Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 16 novembre 2014

Dopo il Sinodo, il partito di Kasper apre un secondo fronte: il “divorzio cattolico”

Il testo che segue è stato pubblicato su Rorate Caeli lo scorso 13 novembre. Lo riprendo perché importante ai fini di una visione allargata all'intero orizzonte ecclesiale: tutto l'orbe cattolico è in fermento sulle note vexatae quaestiones. Utile per raccogliere maggiori elementi che ci consentano di decifrare la dinamica delle recenti vicende collegate con le complesse dinamiche del Sinodo.

Dopo il Sinodo, il partito di Kasper apre un secondo fronte: il “divorzio cattolico”. Ci sentiamo molto onorati di pubblicare questo nuovo articolo, scritto da un religioso molto saggio, erudito e altamente influente, sotto lo pseudonimo di don Pio Pace.
L'assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi è appena finita e i partigiani della liberalizzazione della disciplina della Chiesa sull'indissolubilità del matrimonio stanno già aprendo un secondo fronte, quello della “semplificazione” delle procedure canoniche della dichiarazione di nullità.

La rimozione del Cardinal Burke dal suo incarico di Prefetto della Signatura Apostolica trova in questo fatto il suo vero significato. Il suo ruolo nella nomina dei vescovi negli Stati Uniti sotto il pontificato di Benedetto XVI non era sufficiente a spiegare il suo allontanamento, dato che per neutralizzare la sua influenza sarebbe stato sufficiente (così come è stato fatto) rimuoverlo dalla Congregazione dei Vescovi, in cui è stato sostituito dal Cardinal Wuerl. D'altro canto, nel suo ruolo di "Giudice Anziano" della Chiesa Cattolica, egli è stato sempre un serio ostacolo per la realizzazione di un progetto adesso sotto studio: trasformare le procedure di annullamento del matrimonio in quello che è un "divorzio cattolico" in tutto tranne che nel nome.

Le grandi linee di questo progetto – sicuramente già stabilite in maniera sommaria e in segreto – possono essere riassunte in quattro punti:
  1. Considerevole accelerazione e semplificazione della procedura. Attualmente, la procedura (organizzazione degli archivi, istruzione con audizioni degli sposi, testimonianze, esperti, petizioni, prima e seconda sentenza) suole richiedere un anno e mezzo, un lasso di tempo non molto lungo considerato il fatto che implica la dichiarazione di non esistenza di una promessa fatta per tutta la vita. La si vuole ridurre a pochi mesi: ciò supporrebbe un incremento del personale degli uffici diocesani, già oberati da altri cómpiti, che sarebbe praticamente impossibile in molte nazioni. Ciò che si profila, pertanto, è un esame estremamente semplificato e sommario di ogni causa.
  2. Soppressione della doppia conferma. Nell'attuale disciplina – estremamente saggia e prudente a causa della rilevanza di quanto è in gioco – al fine di arrivare con certezza a una decisione il più obiettiva possibile, quando viene emesso un giudizio di nullità da una giuria di tre giudici l'intero processo è obbligatoriamente sottoposto ad appello automatico che richiede la conferma di una seconda giuria, che esamina di nuovo gli archivi ed emana una nuova decisione. Se la seconda decisione è uguale alla prima, il primo giudizio (di nullità o no) viene confermato; altrimenti, viene respinto. La parte richiedente una dichiarazione di nullità può successivamente ricorrere in appello al Tribunale della Sacra Rota, che funge da terzo livello di giudizio. Nel progetto che si sta attualmente considerando, non ci sarebbe più bisogno di una seconda decisione.
  3. Una dichiarazione di nullità significa affermare che, nel momento del matrimonio, il consenso degli sposi non esisteva realmente. Il Codice di Diritto Canonico prevede un certo numero di casi di nullità del matrimonio: incapacità di contrarre matrimonio dovuta alla mancanza di un sufficiente uso di ragione (Can. 1095); esclusione del matrimonio con un positivo atto di volontà concernente elementi essenziali come la fedeltà o l'indissolubilità (Can. 1101); errore di persona, inganno, violenza, incapacità di ragione di natura psichica (Can. 1095,3). Il caso più rilevante di nullità del matrimonio è quello in cui le parti soffrano di "un grave difetto di discrezione di giudizio circa i diritti e i doveri matrimoniali essenziali". I tribunali più lassisti (tra cui si contano spesso quelli statunitensi, anche se ce ne sono molti altri) si basano per lo più su quest'ultima ragione: la mancanza di maturità degli sposi o di uno solo di essi. Un modo semplicissimo di trasformare la dichiarazione di nullità in un "divorzio cattolico" sarebbe dunque quello di estendere le premesse sulla base della definizione di immaturità, rendendo inesistente il consenso, cosa che i tribunali cattolici potrebbero facilmente fare. A venti o trent'anni d'età, o persino più tardi, si è sempre più o meno immaturi...
  4. L'analisi dell'assenza di fede in uno degli sposi. Nel mondo ecclesiastico sta prendendo piede l'idea secondo la quale in un certo numero di casi gli sposi che contraggono il sacramento del matrimonio non possiedono la fede cattolica, fatto a conseguenza del quale il loro matrimonio non è valido. Questa tesi va contro la dottrina cattolica dei sacramenti, che distingue tra la loro validità e la loro efficacia. Il realismo sacramentale richiede infatti che l'atto sacramentale sia un atto umanamente percepibile costituito da un rito stabilito dalla Chiesa. Se il rito si celebra in modo serio, la validità dell'atto sacramentale è presunta anche nel caso in cui il ministro o il soggetto non possiedano la fede cattolica (si tratta del principio ex opere operato). I fedeli che partecipano alla messa non sono obbligati a verificare se il sacerdote celebrante creda o no alla Presenza Reale nell'Eucaristia fin quando egli celebri con proprietà il rito prescritto dalla Chiesa. I seminaristi ordinati nei paesi comunisti non devono preoccuparsi di sapere se il loro vescovo sia un agente comunista in incognito. Possiamo (ahimé!) ricevere il Battesimo in modo valido, o l'Ordinazione sacerdotale con un cattivo proposito, senza avere la fede. Naturalmente, in questi casi l'atto è sacrilego, ma non è possibile ripeterlo o contestarlo. Allo stesso modo, se uno degli sposi – o entrambi – non ha la fede cattolica ma se entrambi sono battezzati all'interno della Chiesa e si sottopongono volontariamente al rito cattolico del matrimonio, lo fanno validamente.
    È vero che in questo caso la mancanza di fede può influenzare l'accettazione dei fini del matrimonio, che sono di ordine naturale – e la Chiesa Cattolica è una delle poche organizzazioni che li riconosce. In realtà, in tale caso la vera ragione di nullità non sarebbe l'assenza di fede ma, per esempio, il rifiuto del principio dell'indissolubilità del matrimonio. Tuttavia, la costruzione di un argomento di "assenza di fede" genererebbe delle assurdità: il sacramento non dovrebbe essere concesso quando uno dei futuri sposi (o entrambi) affermi di non avere la fede cattolica (si dà molto più frequentemente il caso in cui gli sposi stessi si chiedono se possiedono realmente la fede). Se fosse necessario il rilascio di una "dispensa di fede" da parte dei vescovi affinché il matrimonio tra due persone cattoliche fosse valido, come potrebbero esserlo i matrimoni – attualmente ammessi – in cui viene realmente concessa una dispensa, come per esempio quelli con una persona non battezzata o appartenente a un'altra confessione cristiana, casi in cui vi è la certezza di un'assenza di fede cattolica?
* * *

