Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 13 dicembre 2013

Don Ariel: "Uno scisma di fatto"

UNO SCISMA DI FATTO

Lettura socio-ecclesiale circa il problema tedesco - del padre Ariel S. Levi di Gualdo


Il don Ariel S. Levi di Gualdo seduto su
una scultura di bronzo a Monaco di Baviera
«Il vero problema di Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, è quello di sempre: prima sono tedeschi, poi forse cattolici, ma sempre a modo loro e soprattutto con inestinguibile altezzosità teutonica, perché nell'animo profondo sono rimasti l'antico popolo barbaro di sempre e da sempre ostile a Roma e a quella romanità che è centro e motore della universalità cattolica».


Caro Marco Tosatti.

Ho appena letto uno dei tuoi commenti precisi, decisi e delicati nel quale riporti alcune affermazioni dell’Arcivescovo Metropolita di Monaco di Baviera, Cardinale Reinhard Marx [qui], frutto di un evidente errore compiuto dalla buona fede di due diversi pontefici: Benedetto XVI, che costui lo nominò giovane e rampante alla sede arcivescovile bavarese creandolo poco dopo cardinale; e Francesco I, che lo ha voluto nella commissione dei cosiddetti otto saggi. Questo tuo articolo mi ha richiamato alla mente il mio penultimo libro: “E Satana si fece Trino”, che tu stesso hai recensito alla sua uscita [qui]. E visto che certi problemi li ho trattati in passato seguitando a pagare al presente prezzi alquanto elevati per avere osato entrare pubblicamente in certe disquisizioni a dir poco spinose, ho deciso di offrire ai lettori, come incentivo e come pieno supporto al tuo breve ma efficace commento, due paragrafi tratti da questa mia opera, dove riporto come testimone oculare e come sacerdote fatti e situazione di inaudita gravità teologica e liturgica che ho dovuto fronteggiare in diversi contesti del Nord dell’Europa, in particolare nella “cattolica” Baviera la cui sede metropolitana era già retta all’epoca dall’Arcivescovo Reinhard Marx, imminente cardinale, sotto gli occhi impotenti del quale accadeva giorno dietro giorno ciò che in coscienza e in fedele verità ho descritto nei miei resoconti pubblicati poco dopo.

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Dall’Opera: E Satana si fece Trino:

LA GERMANIA TRA SECOLARIZZAZIONE RADICALE E SCISMA DI FATTO, A MAGGIORE RAGIONE: EGO TE ABSOLVO …

… durante i miei soggiorni in Germania notai che gli abitanti di München mi guardavano per strada come se vedessero qualche cosa d’inusuale.
Il tutto mi fu chiaro all’improvviso, quando in una via del centro mi imbattei in un episodio singolare …
«Padre, lei è un prete tedesco».
«No, sono un prete italiano».
Pochi istanti di silenzio, poi un timido sorriso:
«Io sono un’anziana cattolica, moglie di un italiano morto da diversi anni. Ricordo ancora i tempi passati, quando anche i nostri preti andavano in giro per le strade vestiti da preti …».

