Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 2 maggio 2015

Cardinale Gerhard Müller: "L'insegnamento della Chiesa non è una teoria, si basa sulla fedeltà alla parola di Dio"

Cardinale Gerhard Müller su La Vie del  29 aprile: "L'insegnamento della Chiesa non è una teoria".

Nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede da Papa Benedetto XVI il 2 luglio 2012, il card. Gerhard Ludwig Müller è stato creato cardinale da Papa Francesco. Risponde alle domande La Vie, in particolare sui divorziati risposati.
(...)
Lei ha contribuito a un libro che prendeva in contro piede le tesi a favore dell'apertura ai divorziati risposati riguardo all'accesso ai sacramenti; il che ha alimentato l'impressione che ci fossero forti tensioni tra i cardinali durante il Sinodo.
Il cardinale Kasper ha presentato una ipotesi per aiutare le persone a vivere un legame che, secondo la Chiesa, non è sacramentale. Siamo tutti unanimi sul fatto di voler aiutare i nostri fratelli e sorelle che si trovano in questa situazione. Ma come? La dottrina della Chiesa non è una teoria, si basa sulla fedeltà alla parola di Dio. Il matrimonio tra due persone battezzate è un sacramento efficace, realtà oggettiva. Sciogliere un matrimonio sacramentale con tutti i suoi attributi costitutivi di libertà, indissolubilità, fedeltà e fecondità è impossibile. Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, devo presentare la dottrina della Chiesa. La Chiesa non può cambiare la sacramentalità del matrimonio: si promette di esser fedeli fino alla morte.

Ma uno degli obiettivi del Sinodo non è quello di trovare una soluzione al problema dei divorziati risposati, questione che ha occupato una gran parte del dibattito?
Lo scopo principale del Sinodo non è discutere il problema dei divorziati risposati, ma riaffermare il matrimonio come fondamento della società civile e della comunità delle Chiese [in questa espressione c'è tutta la rinuncia della Chiesa attuale alla sua Autorità centralizzata e  universale (cattolica, appunto) sostituita dalla comunità delle Chiesa locali: un aspetto della collegialità], di rivitalizzare la sua dimensione fondamentale. È grande il rischio di concentrarsi su questo problema particolare, dimenticando l'essenziale. Ciò non significa dire  quel che vorremmo, ognuno nella nostra situazione particolare. Se il Sinodo deve provocare un cambiamento, è quello di rafforzare il ruolo profetico della Chiesa. Scendere a compromessi sarebbe per noi più facile, ma il giusto rimedio sta in chi permette di vedere la situazione con verità e superare la circostanza che ha reso possibile l'incidente. Non è possibile adattare la dottrina della Chiesa ai nostri paesi secolarizzati, a meno che non si accetti un cristianesimo superficiale.

Che cosa è un cristianesimo superficiale?
In molti paesi europei, i cristiani sono battezzati non credenti e non praticanti. Non accettano la sostanza del cristianesimo, il cui effetto è quello di produrre un cambiamento di pensiero e di comportamento: una conversione. Io non giudico le persone dicendo questo, ma nei nostri paesi, basta guardare la percentuale di cristiani battezzati non cresimati o la moltiplicazione degli aborti per vedere che l'esistenza di un cristianesimo superficiale è una realtà.

Si tira spesso in ballo la soluzione della Chiesa ortodossa, che permette una seconda unione non sacramentale, dopo un tempo di penitenza.
Questa non è una soluzione ...
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[Traduzione a cura di Chiesa  e post-concilio]

14 commenti:

Anonimo ha detto...

certo. un insegnamento o, meglio una tradizione, che però va "tradotta" per onorare il concilio ed essere al passo coi tempi. Come dice da gran tempo il teologo-liturgista Andrea Grillo che scorrazza indisturbato nei Pontifici Atenei e al quale il padre Augè fa diuturna reclame....

Anonimo ha detto...

Quello del card. Müller è un discorso chiaro, chissà se lo è anche per il vdr?

mic ha detto...

Certo. Bisogna intendersi sul concetto, oggi equivoco, di Tradizione, da noi più volte sottolineato:
1. La tradizione fedele e autentica è quella, oggettiva, fondata sulla Rivelazione ricevuta e trasmessa con approfondimenti sempre ulteriori ma senza innovazioni
2. Quella prevalsa dall'Assise conciliare è invece la tradizione storicista, che muta a seconda dei tempi, non più basata sull'oggetto-Rivelazione ma sul soggetto-Chiesa.