I promotori del progetto di una riforma liberalista della dicharazione di nullità appartengono a categorie disparate: si va dai "politici", como il cardinale honduregno Óscar Maradiaga, presidente del Consiglio dei Nove cardinali nominati dal Papa per analizzare la riforma della Curia Romana, ai "pensatori", come Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Consiglio per la Famiglia, che ha abbagliato Benedetto XVI con le sue sottigliezze di "teologo sociologo" e la sua conoscenza degli antropologi contemporanei, ad alti membri degli apparati giudiziari della Santa Sede, come Monsignor Pinto, decano della Sacra Rota, a "complici", come Monsignor Maurice Monier, uditore della Sacra Rota, che vorrebbe che gli annullamenti basati sulla mancanza di fede aumentassero.

È innegabile che ci troviamo in presenza di del più grave problema pastorale oggi esistente: la verifica dell'autenticità del consenso degli sposi riguardo l'indissolubilità del matrimonio e l'accettazione dei figli. Sentiamo spesso dire che la maggioranza dei matrimoni sacramentali contratti oggi non sono in realtà validi. Di qui la conclusione: la possibilità di annullarli deve essere largamente ampliata. Si tratta di un argomento specioso: qualora fosse vero il fatto che un gran numero di matrimoni contratti oggi sono nulli e non validi, ciò sarebbe dovuto piuttosto alle insufficienti precauzioni che si prendono quando i candidati al santo matrimonio sono ricevuti per dare il loro consenso. L'affermazione secondo la quale l'80% dei matrimoni  contratti oggi siano nulli e non validi – attribuita a Papa Francesco, che ha sottolineato l'alto numero di annullamenti concessi dalle corti ecclesiastiche di Buenos Aires – dovrebbe in realtà suscitare come conseguenza scontata un maggiore "rigore": sarebbe necessario negare la celebrazione del sacramento del matrimonio all'80% di quanti la sollecitano e concederla solo a un 20% di persone considerate "degne"! Infatti, continuare a celebrare matrimoni considerati non idonei per dichiararli in séguito nulli e non validi con una procedura sommaria alla prima difficoltà che sorga tra gli sposi significherebbe farsi beffe del sacramento e scandalizzare quanti lo ricevono. È vero – d'altro lato – che un matrimonio sacramentale così facile da disfare risulterebbe molto più attrattivo alle coppie moderne: il numero dei matrimoni, dei nuovi matrimoni con lo sconto, non cesserebbe di aumentare...