Un altro sorriso e di nuovo una domanda:
«… da quanto tempo si trova a München?».
«Da un paio di mesi, però vi rimarrò altro tempo ancora».
Un altro sorriso seguito da una domanda che mi lasciò di stucco:
«Quanti preti, vestiti come lei da preti ha incontrato?».
Rimasi un attimo pensieroso, poi risposi:
«A dire il vero mai nessuno».
Sorride di nuovo l’anziana cattolica che si ricordava ancòra i preti vestiti da preti in giro per la sua città:
«Siccome potrei essere sua nonna, vorrei darle un consiglio: rimanga così com’è, prete riconoscibile da tutti, sempre».
Di mesi ne passarono diversi senza mai incontrare un prete vestito da prete per le strade del centro storico di München, che poco dopo soprannominai Bürchen, giocando sulla parola burqa o burka, il vestito nero imposto alle donne da una certa usanza ”islamica”, da sempre giudicata non conforme ad alcuna regola religiosa da eminenti religiosi e altrettanti teologi musulmani. Lo prova il fatto che in alcuni paesi musulmani è proibito, entrare in luoghi pubblici, università, ma persino dentro le stesse moschee, con questo vestimento.
Nella città bavarese di Bürchen, frotte di donne velate scortate da figli e mariti escono da alberghi a cinque stelle per recarsi a far compere nelle più costose gioiellerie e atelier del centro. Da una parte, i preti di München che circolano anonimi per le strade in abiti civili, i più zelanti usano l’abito ecclesiastico solo dentro le chiese, senza farvi però due metri fuori dalla porta. Dall’altra, le donne velate che hanno mutato la capitale bavarese nella Bürchen dello shopping.
Nei paesi capitalisti della morente Europa coi petroldollari si compra di tutto, dall’oro all’incuria sulle violazioni dei veri diritti umani di popoli interi, ridotti alla fame da poche famiglie che detengono l’intera ricchezza del paese, beneficiate all’occorrenza dal silenzioso supporto degli esponenti dell’integralismo laico europeo, pronti a lottare per i “diritti umani” solo quando si tratta di legalizzare la pillola abortiva, od a parlare di sacrosanta laicità quanto esigono tappare ad ogni costo la bocca alla Chiesa Cattolica ed ai cattolici.
Benaccetti siano allora i petroldollari, mentre i preti di quella che fu la cattolica Baviera, hanno ridotto la fede a una faccenda privata che si celebra nel nascondimento delle chiuse mura delle chiese, non più sulle piazze dei testimoni della fede.
Trascorsi alcuni mesi, la mia solitudine fu rotta dall’arrivo di un confratello anglofono e collega di studi a Roma. La prima volta che uscimmo insieme, entrambi in clergyman nero come nostra abitudine, dopo un’ora di cammino per il centro della città il confratello sbotta allegro:
«Capisco che siamo due splendidi indossatori appena scesi dalle passerelle ecclesiastiche del prete-a-porter e che per questo tutti ci guardano ammirati; ciò che mi turba è che finché mi guardano le donne, la cosa rientra nelle regole di natura, se però mi guardano gli uomini, la cosa comincia a preoccuparmi».
Lo rassicurai:
«I primi giorni rimasi colpito anch’io, compresi però presto il motivo di questi sguardi: le persone non sono più abituate a vedere i preti vestiti da preti in giro per la strada. Gli anziani che se li ricordano ancora, vedendoci restano stupìti, come dire: “Ancora non si sono estinti”. I giovani, che invece non li hanno mai visti, al vederci restano incuriositi».
Bisbiglia il confratello mentre da Maximilianstraße entriamo in Max Joseph Platz:
«Quel tale, a distanza ci ha scattato una fotografia».
«Abituati anche a questo, io non ci faccio più caso».
«Meno male che siamo vestiti col clergyman nero, immagina cosa accadrebbe se stessimo andando ad una solenne liturgia con la talare romana indosso».
«Saremo finito su qualche telegiornale della sera, che avrebbe aperto annunciando che in Max Joseph Platz erano stati avvistati due extraterrestri».
Sorrido mentre il confratello domanda:
«Ho appreso dalle guide che nel centro della città c’è la chiesa cattedrale, la sede episcopale, gli uffici dell’arcidiocesi, varie parrocchie, il seminario arcivescovile, più case religiose, la facoltà teologica …».
«Esattamente così».
«E muovendoti da mesi in questa zona, riconoscibile come prete e socievole come sei per indole, non sei mai stato fermato da uno dei 1.300 presbìteri di questa arcidiocesi che ti ha avvicinato per presentarsi e per chiederti da dove venivi e che cosa facevi da queste parti?».
Giunti davanti alla libreria cattolica fermo il passo e rispondo al confratello:
«Incontri … saluti ?
Siamo nella Capitale della Germania del Sud, dove ti sorridono e ti accudiscono con somma cortesia, solo però in tutti quei locali, negozi e strutture private, dove col portafoglio alla mano entri per acquistare prodotti o servizi; in quei contesti commerciali ti trattano come una via di mezzo tra un principe ereditario e il messia. Fuori dai rapporti commerciali di acquisto e di vendita, là dove entra in gioco l’accoglienza e la gratuità, troverai totale chiusura. A München i cattolici sono il 55% della popolazione. In certe zone della Baviera oltre l’80%». Come prete devo però dirti di avere incontrato più apertura e ospitalità nella Germania del Nord, in zone dove i cattolici oscillano tra il 4 il 6% della popolazione; nelle zone del Nord, sono stato accolto con estrema e profonda affettuosità umana e cristiana e proprio per questo conservo di esse un ricordo davvero ottimo».
«Mi stai preparando psicologicamente al mio lungo soggiorno?»
