Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 18 aprile 2017

La deriva autoritaria ed antieuropea del neo-Sultano Erdogan - Alexandre Del Valle

Sta accadendo in Turchia. Sta accadendo in Europa. Ci riguarda troppo da vicino.

Le divisioni comunitariste proprie della Turchia si sono chiaramente manifestate all'atto degli incidenti in occasione dell'incontro di calcio Lyon-Besiktas. Non bisogna dissociarle dall'aumento di potere di Erdogan. Perché è l'Europa, più che il suo paese, ad essere minacciata dal suo referendum.
Votando «sì» alla revisione costituzionale, gli elettori turchi avanzano verso un nuovo regime iper-presidenziale che conferisce quasi pieni poteri al nuovo Sultano foriero di una sintesi islamo-nazionalista .

Erdogan persegue così un triplice obiettivo:
  • Il completamento di ciò che egli stesso chiama «cambiamento di civilizzazione» nel suo paese che, rompendo con la democrazia liberale e l'Occidente «miscredente», diventerà una Turchia autoritaria, islamica, neo-ottomana e riconciliata con la sua cultura medio-orientale;
  • rimanere al potere fino al 2024 ed essere il leader turco che ha governato più a lungo in Turchia, al fine di detronizzare Ataturk, il padre della Turchia nazionalista moderna, del quale ha gradualmente smantellato tutte le strutture laiche in nome delle riforme europee.
  • impadronirsi dei pieni poteri, compreso quello giudiziario per bloccare in modo permanente le indagini sul suo coinvolgimento (e quello di suo figlio e diversi ministri dell' AKP) in gravi casi di corruzione.
Ricordiamo che queste indagini sono effettuate da giudici e ufficiali di polizia legati al movimento di Fethullah Gulen, già suo alleato politico, che ha cercato di decapitare nel 2013 e è vendicato tentando un colpo di stato nel luglio 2016 .

Il fenomeno dell'Erdogan-autoritario, che è parso deludere e sorprendere diverse anime europee democratiche, non è comunque una novità. Già nel giugno 2013, quando violenti scontri opposero le forze di sicurezza turche ai manifestanti laici e di destra che denunciavano un progetto di riqualificazione urbana di Istanbul mirato a distruggere il parco Gezi in Piazza Taksim (luogo simbolo dei raduni dei democratici e delle minoranze) per costruire al suo posto copia di una vecchia «caserma ottomana», l'opposizione laica e progressista, fatta poi bersaglio di più di 2.000 arresti, ha denunciato la deriva autoritaria di Erdogan sospettato di perseguire da anni la sua «agenda nascosta» islamista. Accusato non solo di autoritarismo, ma anche di megalomania, Erdogan nell'ottobre 2014 ha inaugurato il suo palazzo presidenziale imperiale di 200.000 metri quadrati in stile «neo-selgiuchide» concepito per ricordare la «grandezza del sultanato nel califfato ottomano» costato ai contribuenti turchi 500 milioni di euro. Fin dal momento della sua ascesa al potere supremo nei primi anni 2000, il presidente turco non ha mai nascosto il suo desiderio di diventare l'equivalente moderno di un neo-sultano-califfo, e neppure la sua intenzione di rivedere la Costituzione turca per auto-attribuirsi un potere assoluto.