Al fine di promuovere questo progetto agli occhi dell'opinione generale degli ecclesiastici, specialmente tra i vescovi, il progetto deve essere presentato come una soluzione "ragionevole" e "centrista", che prenda in considerazione realtà "pastorali" equidistanti dagli "estremi" che sono emersi al Sinodo: in nome del "senso comune" pastorale, l'indissolubilità del matrimonio sarebbe aggirata.
* * *

Resta il fatto che la situazione del matrimonio cattolico è oggi estremamente allarmante. È innegabile che devono essere fatti grandi sforzi per preparare le coppie di fidanzati ed educarle alla bellezza e agli impegni a cui vanno incontro. In questo come in molti altri àmbiti, la sfida per la Chiesa di domani consiste nella corretta trasmissione del catechismo.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

32 commenti:

tralcio ha detto...

Negli ultimi 5 anni in Italia c'è stata una riduzione del 30% dei matrimoni.
In particolare c'è stato il "sorpasso" di quelli civili (anche in seconde o terze nozze) su quelli "in Chiesa".
La legislazione civile è diventata più snella nel favorire il "divorzio breve". Sull'onda di un'ideologia (di "gender") sempre più aggressiva e intollerante, le voci maggiormente critiche e quelle più genuinamente cattoliche sono state indotte a un cauto sottotraccia.

Questo il quadro.

Che cosa propone la parte più illuminata e orientata della squadra ormai già compassata?
Via la stola e su il grembiule!

1) accelerazione e semplificazione della procedura di nullità (gli sposi ormai hanno "cambiato idea": inutile aspettare; l'amore è eterno finchè dura, panta rei). Con approccio burocratico amministrativo si "investe" sugli uffici che devono smaltire le pratiche e non sul sacramento. Invece di guardare al mistero, si guarda al ministero, soprattutto quando lo si dismette.

2) Sanciamo di comune accordo, con un "giudice" che ci vuole bene, misericordioso e piacione, la seminfermità mentale al momento del "sì" e amici come prima.

3) Ma se ci offende essere considerati dei minus habentes di fronte al mondo, è molto più semplice esserlo di fronte "all'idea di Dio".
Oggi "fa fico" avere dei dubbi, essere un po' credenti e un po' no.
E dire che a quelli che non hanno fatto nemmeno la cresima, gliela "si dà" prima del matrimonio... Quindi anche la "conferma" era un festino.
Insomma: ero nella "fase no" della mia fede quando dissi "sì" al coniuge, mentre oggi (che sono credente) vorrei dire ancora "sì", in Chiesa... mica me lo potete impedire; è un'ingiustizia. Lo dicono anche il Corriere e Repubblica...

Maggior "rigore" di fronte al disastro pastorale creato da una mentalità affrancata dalla sana dottrina? Giammai!
Il rigore ormai lo si pretende dall'arbitro di calcio, ma solo se è favore. Altrimenti tutti cornuti!

RIC ha detto...

OT: Tosatti sui FI e sul kapo Volpi. Semplicemente disgustoso

http://www.lastampa.it/2014/11/16/blogs/san-pietro-e-dintorni/ffi-attento-ai-transfughi-omEW335YCmh1M51AQZyqmO/pagina.html

Anonimo ha detto...

Grazie mic per questa traduzione. Allarga l'orizzonte, come questo blog sempre fa, ma scopre anche con grande chiarezza qualche retroscena che può sfuggire a chi non approfondisce.

Catholicus ha detto...

Mic, stessa valutazione di Riposte Catholique, che riporta il testo francese

http://www.riposte-catholique.fr/osservatore-vaticano/le-parti-kasper-ouvre-un-second-front-le-divorce-catholique

mic ha detto...

In questo e in altri campi, il difetto non sta nella necessità di "aggiornamento", noto termine coniato da Giovanni XXIII in apertura del Concilio che ha giustificato le innovazioni più rivoluzionarie spesso abilmente mascherate da termini ambigui che ne hanno dato il via libera agli "applicatori attraverso la 'pastorale". Ed è la stessa cosa che si sta tentando di fare col sinodo a proposito delle vexatae quaestiones.
Il difetto (e spesso anche la mala fede) sta piuttosto nella necessità non tanto di aggiornare - cosa che va fatta nei giusti termini non "rifondando" in termini rivoluzionari - quanto di curare una formazione sana e capillare a monte, a partire dai sacerdoti...
Si voleva l'actuosa participatio nella liturgia, cosa peraltro già promossa dai papi preconciliari?
Ebbene, invece di banalizzare e volgarizzare la liturgia per renderla "comprensibile" (uomo al centro anche col protagonismo dell'Assemblea, che è importante ma deve trovare la sua giusta collocazione), perché non recuperare il suo significato profondo e autentico e curare la formazione su questo? Ovvio che la "qualità" della partecipazione discende dalla conoscenza e non viceversa...