«Ti sto rispondendo che da queste parti non sono mai riuscito a entrare in contatto coi preti del luogo, che non conosco e che non ho mai conosciuto; ma soprattutto sappi che ho avuto difficoltà anche a trovare ospitalità per celebrare la Santa Messa. Difficoltà che come prete sarei stato preparato ad affrontare in Vietnam, in Cina o in Arabia Saudita, non però nella “cattolica” Baviera. Quando i primi tempi non ero ancora in grado di celebrare col Messale Tedesco, ai religiosi che con cortese e totale distacco ci ospitano nella loro casa, chiesi più volte se qualcuno poteva aiutarmi. Nessuno volle però farlo, pur avendo tempo per dedicarsi a tante altre cose cattoliche, non cattoliche e persino ludiche. Grazie a Dio i gesuiti di München, contattati dai loro confratelli di Roma, mi misero in contatto con un loro anziano confratello, che mi dedicò il suo tempo e il suo affetto, offrendomi anzitutto una delle cappelle della Casa della Compagnia di Gesù presso l’Università, dove ho potuto celebrare la Santa Messa. È merito di questo gesuita, se oggi celebro in tedesco con tutto il dovuto decoro linguistico; è lui che mi ha insegnato a leggere il messale, ma soprattutto è merito suo se ho potuto celebrare la Messa».
«Stai dicendo il vero o ti stai prendendo gioco di me?».
«Volendo posso narrarti anche di peggio».
«Cosa c’è di peggio, del negare a un prete straniero che non conosce nessuno del posto e dell’ambito ecclesiale locale, l’ospitalità per celebrare la Messa, all’interno di chiese dove della liturgia fanno spesso ciò che vogliono, come ambedue abbiamo amaramente appurato?».
«Hai ragione.
Se non ricordo male proprio ieri sera, il parroco della parrocchia annessa all’abbazia che ci ospita [NdR. L’abbazia benedettina di Sankt Bonifaz] ― dove in diversi mesi di soggiorno non mi è stato mai permesso di celebrare la Messa sia nella chiesa sia nelle numerose cappelle disponibili, tanto meno per l’assemblea dei fedeli ― ti ha narrato soddisfatto che dalla prossima domenica l’omelia al Vangelo sarà fatta da una Gentile Signora¹. Non scendiamo poi nei dettagli di quel che accade durante la celebrazione della Messa, o di quel che viene fatto dell’Eucaristia».
«Ciò che mi colpisce è che non si tratta di una chiesa sperduta tra le lande, ma di una parrocchia nel cuore della Capitale di uno Stato …».
«… e in questa parrocchia centrale ― come accade anche in altre parrocchie centrali ― l’unica volta che ho concelebrato è stato messo in pratica tutto ciò che è proibito dai canoni liturgici, dalle istruzioni e da tutti i successivi richiami fatti dalla Santa Sede, ma soprattutto lesivo alla dignità stessa dell’Ordine Sacerdotale.
Il messale fu usato solo per il prefazio d’offertorio e la preghiera eucaristica, per il resto pura improvvisazione da sociologia salottiera ...² La Liturgia della Parola fu ridotta a una sola lettura e l’omelia fu fatta da una laica. L’altare fu preparato da altrettanti laici, mentre a me, unico concelebrante, fu permesso di avvicinarmi solo al Sanctus, per la preghiera eucaristica. Dopo la frazione del pane, prima che il presbitero avesse fatto la comunione, fu dato un frammento di Sacra Ostia alla laica e al laico, solo dopo a me prete. Poi fu fatta l’elevazione e l’acclamazione: Seht das Lamm Gottes, das hinwegnimmt die Sünde der Welt ³ …
Quando osai allungare la mano su una delle due pissidi deposte sul corporale, per adempiere a ciò per cui sono stato ordinato prima diacono e poi presbitero, fui mandato immediatamente a sedere, perché nonostante la presenza più che abbondante di due preti, la comunione fu amministrata dai due laici ad un’assemblea di circa quaranta persone⁴.
Ricevuta la Sacra Ostia, la gente si muoveva a passeggio in giro per la chiesa con l’Eucaristia in mano⁵, per andare ad auto-comunicarsi ai calici distribuiti sull’altare. Le “chierichette”, bimbette neppure adolescenti, prendevano solerti il calice da sopra l’altare e lo abbassavano ai bimbi più piccoli⁶, perché questi potessero intingervi la Sacra Ostia come un biscottino dentro una tazza di latte⁷. Terminato il Rito di Comunione, la Signora Laica ha purificato i vasi all’altare; il Signor Laico ha riposto la pisside dentro il tabernacolo a schiena diritta, senza accennare neppure un vago segno di riverenza al Santissimo Sacramento. Dopo avere visto e sofferto ciò, non ho più concelebrato, perché tutto questo non è cattolico; perché come prete non posso rendermi complice di ciò che la Chiesa proibisce».
Sorride il confratello:
«Sei sempre così sconvolto da questo fatto, da dimenticare che al termine di quella Messa giungesti in camera mia livido in viso, mettendoti a urlare e a dare pugni sul muro, non ricordi?»
«Ricordo bene».
Ci scambiamo uno sguardo reciproco, poi il confratello prosegue:
«E tutto questo accade nonostante che i vescovi, dopo essere stati richiamati da Roma, abbiano inviato precise indicazioni ai loro presbiteri, facendo presente che ai laici non è consentito proclamare e predicare il Vangelo nelle Chiese durante la celebrazione della Messa; che non è lecito ai fedeli auto-comunicarsi da soli ... A maggiore ragione non capisco perché non lascino celebrare te. Lasciano celebrare persino quel prete pittoresco che si presenta dinanzi ai fedeli con l’orecchino all’orecchio, che non indossa neppure i paramenti sacri, che …».
«Lo hai detto.