Ciò riguarda in primo luogo l'Europa

Al di là della posta in gioco cruciale per la sua credibilità e la leadership nazionale e internazionale, la questione riguarda l'Unione europea, per almeno due ragioni.
In primo luogo, perché le derive antidemocratiche e le repressioni registrate nelle «rappresaglie» per il fallito colpo di stato di luglio (140.000 dipendenti esclusi dall'Amministrazione, tra cui 40.000 in carcere: 55 deputati oggetto di procedimenti giudiziari, 130 giornalisti imprigionati; stato d'emergenza permanente; soppressione del partito filo-curdo HDP e di tutti gli oppositori; bombardamento delle aree curde; arresti di migliaia di insegnanti, giudici, attivisti dei diritti umani, militari, etc.), hanno finito col persuadere la maggior parte dei paesi membri dell'Unione europea che l'adesione della Turchia all'Unione europea è sempre più improbabile, se non impossibile.
In secondo luogo, perché la Turchia del sultano neo-ottomano Erdogan si comporta sempre più come «protettiva» della minoranza turca in Iraq, in Siria, a Cipro, nei Balcani, e anche in Europa, dove negli ultimi tempi ha tentato di mobilitare i turchi e i loro discendenti perché votassero massicciamente per lui in occasione del referendum, sapendo che gli elettori turchi potenzialmente a lui favorevoli nell'UE superano il milione e mezzo; il che può fare la differenza in caso di voto incerto.
Ѐ in questo contesto di campagna elettorale che è stata innescata, già da alcune settimane, la peggiore crisi tra la Turchia moderna e l'Europa, in cui alle personalità e ai ministri turchi pro-Erdogan, venuti a predicare (in Germania, Austria, Svezia e Olanda) il sì al referendum sui pieni poteri di Erdogan, è stato vietato il soggiorno e la parola o sono stati ricondotti alla frontiera dopo l'annullamento degli incontri.

La rabbia del Grande Turco

Frustrato per il fatto di non poter mobilitare i suoi elettori turchi europei, per lo più pro-islamisti, il 7 Marzo 2017, l'uomo forte dell'AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo, islamista-nazionalista) al potere dal 2002, ha risposto alle limitazioni europee ritenute «anti-turche» con l'invettiva, l'insulto, le esagerazioni e le minacce ( «più nessun europeo potrà più uscire in sicurezza per le strade» )....
Egli ha accusato il cancelliere tedesco Angela Merkel (peraltro la più conciliante nei suoi confronti fin dall'accordo sui rifugiati siriani) di «comportarsi come i nazisti» e di «insultare la Turchia». Allo stesso modo, quando al ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu - che veniva a perorare in seno alla diaspora turca il «sì» per il referendum del 16 aprile - è stato vietato di parlare in Olanda e poi è stato espulso dal paese il 13 marzo 2017, Erdogan ha risposto con la stessa violenza con dichiarazioni anti-occidentali accusando l'Olanda di «comportamenti naziste», «razzisti» e «islamofobi» e di essere la «capitale del fascismo», avvertendo che gli olandesi «ne avrebbero pagato il prezzo» ... Angela Merkel che (contrariamente alla Francia di François Hollande) ha espresso la sua solidarietà a L'Aia, che il 18 marzo ha autorizzato le manifestazioni curde pro PKK, si è vista contestare da Erdogan che l'ha apostrofata: «sei di nuovo ricorsa a comportamenti nazisti» e l'ha poi accusata di «sostenere i terroristi» (cioè i separatisti curdi che hanno trovato rifugio in Germania). Ancor più, l'irascibile neo-Sultano ha chiesto senza mezzi termini ai turchi e musulmani europei di acquistare «belle auto» di «fare molti figli», e di restare musulmani per diventare ancora più potenti in Europa, un «continente in decomposizione»...
Eppure, sappiamo che l'uomo che accusa la Vecchia Europa di essere «nazista», «razzista» contro i musulmani o «fascista» è il protagonista, a partire dalla metà degli anni 2000, di un radicalismo politico di tipo particolare: il «National-islamismo», che sistematicamente acquisisce dalla doxa di estrema destra più caricaturale : complottismo, xenofobia, antisemitismo, cristianofobia, odio per l'Occidente e per i curdi. Inoltre, non ricorderemo mai abbastanza che il partito di Erdogan è l'alleato politico del partito neo-fascista turco MHP (Partito Nazionalista d'Azione, politicamente favorevole ai molto violenti lupi grigi).

