solo di piangere e pregare in silenzio, che già lo fa da solo.
Ma possibile che ormai non solo dal VdR, ma anche dai vescovi e preti in genere, non si sente un ragionamento, una spiegazione, un richiamo aquanto ha sempre detto la Chiesa ?

Anonimo ha detto...


Di "eresie a tutti gli effetti" "a cui si somma lo scandalo pubblico" si può parlare quasi all'infinito..... farina del nemico evidentemente. Però lo scandalo ormai è minimo che tutti ci siamo abituati alla dolce morte della misericordina inaugurata dal fu Roncalli. Forse questi linguaggi avremmo dovuto usarli allora ed ora non avremmo questa sciagura. Mistero d'inganno di evangelica memoria. I preti non capiscono neppure loro l'ingiustizia del dolore innocente, quindi Bergoglio non fa che divulgarlo urbi et orbi, che non capiva le ingiustizie di Dio me lo diceva in confessione un giovane prete....sic!

Voci dalle Vatacombe ha detto...

Perchè scadalizzasi e dimenticar si che stato scelto e eletto per dire quelle cose ?

Quelli che lo hanno scelto sapevano. Il più scandalizzo è di aver manovrato per scegliere un prete vescovo non idoneo ad allineare correttamente 2 concetti teologici cattolici in modo corretto. Questo è lo scandalo: La non idoneità alla funzione del personaggio.

Lo scopo di una tale scelta, con complicità della maggioranza dei cardinali, non sembra essere cosi difficile da percepire: UNA PRIMAVERA CATTOLICA ... avviata in modo cosciente e programmatico. Dunque prendete atto di quel PIANO voluto e avviato dalla stra grande maggioranza dei cardinali elettori e da tanti vescovi diocesani senza parlare da centinaia di sacerdoti.

Più chiaro di tali discorsi attuali pontefici non si può avere: L'IGNORANZA TEOLOGICA alla servizio di un cambiamento chiamato PRIMAVERA CATTOLICA.

Sempre Fideles

Maria Guarini ha detto...

si piange e si prega in silenzio. Certo, per chi ha una Fede profonda.

Così è nella prassi, cara Rosa, a volte di fronte alla sofferenza non si può che tacere condividendo.
Il problema, nel suo caso e si tratta di un papa, sta nel fatto che gli è stata fatta una domanda precisa sulla quale, come minimo, è reticente. La domanda non riguardava la prassi ma il perché... e la nostra fede le risposte le ha e sono le uniche vere.

Felice ha detto...

È giusto scandalizzarsi. Comunque Bergoglio quando parla dice né più né meno quello che direbbero la maggioranza dei preti e dei vescovi se fossero interrogati sullo stesso tema

irina ha detto...

le risposte

ci sono,possono essere le più varie.Non solo ma, possono riguardare anche qualcuno distante mille miglia da quella morte, da quel dolore. Qui è in gioco un'economia complessa, infinita che, fino in fondo, conosce solo NSGC o colui/colei a cui Lui voglia rivelarlo.Quando parliamo di comunione dei santi o di sofferenza vicaria usiamo concetti che devono essere compresi, diluiti, setacciati. Scusatemi mi sto ripetendo ma è ben volentieri. Ho già raccontato della morte blasfema della Superiora delle Carmelitane, nell'opera di Bernanos, proprio all'inizio del dramma, bene l'unica suora vicinissima, per conoscenza e stima, alla Superiora subito dice (cito a memoria):"Questa non era la sua morte, questa è la morte di qualcun altro, che quando vi entrerà, vi entrerà in pace".Si svolge tutto il dramma, le suore stanno salendo sulla ghigliottina, tra la folla Blanche, la giovane novizia, se non ricordo male, di nobile famiglia, nascosta tra la folla. Le compagne salgono una ad una. E la ghigliottina cade sul collo di ognuna. Infine Blanche esce dalla folla e ultima sale con le sue compagne. Ed è a questo punto che comprendiamo il senso di tutto il dramma. Questa fatica di setacciare i concetti non si fa o non si fa più ma, la si deve fare, perchè in quei concetti è racchiuso un tesoro che chiede di essere usato per comprendere quanto non capiamo o quanto il mondo vuole che non capiamo per darci esso le sue risposte pedestri e materialiste.

