Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 30 marzo 2016

Quegli strani auguri dei Padri Commissari

Riprendo da MiL un articolo di don Alfredo Morselli.

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Sul sito ufficiale dei Francescani dell'Immacolata sono comparsi gli auguri dei Rev. Padri Commissari (Don Sabino Ardito SDB, P. Carlo Calloni OFM Cap., P. Gianfranco Ghirlanda SJ). 

Innanzi tutto, vorrei dire che apprezzo di cuore i loro auspici, e assicuro le mie pur povere preghiere per la riuscita - secondo il Cuore di Cristo e dell'Immacolata - della missione loro affidata.

Detto questo, non posso esimermi dall'esternare qualche perplessità circa le parole che accompagnano gli auguri:
Perché nasca la fede ci vuole la prova della tomba vuota.
Bisogna come Pietro e Giovanni perdere le proprie sicurezze artificiali: allora si avrà il coraggio di entrare nel vuoto.
Bisogna che anche noi troviamo il coraggio di entrare nella «tomba di Dio» che ci costruisce il presunto possesso della verità.
la fede della resurrezione in e con Cristo sta al fondo del vuoto di noi stessi.
Non mi convince del tutto il riferimento all'ingresso, nel sepolcro di Cristo, dei santi Apostoli Pietro e Giovanni.
Detto ingresso è presentato come un "entrare nel vuoto", con la conclusione che "la fede della Resurrezione in e con Cristo sta al fondo del vuoto di noi stessi", perdendo le "sicurezze artificiali".

Le mie perplessità nascono dal fatto che nei racconti evangelici della Resurrezione non si parla mai di "vuoto", né di "tomba vuota"; chi va al sepolcro trova l'"Angelo del Signore" (Mt 28,2), "due angeli i bianche vesti" (Gv 20,12);  chi entra nel sepolcro incontra "un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca (Mc 16,5), "due uomini (…) in abito sfolgorante (Lc 24,4); le donne "non avendo trovato il suo corpo" dicono agli Apostoli "di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo" (Lc 24,23). Pietro e Giovanni trovano "i teli posati là e il sudario (Gv 20, 6-7).
È vero che "non trovarono il corpo del Signore Gesù" (Lc 24,2), e che Pietro "vide soltanto i teli" (Lc 24,12); ma non per questo possiamo parlare di "vuoto", giacché la scena è riempita di luce, di angeli, di presenza divina.
E non mancano i motivi di credibilità della resurrezione: i lini intatti ripiegati, che dissolvono la paura del furto del cadavere: "«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!»" (Gv 20,2). 

Neppure mi convince il discorso sulle "sicurezze artificiali", che "come Pietro e Giovanni" siamo invitati dai commissari a "perdere".
Dal racconto evangelico si evince che tanto i discepoli quanto le donne non avevano nessuna sicurezza, né naturale né "artificiale": quando S. Maria Maddalena va per la prima volta al sepolcro "era ancora buio" (Gv 20,1). Nessuno pensava alla resurrezione e tutti, sinedrio e discepoli, avevano paura di una cosa sola, il furto del cadavere: gli uni temendo che i discepoli potessero sottrarre il corpo e poi dicessero "È risorto"; gli altri temendo che, dopo l'eventuale annuncio della resurrezione, il Sinedrio potesse produrre il corpo di Gesù, a bella posta sottratto, sogghignando: "Ecco il vostro risorto".
I Vangeli non ci parlano di alcuna sicurezza, ma di buio, di dubbio, di paura, che si dissolvono nella corsa verso il sepolcro; questo, sebbene non vi si trovi più il corpo del Signore, non è vuoto, ma pieno di luce e di presenza divina, unite al segno dei lini ripiegati.
S Maria Maddalena incontrerà poi Gesù stesso proprio presso il sepolcro. 
Il dubbio, il vuoto, la paura sono presenti alla partenza del viaggio verso il sepolcro, non all'arrivo. Al sepolcro si abbandonano dubbi, non certezze. Prima dell'arrivo al sepolcro, i discepoli non avevano nessuna certezza - neppure soltanto "umana" - da abbandonare.

