Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 14 ottobre 2017

Invito alla lettura. Il mistero dell’Anticristo

Reinhard Raffalt, L’Anticristo – Der Antichrist, traduzione e postfazione di Andrea Sandri, XY.IT Editore (Antaios), 112 p., Euro 13

L’Anticristo. Evoca cose ultime e, per questo, suona come un termine di altri tempi. Eppure, l’Anticristo è una figura chiave del Nuovo Testamento e, dunque, del fondamento stesso della fede, con una potenza evocativa che va ben oltre i margini più ristretti della teologia e, come Nietzsche insegna, invade e permea quelli del pensiero. I termini che evocano sono sempre quelli arcaici e, del resto, anche per questo per due millenni la lingua del rito non ha mai coinciso con quella della quotidianità. È sempre Nietzsche, a sua volta autore di un celeberrimo Der Antichrist, a ricordarcelo con il linguaggio magistralmente poetico ed evocativo del suo Zarathustra.
L’Anticristo ha a che fare col mistero del male e la sua presenza in questo eone mortale. È appena il caso di ricordare che, con sorpresa di un certo pensiero cattolicizzante, forse sin troppo clericale, e con scandalo di un diffuso buonismo, certo sin troppo banale, dell’Anticristo parla solennemente e in maniera esplicita, non un testo preconciliare, ma il Catechismo della Chiesa Cattolica, fortemente voluto da papa Giovanni Paolo II.
 «Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne».
L’Anticristo, è bene precisarlo, non è una cosa da preti e nemmeno da specialisti di escatologia medievale, ma è il mistero stesso della storia e della realtà, o, meglio, è il mistero dell’iniquità che cammina dentro la storia e di cui le cronache ci riempiono gli occhi e le orecchie. Sarà anche per questo che l’ultimo autore italiano a occuparsene è stato il laico Cacciari, con il suo saggio adelphiano sul Kathekon.

È perché il mistero del male è più che mai tragicamente vivo, che si torna a parlarne, in tempi, che Bönhoeffer, il pastore evangelico impiccato dai nazisti poco prima della fine della guerra, definirebbe, con magistrale efficacia, «un’epoca di stupidità», di distrazione verso il nulla. Il che ci mette al riparo da certi ironici e clericalissimi sorrisini.

Molto a proposito, quindi, l’Editore XY.IT, nella sua collana Antaios, pubblica in traduzione italiana il bel saggio L’Anticristo – Der Antichrist di Werner Raffalt, musicologo, giornalista e organista tedesco, a lungo direttore della Biblioteca Germanica di Roma, al quale dobbiamo libri istruttivi e contemplativi, recanti titoli emblematici, da grande amante della cultura italiana, come Fantasia romana e Sinfonia vaticana.

Il fatto che Raffalt non sia stato teologo, ma musicologo e storico dell’arte, ha certamente giovato a rendere le sue pagine un capolavoro di godimento letterario, ma, soprattutto, una miniera di intuizioni, in un grandioso mosaico storico e letterario che si spalanca a pressanti domande sul nostro presente. Il testo risale agli anni della Rivoluzione Culturale del Sessantotto, che sconvolse la vita e la cultura di tutto l’Occidente.

Sono, quindi, ormai passati cinquant’anni dalla sua prima edizione tedesca e proprio gli sviluppi, ecclesiali e culturali di questo lungo periodo, dimostrano quanto vere fossero le tesi ivi contenute. Non si tratta, infatti, solo di una pregevole sintesi storico-culturale della figura biblica dell’Anticristo, ma di una riflessione sulla presunta autonomia dell’uomo occidentale e sulla falsità su cui si fonda. L’Anticristo, infatti, è figlio della menzogna e la menzogna, per parafrasare Chesterton, è fatta di grandi astrazioni, verità parziali e impazzite, attraverso cui si perpetra il grande inganno, come l’idea di «pace mondiale» o di «unità religiosa».

La Postfazione del curatore, Andrea Sandri, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, illustra con gradevole erudizione quanto Raffalt, a sua volta, debba a chi prima di lui, ha toccato questo tema: anzitutto il cardinale John Henry Newman e, poi, il teologo ortodosso Vladimir Solovëv e l’anglicano convertito Hugh Benson, con il suo splendido Lord of the World, per arrivare ai capolavori letterari di Flannery O’ Connor e Selma Lagerlöf, avendo sempre presente la voce, folle e profetica, dell’omonima opera di Friedrich Nietzsche.

Mentre Newmann si sofferma sul principio di tutto, su come il Nemico di Cristo si levi dall’apostasia, dall’allontanamento di cui parla 2 Tess 2,3 («Prima deve avvenire il grande allontanamento, e l’uomo della perdizione dovrà manifestarsi»), Raffalt, dopo aver presentato questa figura nella Bibbia, nell’arte e nella letteratura, illustra come l’Anticristo prenda possesso del Cristianesimo: come una sorta di cavallo di Troia nella Città di Dio – verrebbe da dire, citando Dietrich von Hildebrand.