Stessa cosa a proposito del matrimonio. Gli antefatti e le discussioni in sede sinodale hanno rivelato la grossa carenza dello scollamento dai fondamenti. Una carenza di insegnamento. Se nella formazione, a partire dalle catechesi per i sacramenti non si insegnano più i significati profondi e le basi metafisiche e ontologiche delle verità perenni cui si deve aderire (mentre queste verità sono diventate addirittura transeunti perdendo il loro aggancio al Soprannaturale), il 'nodo' è qui. E con certi personaggi che dall'orecchio sul soprannaturale sono ormai sordi, non so quanto irrimediabilmente, non è possibile dialogare.
E ricordiamoci sempre che Gesù "insegnava con autorità" non dialogava. Inoltre forniva gli strumenti e soprattutto la grazia per accoglierLo di cui oggi dovrebbero essere loro i dispensatori, mentre diluiscono e deformano nel dialogo, che in realtà diventa un di-vagare, ciò che dovrebbero essere i primi ad insegnare ma soprattutto a vivere sia per essere credibili che per essere efficaci...

bernardino ha detto...

Mic., - stessa valutazione, potrebbe venir fuori in seguito anche per il sacerdozio.
Gli ordinati, potrebbero richimarsi alla regola della nullità del matrimonio, "non ero adeguatamente convinto e preparato a ciò che stavo facendo" perciò nullità?

mic ha detto...

Ringrazio Anonimo 8:45 per l'apprezzamento e Catholicus per la segnalazione.
Effettivamente, è già da un po' che ho incentivato l'attingere alle fonti estere più accreditate i contenuti più significativi e molto centrati sullo stesso nostro 'sentire' cattolico, servendomi anche di un bravo traduttore che mi affianca perché da sola non posso arrivare a tutto.
Credo anzi che questo possa essere l'inizio di un salto di qualità del blog, che ha tutti i requisiti per diventare una rivista internazionale plurilingue per i testi più significativi in entrata e in uscita. Ed è per questo che sono riuscita a superare la mia precedente ritrosia e ho inserito nella colonna di destra la possibilità delle "donazioni" (ovviamente nella massima libertà e ferma restando la gratuità del mio servizio e di quanto il blog offre).
Esse servono piuttosto a poter dare un essenziale corrispettivo per l'ingente lavoro (di traduzione e anche di ricerche che il salto di qualità richiede e che necessitano di tempo e competenze) a giovani che non possono permettersi in questo momento di crisi nera, l'opera di volontariato che diversamente farebbero con generosità.

mic ha detto...

Gli ordinati, potrebbero richimarsi alla regola della nullità del matrimonio, "non ero adeguatamente convinto e preparato a ciò che stavo facendo" perciò nullità?

Se rimaniamo sul piano psicologico e sparisce quello ontologico tutto diventa possibile. Ma lo diventa nell'orizzonte 'materiale' non in quello spirituale. Lo spiega bene don Pio Pace, se leggi con attenzione il testo intanto riguardo al matrimonio.

mic ha detto...

E' la stessa ragione per cui risulta "anomala" (ed è un eufemismo) la figura del "Papa emerito"...

Anonimo ha detto...

Vi prego, tutti bloggers,


http://www.ipetitions.com/petition/petition2CardinalsReFrancis


fate i vostri lettori conoscenti di questa petizione, prima che la Chiesa Cattolici si spacca sotto Bergoglio...

pubblicate traduzioni in vostre lingue..

non presumete che l'indefettibilità della Chiesa non conta sulle vostre forze e sulle vostre azioni..

in quest'ora delle tenebre...

Romano

mic ha detto...

Aggiungo a questa affermazione: Ovvio che la "qualità" della partecipazione discende dalla conoscenza e non viceversa...

Fermo restando anche l'effetto pedagogico della Liturgia, che comunque non è la sua funzione prioritaria, che riguarda piuttosto la mistagogia, ma prima ancora la risposta allo jus divinum del culto da rendere a Dio sia nella Liturgia che, in corrispondenza e conseguentemente, nella vita intera...

mic ha detto...

Devo dirvi che mi è capitato di parlare con giovani sacerdoti che queste realtà le vivono e le condividono, nonostante la loro formazione in seminari diocesani, sappiamo quanto carenti e svianti. Ma è potuto accadere perché
hanno attinto per conto proprio alle fonti perenni. In diversi, inoltre, hanno imparato a celebrare il Rito Romano antico dal CD messo a disposizione dalla FSSPX, dopo averne constatata la corrispondenza alle verità perenni a seguito di esperienze occasionali di celebrazioni purtroppo sporadiche.

