Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 6 novembre 2012

Il Card. Kurt Koch su validità ''Nostra aetate'' e questione lefebvriana

Aggiornamento 7 novembre: Il testo del card. Koch pubblicato da L'Osservatore Romano

Intervento del presidente del Pontifico Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani 
Il valore permanente della "Nostra aetate"
Nelle molteplici discussioni intorno alla possibilità di una riammissione della Fraternità sacerdotale San Pio X nella Chiesa cattolica romana, è stata sollevata, e non solo da parte ebraica, la questione dell'importanza e della validità della dichiarazione conciliare Nostra aetate (n. 4). Gli ebrei temevano che, attraverso un eventuale atto di reintegrazione di una serie di sacerdoti e credenti con tendenze antigiudaiche, i quali respingono fondamentalmente Nostra aetate, la Chiesa cattolica potesse dare una nuova direzione al dialogo con l'ebraismo o quanto meno che l'importanza di questa dichiarazione conciliare per tutta la Chiesa potesse essere relativizzata. Di fronte agli ebrei, il Santo Padre mi ha incaricato di presentare la questione in maniera corretta: Nostra aetate non è minimamente rimessa in discussione dal magistero della Chiesa, come il Papa stesso ha più volte dimostrato con i suoi discorsi, i suoi scritti e i suoi gesti personali nei confronti dell'ebraismo; un riavvicinamento con la Fraternità Sacerdotale San Pio X non significa assolutamente che le posizioni di detta Fraternità vengano accettate o appoggiate. Per quanto riguarda i vari tipi di testi conciliari, si può certamente fare una distinzione a livello formale; tuttavia, dal punto di vista del contenuto, essi non possono essere separati gli uni dagli altri o contrapposti gli uni agli altri. Nostra aetate non rappresenta dunque un meteorite isolato, caduto direttamente dal cielo e privo di corrispondenze con gli altri testi conciliari. Fin dall'inizio del suo pontificato, Papa Benedetto XVI non ha pertanto lasciato alcun dubbio sul fatto che egli sottoscrive pienamente il concilio Vaticano II e i suoi documenti, nella necessaria visione d'insieme.  Kurt Koch
(©L'Osservatore Romano 8 novembre 2012)
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(SIR by Paparatzinger Blog) - Aggiungo al testo alcune chiose in blu.

La bussola del dialogo
[siamo pieni di bussole. Ma nonostante questo abbiamo perso l'orientamento!]
“Di fronte agli ebrei, il Santo Padre mi ha incaricato di presentare la questione in maniera corretta: ‘Nostra aetate’ non è minimamente rimessa in discussione dal Magistero della Chiesa, come il Papa stesso ha più volte dimostrato con i suoi discorsi, i suoi scritti ed i suoi gesti personali nei confronti dell’ebraismo; un riavvicinamento con la Fraternità sacerdotale San Pio X non significa assolutamente che le posizioni di detta Fraternità vengano accettate o appoggiate”.
La questione lefebvriana è il nodo cruciale affrontato dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, parlando nei giorni scorsi alla Plenaria della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo che si è tenuta in Vaticano dal 28 al 30 ottobre. È la terza volta (dopo gli incontri del 1982 e del 2005) che la Commissione organizza una plenaria riunendo a Roma i consultori e i delegati delle singole Conferenze episcopali, responsabili per i rapporto con l’ebraismo. Tra le questioni affrontate durante l’incontro, un bilancio sui dialoghi intrapresi, una panoramica delle iniziative locali, la possibilità di introdurre una “Giornata dell’ebraismo” a livello delle singole Conferenze episcopali e la celebrazione del 50° anniversario di “Nostra aetate” che avrà luogo il 28 ottobre 2015.
[A proposito di dialogo e di reciproche carinerie, chi era presente alla celebrazione del 40° anniversario di “Nostra aetate”, ricorda che il Rabbino Capo di Roma si alzò e se ne andò sprezzante perché era presente il Card. Lustiger, che aveva il torto di essere un ebreo convertito]