Mi chiedo ora che cosa può aver mosso i Rev.di Padri Commissari a scrivere questa strana premessa agli auguri.

Se il messaggio che i Padri vogliono far passare è un'idea per cui con il "vuoto" si intende qualcosa di simile al "nulla" di S. Giovanni della Croce, mi pare che la spiegazione per causas sia un uso un po' accomodatizio della storia sacra.

Mi chiedo il perché di questa forzatura? Non sarà mica una sorta di messaggio implicito circa le "sicurezze artificiali" (i.e. fedeltà alla regola francescana, consacrazione all'Immacolata etc.) del Fondatore e della "vecchia guardia" (per inciso la gran maggioranza) dei Francescani dell'Immacolata, "sicurezze" di cui si ha l'intenzione di fare il "vuoto"?

Avendo seguito con apprensione tutte la recenti vicende dei Francescani dell'Immacolata, l'unico vuoto che vedo è … un Fondatore svuotato di tutto, privato dei suoi figli e delle sue figlie; svuotato della sua reputazione, lasciato in balia, quale mite David - senza alcuna difesa da parte dei nuovi Superiori - , di novelli Simei (cf 2 Sam 16, 5-8; rotocalchi, trasmissioni scandalistiche, scrittori blasfemi, webmaster anonimi), consegnato loro da novelli Assalonne.

Voglia il Cielo che questi auguri pasquali non siano le motivazioni ante litteram di una sentenza - sicurezza artificialissima - già scritta: "Delenda Carthago", "Écrasez l'Infâme", "Distruggiamoli tutti" (Sal 74,8).

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo, questi strani auguri suono esattamente come le parole di ogni capo di un setto...sono parole scelte per manipolare le menti di soggetti, senza significato chiaro perché la vera conoscenza di esse fa parte del segreto gnostico rivelato dai capi agli scelti e agli preferiti...

Osservatore

Anonimo ha detto...

Qui don Morselli ha 100 volte ragione. Le sue perplessitá sono più che giustificate. Come non inorridire alla lettura di quella frase che rigetta la certezza della Rivelazione "il presunto possesso della veritá"?
Dunque questi Commissari spendono la loro vita solo dietro ad un'ipotesi tra le tante e pretendono di regolare la vita religiosa?
TEOFILATTO

Anonimo ha detto...

Queste sono le tipiche espressioni modernistiche con le quali si vuole spingere le persone in direzioni non tradizionali. Ne abbiamo conosciute già diverse: dalla "cattedra dei non credenti" del card. Martini di Milano, al "monastero dei non credenti" in una località presso verona, ecc.

mic ha detto...

Oltre al "vuoto", il "presunto possesso della verità" aveva negativamente colpito anche me.

Annarè ha detto...

Se il vuoto porta alla fede mi chiedo come mai il vuoto che impregna le menti e tutta la società odierna, non porta nessun buon frutto, tanto meno la fede. Non mi pare che il vuoto della teologia moderna abbia aumentato la fede, ha aumentato solo il vuoto dei seminari, che più vuoti di così si muore. Dal vuoto non nasce nulla, se non lo si riempie con del buon seme e della buona terra e lo si annaffia con acqua buona.

Anonimo ha detto...

Quando Monsignor Lefebvre comprese che obbedire alla cricca modernista che aveva infettato Roma, avrebbe significato la distruzione di tutta la sua fraternità scelse di obbedire a Cristo anziché agli eretici che lo volevano ridotto
al silenzio nella distruzione di tutto il suo lavoro.

Oggi nonostante tutto la Fraternità esiste ancora a distanza di 56 anni dalla sua fondazione, se si vuole che l'opera di Manelli sopravviva, dovrò fare lo stesso:
obbedire a Cristo e non ai suoi oppositori che pure imperversano in vaticano, altrimenti sarà la loro fine purtroppo, saranno ridotti ad una variante patetica e modernista dei tanti falsi francescani che imperversano oggi tra un flash-mob e
una pizza.

mic ha detto...

obbedire a Cristo e non ai suoi oppositori che pure imperversano in vaticano, altrimenti sarà la loro fine purtroppo, saranno ridotti ad una variante patetica e modernista dei tanti falsi francescani che imperversano oggi tra un flash-mob e una pizza.