Chiaramente, l'attacco alla vecchia Europa post-totalitaria di cui conosce le pecche (colpevolezza), è parte di una «accusa-rovesciata», tipica della disinformazione e della guerra psicologica. Ѐ tempo che gli europei siano più fermi, richiamino i loro ambasciatori alla minima provocazione ed esigano scuse da parte di Ankara, come Vladimir Putin, che ha saputo farsi rispettare da Erdogan dopo la crisi degli aerei russi abbattuti dall'aviazione turca al confine con la Siria nel novembre 2015. Da allora, mentre il sultano rispetta lo zar russo che gli ha resistito, disprezza la cancelliera tedesca che si è prostrata a lui diverse volte e non è stata ripagata con la stessa moneta per la sua materna pazienza ....
La crisi euro-turca sul referendum e sugli incontri pro-Erdogan vietati in diversi paesi europei ha rivelato la divisione e la vulnerabilità dell'Unione europea, insultata a livelli intollerabili da parte del presidente turco, ma incapace di reagire solidalmente e sottomessa al racket-ricattatorio sui rifugiati - che Ankara minaccia di lasciar passare illegalmente verso i nostri paesi se gli europei non si sottomettono alle esigenze turche sull'adesione e sui visti -. Oltre a ciò, ci siamo resi conto di quanto la Turchia neo-islamista di Erdogan dal 2000 abbia rafforzato la sua influenza sulle minoranze politico-religiose e culturali turche in Europa. Questo fenomeno è molto inquietante, perché l'obiettivo di Recep Taiyyp Erdogan non è altro che quello di evitare l'integrazione dei turchi in Europa e in generale dei musulmani, dei quali sostiene la paranoia (il tema dell'«islamofobia») e che vuole mantenere come soggetti e elementi-cardine dell'estensione dell'influenza strategica del suo paese al di là dei suoi confini; il che non è altro che imperialismo geopolitico e di civilizzazione.

Le basi per la conquista islamica dell'Europa e della Francia

Ѐ in questo contesto di ingerenza turco-islamica in Europa che il franco-turco Ahmet Ogras, attuale vice presidente del Consiglio francese del culto musulmano (CFCM) e presidente del comitato di coordinamento dei musulmani turchi in Francia (CCMTF) sta per diventare il presidente del CFCM, la suprema autorità dell'islam in Francia, succedendo al marocchino Anwar Kbibech. Ricordiamo per la cronaca, per capire chi è Ogras, che egli sostiene l'obbligo del velo per le donne musulmane e ha tacciato da «malato» Manuel Valls nell'estate del 2016, quando l'ex ministro aveva denunciato il velo islamico e il burka. Proprietario di un'agenzia di viaggi specializzata sulla Turchia, Ahmet Ogras è sposato con la cugina della moglie del presidente turco Erdogan e suo fratello Ali Chasal, è impiegato presso il palazzo presidenziale di Ankara al servizio di Erdogan... Ahmet Ogras, più conosciuto per il suo nazionalismo pro-Erdogan che per la sua competenza teologica, è stato anche l'uomo di Erdogan in Europa all'interno dell'Unione dei democratici turchi europei (UETD) ramo di AKP al potere ad Ankara. Non ha mai cessato di fare pubblicamente l'apologia di Recep T. Erdogan come «grande democratico», e ha anche scritto su Twitter: «siamo tutti soldati di Erdogan» ... In realtà, Ogras è stato messo a capo di CCMTF di Ankara nel quadro della strategia offensiva di infiltrazione tendente a rimuovere il suo predecessore, Haidar Demirhurek, ritenuto ostile a Erdogan. Da allora egli è divenuto il tramite dell'influenza comunitaria della DITIB, la struttura pilotata dal governo turco per la gestione delle comunità musulmane turche in Europa.