Devo dirvi che nell'approfondire il confronto con loro, ho potuto letteralmente riconoscere la grazia del Signore all'opera...

E' per questo che la Liturgia è così fortemente avversata da certi figuri ed è per questo che non mi stancherò mai di ripetere che essa è il nodo di tutto ed è davvero "santificatrice" sia per chi la celebra che per chi vi partecipa e la vive...

Pietro C. ha detto...

Fuori tema.

Marco Tosatti ne "La Stampa", analizzando la questione dei FI conclude chiosando: "Si può dire? Non ci sembra un bel clima, quello che si respira attualmente".

Ma questo è il clima di Bergoglio o comunque favorito da lui, si dovrebbe aggiungere!

Chissà che pian piano anche gli ingenui inizino ad accorgersi...

Latinista ha detto...

A onor del vero questo fronte è stato aperto nel partito avverso al card. Kasper (se così ci si può esprimere). Anche il card. Müller e persino Ratzinger sia prima sia dopo l'elezione si sono fatti sostenitori di una "soluzione" che parta dal riconoscere la nullità di un gran numero di matrimonii. E Francesco non si è lasciato scappare l'occasione già prima del sinodo, quando ha dato a una commissione apposita l'incarico di studiare lo snellimento dei processi di nullità. Ancora in precedenza aveva dichiarato di credere nulli la metà dei matrimonii.

In rete ripesco ad esempio questi articoli (occhio alle date) sulle posizioni dei cardd. Ratzinger e Müller:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350098

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/matrimonio-marriage-matrimonio-21705/

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350630

E sulla commissione creata da Francesco:

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/comunione-risposati-papa-francesco-apre-1632426/

http://www.quotidiano.net/papa-matrimonio-canonico-1.227643

mic ha detto...

Latinista ricorda bene. Ho presente uno scritto di Benedetto XVI che ne parla.
Ma noi ne abbiamo discusso anche qui riportando la questione nei suoi confini più precisi.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/07/la-chiesa-non-e-un-sanatorio-oltre-la.html

Concludevo:
Del resto è quanto sostengono gli stessi Domenicani di Nova et Vetera, nella loro replica alle proposte del card. Kasper [qui]
[...] il Magistero papale ha chiarito che il giudizio privato oppure l’arbitraria convinzione di un individuo (ad es., che il proprio precedente matrimonio non sia valido) non possono costituire la base per la messa in discussione della validità di un matrimonio. Una sentenza circa la validità di un matrimonio sacramentale “spetta alla chiesa per istituzione divina [quae quidem ex divina institutione est in Ecclesia]”, e quindi “il riferimento deve essere fatto al giudizio correttamente emanato dalla legittima autorità” in base a norme oggettive.

http://nvjournal.net/files/essays-front-page/Recenti-proposte-Una-valutazione-teologica.pdf

mic ha detto...

L'articolo che stiamo commentando rivela proprio la mens che c'è dietro lo snellimento dei processi che si vuole promuovere con la commissione Bergoglio, del tutto in contraddizione con i principi da noi sostenuti e ribaditi dagli studiosi su Nova et Vetera et alii veramente tradizionali, come don Pio Pace, e non semplicemente conservatori, come ad es. Muller...

Francesco ha detto...

Comunque è un dato di fatto che oggi i matrimoni religiosi sono in buona parte nulli, me lo ha confermato anche un anziano sacerdote tradizionale che celebra il VO. Sarà sempre meglio stabilire la nullità di un matrimonio attraverso procedure semplificate che non ammettere alla comunione divorziati risposati civilmente il cui matrimonio religioso è formalmente considerato valido, cosa che darebbe pubblico scandalo e scardinerebbe in un sol colpo il sacramento della confessione e della comunione.. Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca: delle due l'una, qualcosa comunque bisogna fare, a meno che non si voglia che tutto rimanga così com'è attualmente, ma questo è un altro discorso.

Anonimo ha detto...

Ma perché allora non abolire il matrimonio tout court e... liberi tutti? non è quello che stanno facendo sia il PD che Forza Italia, con i loro progetti diriconoscimento delle coppie di fatto? ma, mi chiedo, se uno non è ccattolico, cristiano, ma vuole un rapporto stabile con la sua amata, fatto di doveri e diritti (in quest'ordine, però), ma perché non si limita la matrimonio civile, in comune? non è una firma in comune, il suo nome in un registro comunale, che vanno chiedendo le coppie di fatto (etero) ? e allora, che senso ha fare un secondo registro? per rifuggire dai doveri e avere solo diritti ? questo è sfacciato egoismo. Diverso il discorso per i "diversamente sessuati", ma di questo non voglio nemmeno sentir parlare. Pace e bene.

Latinista ha detto...