Non sono pittoresco, ed oltre a non esserlo hanno capito che sono un prete fedele a ciò che indica l’Ordinamento Generale del Messale Romano; cosa che li induce anzitutto a temere che i fedeli possano fare confronti. Per questo non mi hanno mai permesso di celebrare la Messa, offrendomi solo la possibilità di concelebrare, che equivale all’obbligo coatto di stare ai loro personali canoni liturgici, che non sono però i canoni della Chiesa Universale. Quel che è norma della Chiesa diviene così illecito da impedire, quel che è illecito da impedire, diviene norma da tutelare. Tutto questo non è solo disubbidiente sprezzo verso l’Autorità della Chiesa; tutto questo è diabolico, perché equivale a imporre con violenza un pensiero e uno stile non cattolico dentro la Chiesa Cattolica. Non si mira più a privare il Popolo di Dio della fede, si mira più in alto: privare di fede la Chiesa».
«E dinanzi a tutto questo tu dici di avere conosciuto di peggio?».
«Si.
Una volta fui cercato con urgenza da dei conoscenti che mi chiesero se potevo visitare un cattolico molto ammalato, di nazionalità tedesca ma italiano di nascita, giunto in Germania appena adolescente. Certo che posso visitarlo, risposi, domandai solo perché non vi fosse già andato un prete del luogo, ad esempio il parroco. Mi spiegarono che dopo alcuni diverbi avuti con dei preti per fatti poco edificanti, per protesta si era cancellato dalla lista degli iscritti alla Chiesa Cattolica, cessando di pagare la tassa annuale e perdendo così i diritti di fedele.
Mi precipitai da quest’uomo con un’idea ben chiara: se fosse stato solo ammalato, lo avrei confortato e invitato a chiamare il parroco; se a causa di una grave malattia fosse stato in pericolo di vita, avrei provveduto ad amministrare i sacramenti. Era invece in condizioni gravi, il suo colore giallastro diceva tutto sulle sue condizioni di salute e sul male che lo consumava.
Dopo averlo salutato domandai se avesse mai abiurato la fede cattolica. Rispose di avere sempre creduto nella Chiesa e in tutte le verità di fede da essa annunciate. Detto questo mi narrò di avere avuto attriti per brutte vicende legate a fatti incresciosi, divenuti anni dopo oggetto di pubblici scandali; mai però problemi di fede con la Chiesa. Spiegato il tutto mi disse di voler rinnovare la sua professione di fede insieme a me, che per tutta risposta attaccai: Wir glauben an den einen Gott, den Vater, den Allmächtigen … L’uomo mi interruppe dicendo che per rendere grazie al Signore della mia visita desiderava recitare la Professione di Fede come l’aveva imparata da bimbo, ed attaccò: Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente …
Senza violare alcun canone amministrai l’Unzione degli Infermi a questo figlio della Chiesa e l’assoluzione plenaria prevista dal rito, perché dinanzi a un battezzato in grave pericolo di vita qualsiasi prete, persino un prete dimesso dallo stato clericale e colpito da scomunica, deve impartire l’assoluzione dai peccati.
Negare un sacramento a un morente per quisquilie burocratiche, è cosa aggravata dal fatto che in molte di queste chiese, numerosi preti giocano all’intercomunione o alla così detta ospitalità sacramentale, amministrando ogni domenica l’Eucaristia a protestanti. Non solo sapendo che non sono cattolici, molto peggio: invitandoli loro stessi a riceverla come segno di “fraternità ecumenica” ⁸. Tutto questo i vescovi tedeschi lo sanno bene, anche se dinanzi a cose del genere non usano la solerte severità che usano con chi non versa le tasse alla Chiesa.
Per questi luterani che ricevono il Sacramento dell’Eucaristia nelle chiese cattoliche, la Chiesa Luterana della Germania, passa forse una quota delle proprie tasse statali a quella Cattolica?».
Sbigottito replica il confratello:
«Sono davvero allibito».
«Cosa possiamo rimproverare, a un fedele che si è cancellato per protesta dalle liste di una Chiesa dove la teologia è pura speculazione intellettuale, non di rado fatta in aperta sfida al Magistero della Chiesa; dove la pastorale è arte imprenditoriale di gestione d’azienda; dove le uniche forme di fraternità che si è capaci a manifestare, sono quelle riversate su tutto ciò che non è cattolico? Si può escludere dai sacramenti un cattolico per una protesta politica, ed al tempo stesso amministrare il Sacramento dell’Eucaristia a fedeli protestanti invitati a fare salotto ecumenico nelle nostre chiese? Non occorre andare in giro per le chiese a filmare quel che accade nel corso delle liturgie; non occorre registrare certe omelie, fatte talvolta da laici, alcune volte persino da ministri di culti non cattolici, dinanzi alle quali allibirebbe persino Giordano Bruno da Nola. Non occorre, perché queste cose a Roma le sanno meglio di noi e da prima di noi, resta da capire perché in concreto non facciano niente».
«Forse tra poco qualche cosa di concreto faranno».
«Cosa?».
Ride il confratello:
«Daranno la berretta cardinalizia all’arcivescovo di questa diocesi al primo concistoro, perché per certe sedi il titolo cardinalizio è un diritto, mentre per i titolari di questo diritto sembra non sia un dovere far ubbidire i propri preti alle leggi della Chiesa».
Ammicco e proseguo:
«Se da Roma certi vescovi sono richiamati e obbligati a dare precise direttive ai loro preti, a quel punto invieranno una circolare ufficiale al clero, lasciando semmai trasparire nelle pose ufficiose che si tratta di indicazioni che la Santa Sede li ha obbligati a dare. Così facendo: da una parte soddisfano la richiesta della Santa Sede, dall’altra evitano di inasprire i loro preti. Ricevuta la circolare ufficiale, una larga fetta di preti si sentiranno sfidati da Roma, continuando a fare ciò che vogliono in modo più romanofobico di prima. Il vescovo si sarà messo però con la coscienza in ordine, adempiendo all’esortazione della Santa Sede: ha inviato una precisa, scritta e inutile direttiva ai propri preti».
