Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 28 marzo 2024

Dedicato ai Sacerdoti per ricordare la loro 'unzione' da non banalizzare né rinnegare. Mai!

A volte ripesco testi già pubblicati che rischiano di cadere nel dimenticatoio, inghiottiti da uno strumento come il blog, agile ed efficace, ma che purtroppo inghiotte inesorabilmente tutti i contenuti. Oggi approfitto per ripubblicare il testo che segue – di oltre un decennio fa ma di certo sempre attuale – soprattutto in riparazione della profanazione del primo Giovedì Santo di Bergoglio, che mi è capitato di segnalare in diretta qui, leggendo con stupito raccapriccio quella sua prima omelia... Sul Giovedì Santo vedi anche qui e qui. Sul Tempo di Passione qui.

UNTI E MANDATI MEDIANTE IL SACRAMENTO DEL SACERDOZIO

Sapete cosa vi ho fatto? Giovanni 13, 12
1. "Oggi si è adempiuta questa Scrittura..." (Lc 4,21). Questo Oggi del Vangelo si riferisce a quel giorno, a Nazaret, quando Gesù si rivelò, per la prima volta, come il Messia, come l'Unto e il Mandato dal Padre. Allora gli fu dato il rotolo del profeta Isaia e lesse le parole: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l'unzione, / e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio..." (Lc 4,18; cfr. Is 61,1). Proprio quell'oggi nazaretano significava allora l'inizio della missione pubblica di Gesù di Nazaret; significava l'inizio del Vangelo. L'inizio "di tutto quello che Gesù fece e insegnò" (At 1,1) in mezzo al popolo della Galilea, Giudea e Samaria. Ora questa missione pubblica s'avvicina alla fine. Nella liturgia mattutina del Giovedì Santo la Chiesa ripete le parole di Nazaret, non soltanto per ricordare quell'"oggi" di allora, ma per introdurci nell'oggi attuale.

Suor Lucia di Fatima: la Russia sarà lo strumento scelto dal Cielo per punire il mondo intero

Suor Lucia di Fatima: la Russia sarà lo strumento 
scelto dal Cielo per punire il mondo intero

Il 26 dicembre 1957, suor Lucia rilasciava una chiarificante intervista a padre Augustin Fuentes che avrebbe dovuto essere il postulatore della causa di beatificazione degli altri due veggenti di Fatima: Francesco e Giacinta Marto.

In questo testo, che trovate qui di seguito, fra le altre cose molto importanti ed attuali, si parla della necessità del Santo Rosario nella lotta contemporanea fra la Chiesa e le potenze delle tenebre, così presenti anche nella sua struttura visibile. La veggente di Fatima ci dice che: "La Santissima Vergine ha voluto dare, in questi ultimi tempi in cui viviamo, una nuova efficacia alla recita del Santo Rosario.

Ella ha talmente rinforzato la sua efficacia, che non esiste problema, per quanto difficile, di natura materiale o specialmente spirituale, nella vita privata di ognuno di noi o in quella delle nostre famiglie, delle famiglie di tutto il mondo, delle comunità religiose o addirittura nella vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto dalla preghiera del Santo Rosario. Non c'è problema, vi dico, per quanto difficile, che non possa essere risolto dalla recita del Santo Rosario. Con il Santo Rosario, ci salveremo, ci santificheremo, consoleremo Nostro Signore e otterremo la salvezza di molte anime.”

Preghiera alla Vergine dall'Appello del Card. Burke / Dal 12 marzo al 12 dicembre 2024

La ricordo ogni giorno fino al termine della novena [qui - qui]. Posto che il blog è uno strumento di comunicazione agile e immediata ma fagocita inesorabilmente i testi. Cliccare sull'immagine per ingrandire

mercoledì 27 marzo 2024

Léon Gromier. La Settimana Santa Restaurata. Traduzione italiana, introduzione e note di Francesco Tolloi.

Ho trovato il testo che segue (qui) di monsignor Léon Gromier (1879-1965), canonico dell’Arcibasilica Patriarcale di San Pietro in Vaticano e consultore della Sacra Congregazione dei Riti. Lo condivido volentieri per capir meglio i prodromi di una infausta riforma liturgica. Precedenti qui - qui - qui. Trattandosi di un contributo piuttosto corposo e dotato di un corpo di note abbondante anche per consentire un'agevole stampa, da qui sarà possibile effettuare il download in formato pdf.

Léon Gromier. La Settimana Santa Restaurata. 
Traduzione italiana, introduzione e note di Francesco Tolloi.