irina ha detto...

i bambini

Intorno ai bambini volano gli angeli, anche loro, piccoli uomini, sono chiamati alla santità e la perseguono con coscienza e virilmente: Josè Luis Sanchez del Rio (1913/1928), Domenico Savio(1842/1857), Rolando Rivi (1931/1945) alcuni dei nomi tra tanti Santi bambini o appena adolescenti e nessuno di noi sa quante vocazioni sono state preservate da questi piccoli martiri, per esempio. Hanno camminato pur così giovani sulle tracce del Signore Nostro, con semplicità e coerenza ignota a tanti adulti. Anni fa su un blog di attualità ci fu la testimonianza di un padre, giornalista, forse agnostico, qualche anno prima la sua bambina, quattro anni, stava parlando con la mamma e il discorso scivolò sul volersi bene e la piccola disse:"Mamma, ti voglio bene, ma ne voglio di più alla Signora." "Quale Signora?" E la bambina descrisse una bella Signora con cui aveva parlato, diverse volte, in casa, e forse chiese anche alla bambina se voleva andare con Lei. Pochi giorni dopo, un incidente in casa,la bambina morì. Il padre e la madre che subito avevano parlato tra loro, si scambiarono tutti i particolari che la bambina aveva detto ed il papà risalì, in base ai dati che possedeva, ad una devozione a Maria Santissima in Sud America che corrispondeva alle caratteristiche, che la bambina aveva raccontato alla mamma, della bella Signora.I bambini sono vicini al cielo da cui discendono e spesso dicono cose talmente serie che per noi sono diventate incomprensibili. Perchè vecchi e bambini sono sempre stati bene insieme? Per la vicinanza che entrambi hanno con il cielo, i piccoli sono in arrivo, i vecchi in partenza.Fatto salvo l'aver ben vissuto per i vecchi e il non essere stato corrotto bambino dagli adulti. Il dolore lo capiscono i bambini, sanno anche che può renderli più forti,sanno anche offrirlo. Siamo noi che non lo capiamo più,non lo offriamo più.Siamo diventati miopi e sordi con tutto il nostro apparato scientifico e tecnico.

Cesare Baronio ha detto...

Ho ascoltato le parole di Bergoglio (guardando il video): non vi trovo una sostanziale sconfessione di quanto ha riportato la trascrizione ufficiale della Santa Sede. Perché la domanda fondamentale alla sofferenza - ed alla sofferenza dei bambini - rimane senza risposta, mentre la risposta c'è. Non solo: anche ammesso che si possa intendere quanto Bergoglio ha detto in senso benevolo, egli ha detto che Dio è stato ingiusto perché ha mandato Suo Figlio a morire in croce, e si è fermato lì. Non ha detto "come pensa il mondo, ingannandosi", o "ma questo non è vero, perché noi cristiani sappiamo che la sofferenza di Cristo ha un senso, e il senso è questo...". Ha detto e ripetuto che non c'è risposta e che è bene che non ci sia una risposta. Il solito modo per dire e non dire, insinuare un dubbio blasfemo anziché dissiparlo autorevolmente. E questo non è il modo in cui si esprime un Papa.

irina ha detto...