Il volumetto di Raffalt deve essere letto, dall’inizio alla fine, con pazienza più che ripagata, per cercare di comprendere che cosa sia e quali siano i segni di questa Chiesa senza Cristo. E qui, come ci ricorda il Curatore, Raffalt non è solo il raffinato esteta, che rimpiange la “bellezza” che vede svanire nel grigiore sciatto delle liturgie postconciliari, ma è il pensatore che coglie la rottura, che vede «recidere le radici», il «legame con la storia», «predicare il progresso in terra invece che la consolazione dell’aldilà». Più che giustificata è, allora, la domanda: «E, tuttavia, la bellezza è in quanto tale una categoria storica o persino politica?». Per Raffalt il problema non è il cambiamento in sé, ma la rottura di un legame e la conseguente riduzione della Chiesa allo spirito del tempo. A noi, al nostro desiderio di rimanere vivi e vigili, il compito di approfondire che cosa questo significhi dentro i nostri giorni. [Fonte]

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto interessante. Da non perdere.

Anonimo ha detto...


Anche Nietzsche? Ancora Nietzsche? ma se era lui che, elettosi a "superuomo", si considerava l'anticristo per eccellenza...

Si tratta certamente di un saggio da leggere con attenzione, per gli spunti che può suggerire in relazione all'apostasia dilagante oggi nella Chiesa cattolica (uno dei segni dell'avvento dell'Anticristo, secondo la tradizione, o della fine del mondo). Ma da leggere con spirito critico, per ciò che riguarda autori come Soloviev e soprattutto Nietzsche.

Il suo "L'Anticristo" è un libello anticristiano molto violento, pieno di odio non solo per "il Cristo" ma anche per san Paolo e gli ebrei, per tutti i valori del cristianesimo. Il cristianesimo per Nietzsche è solo una colossale "bugia", il cui scopo è quello di spegnere gli istinti vitali e far trionfare la massa dei "malriusciti": "un animale domestico, un animale del gregge, una bestia ammalata - [questo è] il cristiano".
Al cristianesimo N. contrappone il buddismo, quale religione enormemente superiore. Il testo di N. è anche violentemente antisemita: "Il Cristo, codesta ultima ratio della bugia, è ancora e sempre l'Ebreo - tre volte l'Ebreo in se e per se...". N. si erge a giudice del cristianesimo e lo condanna senza appello, in blocco.
"L'anticristo" è uno degli ultimi scritti di N. (1888) prima dell'inizio della sua finale follia, che forse era già cominciata, come si evince da questo stesso scritto, nel quale sembra porsi egli stesso come l'Anticristo.
(Tra parentesi: personalmente, non riesco a comprendere l'apprezzamento nei confronti di Nietzsche da parte di tanta cultura cattolica attuale - non dico sia il caso del saggio citato, che non ho ovviamente letto. Certo, N. ha fatto delle critiche acute ai miti della modernità ma lui stesso ha contribuito ad instaurarla, e nei suoi aspetti peggiori, grazie alla sua critica dissolvente dell'etica e della religione da un lato e dei principi della conoscenza dall'altro, tutti e due fondati sulla metafisica classica. Se ha contribuito ad una reazione al tempo necessaria contro il positivismo, ha però introdotto una filosofia dell'azione del tutto irrazionale e profondamente anticristiana. In ogni caso, proprio il riferimento a N. mostra che il discorso sull'Anticristo sia complicato e richieda una accurata analisi, che separi il grano dal loglio).
PP

Anonimo ha detto...

Solo apparentemente OT

http://www.occhidellaguerra.it/cairo-ucciso-un-sacerdote-copto-si-teme-un-attacco-islamista/

Anonimo ha detto...

http://www.maurizioblondet.it/alter-christus/

"Vladimir Solovëv" ha detto...

il teologo *ortodosso* Vladimir Solovëv.
Faccio presente che Vladimir Solovëv, è ormai certo che non solo fu filo-cattolico tutta la vita, ma che sia pure in forma riservata (ma comunque davanti a testimoni ) si convertì al Cattolicesimo.

Anonimo ha detto...

"Bönhoeffer, il pastore evangelico impiccato dai nazisti poco prima della fine della guerra, definirebbe i nostri tempi con magistrale efficacia, «un’epoca di stupidità», di distrazione verso il nulla"

Questo è Satana: uno stupido. E i tempi dell'anti-Cristo sono preparati da satana. C'è anche una omelia del vescovo Fulton Sheen "The Devil" su youtube in cui parla con chiarezza a riguardo.