Mentre l'Austria (anch'essa ricoperta di violenti invettive da parte di Ankara e di Erdogan) ha deciso da due anni di riprendere in mano la gestione delle sue moschee centri islamici e centri educativi musulmani, vietando soprattutto l'intromissione di paesi come la Turchia o quelli del Golfo, troppo ostili all'integrazione, la Francia ha nel frattempo lasciato che Ankara e l'islamismo sovversivo estendessero la loro presa sulle comunità turche sunnite. Proprio come la Francia di François Hollande ha rifiutato di mostrarsi solidale con i paesi europei recentemente minacciati e insultati da Erdogan e ha persino autorizzato il Ministro degli esteri turco e altri funzionari di Erdogan a partecipare a comizi elettorali in favore della riforma autoritaria della costituzione turca, la stessa Francia si prepara a consegnare non solo i suoi francesi di origine turca, ma tutti i suoi cittadini musulmani e l'Islam di Francia alle autorità turche pro-AKP di cui un fedele di Erdogan tra breve prenderà il controllo secondo una strategia neo-ottomana di ingerenza teocratica che la Turchia non tollererebbe mai in senso inverso.

Basta ricordare che lo Stato turco costringe i (pochi) sacerdoti turchi a non avere cittadinanza straniera né fedeltà verso uno Stato straniero  e il Seminario greco-ortodosso di Hakli che normalmente forma preti ortodossi è stato chiuso dal 1974 e mai riaperto, nonostante le proteste delle organizzazioni internazionali e dei paesi occidentali o della Grecia per decenni.
Ricordiamo inoltre che in Turchia
  • un cittadino turco non ha diritto di lasciare l'Islam e convertirsi;
  • che i missionari cristiani sono regolarmente perseguiti penalmente, espulsi o uccisi;
  • due preti cattolici italiani sono stati uccisi lì (Mons Luigi Padovese e Padre Santoro);
  • il leader intellettuale della comunità armena in Turchia, Hrant Dink, è stato ucciso;
  • e che le fondazioni cristiane spogliate da leggi inique ( varlik vergisi ) nel 1942 e altri saccheggi di Stato non sono riuscite a recuperare i loro beni mobili e immobili confiscati, nonostante le riforme democratiche nel quadro della candidatura turca in UE.
Infine, gli Aleviti, setta minoritaria vicina allo sciismo laico, non hanno alcun riconoscimento giuridico cultuale e i non-musulmani non hanno diritto di accedere a posizioni di alti gradi militari o come ministri ... Questo è un paese che non tratta i cristiani e i non-musulmani come uguali; che vieta qualsiasi ingerenza dei paesi cristiani (Grecia, Armenia, UE) nella gestione del culto cristiano in Turchia, e che ha sempre sanzionato penalmente il riconoscimento del genocidio armeno, dà lezioni di moralità anti-islamofoba nella vecchia Europa e controllerà Islam in Francia ...
Alexandre Del Valle, 18 aprile 2017 - Fonte:

23 commenti:

Anonimo ha detto...

Il problema di fondo della Turchia è la perfetta divisione a metà del suo elettorato. Questo paralizza l' azione politica, rende rischiose le "particolari azioni" del governo e non dà garanzia, per questa sua instabilità, all' Europa che l' ha tenuta sempre cara per la sua posizione strategica potrebbe diventare motivo di sofferenza. Per Erdogan la debolezza nei voti, l' ha costretto ad ampliare la sua autorità e l' ha anche rafforzata. Questo è il motivo per cui ha potenziato la sua autorità su tutto. Il problema giudiziario potrebbe anche negoziarlo. Ho visto però tanti dittatori fare così e prima o poi fanno il salto in lungo ed escono di scena.

irina ha detto...

Ringrazio per il panorama aggiornato. Nulla posso verso Mr.Erdogan. Nulla posso verso i signori italiani che si occupano di politica estera e nulla posso verso i signori europei che si occupano di politica estera della UE. Quando noi italici votiamo vuoi per comunali, regionali, nazionali, referendum, qualunque sia il risultato chi lo riceve fa spallucce e lo pone nel cassetto. Se qualcuno ha da consigliarmi che dire e che fare con Mr. Erdogan, ascolterò con grande attenzione in silenzio, e certamente, col tempo, imparerò il da farsi e il che dire a Mr. Erdogan. Sultano.