Certi catastrofismi che danno per scontate le peggiori conclusioni non mi piacciono.
Non è ancora detta l'ultima parola. Resta ancora da vedere.

mic ha detto...

I frati fedeli al carisma originario sono ancora la maggioranza e non credo che si lasceranno "normalizzare".

Cesare Baronio ha detto...

"Perché nasca la fede ci vuole la prova della tomba vuota".

La fede non nasce dalle prove materiali: essa è l'adesione e la sottomissione dell'intelletto alle verità divinamente rivelate, per l'autorità di Dio che le rivela. La prova della tomba vuota non pertiene all'ambito della fede, ma a quello della conoscenza, onde giustamente possiamo affermare scimus Christum surrexisse a mortuis vere: lo sappiamo, non lo crediamo. La Resurrezione è un argomento di credentità della nostra Religione, ed una Verità della Fede, ma non deriva dalla tomba vuota, bensì dal credere, come fecero gli Apostoli, alle promesse che il Redentore aveva loro fatto prima della Passione: Gli Apostoli credono alle parole di Pietro, loro Principe, che è entrato per primo nel Sepolcro, ancorché Giovanni l'avesse preceduto in velocità. Il giovane Apostolo attende Pietro, e gli altri prestano fede all'autorità di Pietro, pur non avendo visto coi propri occhi la tomba vuota. Solo Tommaso si professa incredulo, meritando il rimprovero di Cristo: Beati coloro che, pur non avendo visto, crederanno.

Quello dei Kommissari è un travisamento sesquipedale della virtù teologale della Fede, cosa che sconcerta da parte di coloro che dovrebbero giudicare equanimemente la situazione dei Francescani dell'Immacolata, essendo loro richiesto di essere illuminati da una solida formazione dottrinale. Una formazione che, in poche righe, si manifesta assolutamente lacunosa.

"Bisogna che anche noi troviamo il coraggio di entrare nella «tomba di Dio» che ci costruisce il presunto possesso della verità".

Noi non entriamo nella tomba di Dio, casomai in quella dell'Uomo-Dio, morto in quanto uomo, ma immortale in quanto Dio. E poi: la tomba di Dio costruirebbe "il presunto possesso della verità"? Che significa? Che la "prova" della Resurrezione, anziché portare a compimento le attese delle Scritture e testimoniare la divina potenza del Figlio dell'uomo, sarebbe alla base di un fallace possesso della verità? Credere in Cristo risorto significa possedere una verità presunta?

"La fede della resurrezione in e con Cristo sta al fondo del vuoto di noi stessi".

Questo è un concetto alieno al linguaggio cattolico: l'uomo rinato nel lavacro del Battesimo non cerca il vuoto, il nirvana, ma il compimento della propria ragione ultima, che è adorare e glorificare Dio e, tramite ciò, salvare la propria anima. L'uomo è chiamato alla vita soprannaturale, e solo per propria colpa - originale, nel progenitore Adamo; personale, col peccato personale - egli ha infranto l'economia della salvezza che il Creatore aveva voluto per lui sin dall'inizio.

Ho cercato questa citazione, senza trovarne traccia né in italiano, né in francese o in inglese. Sarei tentato di pensare che quest'infelice augurio - vuoto come solo l'inanità modernista è capace di essere - sia il parto della mente di uno dei Kommissari, o quantomeno (a giudicare dal profilo Facebook dei nuovi FFI), un'ardita contaminatio di un peraltro discutibile commento al Vangelo della Veglia Pasquale 2016 (Anno C) di don Antonello Iapicca, missionario in Giappone, pubblicato su Zenit il 26 Marzo.

Il cosiddetto augurio dei Kommissari non dice nulla, non conforta l'anima, non scalda il cuore, non illumina la mente: riesce solo a creare sconcerto e perplessità. Non è altro che un vano sbrodolarsi addosso fatue parole per épater les croyants, alla maniera di Ravasi e dei tanti, troppi sedicenti teologi vaniloquenti della infausta generazione conciliare.