Il Beato card. Newman ci scrisse 4 omelia, anche quelle su internet: davvero luminoso il suo insegnamento!

Il link a Blondet "Alter Christus" parla del martirio di un sacerdote copto ucciso dai musulmani. Un martirio quello dei Copti che avviene da anni e nessuno dice nulla: l'Egitto è un partner strategico (politicamente), e poi chi se ne frega se i cristiani crepano? il TG3??? Repubblica?? l'Avvenire??? NO! i Copti stanno dando da decenni un "magistero vivente" di cosa sia la Fede Cristiana: una lotta contro Satana!
Cristò profetizzò quando disse che sarebbero venuti tempi in cui chi vi ammazza penserà di dare culto a Dio: ecco l'Islam!

Quel prete copto è stato ucciso per dare culto al dio islamico, che non esiste!Altro che baggianate "abbiamo lo stesso dio"!

grazie

Anonimo ha detto...



Certo, considerare "uno stupido" il Demonio, mi sembra temerario. Quando ha sedotto i nostri progenitori, non sembrava proprio che parlasse come "uno stupido".
Sarebbe bene avere sempre il massimo rispetto per l'astuzia dell'Angelo decaduto, proprio per potersene difendere nel migliore dei modi, con l'aiuto di Dio.
Il Diavolo ha un solo scopo: portare all'Inferno il maggior numero possibile di anime, in odio a Dio e all'uomo, creato da Dio. Se fosse "stupido" non ne acchiapperebbe neanche una.

Anonimo ha detto...

https://thetrueeurope.eu/uneuropa-in-cui-possiamo-credere/
La Dichiarazione di Parigi di un gruppo di intellettuali europei

tralcio ha detto...

E' dotato di intelligenza angelica (è più intelligente di noi).
E' furbo (più di noi), abilissimo nel convincere tentando e nel seminare sospetti su Dio.
Lo fa perché è invidioso dell'uomo, della volontà di Dio sull'uomo e del Verbo Incarnato.
Teme e detesta profondamente la donna che, facendo la volontà di Dio, l'ha permesso.
Lui la volontà di Dio ha scelto di non farla!

Dunque non è stupido in quanto non intelligente, ma lo nel senso di causare un danno ad un'altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé (all'inferno ci è andato e ci resta) o addirittura subendo una perdita, dal momento che i "suoi" li distrugge con lui (promette libertà che ti rendono schiavo, offre "consolazioni" che ti uccidono...), odiandoli tanto quanto odia il Bello, il Buono e il Vero!

I suoi tempi (dell'anticristo) sono profetizzati e Gesù stesso ci ha avvertiti della minaccia, inevitabile nel suo farsi una croce da portare, insinuandosi nella carne stessa della Chiesa Sposa di Cristo. Come avvenuto al tempo della redenzione salvifica, con il sacrificio crocifisso dell'Agnello, in questo tempo l'intelligenza non consiste nell'evitare la Via Crucis, ma nel percorrerla con la volontà di Dio, soccorsi dagli incontri pietosi con la Madre, la Veronica, il Cireneo e certi che la soluzione non sta nell'ennesima falsa illusione, del "scendi dalla croce e ti crederemo"... La fede dello Stabat Mater è quella che "manda in bestia" satana, sconfitto non solo dal Creatore, ma anche da ogni creatura capace di fare la volontà di Dio, affidandosi alla Sua provvidenza.

Ogni Santa Messa è offerta e comunione a quel sacrificio. Ogni Santa Messa è un tempo di eternità sottratto al tempo del mondo, in cui signoreggia satana. Il Regno che conta è altrove ed in ogni Santa Messa, se non siamo lì solo "a mensa", ne facciamo esperienza.

Anonimo ha detto...


ma il diavolo non può in ogni caso realizzare alcun vantaggio per sè, dato che, anche se ha commesso il suo peccato di ribellione una sola volta, è già condannato in eterno. La categoria della stupidità non sembra pertanto applicabile. Non può pentirsi, proprio perché è il diavolo, questa è la condanna in eterno. Mi sembra che qualcuno abbia posto in passato la questione: perché Dio non consente al diavolo di pentirsi? DA qui è forse partita l'eresia di Origene? Evidentemente, troppo grande è stato il suo unico peccato. E' condannato ad usare la sua superiore intelligenza (angelica di origine) in modo appunto "diabolico", il che rappresenta comunque un modo di agire che sembra difficile definire "da stupido". Nostro Signore non attibuisce comunque epiteti al diavolo, non lo offende mai, durante gli esorcismi testimoniati nei Vangeli.

Anonimo ha detto...

Infatti anche "L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!" (Lettera di Giuda)

Testimonianza . ha detto...

Lutero, l'apostata raccontato da Pierluigi Cagliesi a radio Kolbe
https://www.youtube.com/watch?v=CmCaIxvDgBY