Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 18 febbraio 2017

Le Migrazioni, il Bene comune e la Dottrina sociale della Chiesa. Intervento dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi

Le sagge parole di un vescovo sull'immigrazione

Nella Sala Marconi della Radio Vaticana a Roma è stato presentato l'Ottavo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo dell' Osservatorio Cardinale Van Thuan (edito da Cantagalli), che quest’anno ha per titolo “Il caos delle migrazioni, le migrazioni nel caos”. "Economia, politica, cultura, religione: non c’è un ambito della nostra vita sociale che non sia interessato e spesso sconvolto dal fenomeno delle migrazioni. Non c’è nemmeno un ambito geografico che ne sia immune".
Di particolare interesse il contributo di Ettore Gotti Tedeschi, che ha sviluppato un'analisi complessa e di lungo periodo, le cui conclusioni non mancano di andare oltre la stretta logica delle argomentazioni economiche che si vogliono dare al fenomeno. E dunque egli afferma: "Credo però che quasi nessuna di queste spiegazioni sia realmente sostenibile per spiegare il fenomeno nella sua interezza. Una serie di considerazioni e riflessioni lascia invece immaginare che detto fenomeno, più che spiegabile attraverso analisi tecniche e valutazioni economiche sia stato previsto e voluto per modificare la struttura sociale e religiosa della nostra civiltà, in pratica per ridimensionare il cattolicesimo, religione assolutista, fondamentalista e dogmatica”, per sostituirla con una religione più consona al Nuovo Ordine Mondiale, e ai “valori” che esso propugna".
Di seguito pubblichiamo l'intervento dell'Arcivescovo di Trieste, Mons. Giampaolo Crepaldi, che ha curato la stesura del Rapporto insieme a Stefano Fontana.

Intervento dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi
alla Presentazione dell’VIII Rapporto
sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo
dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân

Roma, Sala Marconi della Radio Vaticana, 15 febbraio 2017

L’annuale pubblicazione del Rapporto dell’Osservatorio sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo è diventato ormai un appuntamento significativo per quanti si interessano alla Dottrina sociale della Chiesa. Ringrazio quindi tutti i partecipanti a questo incontro e in particolare il presidente Costalli e il Movimento Cristiano Lavoratori che l’ha resa concretamente possibile.

A me spetta di dire una parola in conclusione, non certo una parola conclusiva su un tema così importante e urgente. Vorrei farlo non entrando a mia volta nelle pieghe concrete del problema, come hanno fatto gli intervenuti, ma proponendovi una riflessione su quanto può dare la Dottrina sociale della Chiesa non dico alla soluzione ma almeno ad affrontare in modo corretto e conveniente la sfida.

Sia come vescovo sia come presidente dell’Osservatorio,  devo notare che c’è oggi tra i cattolici una tendenza ad affrontare il problema delle migrazioni nella forma di una carità immediata senza però una prospettiva politica costruttiva vera e propria. Noto una positiva mobilitazione di sforzi e impegno per assistere l’immigrato e dargli immediata solidarietà, ma meno l’impegno di affrontare con realismo il problema in modo da approntare soluzioni non solo di solidarietà corta, ma anche strutturate e funzionali sistemicamente. La carità è la regina delle virtù sociali, come diceva già Leone XIII nella Rerum novarum, ma egli scrisse le sue encicliche sociali, alla luce appunto della carità, anche e soprattutto con l’obiettivo di costruire una società conforme alla dignità dell’uomo e secondo i piani di Dio. La carità immediata da volto a volto la Chiesa la esercitava già quando Leone XIII scrisse la Rerum novarum, egli volle che si cominciasse anche ad impegnarsi per una carità che potremmo chiamare “politica” nel senso ampio del termine. Le migrazioni ci chiamano alla solidarietà immediata ma, ancora di più, ad una solidarietà di più ampio respiro e di più lungo termine che richiede non solo lo slancio entusiastico dell’aiuto al bisognoso, ma l’utilizzo di tutto l’impianto della Dottrina sociale della Chiesa, realismo e lungimiranza, capacità critica e realistica di esaminare nella verità e non nell’ideologia tutti gli aspetti del problema, capacità politica di costruire il futuro senza che sia il futuro ad imporsi a noi.