E - quel che è peggio - questo "augurio" getta un'ombra inquietante sulla possibilità di trovare una soluzione al caso dei Francescani dell'Immacolata.

Nicola L. ha detto...

parole circiteristiche direbbe Amerio. Parole anfibologiche se non nebulose e vuote. Che vuol dire "perché nasca la fede"? I destinatari degli auguri non ce l'hanno? Cosa sono "le sicurezze artificiali"? Cosa significa che il presunto possesso della verità" crea una tomba a Dio? ..............Parole che denotano il condizionamento neomodernistico di chi le ha vergate. Una cosa però queste parole la dicono giusta: "entrare nel vuoto". In tre parole si riassume perfettamente il fine che in ultima analisi si propone il modernismo: creare il vuoto. Costruire il nulla. Nicola L.

irina ha detto...

Sono parole dell'oriente, dell'esoterismo. Massonico? Parole spurie.Son cinquanta anni che si sono messi via i libri del Cattolicesimo per studiare tutte le fandonie del mondo, nulla di cui stupirsi se questi padri parlano un'altra lingua ed intendano un'altra cosa da quella che articolano.
Trovo malsano andare dietro a tutti costoro per capire quello che dicono, quello che non dicono, quello che intendono, quello che non intendono. Affari loro. Anche qui è solo l'ignoranza che parla, mentre va a braccetto con la superbia, la millanteria, l'ipocrisia.
Il Signore protegga i Francescani dell'Immacolata, la loro fede,la loro ragione,il loro cuore.
Maria Santissima li tenga riparati sotto il suo bianco azzurro velo, là dove vengono accolti i Martiri ed i Santi.

RR ha detto...

"Perché nasca la fede ci vuole la prova della tomba vuota".

Mi sbaglio o Qualcuno disse : "Beati color che crederanno pur non avendo veduto ?"

Anonimo ha detto...

Alla fine degli anni '90 ero in seminario e quella parlantina della Tomba Vuota, delle Sicurezze Artificiali, del Fondo del Vuoto di Noi Stessi, era esattamente ciò che andava per la maggiore negli ambienti gesuiti e nella comunità di Bose.

Tra i peggiori insulti che mi sono beccato dai preti formatori (e di conseguenza dai colleghi seminaristi) c'erano perle del tipo: "sei troppo apologetico", "non vuoi staccarti dalle tue sicurezze artificiali", "non ti sei lasciato affascinare dalla tomba vuota", "non sei aperto al dialogo", "sei troppo sicuro della tua vocazione"...

Un collega del quarto anno di seminario durante un'omelia-testimonianza disse che non sapeva se il Signore lo chiamava al sacerdozio. Uno così io lo avrei cacciato via a pedate dal seminario (sonore pedate, meritate), invece era esattamente il genere di discorsino che i formatori volevano. A me, che avevo chiesto di entrare in seminario solo dopo aver maturato la certezza di essere chiamato al sacerdozio, contestavano invece che avevo troppe "sicurezze" sulla mia vita.

Ecco spiegata l'origine della parlantina sulle "tombe vuote di Dio" e contro le certezze "artificiali", ultime frontiere della dittatura del moderatismo e del politicamente corretto.

Anonimo ha detto...

Gesù parlò a Pietro e disse: "uomo di troppa fede, perché sei così sicuro della mia divinità? " . E quando apparve agli undici dopo la sua resurrezuone li riproverò per la loro troppa fede. È andata così secondo questi nuovi apostoli. La teagedia della Chiesa odierna è la mancanza di fede, non le troppe sicurezze.

Marco P. ha detto...

Anonimo 7.44:
io più che "peggiori insulti" li definirei i "migliori complimenti" (per la sua Fede), ancorché involontariamente profferiti dai suoi avversari, atteggiamento e modo di fare tipico di chi ha perso ogni contatto con la realtà e vive di e nella ideologia.

