Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 11 ottobre 2017

A proposito dell'articolo di Cristiano Lugli sulla Messa VO del Vescovo a Reggio Emilia

Ricevo e volentieri pubblico, felice che a scrivere sia un sacerdote.

Mi sembra opportuna la lettera di Cristiano Lugli nella quale si afferma che la celebrazione di un Vescovo col Vetus Ordo è un fatto nuovo e positivo, ma volendo approfondire il discorso afferma anche che tale atto sarebbe inutile se non portasse ad ulteriori e più ampie azioni.

Trovo che questo auspicio di allargamento del tema, sia fatto anche da Benedetto XVI nel motu proprio "Summorum Pontificum".  
Scrive il Papa: 
"Non c’è contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande e non può essere improvvisamente del tutto proibito”. 
Dunque, se due cose non sono in contraddizione, possono e debbono vivere assieme. 
  • Doverosa è dunque la domanda: -perché la Messa col Vetus Ordo non viene celebrata tutte le domeniche e per le feste di precetto? Perché la si limita ad una volta al mese?  
  • Segue poi una seconda domanda: - perché non insegnare a tutti i giovani preti questa forma liturgica affinché possano rispondere alle domande sempre più frequenti dei fedeli, e possano conoscere fino in fondo la liturgia romana che non nasce dal solo ed esasperato concetto di partecipazione attiva?
Nel suo scritto Lugli chiede anche che il Vescovo faccia chiarezza sugli abusi liturgici e su alcuni aspetti della pastorale che, se non illuminati da precise parole, portano inevitabilmente all’errore. Ogni vescovo non può essere latitante  o credere di aver risposto solo con gesti buoni. Non basta consacrare la Diocesi alla Madonna di Fatima. I più non ne capiscono - o non ne vogliono capire - la portata e racchiudono il fatto dentro un’ ottica devozionale. Era necessario affermare da subito (non solo all’ultimo momento e timidamente) che il “Remilia pride” offendeva Dio perché stravolge la legge naturale; così come doveva essere affermato sin da subito che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati (cfr CCC 2357). Gli atti, non le tendenze.
Si può pregare perché nessuno sia discriminato o emarginato ma non si può minimamente lasciar intendere che vada bene cedere alla tendenza. Sottile è il confine tra una preghiera contro l’omofobia e l’accettazione dell’omosessualita, soprattutto se alla veglia sono presenti - come in effetti accadde -  i rappresentanti delle associazioni LGBT.  Così come, visto l'eco che il fatto ha avuto sulla stampa, occorreva  ricordare che la carità dei fedeli va prima di tutto per i fratelli nella fede (cfr  Gal. 6,10), poi per necessità di tutti a seconda delle possibilità. Ma non può andare, pena il peccato di idolatria, per un tempio di divinità che non sono nulla “perché solo il Signore è Dio”. 

Non posso favorire una fede falsa. Posso e debbo invece aiutare l’uomo nelle sue povertà. Mi riferisco al concerto in chiesa a Novellara, con il ricavato per  devoluto al tempio Indù - come riportato dal quotidiano "La Gazzetta di Reggio" nell'ultima settimana di settembre.
Che la Messa Novus Ordoin molti luoghi non si celebri in modo fedele alle prescrizioni del Nuovo Messale  e che esso venga inteso come una autorizzazione o un obbligo alla creatività” sono ancora parole di Benedetto XVI, pronunciate nella lettera a tutti i vescovi del mondo, che accompagna il motu proprio e che pure poc'anzi ho citato tra virgolette. Il Papa continua dicendo “che ciò portò a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile”.

A questo punto chi ha ragione? Chi applaude alla Messa del 13 ottobre come se essa fosse un fatto risolutivo, o Cristiano Lugli che guarda più avanti e mette sul tavolo alcuni problemi oggettivi, a cui da anni nessuno più mette mano?
Don Giorgio Bellei

9 commenti:

Anonimo ha detto...


Sono disordinati gli atti omo, non le tendenze

Credo sia la formulazione del Nuovo Catechismo. Mi chiedo se corrisponda effettivamente a quanto ha sempre insegnato la Chiesa. Si tratta infatti di stabilire dove sia il peccato, se nell'atto o nella tendenza o in tutti e due. Ciò che conta non è forse il fatto che ci sia o meno il peccato?
Ora, così ho sempre capito io: provare un'attrazione o tentazione omosessuale non è peccato se la nostra volontà non vi aderisce, se la tentazione viene respinta. Ma in se stessa la suddetta "tendenza" come fa a non definirsi "disordinata"? Che significa poi "aderire"? L'adesione può essere solo interna o esterna, diciamo. Esterna, quando si traduce nell'atto, e si ha il peccato. Interna, quando non si traduce in nessun atto, tuttavia il soggetto che la subisce vi si compiace con il pensiero, con le immagini della mente, aderendovi mentalmente anche senza tradurre tale adesione nell'atto esteriore del peccato. E il peccato c'è lo stesso. Si pecca, infatti, anche con l'intenzione solamente, se essa si adagia nella tentazione e vi fila sopra.
Ma il vocabolo e il concetto di "tentazione" sono ancora usati oggi, dalla Chiesa?
Z.