Francesco,
perché la disciplina in materia non dovrebbe rimanere così com'è ora?
A mio modesto parere non c'è da cercare scorciatoie o aggiustamenti pastorali, ma l'unica cosa da fare è ricostruire - faticosamente, lentamente - un diffuso senso corretto del matrimonio.
E chi ormai oggi si trova in quella situazione? Io non amo citare le Scritture, ma sono legato al concetto molto duro per cui le colpe dei padri ricadono sui figli e sui figli dei figli, per generazioni. Non so come la Chiesa interpreti questo concetto, ma credo che le cose stiano davvero semplicemente così: intere generazioni sono chiamate ad espiare gli errori di una. Niente scorciatoie.

tralcio ha detto...

La "radice" del problema è da ricercare in tre ambiti:

-ambiguità delle affermazioni
-incapacità di distinguere l'anima (psyche) collegata alla corporeità, dall'anima (anemos) "capace" dello spirito di Dio
-l'avversione al sacro e il dialogo e "l'uscire" come due idoli (cioè due mezzi che equivarrebbero al fine).

Sull'ambiguità delle affermazioni, basti per tutte il famoso "cambiare la prassi mantenendo la dottrina". Non da meno è l'annuncio del vangelo senza intenzione di convertire l'interlocutore (pura chiacchiera?).

L'avversione al sacro è tipica di chi adora l'uomo. E' vero che la Chiesa si interessa all'uomo, ma in quanto "capace di Dio", cioè aperto all'annuncio di Dio, riconducibile all'ovile dal quale si era smarrito. Tuttavia l'uomo è anche "mondo", cioè schiavo di idoli: se dialogo senza portare una novità, cogliendo il buono da tutte le popolazioni idolatriche con cui divido l'intimità, finirò come Salomone nella seconda parte della sua vita, con mille tra mogli e concubine, ciascuna con i suoi idoli (e meno male che Salomone si limitò all'altro sesso...). Di Salomone la Bibbia riporta un'associazione al triplo 6 che in Apocalisse è riferito al falso profeta.

-L'uscire di per sè non è bene ne' male. Ma se è un "a sè" ci trasforma in persone smemorate, compagnoni di una sera di chiunque ci offra una birra. Sant'Agostino comprese che Dio era già dentro, mentre lui era fuori!
In altre parole: uscire per evangelizzare è bene, ma questo è per il corpo, per la missione che ci ha dato il Signore.
Ma mentre "esco" nel corpo, il mio mondo spirituale deve entrare e sostare, pena la dispersione. Quanti sacerdoti ormai sono psichici, usciti, incapaci di portare se stessi e i laici loro affidati a un reale incontro con Dio, nello spirito?
L'uomo è da amare per salvarlo, non per assecondarlo tra compagni di merende, chi con il pallino di un idolo, chi con la "scusa" del vangelo. L'umano deve sentirsi zero di fronte a Dio, per essere umile con l'uomo e non farsi protagonista delle magnifiche sorti, con il vangelo addomesticato alle progressive...
Maledetto l'uomo che confida nell'uomo

mic ha detto...

Quello che Francesco afferma come un dato di fatto sulla maggior parte dei matrimoni che sarebbero nulli resta da dimostrare anche perché non acquista valore solo perché affermato da un sacerdote che celebra il VO.

mic ha detto...

Dice bene Latinista: niente scorciatoie.
E ripartire da una seria e capillare formazione, soprattutto dei sacerdoti cui si aggancia anche quella dei fedeli. Ma senza disgiungerla dai principi metafisici, dall'ontologia.

Maddalena ha detto...

Mi sono sposata nel gennaio 1991 (ero giovanissima) in un celebre santuario dell'Italia meridionale, che era anche la mia parrocchia di residenza. Santuario gestito da religiosi. Per motivi che non sto qua a narrare, ma legati a situazioni e necessità lavorative ed abitative, era già da tempo che avevo contratto il matrimonio civile. Quando andammo, io e mio marito, a prendere accordi per il matrimonio anche religioso, il parroco ci fece una strana proposta, che ci lasciò davvero basiti. Ci disse: "Volete davvero fare PROPRIO il matrimonio RELIGIOSO, o vi basta la BENEDIZIONE DELLO SCAMBIO DELLE FEDI"? Chiedemmo quale era la differenza. Ci disse che, la cerimonia "semplificata" costava meno. Noi, che non avevamo divorzi alle spalle, potevamo fare entrambe le cose, I DIVORZIATI potevano solo fare quella della benedizione.

Alessandro Mirabelli ha detto...

Molto interessanti e profondi i due interventi di Tralcio. Mi limito ad una considerazione giuridica. Abolire la doppia sentenza conforme e' una aberrazione. Il doppio grado di giudizio da' una ragionevole certezza giuridica della nullità o meno del matrimonio. Due diversi collegi giudicanti agiscono meglio di uno solo e poi, diciamolo perché in casa nostra e' anche presente, e' molto più costoso corrompere due collegi giudicanti anziché solo uno.

Anonimo ha detto...

"Noi, che non avevamo divorzi alle spalle, potevamo fare entrambe le cose, I DIVORZIATI potevano solo fare quella della benedizione."