In quanto agli auguri è evidente che questi commissari parlano di una fede altra da quella cattolica ed invitano i frati ad abbandonare questa per abbracciare quella. Infatti come dice bene Baronio, la Fede è adesione dell'intelletto alla Verità rivelata, spinti in questo dalla Grazia, questa è la Fede in atto. La Fede in potenza è donata nel Battesimo, ancora per pura Grazia. Quindi è dono e non "nasce" da sé stessa fondandosi su prove o evidenze concrete (vedi appunto la lode del Signore a colore che senza aver visto crederanno). Questo perché la Fede cresce con l'umiltà che piace al Signore, quella di sacrificare a Lui ciò che Lui stesso ci ha dato, in questo caso il ben dell'intelletto, la nostra razionalità che perciò trova il suo vero compimento abbandonandosi alla Fede che non la contraddice ma la completa. Sacrificare cioè rendere sacro, dare tutto a Lui perché in questo risiede la nostra vocazione, quello di ritornare a Lui.
La fede che emerge dal vacuo (è il caso di dirlo) augurio commissariale è un'altra cosa, quella da loro professata; ma a ben guardare, l'accusa originale mossa ai frati era quella di non sentire cum ecclesia, per farlo evidentemente bisogna non presumere di possedere la Verità e bisogna sentirsi vuoti.

Anonimo ha detto...

Questi auguri sembrano una professione di fede:
Non ci sono certezze perché la tomba è vuota.
Di conseguenza, tutto è da inventare.
Mentre per il cattolico, la fede è basata sui fatti, testimonianze autentiche e testi rivelati, sul magistero perenne che ne segue, e richiede l'assenso del fedele, per il modernista, che contesta anche l'autenticità delle Scritture (formengeschichte, redaktiongeschichte), tutto si poggia sul vuoto dei fatti e delle Scritture.
Alla fine i modernisti sono scopritori del nulla, perché dal vuoto non può nascere l'essere e così vivono un'ateismo di fatto: Dio non ha parlato, la tomba è vuota, credo quindi solo ad un dio che mi devo inventare poiché so che esiste un dio (che appunto "non è cattolico" dice il santo Padre).
Ecco perché le frequentazioni ecumeniche, ecco perché vanno a festeggiare i 500 anni del primo modernista che ha fatto scuola senza vergognarsi del loro ritardo.
Lasciamoli perdere nel loro vuoto, viviamo le nostre certezze in attesa dell'ora di Dio e di Maria.
Ai Francescani cosa possono fare quando hanno per voto l'incarnare Maria vincitrice delle eresie.

Anonimo ha detto...

Fede e libero arbitrio

Coloro che credono "senza aver visto", credono alla testimonianza, scritta e orale, di coloro che hanno visto. Perche' alcuni credono e altri non credono? E non solo tra coloro che non hanno visto. Anche tra coloro che videro, ci furono molti che (per superbia) non credettero, ad esempio i capi dei Farisei del tipo di Caifa e altri simili a lui. Entriamo qui nel mistero della predestinazione? Escludendo la fede di tipo sentimentale, istintivo, alla maniera dei Pietisti e dei modernisti, che e' una caricatura della vera fede, perche' e' in realta' in una divinita' fatta a nostra immagine e somiglianza, resta giustamente la fede come adesione del nostro intelletto alla verita' rivelata, adesione che tuttavia non puo' avvenire senza innestarsi (se cosi' posso dire) all'intervento della Grazia. Come sempre insegnato.
Ma allora chi non crede, non crede perche' la Grazia non e' stata fatta scendere su di lui? E allora perche' io credo (e posso sperare con sicurezza di salvarmi) e mia moglie, per fare un esempio, non crede, cosa questa che mi riempie di angoscia giorno e notte? ("Uno sara' preso e uno lasciato"?). S.Paolo pero', nel famoso passo della Lettera ai Romani, tronca la questione, se non erro. Per cui: chi non crede non crede perche' non vuole credere e non vuole perche' rifiuta, in maniera piu' o meno consapevole, l'aiuto della Grazia. Non credere, e' responsabilita' solo sua. Chi crede invece ha ricevuto l'aiuto divino e l'ha ricevuto perche' "ha bussato e gli e'stato aperto". C'e' quindi predestinazione alla Gloria ma non alla dannazione e in ogni caso il libero arbitrio di ciascuno non viene inficiato quanto al suo uso consapevole. Ma era "predestinato" a bussare? Se era predestinato, allora la liberta' del libero arbitrio? Il mistero non si risolve solo in parte, nel senso che non riusciamo a comprendere tutto fino in fondo (per cui: accettare "l'ignoranza utile" della quale parlava Manzoni?).
Come risponde la grande teologia cattolica del passato a queste terribili domande? Per quanto riguarda gli "strani auguri" giustamente stigmatizzati negli interventi precedenti, qui non ci sono particolari problemi a capire che si tratta di persone che da tempo non solo hanno perso la fede ma ne propagandano una completamente diversa ostile alla vera, frutto del nichilismo del mondo contemporaneo, tutta avvolta nelle pseudo-categorie del decadente pensiero moderno, penetrate da ormai troppo tempo nella teologia cattolica corrente e da essa rimasticate all'infinito. A. R.