La possibile riammissione della Fraternità San Pio X. 
Nella prolusione – diffusa il 6 novembre - il card. Kurt Koch, che presiede la Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo, dedica il primo paragrafo alla “questione lefebvriana” per chiarire dubbi e false interpretazioni generate dalla “possibilità di una riammissione della Fraternità sacerdotale San Pio X nella Chiesa cattolica romana” e riaffermare che la dichiarazione conciliare “Nostra aetate” è e rimane “a tutt’oggi il documento fondante, la Magna Charta del dialogo della Chiesa cattolica romana con l’ebraismo” nonché “la bussola cruciale di tutti gli sforzi tesi a promuovere il dialogo ebraico-cattolico”. Il cardinale precisa: “È stata sollevata, e non solo da parte ebraica, la questione dell’importanza e della validità della Dichiarazione conciliare ‘Nostra aetate’. Gli ebrei temevano che, attraverso un eventuale atto di reintegrazione di una serie di sacerdoti e credenti con tendenze antigiudaiche, i quali respingono fondamentalmente ‘Nostra aetate’, la Chiesa cattolica potesse dare una nuova direzione al dialogo con l’ebraismo o quanto meno che l’importanza di questa Dichiarazione conciliare per tutta la Chiesa potesse essere relativizzata”. Anche “da parte cattolica – aggiunge il card. Koch - a volte sono state udite voci” [Mons. Gherardini e non solo lui ma molti altri studiosi e teologi: ne ricordo uno per tutti: Mons. Kolfhaus] secondo le quali “Nostra aetate” farebbe parte delle “Declarationes” che avrebbero una minore importanza ed il cui carattere vincolante potrebbe essere considerato più limitato rispetto a quello degli altri testi. Ma non è così perché “dal punto di vista del contenuto” tutti i testi conciliari “non possono essere separati gli uni dagli altri o contrapposti” ma devono essere “visti e considerati seriamente nella loro interrelazione”.
[E dunque vogliamo riaffermare il mito conciliare e rafforzare il nuovo Super-dogma?]

“Nostra aetate” e gli ebrei. 
“Nostra aetate” ricorda “il profondo legame che unisce spiritualmente il popolo della Nuova Alleanza alla stirpe di Abramo”. “Essa – prosegue il card. Koch - afferma in maniera decisa che deve essere evitato ogni disprezzo, svilimento e oltraggio nei confronti dell’ebraismo e, ancora di più, sottolinea esplicitamente le radici ebraiche del cristianesimo. Viene inoltre scardinata l’accusa di ‘deicidio’ che sfortunatamente è stata rivolta in blocco agli ebrei in vari luoghi nel corso dei secoli”. E nella lotta contro ogni forma di antisemitismo, “gli ebrei continuano pertanto ad essere confortati dalla speranza di poter ancora avere nella Chiesa cattolica un’affidabile alleata nella lotta contro l’antisemitismo, che nel mondo odierno non è stato tutt’ora estirpato”.

Benedetto XVI e gli ebrei.

Il Papa alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010
Gratitudine è stata poi espressa dal card. Koch per gli sforzi di dialogo intrapresi da Benedetto XVI “fin dall’inizio del suo pontificato” per “intensificare le relazioni con gli ebrei. Su ciò – ribadisce il cardinale - non può sussistere alcun dubbio”. E nel ricordare le tappe più importanti di questa storia di “amicizia” tra il Papa e gli ebrei, il cardinale chiosa: “Possiamo affermare con gratitudine che nessun altro Papa nella storia ha visitato tante sinagoghe quanto Benedetto XVI”. Anche i dialoghi intrapresi con l’“International Jewish Committee on Interreligious Consultations” (Ijcic) e il Gran Rabbinato di Israele hanno contribuito nel corso di questi 40 anni a tessere rapporti così che “il tradizionale scontro si è trasformato in proficua collaborazione, la bellicosità è stata sostituita dalla capacità di gestire positivamente i conflitti e la semplice coesistenza è divenuta solida amicizia. I legami di amicizia intessuti in questo periodo si sono rivelati resistenti, di modo che è stato possibile affrontare insieme anche temi controversi senza correre il rischio di arrecare danni duraturi al dialogo”. 
[L'amicizia non significa omologazione e il dialogo non implica calamenti di braghe. Il conflitto - che nella questione 'cruciale' della nostra Fede c'è e non può essere negato - non implica necessariamente bellicosità. Si può ben coesistere senza pretendere continue prostrazioni dalla Chiesa e di entrare nelle sue questioni interne. Immaginiamoci cosa succederebbe se qualche vescovo facesse altrettanto nelle questioni ebraiche: loro non sono un monolite; ma certi loro 'frammenti' sono davvero pesanti come macigni. Inoltre giocano duro e il loro gioco purtroppo ha presa su quelli che dovrebbero essere i nostri Pastori!]

22 commenti:

La Chiesa una volta insegnava ha detto...