Anonimo ha detto...

Pretendere fermezza da parte dei leaders europei è illudersi colpevolmente, il sultano in caso di timide reazioni ci mollerebbe i 3 mln. di profughi tutti in una volta e saremmo a posto per sempre, lo sbaglio più grosso è stato commesso dalla Merkel, il resto segue a ruota, in GB sono state annunciate nuove elezioni per l'8 di giugno p.v. perché pare che la Brexit non convenga a nessuno e il british parliament è a pezzi, l'Olanda è di fatto in mano ai turchi, la Francia in mano ai maghrebini, la Germania è ormai Turkenland, noi continuiamo a farci sbarcare decine di migliaia di falsi migranti che ci costeranno, ad oggi, già 1 mld. in più di quelli stanziati per un anno, e l'estate con mare piatto non è ancora iniziata, ma di che si parla? Siamo già vassalli del sultano, non ha nemmeno bisogno di fare domanda per entrare in Europa, già l'ha occupata e la NATO è morta e decomposta da anni, gli USA ci stanno scaricando perché ci considerano pericolosi competitor commerciali e noi sputiamo addosso a Putin, ma vi pare che ci sarà una ferma reazione? Andiamo, raga, la ricreazione per i bambini dell'asilo è finita, adesso si aspetta solo la violenza che si scatenerà a breve. Anonymous.

Anonimo ha detto...

E intanto nella città dove vivo (Imperia) i turchi hanno festeggiato la vittoria del dittatore islamico con caroselli di auto, bandiere e clacson, impunemente, baldanzosamente, provocatoriamente, come dire ... fra poco comanderemo noi, preparatevi !
E altra notizia : una chiesa cattolica a Ventimiglia sarà "prestata" ogni venerdì agli islamici per i loro riti, quindi una moschea ! Se così fosse li stiamo proprio invitando a venire a convertirci ... a loro modo e chissà che il primo a verificare qual'è il loro modo sia proprio il vescovo locale, mons. Suetta !

irina ha detto...

Avete temuto il Brexit? Vedrete come vi spaventerà Erdoxit…
Maurizio Blondet 18 aprile 2017

Silente ha detto...

Ci sono molti motivi per avere antipatia per Erdogan. Ma i motivi di Del Valle non son sono i miei. Del Valle è a favore di una società laica e areligiosa, se non antireligiosa. Io no. Con linguaggio "liberal", Del Valle parla di "deriva autoritaria e antieuropea". Ridicolo. E' triste osservare come anche in ambienti cattolici si ricorra a pensatori di matrice liberale. Noi non siamo anti-islamici perché l'islam è "illiberale" o "contro le donne", oppure, peggio ancora, "omofobo". Abbandoniamo questi miserabili cascami illuministi. Siamo anti-islamici perché l'islam è un tremendo errore teologico e un mostruoso, crudele fenomeno storico e sociale, che ha generato milioni di martiri.

mic ha detto...

Noi non siamo anti-islamici perché l'islam è "illiberale" o "contro le donne", oppure, peggio ancora, "omofobo". Abbandoniamo questi miserabili cascami illuministi.

Dei motivi di fede abbiamo parlato in lungo e in largo in innumerevoli pagine del blog. Ma oltre ad essere credenti siamo cittadini.
In questo nostro tempo la politica è in crisi e dunque manca la rielaborazione - ragionevole e non di parte - dei fatti, rispetto ai nuovi scenari e realtà che impongono nella nostra Europa convivenze tra culture non integrabili, anche perché l'Islam nega i diritti civili che sostituisce con un diritto religioso integralista. Mentre invece l'Occidente deve recuperare i veri diritti basati su valori autentici e non su una pseudo-libertà che diviene "licenza". Su questo non ci piove e anche di questo abbiamo parlato.