Come è possibile, mi chiedo, che un essere umano di sesso maschile faccia domanda per entrare in un ordine religioso, venga accolto, faccia il suo periodo di prova e sia ammesso ad iniziare la strada che lo porterà ai voti solenni senza che nessuno si sia intrattenuto un poco con lui, personalmente, a parlare delle cose della vita, per esempio del dolore, della morte? Come viene provata una vocazione? Qual'è il tipo di anima che è adatta al sacerdozio? Esistono dei segni sui quali il maestro dei novizi è in grado di giudicare? Non credo si proceda a casaccio. Nè facendo spallucce...poi intano capirà. E se il casaccio non funziona? E se le spallucce non giovano a nessuno? Anzi deteriorano il malcapitato che a sua volta deteriora tutti quelli a cui lui dovrebbe essere di giovamento! In qual modo un essere umano di sesso maschile accede al sacerdozio? Adesso noi qui siamo facendo le pulci al povero J.M.B. ma, è il prodotto finito di una catena di s-montaggio che si stende nel tempo e nello spazio in maniera pervasiva. Un anonimo l'ha sagacemente messo in rilievo. Il nostro non è l'eccezione che conferma la regola ma, è la prova che la regola è stata ribaltata da decenni. Quindi, per quel che mi riguarda, quando continuerò ad intervenire sulle sue malefatte si sappia che non lo considero un accidente perverso di un sistema sano ma,l'esemplare di un sistema pervertito scientemente. In questo ho grande pietà di lui e per lui prego.A questo aggiungo:la situazione culturale, economica, politica in cui versiamo non è situata in un'altra galassia fuori dalla nostra ma, dentro. E, piaccia o no ai lettori, è legata a questa stessa distruzione delle menti, dei cuori, delle volontà che osserviamo giorno dopo giorno all'interno della Chiesa Assediata. Pensieri, parole, opere ed omissioni son in gran parte vuoti sia dentro che fuori.In forza di che dico questo? In forza della comunione dei santi. Gran parte di quelli che stanno fuori non solo spesso hanno ricevuto i sacramenti e li hanno rigettati ma, nella cecità in cui vivono, non si rendono conto che quello che a loro sembra essere la loro bontà,la loro moralità innata, in realtà è retaggio della loro educazione, della cultura in cui, volenti o nolenti, sono cresciuti, è frutto di quelle pietre, che salgono verso il cielo, delle chiese, anche se ora ostentatamente non ci entrano perchè loro, nel pensier si fingono, molto più in alto. Allora portiamoci nel cuore questi disgraziati, nell'accezione di coloro che sono voluti cadere in disgrazia, ora che il Natale di NSGC si avvicina, sia Lui a donare a tutti luce alle menti,come imploriamo nel canto di Natale.

Aloisius ha detto...

Complimenti a Baronio per il bell'articolo e a Maria che lo ha pubblicato.
Questa mi era sfuggita ed è tra le uscite più gravi, se non la più grave.
Avete detto bene: una bestemmia grave, peggio delle imprecazioni.

Basti pensare che colui, cioè un papa, che dice 'chi sono io per giudicare un gay', si permette, invece, di giudicare Dio Padre onnipotente!

E lo giudica addirittura 'ingiusto', cioè contrario a una delle sue componenti più importanti, la Gjustizia divina.

Non solo la Chjesa prima di lun, ma ora anche Dio non c'ha capito nulla.

Non giudica un gay, non si reputa alĺ'altezza, ma si erge a giudicare Dio come 'ingiusto'.
Mi sembra, nella mia ignoranza, che nemmeno Lutero arrivò a tanto.

E quanto gli piace aprire questi baratri nei quali far precipitare la fede, spacciandoli come aria nuova che fa tanto bene alla Chiesa.

Ma non credo affatto alla sua buona fede, è tutto studiato e voluto.
Non mi fa pena, ma paura, è un lupo vestito da agnello, supportato da un branco di lupi, affamati da anni di eresie nascoste.
Anche se credo, e ho quindi la certezza, in Cristo, la devastazione della fede cattolica dal papa fa male. E paura.


Anonimo ha detto...

consiglio di leggere qui
http://www.dongnocchi.it/comunicazioni/interventi/la-pedagogia-del-dolore-innocente-1.2227

Anonimo ha detto...

http://www.aldomariavalli.it/2017/01/06/il-dolore-innocente-e-la-risposta-cristiana-che-ce/