Tant'è che Bergoglio può affermare senza che nessuno inorridisca e si azzardi a replicare qualcosa (tranne il pusillus grex rimasto) che il vangelo va letto alla luce della storia e non viceversa.

rr ha detto...

Mic,
se Bergoglio leggesse il Vangelo alla luce della Storia sarebbe già qualcosa. Lui lo legge all luce delle sue esperienze da porteno, per forza di cose limitate, molto limitate. L'idea di universalità gli è del tutto ignara, al massimo la scambia per globalismo.
RR

Anonimo ha detto...

Nuova testata online www.in terris.it riporta questa notizia :
http://www.interris.it/2015/05/02/56914/cronache/religioni/buddismo-auguri-dal-vaticano-per-la-festa-del-vesakh.html

Anonimo ha detto...

Nuova testata online www.in terris.it riporta questa notizia :
http://www.interris.it/2015/05/02/56914/cronache/religioni/buddismo-auguri-dal-vaticano-per-la-festa-del-vesakh.html
L'invio degli auguri Vaticani per La festa del wesak (che, in alcune interpretazioni di buddisti "modernisti", influenzati dal teosofismo, è festa dell'incontro tra Buddha e GESU', ovviamente nell'oltretomba)è un'usanza consolidata perlomeno dai tempi di GP2, se non di Montini addirittura.

valentina ha detto...

A Maria Guarini. La prego, la scongiuro imparare nome di dio, per cortesia ora basta a ripetere tutti i giorni le stesse cose. Basta! Il cristianesimo è prassi.

Silente ha detto...

Sì, sì, va bene l'intervento di Mueller in difesa della dottrina della famiglia. Come diciamo a Milano, "piuttosto che niente, meglio piuttosto". Ma non dimentichiamoci che Mueller è colui che accusò i tradizionalisti di "interpretazione eretica" del cvii, accomunandoli ai progressisti. Scrisse Mueller su L'Osservatore Romano, riferendosi alla "ermeneutica della continuità": "Al di fuori di questa unica interpretazione ortodossa esiste purtroppo una interpretazione eretica, vale a dire l'ermeneutica della rottura, sia sul versante progressista, sia su quello tradizionalista."
Con garbata fermezza, così replicava il prof. Pasqualucci: "Non so se sia corretto mettere sullo stesso piano le due opposte interpretazioni del Concilio. I "tradizionalisti" ne vogliono sanare le ambiguità ed espellerne gli errori, ponendo anche indirettamente il problema della validità del Concilio" (Paolo Pasqualucci, Unam Sanctam, Chieti 2013, p. 411). E ancora, sempre riferendosi a Mueller: "E non è eretico chi nega o mette in dubbio la verginità dopo il parto miracoloso della Beatissima Vergine? E' vero o no che in passato mons. Mueller ha manifestato dei dubbi su questo dogma, senza mai ritrattarli pubblicamente?". (ivi, pp. 415-416).
Ecco, approviamo pure, in questo specifico caso, le parole di Mueller - tra l'altro, essendo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nominato da Benedetto XVI (eh, sì, non da Francesco...), cosa poteva dire d'altro? - ma non dimentichiamoci chi è costui e da dove viene.

mic ha detto...

L'invio degli auguri Vaticani per La festa del wesak (che, in alcune interpretazioni di buddisti "modernisti", influenzati dal teosofismo, è festa dell'incontro tra Buddha e GESU', ovviamente nell'oltretomba)è un'usanza consolidata perlomeno dai tempi di GP2, se non di Montini addirittura.

Come il vdr ha augurato 'buoni frutti spirituali di ramadan' ai musulmani.
Come se una religione senza Cristo possa dare frutti spirituali. Il cuore degli uomini di Buona volontà solo Dio lo conosce. Ma un seguace di Cristo e per di più il Vicario di Cristo in terra non può parlare agli altri come se Cristo non fosse l'Unico davanti al quale ogni ginocchio si pieghi e ogni lingua proclami che Cristo è il Signore!

mic ha detto...

Che vuole la Valentina qua su?
Il cristianesimo, prima che prassi è notizia e Incarnazione.

Se non 'conosco' Colui che non solo orienta ma feconda la mia prassi, che consiste nel fare la volontà del Padre nel Figlio, a cosa serve e cos'è una 'prassi'?

lister ha detto...