Praelegendum.
Alla fine della Quaresima del 2014, mi trovavo a ultimare una traduzione della celebre conferenza di monsignor Léon Gromier sulla riforma, avvenuta in epoca pacelliana, dei riti della settimana santa. Il mio lavoro non si limitò a una mera traduzione ma allora decisi di formulare alcune considerazioni ed alcuni auspici in una introduzione, nonché di corredare di un apparato di note il testo della citata conferenza. Pubblicai il tutto sul sito del Collegium Divi Marci. A distanza di quattro anni qualcosa è cambiato: la Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha permesso - a certe condizioni e "ad experimentum"- la forma precedente la riforma piana. Allora come oggi ritengo utilissimo il testo di Gromier. Per cause di natura tecnica il sito sul quale pubblicai il lavoro nel 2014 non è accessibile. Questo motivo, unitamente a varie richieste che mi sono giunte per mezzo di amici o con i social, mi suggeriscono di renderlo nuovamente fruibile (anche se si riusciva a reperire nella rete una versione stampabile integrale ed era anche leggibile su alcuni siti web che lo avevano ripreso). Lascio immutato il tutto: sono stati corretti solo dei riferimenti temporali e aggiornato il titolo di Giovanni XXIII allora beato ed oggi santo. Il recente permesso - che non ha mancato di suscitare polemiche sulle quali intendo a breve proporre qualche riflessione - andrebbe in parte ad obbligarmi a una revisione dell'Introduzione che però lascio intatta anche perché testimonia che alcuni semplici voti di allora sono stati, almeno in parte, esauditi.

Il Vaticano spegne le luci per l'"Ora della Terra" per promuovere il "rispetto della nostra Madre Terra"

Si fece buio su tutta la terra: non per la morte di Gesù in Croce ma per il clima. In occasione dell'iniziativa Earth Hour, la sera dello scorso sabato la Cupola della Basilica di San Pietro è restata spenta per un'ora a partire dalle ore 20:30. Un gesto simbolico per sensibilizzare e ispirare le donne e gli uomini del nostro tempo a rispettare la Nostra Madre Terra e ad agire contro la crisi climatica. Qui l'indice degli articoli sul clericalismo politicante di Bergoglio.  Si riconoscono anche gli echi del Sinodo per l'Amazzonia [vedi].

Il Vaticano ha spento ancora una volta le luci esterne per un’ora per “sensibilizzare al rispetto per la Nostra Madre Terra”.

Sabato scorso si sono spente per un'ora, dalle 20:30, le luci dei principali monumenti, compreso il Cupolone di San Pietro in Vaticano. Sarà un ritorno inatteso del vecchio Ufficio delle Tenebre che un tempo scandiva la liturgia degli ultimi giorni della Settimana Santa?

In realtà non c'entra la Settimana Santa: è l'Earth Hour promosso dal WWF. Cui ha aderito con entusiasmo anche il Vaticano. «Spegnendo le luci della Cupola della Basilica di San Pietro per l'Ora della Terra ci uniamo in preghiera e azione, testimoniando la nostra volontà di proteggere la Casa comune' che Dio ci ha affidato, affinché dopo questa breve oscurità risplenda la luce come segno di speranza per un futuro sostenibile e in armonia con la creazione», dichiara padre Enzo Fortunato, neo-direttore della comunicazione della Basilica Papale di San Pietro.
«Si fece buio su tutta la terra» (Mt 27, 45), esattamente come sabato scorso. Questa volta non per Gesù che muore in Croce, ma per il clima.

Preghiera alla Vergine dall'Appello del Card. Burke / Dal 12 marzo al 12 dicembre 2024

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martedì 26 marzo 2024

Oppressione di pensiero. Il silenzio della Chiesa sulla dittatura dell’apostasia nei paesi islamici

Né il Papa né i media hanno denunciato la barbara condanna a morte di sei persone in Libia solo per essersi convertite al cristianesimo. Qui l'indice degli articoli sul filo-islamismo.
Oppressione di pensiero. Il silenzio della Chiesa 
sulla dittatura dell’apostasia nei paesi islamici

Sei condannati a morte per essersi convertiti dall’islam al cristianesimo, per apostasia quindi. Altri dodici imputati che hanno lasciato l’islam per il cristianesimo sono sotto processo e con ogni probabilità verranno condannati a morte. Si prospetta così una strage di cristiani a un tiro di sasso dall’Italia, a Tripoli, in Libia.
La notizia è terribile, fa effetto, eppure non arriva alle prime pagine, è ignorata. Invano tentano di rilanciarla Avvenire, il quotidiano cattolico, e la rivista Tempi, ma nessuno la raccoglie. Misteri dei media.

Si spera solo che i silenzi ufficiali, anche della Chiesa e dello stesso pontefice, coprano un intenso quanto discreto lavoro diplomatico della Segreteria di Stato vaticana, così come della Farnesina per convincere il governo di Tripoli, quantomeno, a commutare la pena. Ma non è detto.

Preghiera alla Vergine dall'Appello del Card. Burke / Dal 12 marzo al 12 dicembre 2024

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lunedì 25 marzo 2024

25 marzo. Dantedì

Veneziani sa cogliere l'essenza e la vera funzione dei protagonisti del pensiero culturale italiano. "Dante, pensatore celeste, fondatore d'Italia. il profeta, pensatore, il filosofo,  il teologo politico, l'esule, il Fedele d'Amore". Alcuni precedenti qui - qui - qui.