Anonimo ha detto...

Maria, un suggerimento:

se fosse tecnicamente possibile, non sarebbe meglio accorpare questo intervento a quello di Lugli, per evitare di frazionare un discorso che é unico ???

Anna

Sentenza di confessori (in tempi non sospetti) ha detto...

Il male non c'è nel SENTIRE, ma nell'ACCONSENTIRE, ovviamente anche con il pensiero. E ciò vale per tutti i peccati. Anzi, nel sentire e resistere, si acquistano meriti.

marius ha detto...

Ma il nuovo catechismo è affidabile?
È affidabile un testo di riferimento per la cattolicità che dovette mutar versione a 5 anni di distanza?
Ecco cosa capitò proprio a riguardo del concetto di omosessualità:

http://www.30giorni.it/articoli_id_9737_l1.htmIl

Catechismo E L’omosessualità. Variazioni Sul Tema (Di Gianni Cardinale)

Da «tendenze innate» a «tendenze profondamente radicate»

di Gianni Cardinale

Il Catechismo della Chiesa cattolica tratta la questione della “Castità e omosessualità” ai nn. 2357-2359.
Ebbene, per quanto riguarda il capitoletto n. 2358, tra la prima versione del 1992 e l’editio typica, normativa, del 1997, esiste una differenza.
Nel primo testo si parla di «tendenze omosessuali innate», mentre nel testo finale si introduce il concetto di «tendenze omosessuali profondamente radicate» di cui si parla nell’Istruzione pubblicata dalla Congregazione per l’educazione cattolica.

Di seguito riportiamo le due versioni del capitoletto del Catechismo con in neretto le parti che hanno subito la variazione.

n. 2358 del Catechismo della Chiesa cattolica, edizione 1992

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate.
Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale; essa costituisce per la maggior parte di loro una prova.
Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.
Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

n. 2358 del Catechismo della Chiesa cattolica, editio typica 1997

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate.
Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova.
Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.
Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

Giuseppe ha detto...

Beh, caro Marius, questo almeno è stato un caso di opportuna correzione, se consideriamo che quell' "innate" significava né più né meno "sono nati così, non ci possono far niente"; mentre una tendenza "profondamente radicata" può avere varie cause, tra le quali l'ambiente o le proprie scelte o gli stili di vita.

Anonimo ha detto...


Il Nuovo Catechismo sembra preoccuparsi più di evitare che gli omosessuali di entrambi i sessi vengano "discriminati" che di mettere bene in luce e condannare il loro peccato. Il catechismo invece non avrebbe il dovere di spiegarci bene la differenza tra il bene e il male, illustrandoci a dovere la natura del peccato, di ogni peccato?
Parlare poi di "inclinazione oggettivamente disordinata" sembra generico. Anche l'inclinazione a sedurre le donne o di queste a farsi sedurre (libertinaggio) o la passione morbosa che l'avaro ha del denaro etc.: non sono 'oggettivamente disordinate'? In tutti i peccati, non risalta una inclinazione oggettivamente disordinata? Quella che trasforma l'attrazione sessuale naturale in disordine e la parsimonia in avarizia, per restare negli esempi.
Ma "l'attrazione" omo non è qualcosa di naturale che ad un certo punto parta per la tangente. E' in se stessa innaturale. Forse questo voleva dire il CCC, senza usare la parola "naturale", che oggi è proibita, lo sappiamo.
Disordinata, poi, anche soggettivamente, perché il disordine nasce dal cuore dell'uomo, dalla sua incapacità di dominare le passioni (per colpa del peccato originale), dal suo narcisismo, dallo spirito di ribellione a Dio, che lo espone all'azione di Satana, che trasforma il disordine interiore in tentazione irresistibile (o che sembra tale, quando ci rifiutiamo all'aiuto della Grazia).
Il testo del CCC del 1997 corregge l'assurdità di quello precedente, sulla "tendenza omo innata". Innata, non può essere, dal momento che il cromosoma dell'omosessualità non l'hanno mai trovato, checché ne dicano i media. Se fosse innata, la tendenza, allora la natura sarebbe in contraddizione con se stessa. Ma anche parlare di "tendenze profondamente radicate" sembra poco opportuno, sembra render il supposto innatismo con altre parole.
Z.

irina ha detto...