Il quadro del problema delle migrazioni è complesso e proprio per questo non richiede solo interventi sulla frontiera del bisogno immediato, ma un realismo cristiano, capace di speranza “strutturata”. In gioco c’è non solo il bene delle persone che premono per entrare nei paesi occidentali , c’è anche il bene delle persone che rimangono là, nei paesi di origine, c’è anche il bene dei cittadini dei paesi di accoglienza che conservano dei diritti a fronte dei nuovi arrivi, c’è il bene di quanti sono soggetti alle organizzazioni criminali, c’è il bene delle nostre società che non possono permettersi di importare soggetti destabilizzanti camuffati da immigrati e richiedenti asilo. C’è il bene di colui che arriva con la sua cultura di origine, ma c’è anche il bene della signora anziana che ormai è la sola autoctona nel condominio dove abita, attorniata da costumi e usanze che la fanno sentire estranea a casa propria. Come si vede da questi pochi esempi il problema della immigrazione va inquadrato all’interno della ricerca del bene comune, sul quale tema la Dottrina sociale della Chiesa ha detto tanto e ha ancora tanto da insegnare.

Sarebbe sbagliato pensare che la generosa accoglienza e l’impegno, diciamo così, “sul bagnasciuga” fossero sufficienti. Una Chiesa e un mondo cattolico impegnato solo in quel senso farebbero certamente il loro dovere, ma non lo farebbero tutto. Interessarsi solo di chi arriva e poco o niente di chi rimane là, colpevolizzare prevalentemente i cittadini dei paesi di accoglienza, non distinguere le diverse situazioni tra gli immigrati, considerare con eccessiva faciloneria il problema difficile e arduo della integrazione, non sono atteggiamenti che si possano far risalire alla concezione del bene comune proposta dalla Dottrina sociale della Chiesa.

Non bisogna poi dimenticare che del bene comune non fanno parte solo elementi di ordine sociale, come per esempio il lavoro, l’economia, la tenuta del sistema di welfare e così via. Il bene comune ha anche una componente etica ed una componente religiosa. Bisogna chiedersi con realismo se i popoli dell’accoglienza hanno diritto a conservare la propria identità culturale e religiosa, così come ce l’hanno i popoli della migrazione. E bisogna chiedersi come questo rapporto possa essere risolto in modo non di semplice giustapposizione. Tutti conosciamo i due pericoli incombenti: il primo è che tutte le culture diventino sottoculture rispetto ad una nuova cultura mondialista egemone in mano ai centri di potere transnazionali; la seconda è che si assista ad una balcanizzazione dell’Europa, divisa in tante enclaves autonome in tutti gli aspetti di autogoverno nella via reale seppure formalmente ossequienti alle leggi formali dello Stato.

Noto un eccesso di irenismo quando oggi si parla di società multiculturale e multireligiosa. Non mancano esperienze di positiva integrazione, ma bisogna riconoscere che nella maggior parte dei casi la società multiculturale e multireligiosa ha recato con sé anche tanti problemi e sofferenze. Questo capita soprattutto quando tale società viene in un certo senso imposta e le migrazioni – accanto alle tante loro cause - hanno anche quella di obbedire a regie geopolitiche internazionali.

Possiamo tornare allora al problema da cui siamo partiti. Anche il rilevante problema delle migrazioni ha bisogno della Dottrina sociale della Chiesa. Non può essere affrontato solo con interventi di carità immediata, ma con una visione d’insieme circa l’autentico bene comune. Ora, il bene comune, secondo la Dottrina sociale della Chiesa, ha tre dimensioni: una dimensione etica, una dimensione analogica ed una dimensione verticale. Nel conflitto delle visioni morali, nel centralismo burocratico e nel secolarismo prevalente, l’Occidente, e specialmente l’Europa, non trova le risorse interne per affrontare questo problema esterno.  Ed è ancora la Dottrina sociale della Chiesa a chiedere che la ragione e la politica facciano il loro dovere. E’ ancora la Dottrina sociale della Chiesa a chiedere che anche la carità non sia cieca, ma realistica e lungimirante. 
S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi - Fonte

13 commenti:

irina ha detto...

Discutendo di matrimonio, ognuno di noi sa quale sia l'importanza dell'educazione ricevuta, dal lui e dalla lei, nell'amalgama del noi.
Guardando le nuove classi elementari, nella loro composizione, vediamo le loro difficoltà quando prevalgano le diversità di lingua madre, e fermiamoci qui.
Si è toccato con mano, nella storia del proprio paese, della propria gente, la difficoltà di diventare uni, causa diversità culturali.
Ammiro tutti coloro che con costanza si sforzano di illustrare educatamente ed ampiamente l'evidenza. Rimane il fatto, chi fa il sordo è impossibile che senta. Questa sordità, che è anche cecità, ha come causa, magica, la certezza che il reale lo si cambia, ignorandolo.

Luisa ha detto...