Il Catechismo di S. Pio X ricorda che gli ebrei sono fuori dalla comunione dei santi, che può essere solo in Cristo:

124. Chi è fuori della comunione dei santi?
E' fuori della comunione dei santi chi é fuori della Chiesa, ossia i dannati, gl'infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

Candido ha detto...

La Dichiarazione Nostra Aetate diventa vincolante?

Se la Nuova Alleanza (vedi S. Paolo) sostituisce la vecchia, come può il card. Koch dichiararla tale?

Allora, scomunichiamo chi per 2000 anni ha insegnato che la Chiesa è il Nuovo Israele?

E questa Chiesa, quindi cos'è? E' tornata al vecchio Israele che ancora rinnega Cristo?

S. Pasquino ha detto...

Dato che sono ignorante vorrei chiedere se e' ragionevole affermare che l'ebraismo moderno non ha niente a che vedere con la religione giudaica, tra l'altro scomparsa definitivamente con la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio, pertanto non possono piu' celebrare il sacrificio che poteva esswere fatto solo li'...i presunti sacerdoti non sono piu' discendenti di Aronne..pertanto le sinagoghe non rappresentano piu' alcuna religione giudaica. Infatti l'ebraismo moderno non e' che un eresia basata sul Talmud e che non ha neanche niente a che vedere con l'Antico Testamento....mi sembra infatti che l'ortodossia dei rabbini di Naturei Karta e' addirittura contro il Sionismo , appunto eresia definita satanica... e se lo dicono loro! Pertanto...di quale ebraismo si parla?Ma che c'entra l'antisemitismo....sempre a terrorizzare la gente con l'antisemitismo!

Anonimo ha detto...

Ma questi sono matti!
Ma il papa pensa 'ste cose? O si tratta di politica filo ebraica?
Ma cosa temono? la tanto potente massoneria ebraica?
Temete Dio!!!

Gederson Falcometa ha detto...

Candido,

Credo che il card. Koch se basa nelle parole del Papa nella omilia della messa a conclusione dell'incontro con il "Ratzinger Schülerkreis". Guarda che cosa ha detto il Papa:

"Ma passiamo a noi, alla Chiesa. Secondo la nostra fede, infatti, la Chiesa è l’Israele che è diventato universale, nel quale tutti diventano, attraverso il Signore, figli di Abramo; l’Israele diventato universale, nel quale persiste il nucleo essenziale della legge, privo delle contingenze del tempo e del popolo". http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2012/documents/hf_ben-xvi_hom_20120902_ratzinger-schuelerkreis_it.html

Il nuovo Israele è molto diverso da un Israele che è diventato universale, perché a dirlo l'accettazione di Cristo è un presupposto. Ma in ogni caso, non si può negare che con il Concilio, la Chiesa è diventata questo universale Israele, mentre Israele significa "uomo che lotta con Dio", non si può negare che da parte del Concilio, la Chiesa ha lottato e lotta con Dio. Soprattutto perché non se definisce le relazioni della Chiesa con il mondo (qualunque esso sia) senza definire il rapporto di Dio con questo mondo. Sembra per voi, che Dio se riferisce al mondo moderno, come è stato stabilito dalla Chiesa nel CVII?

Anonimo ha detto...

Caro Gederson, penso sia il caso di vedere il passo nella sua completezza.

"...Ma passiamo a noi, alla Chiesa. Secondo la nostra fede, infatti, la Chiesa è l’Israele che è diventato universale, nel quale tutti diventano, attraverso il Signore, figli di Abramo; l’Israele diventato universale, nel quale persiste il nucleo essenziale della legge, privo delle contingenze del tempo e del popolo. Questo nucleo è semplicemente Cristo stesso, l’amore di Dio per noi ed il nostro amore per Lui e per gli uomini. Egli è la Torah vivente, è il dono di Dio per noi, nel quale, ora, riceviamo tutti la saggezza di Dio. Nell’essere uniti con Cristo, nel «con-camminare» e «con-vivere» con Lui, impariamo noi stessi come essere uomini in modo giusto, riceviamo la saggezza che è verità, sappiamo vivere e morire, perché Lui stesso è la vita e la verità."

Mi è già capitato di parlarne, ma giova ripeterlo.
A volte il Papa usa un linguaggio non usuale, certamente profondo, a prima vista coinvolgente ma a ben riflettere fluido e da decriptare e, soprattutto sviluppare, per enuclearne alcuni fondamenti inespressi.