Che senso ha? Sconcertanti "aperture" già presenti, ma sconosciute ai fedeli comuni.

Rr ha detto...

Io saro' dura e manichea, ma sono in questo caso d' accordo con Latinista, ed inoltre chiedo: ma se ho mandato a monte un matrimonio cattolico, e mi sono risposata civilmente, pur sapendo che il mio primo matrimonio e' indissolubile, con che coraggio e faccia tosta chiedo la Benedizione delle fedi ? Per assocurarmi che stavolta vada tutto bene ? Perché mi sento in pace col Signore ? Quello che dice " non separi l' uomo cio' che Dio ha unito" ?
Ipocrisia, falsita', vanita'... tutte ottime caratteristiche per fondare una vita in comune, fare e crescere figli...a
cui insegnare cosa ? Che per ogni errore c'e' l' " aggiustino" ? Per ogni difficoltà c' e' l' " aiutino"? E l' "ingannino" ?
Certo che se chi dovrebbe insegnare il significato ed il valore del sacramento matrimonio, non sa più che significa e che valore ha il proprio sacramento, non si può pretendere che i fedeli conoscano e cerchino di mettere in pratica l' insegnamento di Gesù, di cui

sopra.
Perché il problema, ne sono ormai convinta, e' quello li: sacerdoti che non hanno mai capito veramente che cos' e' il sacerdozio, il valore e significato del sacramento dell' Ordine e, di conseguenza, quello degli altri sacramenti.
Ci vuole una vera " rifondazione", ma non quella degli amici del VdR, quella che da anni portano avanti i " lefebvriani" e pochi altri rimasti fedeli alla Traditione.
Rr

tralcio ha detto...

Di solito commento le letture del messale romano, ma oggi ho partecipato alla messa ambrosiana e ho goduto l'inizio di avvento.
Ho visto una liturgia (NO) molto curata, molti (davvero tanti) giovani in chiesa (che era grande e quasi piena, alla sera e con 4 chierichetti sull'altare) e il parroco capace di una omelia di grande spessore.
Dopo questa premessa (per dire dell'avvento) giungo al dunque: il vangelo di Marco sui tempi ultimi dice che Gesù ha dato un criterio per capire quali possano essere. In particolare i nostri sono caratterizzati da "un mondo rimpicciolitosi", vuoi per i trasporti, vuoi per le telecomunicazioni, specie internet. Anche il Papa preso "quasi alla fine del mondo", dà l'idea che il tempo della missione ha realizzato il mandato di raggiungere tutti i popoli, condizione necessaria "prima" che si arrivi al redde rationem.
Anche in altre epoche la Chiesa ha sbandato, anche in altre epoche vi sono stati guerre, rivoluzioni, carestie e cataclismi.
Oggi però il contesto, segnato da una crisi economica duratura, da una tristezza che si legge nei volti dei passanti meglio vestiti anche nelle strade più illuminate delle città più ricche, da un "male spirituale" diffuso e ieri, a Milano, persino "dalle cateratte del cielo", si completa della condizione suddetta.
Insomma: "vieni Signore gesù" potrebbe non essere una frase solo protesa nel futura.
"Nutrire il pianeta, energia per la vita" chissà perchè a me sembra uno slogan non per l'Expo, ma per l'Eucaristia. Sarà un caso? Persino nella diocesi che non ha Riccardo Cuor di leone per suo arcivescovo?
Beh, pensateci: è il tempo della perseveranza. Qualunque cosa accada. Il vangelo di San Marco parla di padri contro figli, figli contro padri. Saremo consegnati. Lo Spirito santo dirà quel che dovremo. Ma chi persevererà sarà salvo.
A noi è chiesto di perseverare. Costanza, fedeltà: in fondo Dio è fedele, e noi non dobbiamo pensare a un Dio dei vincenti, a un Dio che si compiace delle costruzioni umane... Gli apostoli vantavano (stesso brano di vangelo) la magnificenza del tempio: Gesù dice che nn resterà pietra su pietra. Non vinceremo da trionfatori, con i criteri del mondo. Saremo forse apparentemente sconfitti dal mondo, per trionfare nel modo di Cristo, perseverando sino al momento stabilito! Buon avvento.

Josh ha detto...

conosco un sacerdote NO che si è talmente stufato di matrimoni, divorzi, richieste pressanti di Eucarestia da parte di "divorziati risposati", di conviventi more uxorio, poi annullamenti alla Sacra Rota, etc... che spera che presto la gente si sposi solo in Comune e lui non debba mai più celebrare matrimoni, perchè a suo avviso i 7/8 di quelli celebrati non sono vissuti come Sacramento, nè letti nel loro valore ontologico. nello stesso tempo non è semplice rifiutarsi di celebrare, così com non si recupera una fede matura in un corso prematrimoniale.
La soluzione non è certo dire 'andate tutti in comune e basta', ma a suo avviso la situazione, fuori dai denti, è questa.
(lo pensava anche prima del sinodo)

Guidotorinese ha detto...