25 marzo. Dantedì

Quando il mondo sembra crollare, le civiltà precipitano, i popoli sono disorientati, la solitudine globale prevale, la strada maestra è una sola: tornare al principio e ai principi da cui principiò il nostro cammino. Dante Alighieri è il nostro princeps, l’Inizio da cui discende l’unità geo-spirituale, culturale e linguistica della nostra civiltà. È il poeta, il profeta, il fondatore, lo scrittore e il testimone originario dell’Italia nostra. È l’apice solitario in cui si incrocia il mondo classico; l’Imperium romano, il pensiero antico, la cristianità. In lui prende voce, anima e corpo la civiltà italiana come paradigma della civiltà universale. Dante è il ponte tra l’antichità e la posterità, ma anche tra l’umano e il divino, tra il sacro e la storia. Autentico pontifex, facitore di ponti, come si diceva nell’antica Roma e poi nella tradizione cattolica. Ma al tempo stesso è il precursore tradito, disatteso, inascoltato. Il maestro che non ebbe discepoli.
Dante è il padre della nostra lingua, ma anche l’apostolo e il profeta dell’Italia che verrà. Dopo di lui verranno Petrarca e Machiavelli, Ariosto e poi Vico e Alfieri, Foscolo e Leopardi, e col tempo i grandi sognatori d’Italia, fino agli scrittori, i poeti e i pensatori risorgimentali. Ma Dante fu il primo, il capostipite, nel momento più fosco, in cui non s’intravedeva alcun processo politico unitario neanche in fieri. Non fu Garibaldi, non fu Vittorio Emanuele II, e nemmeno Mazzini e Cavour, o poi la Costituzione italiana, ma fu Dante il vero fondatore d’Italia. Fu lui a dare dignità al terreno primario e comune di una nazione, la lingua. Fu lui a riannodare la civiltà cristiana e la civiltà romana, riconoscendo l’Impero e la Chiesa come i genitori dell’Italia, con ruoli ben distinti. La romanità e la cristianità ebbero altri figli; ma la figlia che ereditò la casa paterna e materna fu l’Italia.
Marcello Veneziani (Da “Dante nostro padre”, 2020)

Se persino i trinariciuti riconoscono l'importanza della religione per avere un futuro (cioè una Patria)

Leggo su Facebook un testo che condivido perché esprime, in termini pungenti ma efficaci, i nostri pensieri sulla temperie in cui siamo immersi e che ci vede testimoni consapevoli e non indifferenti. Ben consapevoli anche che anche l'ipotesi che possa bastare una religione senza FEDE per garantire principi sani e non distruttivi, di fatto vanificherebbe l'Incarnazione di Nostro Signore. Con tutte le conseguenze ben descritte; il che può servire per dare ulteriore ardore alle nostre suppliche.

Se persino i trinariciuti riconoscono l'importanza 
della religione per avere un futuro (cioè una Patria) 

In questo paese ci stanno ancora vecchi e giovani "vecchi comunisti", dei vecchi comunisti disposti anche a pagare sulla loro pelle le loro idee, della serietà che mettevano nella causa, ho sempre avuto rispetto. Soltanto che poi si rivelarono una esigua minoranza: la grande maggioranza era composta da pescicani golosissimi di capitalismo e individualismo arrampicatore: i Napolitano, i D'Alema, i Bersani, altre carogne. 
E allora mi suscita ormai da tempo una certa impressione seguire un dibattito dove qualcuno citando l'opera di Todd (che so di che parla ma non l'ho letta perché è in franzoso) dice dell'importanza della "religione per credere nel futuro", per mantenere viva la coscienza di un popolo, l'intera struttura sociale e dunque produttiva. E quando si smette di credere a una religione, tutto si spengono tutte le luci: si comincia col chiudere le fabbriche, si finisce col non fare più figli, non si fa più nemmeno all'amore [siamo immersi nella pornografia qua, ma io da cattolico arrivo a preoccuparmi che la gente, i ragazzi... al massimo si prostituiscono, ma non scopano, scopano poco, non si cercano: arrivo a preoccuparmene io e sta a vedere che dovrò mettermi a farlo io per tutti].
E questo Putin lo ha capito. 
E mentre si enumerano queste tesi dell'importanza fondamentale della religione per la vita di una comunità, dello stato... il mio occhio cade sui volti dei due comunistoni presento, un versione rasta-rave-comune-canne e l'altro in versione nerd. 
Guardo le loro teste in tutta questa laica apologia della santa religione, e che fanno quei due comunisti a questo punto? Annuiscono vistosamente con la testa. O era il parkinson. 
Se solo qualche paio d'anni fa fosse andato tipo uno come me a ripetere esattamente l'acqua calda che ha scoperto oggi Todd e che noi si sapeva da sempre e da anni (vi ricordate?) annunciavamo il crollo "imminente" di tutte queste illusioni nichiliste e crepuscolo degli dei nietzschiani, nel solo modo possibile, nella tragedia prima della catarsi, se solo l'avessi detto orsono due anni fa mi avrebbero dato non solo dall'integralista cattolico (e tale sono: nel senso che accetto TUTTO il cattolicesimo) ma pure del fascista. Come del resto lo davano a Putin (salvo ovviamente per quel giuggiolone di don Fanzaga che è ancora convinto che in Russia c'è l'URSS e Putin è il primo segretario del PCUS cornutissimo). A questo punto siamo.