In questo passo non manca di dire che la Chiesa diventa il nuovo Israele attraverso il Signore. Poi, però definisce Cristo la Torah vivente. E questo, nei confronti del Signore, mi sembra una diminutio, perché la Torah, cioè la Legge è un dono di Dio una indicazione una illuminazione per la nostra vita, mentre Cristo è la Vita stessa.

In Cristo Signore, che è innanzitutto Dio, nella Persona del Verbo Incarnato, Dio dona Sé stesso e, quindi la Salvezza. Ed è solo Cristo che ci rende possibili le "opere della fede" perché è Lui che scrive la Legge nel cuore del credente che lo accoglie e riceve, attraverso la Fedeltà nella vita di Fede, la 'connaturalità' al Figlio diletto...

Dalle parole del Papa questo si deduce, alla fine. Ma è un discorso ellittico, complesso. Prendere la frase isolata può trarre in inganno.

Anonimo ha detto...

Perchè la chiesa non si occupa della sua missione e gli ebrei non si fanno gli affari loro?

Anonimo ha detto...

C'è un dato di fondo, quindi non marginale sul quale il cardinale sorvola: qual è l'ebraismo da cui nasce il cristianesimo.

Il Signore ha portato a compimento l'Antico Testamento: quello dei giusti che accolsero il messia o lo profetizzarono e quindi credettero in Lui come Abramo, non l'ebraismo che ancora oggi lo rinnega e attende un altro Messia, cioè quello rabbinico-talmudico nato a Yavne dopo la distruzione del Tempio che, anzi, si è trasformato in popolo-terra messianico.

Gli insegnamenti della Dichiarazione Nostra Aetate non hanno precedenti nella Rivelazione Apostolica custodita nei secoli dalla Chiesa e in nessun pronunciamento del suo Magistero infallibile.

Perché quelle innovazioni possano essere da noi accettate dovrebbero venire dogmatizzate solennemente; il che non sembra più esser fatto per nessun insegnamento: tutto resta fluido e cangiante e i nostri punti di riferimento vanno sfaldandosi...
Ma c'è un "piccolo resto" che ancora custodisce, in mezzo al totale disorientamento.

Auxilium Christianorum, ora pro nobis!

Anonimo ha detto...

http://paparatzinger5blograffaella.blogspot.it/2012/11/perche-il-concilio-non-ha-cambiato-la.html

Anonimo ha detto...

...
Ma c'è un "piccolo resto" che ancora custodisce, in mezzo al totale disorientamento


e chi sarebbe questo resto. Tu e i tuoi amici tradiprotestanti? I lefebvriani? O i neocatecumenali? Chi?

Anonimo ha detto...

In questo passo non manca di dire che la Chiesa diventa il nuovo Israele attraverso il Signore. Poi, però definisce Cristo la Torah vivente. E questo, nei confronti del Signore, mi sembra una diminutio, perché la Torah, cioè la Legge è un dono di Dio una indicazione una illuminazione per la nostra vita, mentre Cristo è la Vita stessa.

Perchè il termine Torah, che è stato in bocca a Gesù Cristo, e a cui Egli stesso si è analogato, quando nel vangelo dice di essere la via, dovrebbe essere una diminutio?
Si parte criticando la Chiesa, poi il Papa e alla fine Gesù Cristo.
E infine si vede la protervia solo all'esterno e non anche in noi stessi.

Anonimo ha detto...

e chi sarebbe questo resto. Tu e i tuoi amici tradiprotestanti? I lefebvriani? O i neocatecumenali? Chi?

Chi sono io per dire chi è e dov'è il "piccolo resto"?

Di certo, forse, è trasversale a tutte queste realtà (sorvolando sugli errori di cui i neocat sono in maggioranza vittime mentre i tradiprotestanti non esistono, li avete inventati voi). Solo il Signore conosce il "piccolo resto": questo nei cuori... ma nella retta dottrina esso è riconoscibile in chi custodisce consapevolmente e vive fedelmente gli insegnamenti della Chiesa bimillenaria, rintracciabili anche nei documenti conciliari, ma con gli opportuni "distinguo"...

Come vedi non sono pre-conciliare: non esiste Chiesa pre e post concilio, esiste la Chiesa. Che poi la Chiesa visibile risulti inquinata a causa di tante innovazioni introdotte dal concilio, un vero cattolico non può non vederlo e soffrirlo, oltre che subirlo. Ma resta sempre la Chiesa e un giorno la verità sarà ripareggiata: lo sappiamo de fide!
E il Signore credo ci stia già purificando da tutto questo.