La donna è stata tratta dall'uomo. La femmina solitamente è più minuta e meno appariscente del maschio, nel quale sono più esaltate le caratteristiche della specie di appartenenza. Se non ricordo male K.Lorenz scrisse che questa differenza ha la funzione di proteggere la femmina con la prole, essa può così nascondersi e restare nascosta con i piccoli nella natura, senza essere vista. Nel maschio la grandezza,la potenza, i colori del manto, delle piume, più intensi, vivaci, hanno la funzione di intimidire qualsiasi nemico che lo minacci sia quando va in cerca di cibo per la femmina e i piccoli, sia quando deve proprio difenderli. La femmina ha un tipo di forza diversa dalla potenza del maschio. Questa diversità la vediamo, particolarmente, nella riproduzione dove al maschio è chiesto lo sforzo della inseminazione e alla femmina la gestazione e l'allattamento e la cura del neonato; mentre al maschio è subito chiesto di uscire e procurare di che vivere per tutti e lottare nel mondo. Questi due tipi di forza mi sembra che possano essere definiti: potenza per il maschio, resistenza per la femmina. Ovviamente non è che queste forze siano così meccanicamente divise. Nei fatti la loro distribuzione può essere la più varia. Ai tempi miei si diceva e si studiava che la sessualità si fissa con l'adolescenza, con la pubertà. Anche qui i tempi sono i più vari alcune bambine a nove anni sono già sviluppate, altre a sedici anni non lo sono ancora. Ma più che i fatti fisici è importante che l'ambiente familiare si occupi con discrezione sia della bambina di nove anni sia della ragazzina di sedici. Oggi noi viviamo in un ambiente iper-sessualizzato nel quale i bambini in mille modi, diversi ed ignoti spesso alla stessa famiglia, sono posti davanti a problemi che loro non vivono ancora con piena coscienza. Il fatto della famiglia 'allargata', non aiuta i bambini a fissare il ruolo maschile e/o femminile così è facile che anche il sesso diventi liquido. E qui mi fermo, perchè comincio ad adirarmi con tutti coloro che hanno portato a questo parossismo sessuale anche nella scuola. Di loro penso malissimo.
Voglio aggiungere, anzi ripetere: sono certa che la pubertà porta con sè un grande sconvolgimento che è volto essenzialmente al compimento dello sviluppo fisico ed intellettuale dell'essere umano. La cultura nella quale viviamo sviluppa sia il fisico sia l'intelletto in maniera masturbatoria, cioè in un ripiegamento su se stessi, sia fisico che intellttuale eccessivo, malato; ed è proprio questa cultura della masturbazione che permette ai demoni di incistarsi entro la zona delle mutande. E questo incistarsi demoniaco crea delle abitudini che diventano vizi. Ed oggi, che tutti i limiti sono negati per legge, è chiaro che molti esseri umani non sanno più se sono maschi o femmine o entrambi, cioè la cultura masturbatoria senza limite li fa dubitare e li fa essere ora l'uno ora l'altra. Non ci resta che ringraziare tutti gli operatori 'culturali' che hanno distrutto l'essere umano, la famiglia, la società, che Dio ve ne ripaghi per l'eternità.

Epiphanio ha detto...

Un intervento mirabile, cara sig.ra Irina, e sono d'accordo con Lei riguardo al termine ben trovato per qualificare la cultura odierna. Già san Paolo parlava che il demonio ci tiene dalla carne, e i vizi carnali sono i più difficili da sradicare al punto di diventare una seconda natura.

Anonimo ha detto...

Suonate il corno in Sion
e date l’allarme sul mio santo monte!
Gl 1,13-15; 2,1-2

Mentre dal Santo Monte si tace e non si da' l'allarme le altre campane squillano ed "evangelizzano".
Oggi ho trovato nella cassetta delle lettere questo giornale "Ass . Filantropica chiesa del regno di Dio gli amici dell'uomo ".

Cito :
" In Italia l'opera ha preso inizio nel 1946 a cura di Sebastiano Chiardola (1914–1993), e ha come proprio centro principale Torino che è rimasta sempre legata alla direzione svizzera di Cartigny. Ad oggi essa conta 18 congregazioni più alcuni altri gruppi isolati per un totale di circa 1.000 attivi membri attivi nell'opera di evangelizzazione.