Del Valle è uno studioso ed è un laico. Ovvio che ragioni da laico. E non mi formalizzo sul linguaggio quando il contenuto è ineccepibile.

Anonimo ha detto...

Bisogna accettare il male in quanto non dobbiamo celarne né la forza né l'esistenza, ma non dobbiamo rassegnarci ad esso. Bisogna accettarlo come un guerriero accetta la realtà del nemico per meglio vincerlo. Questo consenso è l'opposto della rassegnazione. Il modo più definitivo di abbandonarsi al male sta nel rifiuto a prenderne coscienza.
G. Thibon

Coincidenze? ha detto...

http://www.imolaoggi.it/2017/04/18/turchia-precipita-elicottero-a-bordo-giudici-e-membri-della-commissione-elettorale/

Anonimo ha detto...

Oggi, mentre la fede in Dio svanisce in tutto l’Occidente, i paesi che un tempo erano cristiani continuano a portare il timbro dei due millenni di rivoluzione che il cristianesimo ha rappresentato. E’ la ragione principale per cui, in linea di massima, la maggior parte di noi abitanti delle società post-cristiane, ancora diamo per scontato che sia più nobile soffrire che infliggere sofferenza. E’ grazie al cristianesimo che diamo per scontato che ogni vita umana ha pari valore. Guardando la mia etica e la mia moralità, ho imparato ad accettare che io non sono greco o romano, ma profondamente e orgogliosamente cristiano.
Holland (storico)

Anonimo ha detto...

... Il problema di fondo, sostiene Micalessin, è che «da anni ci rifiutiamo di vedere il vero volto della Turchia: un paese fondamentale musulmano, composto da una parte della popolazione (quella che ha votato, cioè più della metà) che si riconosce perfettamente nella visione islamista-nazionalista di Erdogan. Il presidente ha vinto perché ha offerto ai turchi il sogno di far rinascere l’impero ottomano, quel neo-ottomanesimo a cui ha spesso fatto riferimento parlando dei “nemici crociati” e di un’Europa da sconfiggere a colpi di natalità».
La realtà, secondo Micalessin, è che «la costituzione di Ataturk era solo un tentativo di rivedere la natura della Turchia dandole una veste laica e democratica. Ma di fatto quella era solo una maschera, indossata da Erdogan per tredici anni, prima nel tentativo di entrare in Europa, e ora per realizzare il suo disegno strategico e politico».

Il referendum in Turchia e Erdogan | Tempi.it

Japhet ha detto...

"Gli occidentali si preparino a un'onda di Sharia ed Islam": il documentario choc dal quartiere islamico.
«Dobbiamo essre chiari. Non c’è alcuna differenza tra l’Islam e la Sharia. E’ solo una questione di nome. La democrazia è l’opposto della Sharia e dell’Islam. Noi crediamo che il legislatore è Allah. Allah fa leggi ed è lui che ci dice cosa è permesso e cosa è proibito».
(Video il Messaggero)

Realismo ha detto...

Complici siamo noi il popolo cattolico, la massa dei battezzati che non distingue la destra dalla sinistra, che non prega, vuole aborto divorzio, eutanasia, libertà sfrenata, droga e ruberie e furbizie di ogni genere. Dio si sarà stancato di noi Europei, culla del cristianesimo ma che nei fatti non ne abbiamo voluto riconoscere il fondamento. Di cosa ci lamentiamo? Braccia alzate e persone di fede vera al comando della nazione poiché se non ci sarà integrazione e rispetto tra cristiani e musulmani nel futuro sarà carneficina.

Da Fb ha detto...