Sospira il confratello:
«Temo succeda davvero quel che tu dici».
«Il compito dei vescovi non è mandare carte in giro per porsi con le spalle al sicuro ma far rispettare ciò che sulle carte si scrive, anche a costo di arrivare nelle parrocchie all’improvviso durante la celebrazione della Messa, anziché starsene nel proprio ufficio a scrivere best seller più o meno teologici. Giunto d’improvviso a verificare di persona quel che accade, a quel punto il vescovo non dovrebbe esitare a richiamare il parroco davanti ai fedeli al termine della Messa; e se il caso lo richiede, rimuoverlo all’istante dalla guida della parrocchia per avere sfidato l’Autorità della Chiesa e quella del suo vescovo. Solo a quel punto le carte cominceranno a contare qualche cosa, ed i vescovi dimostreranno di essere in vera comunione con Pietro, anziché giocare a salvare capra e cavoli in un continuo nulla di fatto».
Replica il confratello:
«Forse a Roma temono che un agire d’autorità possa scatenare una ribellione, un vero e proprio scisma da parte di una fetta di Chiesa».
«Per paura di uno scisma ufficiale, si preferisce accettare un tacito scisma di fatto e avallarlo così in un certo qual senso? Hai visto che cosa fanno della sacra liturgia, centro di comunione e di unità della Chiesa universale? Vivere una comunione che non c’è, di per sé è uno scisma, soprattutto quando dei canoni, del magistero e delle istruzioni della Chiesa, viene fatto ciò che abbiamo visto fare in giro per le varie chiese, senza che i vescovi si preoccupino più di tanto.
Altra soluzione? Cominciare a mandargli i vescovi da fuori, come si trattasse davvero di una terra da evangelizzare, perché tale è, perché l’episcopato tedesco ― e non parliamo di quello olandese ― ha dimostrato di essere stato incapace a frenare la protestantizzazione e la secolarizzazione della Chiesa. Anzi, alcuni professori-cardinali ne sono stati i diretti fautori. A questa situazione siamo giunti perché i vescovi tedeschi hanno dimostrato di non avere esercitato autorità e controllo sul clero, sui centri di formazione ecclesiastica e sulle facoltà teologiche, dalle quali seguita a sortire il peggio della più ribelle deriva. Dinanzi a certe situazione che oramai hanno valicato la gravità, Roma non può giocare di politica e di diplomazia, perché più salva gli equilibri politici per non irritare nessuno, più le chiese di queste regioni si svuotano. E dopo avere esercitato fino in fondo tutte le migliori prudenze politiche, Roma rimarrà con la sua prudente diplomazia curiale stretta in mano e con le chiese del Nord Europa deserte, o in ogni caso popolate da pochi “cattolici”, che nei concreti fatti risulteranno più protestanti dei protestanti».
Esito alcuni istanti, poi pongo al confratello un quesito pesante come l’intero massiccio roccioso di una montagna:
«Da queste parti, ti senti dentro una Chiesa Cattolica?».
«Più giro per le chiese, più sale in me la strana sensazione di essere finito dentro una Chiesa protestante, che nel suo apparato esterno richiama le forme tradizionali di quella cattolica. Solo però nelle forme esterne. All’interno questa è una Chiesa secolarizzata e protestantizzata; e lo è nella misura in cui si sono secolarizzati e protestantizzati diversi vescovi e un’ampia fetta del loro clero».
«Non trovi indicativo che due persone nate, cresciute e formate in due continenti diversi, appartenenti a due culture diverse, tali siamo tu ed io, stiano provando l’identica sensazione?».
«Secondo te: perché quest’intenso trasporto verso tutto ciò che non è cattolico e quest’indifferenza verso i propri confratelli presbìteri?»
Taglio corto:
Adesso entriamo dentro la libreria, poi all’uscita ti risponderò».
Acquisto il messale grande da altare in lingua tedesca che da tempo desideravo avere al posto di quello piccolo, mentre il confratello curiosa tra gli scaffali.
Usciti fuori il confratello riprende il discorso:
«Dovevi rispondere alla mia domanda di prima».
«Ti rispondo subito: se anziché due preti cattolici fossimo stati due pastori evangelici, ci avrebbero già avvicinati e resi oggetto delle più squisite fraternità ecumeniche. Questi preti, pur offrendo illecita “ospitalità sacramentale” ai protestanti, mostrano di avere perduto la percezione del Sacramento dell’Ordine nel quale sono stati inseriti, che dovrebbe unirli in divina parentela fraterna anche all’ultimo dei preti più sconosciuti di questo mondo, che in quanto prete è un fratello legato a loro nell’Ordine Sacro attraverso il sangue di Cristo. Questo è il vero dramma celato dietro un’apparente mancanza di ospitalità e di accoglienza fraterna. Sta infatti scritto: se non ami il tuo fratello che vedi, non puoi amare Dio che non vedi. Aggiungo: e chi non accoglie l’umanità del fratello, non potrà mai accogliere e scoprire l’umanità del Gesù storico che ci introduce nel mistero del Cristo della fede attraverso i misteri dell’amore, impossibili da penetrare attraverso superbe speculazioni teologiche fatte in antagonismo alla Chiesa, anziché in devoto servizio alla Chiesa».
Non fummo più soli, assieme patimmo e ridemmo, pregammo e celebrammo il Sacrificio Eucaristico, perché come ci ha insegnato il Signore Gesù, dove saranno anche due soli riuniti nel suo nome, Lui sarà sempre in mezzo a loro.
Forse per questo un giorno la Chiesa sarà salva: due confratelli capaci di accogliersi e di vivere la loro ecumenica fraternità sacerdotale cattolica uniti dal sangue di Cristo e dall’amore per Pietro, unica e autentica pietra sulla quale il Signore Gesù edificò la sua sola Chiesa.