Secondo il mio debole parere la soluzione al problema espresso dal sacerdote conoscente di Josh è l'abolizione del matrimonio concordatario, si torni a prima del 1929. Tutti a sposarsi in Municipio e anche in chiesa solo chi crede veramente al matrimonio-sacramento.
Va da sè che i futuri sposi in chiesa vanno formati e ci si accerti che non lo facciano solo per fare piacere a mamma e nonna.

Rafminimi ha detto...

Mie esperienze riguardo il tema:
1) UNA mia cugina contrasse
matrimonio civile con un divorziato. La mia parente ha trovato un sacerdote disposto a fare
questa "sconcezza" (oltre tutto un santo frate,umile, modesto, povero e
molto caritatevole),cioè a benedire lo scambio delle fedi. Solo che ha preteso che avvenisse all'alba, in casa
loro ed a porte chiuse. Per la cronaca,la benedizione DEO GRATIAS, HA FATTO EFFETTO. Si sono lasciati dopo
poche settimane.
2) l'ex direttore della rivista domenicana "Madonna
dell'Arco", alcuni anni fa, narrò che, la figlia di un'amica di famiglia che sposava un
pluri-divorziato, gli chiese di benedire lo scambio di fedi. Il religioso, bontà
sua, si rifiutò, ma andò lo stesso a queste "nozze"in veste di invitato.
Poté vedere con i suoi occhi che un prete disposto l'avevano trovato. Aggiungo che, quando, anni fa, nei parlai sui NG, intervennero dei seminaristi che precisarono che, di questo tema (ovvero benedire scambi di anelli tra divorziati) in seminario se ne parla e che i superiori "*SCONSIGLIANO*" di prestarvisi."*SCONSIGLIANO*". NON VIETANO (almeno a prendere per buono ciò che scrivono questi seminaristi).

Anonimo ha detto...

Considerazioni giustissime.

A ben vedere, è uno degl'imbrogli più frequenti, non solo nella Chiesa ma anche nel dibattito politico: si sottintende che l'unico problema sia l'efficienza e la rapidità delle decisioni. Come se non si ponesse nemmeno quello che le decisioni sian ponderate, meditate, digerite: il che, per sua natura, richiede un certo tempo (non troppo, d'accordo, ma neanche troppo poco).

Un tribunale che sforni sentenze in quattr'e quattr'otto, ecco l'ideale: che poi questo possa andare a discapito dell'esigenza di serietà e approfondimento, be'... sarebbe forse pedanteria rilevarlo: "intellettualismo", direbbe il Santo Padre.

Anche certe regole, come quella giustissima della doppia sentenza conforme (salvo l'ulteriore appello alla Rota), sono state chiaramente poste a garanzia della verità e della giustizia. Abolire questa regola sarebbe incosciente.

Il colmo dell'ipocrisia è poi quello di chi invoca una gran larghezza nelle dichiarazioni di nullità, ma non sarebbe disposto a ammettere una prassi pastorale un po' più rigorosa nell'ammissione al sacramento. Eppure, come due torti non fanno una ragione, così due lassismi non fanno una giustizia.

La verità, immagino, è che non è facile per un prete dir francamente di no a due che si vorrebbero sposare in chiesa, anche se magari sospetta, o sa, che non vogliono aver figlioli, o che non escludono di lasciarsi quando così gli parrà. Molto meglio chiudere un occhio e celebrare: al resto ci penseranno, magari tra pochi mesi (o settimane, o giorni), i giudici ecclesiastici...

La "maturità psicoaffettiva", in fin de' conti, e simili concetti son sempre discretamente elastici: uno è sempre tanto maturo da potersi sposare, e tanto immaturo da poter avere una sentenza di nullità. E chi obiettasse che questo non può essere, per "la contradizion che nol consente", mostrerebbe, di nuovo, d'essere un povero "intellettualista", un rigorista senza misericordia.

Maso

Anonimo ha detto...

PANNELLA, SCALFARI E BERTINOTTI SI SONO CONVERTITI ? O E’ IL CONTRARIO ?
..
la bussola strategica sembra la “desacralizzazione”
..
NAUFRAGIO

C’è invece con Bergoglio una sacralizzazione dei temi sociali, tipici della sinistra. E’ per questo che la Chiesa sudamericana da decenni è allo sbando, è la più in crisi del pianeta: gli ultimi dati, appena diffusi, del “Pew Research Center”, confermano questo crollo verticale dell’appartenenza alla Chiesa cattolica in America latina.

Ora quella ricetta fallimentare viene applicata a tutta la Chiesa. E presto vedremo le stesse rovine.

Effetto Bergoglio.

http://www.antoniosocci.com/2014/11/pannella-scalfari-e-bertinotti-si-sono-convertiti-o-e-il-contrario/