Referendum turco:il vero grande segnale di allarme per l’Europa non viene dall’assolutismo di Erdogan e dalla rimozione del formalismo parlamentare (è così almeno da dieci anni) ma dal fatto che cittadini che vivono nelle nostre società abbiano detto chiaro e tondo che il modello cui aspirano non è quello tedesco od olandese o belga ma quello smaccatamente nazionalista di Erdogan, ivi compresa la repressione e il decisionismo personalista. Questa gente non intende tornare in Turchia per la gran parte, pur avendone in mezzi: restano qui, disprezzando il sistema democratico e i valori europei che hanno garantito loro, quantomeno all’inizio, diritti e welfare, ma lo fanno su mandato presidenziale: ovvero, diventare maggioranza, imponendo le regole turche e non rispettando quelle del Paese ospitante

mic ha detto...

Alla luce di quanto si va delineando diventa sempre più indispensabile, da parte del nostri governanti, rivedere la politica di accoglienza.
Perché la conseguenza sempre più drammatica del 'politicamente corretto' cieco e irresponsabile ha creato vere e proprie enclaves sempre più minacciose. Altro che comunità da integrare!

Campanelli d'allarme! ha detto...

"Rinkeby, periferia di Stoccolma, dove la Svezia non è più Svezia, dove l’ultimo censimento comunale del dicembre 2016 dice che il 96% dei residenti è di origine straniera, dove più di 45 etnie si sono barricate e chiuse in una bolla di vetro, restii ad aprirsi alla nazione ospitante in vere e proprie palestre di salafismo. I primi segnali preoccupanti ma totalmente ignorati dalla politica svedese vengono da lontano, da un 8 marzo del 2012, quando una manifestazione in occasione della festa della donna era stata presa a sassate da donne velate e uomini con la barba"
(Luigi Ciancio)

Anonimo ha detto...

«Credo che l’Europa non sia un concetto geografico», affermò il futuro papa Benedetto XVI, per il quale «contrapposta all’Europa cristiana era la Turchia, meglio, l’Impero Ottomano. […] I nostri mondi culturali sono diversi e, con tutto il rispetto che si può e deve avere per l’altro, sarebbe antistorico e anche contro l’anima di questi due mondi pensare di unirli solo per ragioni economiche».
(Card. Ratzinger, 2004)

Aloisius ha detto...

Parole di verità che BXVI ha sempre detto, con coraggio.
Nonostante gli errori, non ha tradito Cristo. L'esatto opposto dell'attuale vescovo di Roma.
Intanto Erdogan si permette di insultare e minacciare l'Europa, incarcerare un cittadino italiano senza prove e nessuno ha il coraggio di rispondergli con fermezza, anche a livello diplomatico.

Ci chiama 'crociati', ma - purtroppo - non lo siamo più.
Gli andrebbe risposto, comunque, che se noi siamo crociati lui è il feroce Saladino che aspira a dominare l'occidente infedele.

Finora, l'unico Capo di Stato che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno tra Islam e Occidente è sotto solo BXVI, da vero Papa.

Luisa ha detto...

Anche in quella che taluni si ostinano a chiamare "chiesa della misericordia", "chiesa della "tenerezza" ecc. = "la chiesa di Francesco" assistiamo ad una deriva totalitaria, ancora un`ennesima prova qui:


"Interdetto sull'ex Gran Maestro. Il papa gli vieta di metter piede a Roma"

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/04/18/interdetto-sullex-gran-maestro-il-papa-gli-vieta-di-metter-piede-a-roma/

Luisa ha detto...