Vorrei solo segnalare che rivolgendosi ai membri di una delegazione ecumenica riuniti attorno al tema "Sulle tracce di Lutero a Roma" mons. Clemens ha dichiarato che il papa ha iniziato una vera rivoluzione che non si potrà più fermare.
Ha aggiunto che quel che questo papa ha fatto a diversi livelli non potrà più essere messo in discussione: l`ecumenismo è in marcia.

È anche quando leggo proclami di questo tipo che, come detto in un commento più sotto, penso al suo successore...

Anonimo ha detto...

Non credevo che dall'interno della "struttura" qualcuno lo avrebbe mai detto, e invece Gotti Tedeschi lo ha detto:
per sostituire il cattolicesimo con una religione più consona al Nuovo Ordine Mondiale, e ai “valori” che esso propugna
Bingo !

Silente ha detto...

Mi si dica dove, nel Vangelo, sia testato e affermato un presunto dovere cristiano dell'accoglienza non, come ovvio, di un singolo forestiero (normalmente di passaggio), ma di masse di invasori aggressivi, estranei e nemici della nostra etnia, della nostra cultura, della nostra religione, decisi, nella migliore delle ipotesi, ad approfittare come parassiti sociali della nostra accoglienza e del nostro welfare e, nella peggiore, a distruggere la nostra civiltà per puro odio etnico e religioso se non per mero, malvagio spirito vandalico.

Nei giorni scorsi, a Ceuta, enclave spagnola in Marocco, centinaia di invasori, presunti "migranti" marocchini e africani, armati di bastoni e di sassi, hanno cercato di superare le mura opportunamente erette dagli spagnoli. L'esercito spagnolo ha reagito, come già altre volte, sparando. Alcune decine di invasori sono riusciti a passare, ma sono stati catturati e, dopo l'identificazione da parte della polizia spagnola (che non è afflitta da spirito buonista come quella italiana e i cui modi sono piuttosto rudi, per la sicurezza degli spagnoli per bene), verranno respinti in Marocco.

Alcune ONG (quando ci decideremo a considerarle criminali associazioni a delinquere?) gli invasori vanno a raccoglierli direttamente sulle coste libiche. Sono decine le navi delle presunte "associazioni non profit" che effettuano questo miserabile traghettamento. Navi che costano milioni di euro, senza considerare equipaggi, carburante, logistica, organizzazione. Chi le paga? Perché nessuno indaga? Non vedo servizi giornalistici su queste presunte "associazioni benefiche". Eppure, sono un anello indispensabile nel criminale processo che governa il flusso dell'invasione. E' un vero e proprio favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Chiunque ne sia complice, a tutti i livelli, di vertice, operativi, anche di semplice finanziamento ne dovrebbe subire le doverose conseguenze giudiziarie.

Fermare l'invasione, il meticciamento, si può. Lo dobbiamo fare in nome della nostra cultura greco-romano-cristiana. Lo dobbiamo fare per coloro che sono venuti prima di noi. Lo dobbiamo fare per chi verrà dopo di noi.

Rr ha detto...

Silwnte,
alcuni articoli su giornali di nicchia e sul web sono usciti, a proposito dei trafficanti di uomini, mascherati da ONG, e delle loro navi. Se li cerchi, li trovi. Spero tu conosca sufficientemente l'Inglese.Cosi vedrai chi c'e' dietro, e perché i nostri mass media e quelli europei in genere non ne parlano.

mic ha detto...

Il bene comune ha anche una componente etica ed una componente religiosa. Bisogna chiedersi con realismo se i popoli dell’accoglienza hanno diritto a conservare la propria identità culturale e religiosa, così come ce l’hanno i popoli della migrazione. E bisogna chiedersi come questo rapporto possa essere risolto in modo non di semplice giustapposizione.

Se le nostre società fossero ancora cristiane e se oggi il 'proselitismo', ma in realtà l'annuncio e la testimonianza, non fossero visti come una 'sciocchezza', la soluzione sarebbe nell'auspicabile conversione (non quella forzata dell'islam, ma la bellezza e la forza della Verità) del ragionevole numero dei rifugiati di altra etnia e religione.
Dico ragionevole numero (non l'invasiva e aggressiva massa apocalittica) perché è proprio la dottrina sociale cristiana richiamata da Benedetto XVI che lo ricorda e la carità cristiana non legittima l'invasione.

Anonimo ha detto...