Anonimo ha detto...

il "vuoto" rischia poi di esser riempito anche in questo modo, oggi?

http://blog.messainlatino.it/2016/03/vocazione-allapostasia-e-alla-schiavitu.html

Anonimo ha detto...

SUI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA
Quei valorosi Frati che si sono inimicati molti “potenti”
«Dico la mia opinione su alcuni aspetti dell’opera di quei valorosi Frati che, secondo me, li hanno inimicati a molti “potenti”, i quali evidentemente non sono rimasti a guardare. La prima: uno di loro, padre Paolo Siano FI, valente studioso, ha pubblicato volumi e articoli su uno dei più fieri avversari della Chiesa, la Massoneria, mettendone in luce quegli aspetti che, comuni alle varie “obbedienze”, ne rivelano la profonda essenza “luciferina”. Mi hanno colpito per lucidità di analisi e abbondanza di documentazione e sul Timone li abbiamo favorevolmente recensiti. Mi sono fatto l’idea che i vertici “fratellanza”, fiutato il pericolo, abbiano mosso le loro pedine, potendo contare su influenti amicizie dentro e fuori la Chiesa, per arginare la minaccia. E ci siano riusciti. La seconda: i Francescani dell’Immacolata hanno promosso diversi convegni per approfondire il Concilio Vaticano II. Vi hanno partecipato eminenti studiosi, storici, cardinali e vescovi. Ma nessuno di loro appartiene a quella corrente “progressista” che, pur minoritaria, rivendica il “copyright” dell’interpretazione di quella grande assise. Questo, a mio avviso, ha irritato qualche “potente”, che fa del Concilio Vaticano II una sorta di “quarta persona” di una divinità sulla quale non è bene discutere. E difatti quei convegni non hanno avuto seguito» (Gianpaolo Barra, Sui Francescani dell’Immacolata, in “Il Timone”, n.150, febbraio 2016, p. 7).

Luisa ha detto...

Spero che don Morselli non incorrerà nell`ira della nuova dirigenza dei nuovi FFI.

@Cesare Baronio che scrive:

"Sarei tentato di pensare che quest'infelice augurio - vuoto come solo l'inanità modernista è capace di essere - sia il parto della mente di uno dei Kommissari, o quantomeno (a giudicare dal profilo Facebook dei nuovi FFI), un'ardita contaminatio di un peraltro discutibile commento al Vangelo della Veglia Pasquale 2016 (Anno C) di don Antonello Iapicca, missionario in Giappone, pubblicato su Zenit il 26 Marzo."

Pwr info don Iapicca è neocatecumenale dunque sappiamo chi è il suo maestro e dove si trovano i suoi riferimenti.

e pensare che oggi sarebbe commissariata ha detto...

«O mio Gesù...»
Giacinta praticava l’immolazione nascosta per salvare i peccatori, portando una corda stretta attorno al corpo e sopportando in spirito di penitenza ogni contrarietà. Alla fine della sua vita, gravemente ammalata, fu internata in un ospedale di Lisbona, dove morì da sola. «O mio Gesù – furono le sue parole – ora puoi convertire molti peccatori, perché questo sacrificio è molto grande…». (Giacinta Marto, una del veggenti di Fatima)