Menzogne, inganni, desinformazione:

http://www.marcotosatti.com/2017/04/19/missili-usa-gas-menzogne-pelo-sullo-stomaco-delle-potenze-occidentali-i-vecchi-trucchi-servono-sempre/

A. ha detto...

Ci chiama 'crociati', ma - purtroppo - non lo siamo più.
Gli andrebbe risposto, comunque, che se noi siamo crociati lui è il feroce Saladino che aspira a dominare l'occidente infedele.
Per lui sarebbe un complimento.
Pensate solo una cosa: con tutti i guai che ha e quelli che combina, trova il tempo di andare a presentare libri di studiosi Turchi che sostengono che Colombo avrebbe trovato moschee in America, specie a Cuba. Ciò perchè i primi ad aver avuto contatti regolari con il Nuovo Continente sarebbero stati dei marinai turchi (o almeno turcofoni) provenienti dall'India.
Comunque, ricordiamoci che lo scontro tra islamisti e kemalisti (cioè massoni, se non sempre di grembiulino, certamente di mentalità) non è la nostra lotta. Non abbiamo motivi di fare il tifo, né per gli uni, né per gli altri.
Mustafa Kemal Atatürk (1881–1938), in maniera originale e tipicamente turca, ha realizzato un regime che adatta alla realtà turca tanto il fascismo, quanto il liberalismo ed il comunismo. Stiamo parlando del generale che umiliò Churchill, sconfiggendolo nella prima guerra mondiale. Churchill, infatti comandava le truppe inglesi sbarcate a Gallipoli di Turchia. Furono annientate totalmente. Poi, a guerra finita fu Kemal a gestire la dissoluzione dell'impero ottomano in seguito alla sconfitta. Massone d'alto rango (e forse discendente dei Dumhen, quegli Ebrei che riconobbero come messia Sabbatai Zevi nel XVII Secolo e, quando quest'ultimo si convertì all'islam, lo seguirono, riuscendo malvisti sia agli Ebrei, che ai musulmani) quando abolì il califfato, fu festeggiato con enfasi dalle massonerie di tutto il mondo. Scrissero allora i massoni, che una festa più grande di quella la avrebbero fatto solo quando sarebbe stato abolito il papato. Scrisse anche dei poemi pieni di irriverenze (per dir poco) verso l'islam. Proclamò la repubblica e si diede con impegno ad occidentalizzare e laicizzare la Turchia. Vietò il velo per le donne (nuovamente permesso solo negli anni '90; oggi le donne turche si possono vedere in giro in tutti i gli abbigliamenti: da quelle avvolte in veli e camicioni a quelle fin troppo scoperte. Non dimentichiamo che i Turchi sono stati gli inventori della "Danza del Ventre"), le diede la parità dei diritti civili con l'uomo, il diritto di voto, mentre sottomise al controllo statale tutte le religioni, islam prima e più di tutte le altre. Vietò l'uso degli alfabeti arabo, armeno, greco e georgiano, prescrivendo l'uso esclusivo dei caratteri latini. Vietò l'uso pubblico di ogni tipo di abito religioso: dalla talare cattolica, allo stricarico degli ortodossi a, ovviamente il fez dei musulmani. Copiò leggi dai codici tedeschi e svizzeri e le rese uniche leggi dello Stato. Promulgò una costituzione in cui l'esercito era incaricato esplicitamente, di fare il custode della Costituzione, in specie dei principi di laicità posti a base della stessa. Pertanto diede all'esercito il compito di attuare colpi di Stato, per impedire la vittoria alla elezioni di partiti religiosi. E l'esercito turco lo ha fatto tre volte, l'ultima nel 1980.

Anonimo ha detto...

"Per quale motivo lo #Stato italiano è in grado di spendere denaro per ripopolare paesi colpiti dagli effetti della globalizzazione, sostenuta dalle nostre politiche, ma non è in grado di trovare dei luoghi di soggiorno per i #senzatetto #italiani?"
(di Pietro Ciapponi)

Anonimo ha detto...

Fin quando non abbandoneremo la religione chiamata "laicismo di Stato", l'occidente non ha nessuna speranza di sopravvivere a tutto questo.
Una falsa ideologia si combatte con una vera ideologia, non con la pistola a piombini.
Ma prima di tutto bisogna che l'occidente faccia pace con Dio (ma al modo di Dio non dell'uomo). Fino ad allora non avremo da proporre nulla e il debole Occidente non potrà che soccombere.

Giuseppe M.