@ Silente
Condivido perfettamente il suo pensiero (e di Pasqualucci).
Ma, del resto, "beati monoculi in terra caecorum", no?

Josh ha detto...

a parte i toni di valentina, che va bè...se scontenta, può anche rivolgersi ad altri siti, quelli del "fare".

Il cristianesimo non è prassi, ma casomai, si potrà dire che se vissuto come si deve, oltre all'Adorazione, e ai Sacramenti, fonti di tutte le Grazie, produce anche azioni sante.

L'azione corretta, nel cristianesimo, che è a dire azione santa,
può germogliare solo da una vita di Comunione; discende da una fede retta,
non è un'azione convulsa, un "fare" come uno slogan renziano, in qualunque direzione, non è un "buttarsi" nè una "prassi" a casaccio, nè un pragmatismo materialista, purchè si faccia o tanto per fare.

se prima non c'è stata una metanoia, un pentimento, una rigenerazione interiore, e poi una vita di preghiera e sintonia santa con Gesù,
anche la nostra azione sarà magari un generico "fare", ma sarà un'acqua sporca come la nostra anima inconvertita.

esempi iperbolici?
"Che fai?" "esco, mio muovo, vedo ggente...."
o donna Prassede...o chi si crede chissachi per ciò che crede aver fatto. Le cose che eventualmente si fanno nel Signore, sono nel Signore solo se sono a Sua Lode e Gloria, e non per il nostro io.

Non ci si lasci ingannare nemmeno dalla frequente ideologizzazione di un testo chiaro come la bella Epistola di S. Giacomo; le buone opere certo, ma le opere operano insieme alla fede e all'intenzione di coloro che operano santamente, perchè discendono da una coscienza trasformata e in ascolto.

Gederson ha detto...

"Lo scopo principale del Sinodo non è discutere il problema dei divorziati risposati, ma riaffermare il matrimonio come fondamento della società civile e della comunità delle Chiese [in questa espressione c'è tutta la rinuncia della Chiesa attuale alla sua Autorità centralizzata e universale (cattolica, appunto) sostituita dalla comunità delle Chiesa locali: un aspetto della collegialità], di rivitalizzare la sua dimensione fondamentale. È grande il rischio di concentrarsi su questo problema particolare, dimenticando l'essenziale..."

La parte di riaffermare il matrimonio come fondamento della società civile e delle "comunità delle Chiese" (Perché non se dice semplicemente Chiesa?) ho conosciuto adesso. Prima io non sappeva di questa finalità, perché vogliere anche la comunione ai divorziati risposati è contra questo fondamento e anche contro l'Eucaristia. Se vediamo un Baldisseri parlare, lui parla come se la finalità del Sinodo fosse quella della comunione ai risposati e l'accoglienza ai gay. Quindi, quale la finalità del Sinodo? Qualcuno la stabilisce soggettivamente? Dove è la piena comunione?

viandante ha detto...

RIAFFERMARE L'INSEGNAMENTO CATTOLICO SUL MATRIMONIO

Bene, allora dopo il sinodo risentiremo dire queste cose che non si dicono più nella Chiesa, o meglio che non si sentono più risuonare con forza e all'unisono?

- uccidere è un grave peccato, da cui se ne deduce che pure l'aborto lo è
- l'uomo non deve separare ciò che Dio ha unito: il divorzio non è quindi ammesso
- gli sposi devono rimanere fedeli sino alla morte di uno dei coniugi
- il matrimonio deve permettere, se Dio lo concede, il dono di figli
- il matrimonio di un cattolico deve essere suggellato dall'omonimo sacramento
- prima del matrimonio i cattolici non hanno rapporti sessuali
- conseguenza di quanto sopra, la convivenza è da escludere.
- col matrimonio gli sposi si assumono l'impegno di crescere i figli nella fede cattolica, ad esempio spiegando loro tutti i punti sopra esposti.

Domanda: chissà se il sinodo risponderà pure a queste due domande:
1) oltre a psicologi, sociologi, specialisti in relazioni di coppia e altri studiosi, si prevede che qualcuno nei corsi matrimoniali spieghi anche queste cose se, come sembra evidente, complici molte famiglie e molti parroci, tale dottrina è misconosciuta?
2) avendo la massima comprensione per coloro che, riconoscendosi peccatori (come tutti noi) infrangono questi insegnamenti, può ancora considerarsi cattolico colui che invece pur non commettendoli sostiene di non condividere queste posizioni da sempre sostenute dalla Chiesa?