MISANO (BERGAMO) COME GORINO
Immigrati, prefetto minaccia di sequestrare le case. Il sindaco: "Pronti a bloccare le strade"La prefettura paventa il rischio di requisire locali di privati se i Comuni non si piegheranno ai diktat dell'accoglienza. Daisy Pirovano: "Ci prendono in giro. Nel caso faremo di tutto per impedire i sequestri delle proprietà, anche chiudere le vie d'accesso al paese"

Da una parte c’è l’arroganza dello Stato, dei prefetti che impongono con la forza la cosiddetta “accoglienza” dei richiedenti asilo. Minacciando e in qualche caso attuando requisizioni di strutture private, come già avvenuto per diversi alberghi. Dall’altra ci sono sindaci che difendono il proprio territorio e con esso il diritto alla proprietà privata, messa a repentaglio da italiche disorganizzazioni e sciatterie prefettizie.....

Anonimo ha detto...

http://www.imolaoggi.it/2017/02/18/ungheria-sindaco-bandisce-burqa-e-moschee-interviene-il-prefetto/

Silente ha detto...

Sì, cara Rosa, qualche fonte rimane, per fortuna, libera e pulita. Tra queste, mi piace citare Francesco Borgonovo, giornalista di La Verità, ormai il mio quotidiano preferito. Leggendo il suo ultimo libro: L'impero dell'Islam. Il sistema che uccide l'Europa, Bietti 2016, si capiscono molte cose: sull'immigrazione, sull'Islam, sulle multinazionali, sulle fondazioni mondialiste, sull'Unione Europea.

Un suo articolo era stato riprodotto, tempo or sono, anche su questo sito.

Anonimo ha detto...

Abbiamo trasformato il passato in risorsa per turisti, nel migliore dei casi.
L'abbiamo negato. Di fatto.
Cancellato o perduto.
Oggi blateriamo di integrazione.
E non sappiamo più, noi per primi, a che cosa
Appartenere a nulla, estranei a noi stessi.
Diseredati.

Anonimo ha detto...

Chi oggi capisce il meccanismo diabolico e il progetto dissolutorio dell'immigrazionismo, è stato toccato dalla grazia di Dio.
E, infatti, pochi lo capiscono, anche tra i migliori. E, di questi, moltissimi tacciono.
Tranquilli. Lo capirete presto, con o senza grazia di Dio.
(Massimo Viglione)

Anonimo ha detto...

Forse quello che sto per scrivere non è strettamente inerente, ma.......rifletteteci su, nella mia città da anni esiste un'area in completo abbandono dove prima esisteva il pastificio Chigi, eccellenza alimentare ormai defunta, qualche anno fa il nostro gaio sindaco decise di trasformarlo in un polo sportivo polivalente con campi da calcio, calcetto, piste di atletica, campi da tennis e piscina olimpionica con tanto di palazzetto dello sport nuovo, il vecchio risale agli anni'70 e cade a pezzi, lo stadio di calcio lo costruì il duce, orbene di cotanti proclami è rimasto un campo da calcio perso fra canneti, discariche e branchi di pecore al pascolo e numerosi pannelli solari inutili e parcheggi al di là da venire, ora che ti pensa il nostro eroe? Riqualificare l'area, ma come? Mollandoci altri 2 campi Rom, già ne abbiamo altri vicinissimi, occupati da sedicenti giostrai e vabbé, ma questi nuovi insediamenti di zingari provenienti dalla Serbia e ora naturalizzati, avranno modalità abitative, bagni, acqua, luce riscaldamento e scuole gratuite,il tutto deciso, more solito, in riunione del consiglio comunale dopo la mezzanotte e dopo che l'opposizione, piuttosto blanda in verità, se n'era andata via quindi tutti d'accordo e unanimità indiscutibile. Venuti a saperlo per caso tramite telefonini ed articoli piratati, abbiamo protestato, raccolto firme contro ed esposto striscioni, ma.......i lavori sono iniziati,il territorio è demaniale, insomma cornuti e mazziati. Faccio presente che i furti ormai non si denunciano più, sono sempre minorenni, quando li prendono, e poi li rilasciano, i bambini vanno a scuola con coltellini e pistole scacciacani e minacciano i pochi bambini autoctoni e noi paghiamo......viva la solidarietà, viva l'integrazione e tutti zitti, fra un po' nemmeno qui su ci sarà permesso protestare. Lupus et Agnus.

Il Giornale ha detto...

"Mi rifiuto di indossare il velo islamico". Marine Le Pen non ci sta a coprirsi il capo per incontrare il Gran Mufti del Libano, Abdellatif Deriane. E così il faccia a faccia organizzato nei giorni scorsi è saltato all'ultimo minuto (guarda il video). "Potete trasmettere i miei ossequi al Gran Mufti, ma io non mi coprirò mai", ha detto la leader del Front National ai giornalisti.