Anonimo ha detto...

Perchè il termine Torah, che è stato in bocca a Gesù Cristo, e a cui Egli stesso si è analogato, quando nel vangelo dice di essere la via, dovrebbe essere una diminutio?
Si parte criticando la Chiesa, poi il Papa e alla fine Gesù Cristo.
E infine si vede la protervia solo all'esterno e non anche in noi stessi.


Io non parto criticando, parto usando la ragione e la Fede e parlo per come certe espressioni risuonano nel mio cuore e nella mia mente.

Non riesco a identificare Cristo- Via con la Torah, perché Cristo Signore è una Persona, è Unico ed è inscindibilmente Via-Verità-Vita.
Concettualmente possiamo vedere la Torah come la "via", perché contiene le indicazioni, la Legge che ci illumina ci istruisce e ci guida; ma Gesù Signore è innanzitutto Dio e Lui incarna la Parola, con la quale è stato creato il mondo, che contiene anche la Torah. Ma dire che Cristo è la Torah, continuo a trovarlo riduttivo...

Insomma, se Cristo Signore è Dio, Dio è al di sopra della Legge, non possiamo identificare Dio con la Legge, che è dono-opera sua, inscritta nella Creazione, ma non identificata con Lui. Ed è Lui come Creatore e Signore che trasforma i nostri cuori per renderci connaturali alla volontà del Padre e non meri esecutori per senso del dovere...

Se questo è criticarLo...

Anonimo ha detto...

Anche se la Torah non è soltanto Legge, ma anche Luce e Illuminazione insieme, è un'operazione divina, ma non penso sia identificabile con Dio... E comunque sono questioni molto sottili e profonde. Posso sempre sbagliare.
Ma questo è quello che vedo e sento oggi.

Anonimo ha detto...

http://www.catholic.co.il/index.php?option=com_content&view=article&id=1457%3Ahelsinki-consultation-2012-berlin-statement-on-the-torah&catid=2%3Alatest&Itemid=9&lang=it

Anonimo ha detto...

Nel suo libro "Un rabbino parla con Gesù" Jacob Neusner, il rabbino citato dal Papa nel Gesù di Nazareth, dice che alla Torah Gesù ha aggiunto, ha sovrapposto se stesso: per i cristiani è la verità di fede da cui non si può prescindere. Per gli ebrei è una pretesa inaccettabile.

Anonimo ha detto...

Candido dice:La Dichiarazione Nostra Aetate diventa vincolante?


La Dichiarazione Nostra Aetate E SEMPRE STATA vincolante!!!

Anonimo ha detto...

La Dichiarazione Nostra Aetate E SEMPRE STATA vincolante!!!

E con quale autorità lo dichiara un Anonimo, se neppure un Papa lo ha mai detto ex cathedra?

Anonimo ha detto...

dice che alla Torah Gesù ha aggiunto, ha sovrapposto se stesso

E così è, Gesù è venuto a dare compimento alla Torah. Non c'è più la Torah di Mosè, c'è Lui.

Comunque per ricordare gli insegnamenti della Chiesa, metto il link a questo documento di Mons. Gherardini: "Sugli ebrei, così serenamente"


Anonimo ha detto...

... un regalo per chi fosse interessato.
Il documento di Mons. Gherardini è scaricabile da qui in formato rtf

Anonimo ha detto...

Gesù in Mt 5,17-19 dice:

"Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto."

Dare "pieno compimento" significa perfezionare e dunque incarnare nel mondo secondo la volontà del Padre.
In ogni caso quella che il Signore Gesù incarna, semmai, è la Nuova Legge, non la Torah di Mosè, che continua nell'ebraismo rabbinico o talmudico nato a Yavne dopo la distruzione del Tempio.

Gesù stesso mette la Legge sullo stesso piano dei Profeti e Lui, che è Dio, resta comunque al di sopra della Legge e dei Profeti, che non oltrepassa, ma che porta a compimento. Per questo il Papa parla dell'Israele universale (cioè la Chiesa), "nel quale persiste il nucleo essenziale della legge, privo delle contingenze del tempo e del popolo".

Con Cristo è iniziata la Creazione nuova, quella dell'Ottavo giorno, il giorno del Signore.

Jacobus ha detto...

Ciò che afferma il card. Koch non solo è sbalorditivo ma anche scandaloso,
perchè la posizione della Chiesa è sempre stata perfettamente chiara e ben diversa.
E non è nemmeno questione di Magistero, basta leggersi il Vangelo!