Dall’Opera: E Satana si fece Trino:

LA LITURGIA CUORE ECONOMICO DEL POPOLO DI DIO. LE CHIESE VUOTE DEI LITURGISTI CREATIVI, LE CHIESE DEI TRADIZIONALISTI COLME DI GIOVANI. STORIA DI UNA BANCAROTTA FRAUDOLENTA.

Se i grandi economisti dissertano tra loro sui movimenti e sulle strategie future di mercato, la popolazione li lascerà a lambiccarsi i cervelli nei salotti della ricerca scientifica, senza che nessuno se ne curi, dall’operaio all’imprenditore. Ma se le loro speculazioni scientifiche si mutassero da sperimentali in situazioni di grave danno al mondo bancario e dell’alta finanza ponendo il paese a rischio bancarotta, presto insorgerà l’intera popolazione lesa nei suoi interessi e nelle proprie vitali sicurezze.
La grande massa dei fedeli, ovvero il Corpo Mistico della Chiesa, non è interessata alle grandi discussioni teologiche, capaci a rapire solo un pugno di dottori ignoti al grande pubblico cattolico; la massa non conosce nemmeno il nome dei più importanti teologi del Novecento, figurarsi le loro complesse teorie. I fedeli sanno che nella Chiesa c’è stato il Concilio Ecumenico Vaticano II. Se a loro chiediamo cos’è nato da questo concilio, nessuno risponderà citando i suoi principali documenti; nessuno farà riferimento ai famosi teologi chiamati come periti nelle sue assise. All’unisono risponderanno che col concilio s’è principiato a celebrare la Messa nelle lingue nazionali, in particolare quanti all’epoca erano già donne e uomini adulti.
La sacra liturgia — non i temi della teologia dogmatica o della storia della teologia — è il pane quotidiano col quale i fedeli sono a concreto contatto per mezzo dei sacramenti, a partire dal signore dei sacramenti celebrato con le materie del pane e del vino sul quale ruota l’intera vita della Chiesa: l’Eucaristia. Tutto il resto è solo salotto da alta accademia teologica che tocca pochi teologi, non la massa dei fedeli che Vivaddio restano il corpo vivo del Cristo. Cosa quest’ultima non sempre ricordata sulle nuvole dell’alta accademia teologica, dove nel corso degli ultimi decenni troppi dottori si sono ricordati della realtà ecclesiale del Popolo di Dio solo quando i ribelli in lizza hanno tentato di servirsene per caricarlo contro la Chiesa o contro il Collegio Episcopale.
Un’anziana con un’esistenza corollata di disgrazie e malattie, attraverso la sua tenera purezza mi fece percepire, a me suo confessore, quanto fossi misero e piccolo dinanzi alla sua grande fede:
«Io amo talmente Gesù e sono così fedele alla Chiesa, che continuerei ad amare Gesù e ad essere fedele alla Chiesa anche se dei grandi cervelloni dimostrassero che Gesù non era il figlio di Dio, che non è risorto e che non ha voluto nessuna Chiesa su questa terra».
Questa è l’esperienza che manca a certi pifferi della musica da camera teologica, mai usciti dalla dimensione surreale del seminario e del noviziato; perché dal seminario e dal noviziato sono passati direttamente all’accademia teologica. E dal loro iperuranio, dove si citano gli uni con gli altri, sino a giungere all’apoteosi del narcisismo: citare infine solo se stessi, non sono mai usciti. Quel che forse è peggio non intendono manco uscirne, per capire che fuori c’è la realtà della Chiesa nata dalla Pentecoste dello Spirito Santo col suo popolo in cammino.
La situazione dei nostri buoni fedeli è a suo modo riassunta nel provocante atto d’amore fatto da quell’anziana dentro il confessionale, dinanzi alla quale tutt’oggi mi metto in ginocchio.
Se dei teologi partorissero eresie sulla dogmatica trinitaria, la faccenda finirebbe per coinvolgere loro e la Congregazione per la Dottrina della Fede; tutto si risolverebbe dentro una chiusa stanza. Il vasto pubblico dei fedeli a certi dibattiti rimarrebbe indifferente e la loro fede, tiepida o profonda, non ne sarebbe intaccata. Se certi teologi cominciano a minare il delicato campo liturgico sul quale il Popolo di Dio è abituato a muoversi, a partire dal Sacramento del Battesimo sino alle esequie con le quali si affida l’anima del defunto alla divina misericordia, possono crearsi situazioni di forte crisi, perché si andrà a toccare “l’economia” viva dei fedeli, correndo il serio rischio di irritarli prima, di perdere credibilità ai loro occhi dopo, di svuotare le chiese per logica conseguenza appresso.
Giocando di esperimenti eccentrici e di stravaganze esotiche, si può finire con l’uccidere il senso del sacro nel Popolo di Dio. I grandi fautori teologici di certe personalistiche rotture, hanno voluto giocare sin dalla fine degli anni Sessanta a sfidare i fedeli gridando dai pulpiti e dalle cattedre accademiche: «Non vogliamo più un popolo devozionale ma un popolo attivo, partecipe e adulto nella fede». E per ottenere questo si sono lanciati in bizzarrie d’ogni foggia, trovandosi infine con le chiese di tutta Europa semivuote. Giocando con la liturgia, hanno giocato con una materia insolitamente delicata che per i fedeli è sempre stata centro della sacralità e della loro “economia” cristiana, perché intimamente legata alle loro esistenze singole, familiari e comunitarie. La liturgia coi suoi sacramenti, tocca e riempie la vita dei singoli e della comunità cristiana, li purifica e li introduce nella Chiesa sin dalla nascita, li rende partecipi e li nutre col mistero del Corpo e del Sangue di Cristo, li conferma nella fede coi doni dello Spirito Santo, li riconcilia con Dio rimettendo loro i peccati, suggella col sacramento il loro amore, li consola nel dolore e nella malattia, apre loro le porte alla speranza e alla fede nella vita eterna.
Per le loro mille stramberie liturgiche, per le loro “rotture col passato”, per l’uso provocatorio e ideologico dell’Eucaristia, certi registi sono stati infine giudicati e puniti dai fedeli, divenuti davvero adulti come loro desideravano che fossero; ed appena divenuti adulti hanno reagito svuotando le chiese e usando appresso l’arma peggiore: l’indifferenza. Oggi la Chiesa Cattolica d’Europa viaggia in amministrazione controllata e tenta debolmente di evitare la bancarotta, resa fraudolenta da chi prima ha voluto giocare a provocare, poi a rompere con un passato che nella storia del Popolo di Dio rappresenta invece il prezioso evolvere gioioso e doloroso della storia della nostra esperienza cristiana.
La Chiesa si ama e si serve, non si distrugge per rifarla nuova a proprio uso e consumo, perché dalla novità assoluta la Chiesa è nata e nell’assolutezza della più grande novità — il memoriale vivo e santo dell’altare — cresce di giorno in giorno in comunione col Cristo. I “grandi” teologi di rottura non hanno distrutto il passato né riscritta la storia, sono però riusciti a portare a compimento un’opera mirabile: distruggere la fede e il senso del sacro nel Popolo di Dio, suscitando in esso la totale disaffezione ai sacramenti, azzerando le vocazioni in tutti i paesi evoluti e benestanti del mondo nei quali i giovani, per vivere una vita tranquilla e rispettabile, non hanno bisogno di fare i preti […]
in una località europea, benché fossi un prete ospite della Chiesa di quel paese, non esitai a prendere l’iniziativa di allontanare con garbo una donna dall’altare durante una concelebrazione eucaristica, incurante che costei fosse abituata da anni a svolgere in tutto e per tutto le funzioni liturgiche del diacono. Quando il parroco e gli altri concelebranti, giunti in sacrestia dopo la Messa protestarono per il mio gesto, replicai:
«Chiediamo alla Congregazione per il Culto Divino se ho agito male io o se agite male voi a conferire l’esercizio di potestà a chi queste potestà non può esercitarle, né riceverle tramite il ministero istituito, meno che mai tramite la consacrazione al ministero».
Quando uno dei preti rispose:
«Noi non ci rivolgiamo a nessun dicastero del Vaticano, perché non prendiamo ordini da Roma, che brulica gente ottusa che della nostra realtà non capisce niente».
Pacatamente risposi:
«Allora suggerisco a te e a questi Reverendi Signori, di trovare un vescovo del luogo disposto a fondare una chiesa acefala staccata dalla comunione con Roma che possa rispondere alle vostre esigenze; oppure lasciate il sacerdozio, perché dei preti come voi la Chiesa non sa che farsene».
Il prete che rispose a questo modo insegna presso una facoltà teologica, ed un qualsiasi studente-seminarista che non la pensi come lui è destinato a vita dura; ma soprattutto corre il rischio di non riuscire a conseguire il titolo teologico, o peggio di essere dichiarato non idoneo a ricevere il sacerdozio. Perché sono questi ― al di là da tutti i possibili abusi liturgici ― i danni enormi che certi soggetti producono all’interno della Chiesa: recidere le gambe ed escludere dall’Ordine Sacro chiunque non si allinea e non agisce in tutto e per tutto secondo le loro idee balorde.
In un’altra zona del Nord Europa, un Signore Laico giunse in sacrestia mentre mi stavo preparando per la Messa e principiò col dirmi:
«L’omelia di questa domenica la farà la Signora Schröder, illustre teologo presso la facoltà teologica della Capitale. Per la distribuzione dell’Eucaristia non si preoccupi, lei resti a sedere che pensiamo a tutto noi. All’offertorio le porteremo sei calici colmi di vino che lei lascerà sull’altare per la comunione, perché i fedeli andranno a comunicarsi da soli al calice, come noi siamo abituati a fare⁹. Le Signore Weiß e Katz faranno servizio all’altare ricordandole se necessario come muoversi durante la nostra liturgia; preparare l’altare, purificare i vasi sacri e tutto quanto il resto è compito loro.
Le è tutto chiaro?»
Mentre chiedeva se tutto era chiaro stavo stringendomi il cingolo attorno alla vita; strinsi forte il nodo e principiai a rispondere per ordine:
«La Signora Schröder può insegnare in una facoltà teologica con mia viva gioia, perché ciò è lecito e concesso, se però desidera predicare il Vangelo al Popolo di Dio durante la Santa Messa, le dica di andarlo a fare dai luterani durante le loro liturgie, perchè presso di loro è possibile, nella Chiesa Cattolica ancora no. Dato che in Chiesa non ci sono mille persone ma cinquanta scarse senza neppure l’ombra di un adolescente e di un giovane — cosa quest’ultima che in sé dice tutto — l’Eucaristia ai fedeli l’amministro io, senza l’ausilio di ministri straordinari della comunione, che si chiamano “straordinari” perché in assenza del numero necessario di presbìteri, di diaconi e di accoliti istituiti possono aiutare il celebrante a distribuire il Corpo di Cristo ad un consistente numero di fedeli. All’offertorio non porterete affatto sei calici colmi di vino sull’altare e si tolga di testa che io me ne stia seduto mentre l’assemblea si amministra da sola il Sangue di Cristo; e non solo perché ciò è tassativamente proibito, ma perché persino il diacono ― che è un ministro consacrato col primo grado del Sacro Ordine ― durante la Santa Messa la comunione non la prende da solo, la riceve dalle mani del presbìtero. Le Signore Weiß e Katz possono togliersi di dosso i camici per l’assistenza liturgica e rimanere sedute tra i fedeli per partecipare devote alla Messa; la Chiesa non ha ancora istituito le accolitesse e le diaconesse, meno che mai per dirigere il prete durante la “vostra” liturgia, che non è né vostra né mia, ma della Chiesa. Sappia infine che sono stato ordinato prete perché riconosciuto capace di celebrare il Sacrificio Eucaristico secondo i canoni e gli ordinamenti della Chiesa, dunque non ho bisogno che lei mi detti le regole e che due Gentildonne mi si pongano alle costole all’altare per dirmi cosa fare e in che modo farlo.
Le è tutto chiaro?».
L’uomo si dipinse di nero e tentò di rispondere:
«Come prete lei dimostra di non avere alcuna considerazione per la partecipazione attiva dei laici e … ».
L’esperienza mi insegna che certe persone abituate a prendersi molto sul serio, non vanno mai prese sul serio ma solo prese in giro. In certe situazioni il sarcasmo toglie ogni serietà a tutto ciò che di per sé non è serio, ma che come tale viene preso con ardente e cieco radicalismo. Senza altri indugi interruppi il Signor Laico preposto a capo della partecipazione attiva dei laici ponendo a lui una precisa domanda:
«Questa bellissima Signora accanto a lei, è una dèa fiamminga o per caso è sua moglie?».
«Sì, è mia moglie, ma io le stavo appunto dicendo …».
«Complimenti, davvero una splendida moglie».
Tace cercando di capire dove l’interlocutore tentasse di andare a parare, mentre la raffica lo investe repentina:
«Le faccio una proposta: io potrei andare in vacanza alle Isole Maldive con la sua splendida moglie, possibilmente a generose spese del marito preposto a capo della partecipazione attiva dei laici alla Messa, frattanto lei potrebbe rimanere qua a fare il prete; ma dovrà farlo a tempo pieno, non per un’ora settimanale di baldoria all’insegna della creatività selvaggia esercitata in spregio a tutti i canoni della Chiesa in materia di sacra liturgia. Dovrà fare il prete assumendosi del sacerdozio tutto ciò che in onori e oneri esso comporta, ad esempio l’impossibilità per il prete ad avere una bellissima moglie come la sua».
Uscì senza fiatare dalla sacrestia, dove pochi minuti dopo entrò furente l’Illustre Signora Teologo per darmi questo annuncio:
«Signore!
Sono il Dottore Professore Schröder e anzitutto la invito ad avere rispetto per la mia cattedra di teologia, che mi è stata data previa licenza all’insegnamento concessa dal vescovo. Quindi devo pregarla di non celebrare la Messa, perché se lei celebrerà alle condizioni che ha appena dettato, le persone usciranno di chiesa».
«Cara Signora Teologo.
Anzitutto non osi insolentire un prete né chiamarlo con sprezzo “Signore” mentre è già rivestito dei paramente sacri, sbattendo però sul banco della sacrestia i suoi alti titoli accademici, che le garantisco non impressionano né la Santa Madre Chiesa né me. Io non detto nulla, quelle che lei giudica come mie condizioni sono solo i canoni della Chiesa¹⁰ che io ho promesso di applicare in obbediente zelo e di far rispettare dovunque al Popolo di Dio; cosa che lei dovrebbe sapere, se oltre ai titoli accademici ha acquisito davvero una formazione teologica, perlomeno di base. Se poi un vescovo le ha conferito la licenza per l’insegnamento della teologia si figuri a me, indegno partecipe al sacerdozio ministeriale di Cristo, cosa mi ha conferito un vescovo per l’imposizione delle sue mani, la preghiera consacratoria e la sacra unzione, durante un pubblico atto sacramentale solenne che ovunque si celebra investe la vita dell’intera Chiesa universale. Dunque non pensa di dover portare rispetto al sacerdozio, che è un sacramento e che come tale è più sacro di quanto non lo siano le cattedre teologiche, date oggi a chiunque, ovviamente con regolari licenze all’insegnamento da parte dei vescovi diocesani?».
Mi tolsi i paramenti di dosso e me ne andai via.
Una settimana dopo ricevetti una email da un confratello che in quei giorni si trovava negli Stati Uniti d’America:

[…] durante la Messa alla quale ho partecipato, presieduta per di più da un vescovo diocesano, un gruppo di suore ha distribuito l’Eucaristia sul presbitèrio ai sacerdoti concelebranti, cantando nel corso della liturgia salmi e brani evangelici da loro ritoccati e corretti. Nelle parti dove i sacri testi canonici fanno riferimento a patriarchi e padri, hanno inserito avanti le “matriarche” e le “madri”. Le parole stesse della Vergine Maria nell’inno del Magnificat sono state così corrette: «… come aveva promesso alle nostre madri e ai nostri padri».

Risposi al confratello:
[…] dobbiamo prendere atto che la Madonna ha da imparare molte cose dalle moderne vergini consacrate, in grado di fare un adeguato corso di aggiornamento alla Mater Dei, rimasta arretrata nei suoi tempi teologici, liturgici e sociologici […]

Viaggiando in Europa e in altri continenti del mondo ho dovuto prendere atto che quei giovani e quelle giovani incontrati durante le confessioni sacramentali nella basilica romana dove prestavo servizio — perlomeno quelli coi quali ho avuto a che fare io a Roma — erano tutti animati da profondi sentimenti cattolici, non per fatuo amore nostalgico verso estetismi barocchi o per il suono magico del latinorum, ma per autentico spirito. Questa loro profondità di fede me l’hanno manifestata con la loro composta partecipazione alla Messa, ma soprattutto per la loro particolare devozione eucaristica.
Nell’Olanda e in varie zone della Germania, dove si possono trovare anche preti che avanti alla richiesta di una confessione rispondono di tornare quando una volta alla settimana fanno la liturgia penitenziale collettiva dialogata, durante una celebrazione ecumenica con una pastora evangelica, nel corso delle domeniche trovai le chiese cattoliche semi deserte, o in ogni caso popolate da pochi anziani e da poche persone di mezza età.
Potremmo citare decine di libri d’illustri preti e teologi tedeschi che fornendo statistiche più precise di un cronometro indicano il calo progressivo d’afflusso dei fedeli alle chiese, le percentuali sempre più basse di quanti la domenica partecipano alla Messa, il calo vertiginoso della celebrazione dei matrimoni religiosi e dei battesimi. Numerosi di questi libri sono stati scritti proprio dai preti-teologi inventori dei laici preposti a predicare il Vangelo durante la Messa, delle donne preposte a svolgere le funzioni liturgiche di diacono, delle concelebrazioni eucaristiche così dette ecumeniche coi ministri dei culti non cattolici¹¹, che oltre a essere fuori dalla comunione con la Chiesa universale, a non avere la successione apostolica e a non riconoscere il Sacramento dell’Ordine, non riconoscono soprattutto il mistero della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Per seguire con l’Eucaristia amministrata persino a non cristiani, invitati da questi stessi preti-teologi a riceverla.
Questi lamentatori che hanno de-sacralizzato in ogni modo l’Eucaristia ― intorno alla quale ruota tutto l’essere e l’esistere ecclesiale ― e che per questo hanno finito con lo svuotare le chiese, oggi scrivono libri per chiedersi come ciò sia potuto accadere. Giocano di psicologia, di sociologia, persino di politica. La verità però no, non possono vederla e tanto meno dirla, perché sarebbe come darsi la zappa sui piedi da soli.
Le Chiese della Germania e dell’Olanda sono vuote perché numerosi preti e teologi, con la loro arroganza e la loro disobbedienza hanno tragicamente fallito, ed il Popolo di Dio ha voltato loro le spalle dal giorno che si sono mutati da strumenti del sacro mistero in primi attori, da servi di Pietro e della Chiesa in antagonisti di Pietro e della Chiesa.
Senza temere il linciaggio per opera di certe teologhe cattoliche, che quando vedono un prete pare vedano un nemico, o bene che vada un antagonista, vogliamo dirla chiara una volta per tutte? Dal giorno che è stata posta in mano una pisside durante la Messa a una signora in calzoni e maglietta a mezze maniche, il senso della sacralità dell’Eucaristia nei nostri fedeli è precipitato sotto terra. Questa la realtà dinanzi alla quale sarebbe bene non porre la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ma correre invece quanto prima ai ripari.
Quali dolorose liti, ho fatto in certe chiese del Nord Europa, quando di fronte a numeri esigui di fedeli si imponeva al celebrante, o addirittura ai concelebranti l’Eucaristia, di andarsene a sedere, perché distribuire il Corpo e il Sangue di Cristo all’assemblea era prerogativa intangibile delle pretesse, da cui spesso preti e parroci sono letteralmente terrorizzati?
Mi disse un parroco di Hamburg:
«Non sono affatto d’accordo su questo andirivieni di donne sul presbiterio, divenute oramai padrone dell’altare e della liturgia. Ti garantisco che se potessero farlo, non esiterebbero a cacciare via noi preti per celebrare la Messa al posto nostro. Ma tu sai anche che delicati momenti tristi noi preti stiamo passando, non ultimo nel nostro Paese. Se come parroco decido di privare queste donne di ciò che loro ritengono oramai un diritto acquisito, mentre in realtà è solo un grave abuso; se alcune, o anche una sola alludesse in pubblico che io guarderei i chierichetti in modo strano, capisci in che dramma sprofonderei? Di queste donne che tu chiami inopportune pretesse e che in modo altrettanto inopportuno partecipano con attivo abuso all’altare, noi preti abbiamo davvero paura, oggi più che mai» .
Dopo avere visitato numerose chiese semideserte del Nord Europa, nel corso di alcune domeniche visitai diverse chiese dove celebravano i preti della Fraternità di San Pio X. Ammetto di essere rimasto sbalordito.
Gremite di giovani.
Tutti mossi da una compostezza e da una partecipazione al mistero eucaristico che mi colpì e che mi indusse a riflettere, perché non si può essere così ideologici da non riflettere dinanzi ad evidenze solari.
Giudico straordinario sul piano teologico ed ecclesiologico il movimento liturgico che si andò sviluppando a cavallo tra Ottocento e Novecento. Giudico lungimirante lo studio portato a compimento dai Padri del Concilio, che non ha affatto rotto col passato, come più volte hanno farneticato in giro svariati liturgisti. Potremmo persino dire che il concilio non ha neppure riformato ― come diciamo con corretto termine tecnico quando parliamo di “riforma” liturgica ― bensì ridato vita e splendore a tradizioni e preghiere antiche che nei secoli si erano in parte perdute, in parte erano state soffocate da “incrostazioni” e sovrapposizioni.
Al tempo stesso è però inquietante che anziché applicare con scrupolo questa riforma, molti vescovi e preti abbiamo dato vita a vere e proprie situazioni di caos liturgico, creando sull’ambiguo concetto di “spirito del concilio” tutt’altro genere di concilio mai celebrato e mai scritto. Ecco quindi messali personalizzati, preghiere eucaristiche create da singoli preti, casi di vescovi che hanno composto di loro originale inventiva le preghiere consacratorie dei diaconi e dei presbiteri, laici e laiche fatti assurgere illegittimamente a ruoli che a loro non competono. Il tutto nella completa incuria di molti vescovi che vogliono vivere tranquilli, per questo non intendono richiamare all’ordine i propri preti facendo loro rispettare le leggi della Chiesa.

[…] ritengo che sia davvero triste che alcuni sacerdoti, per fortuna non tutti, continuino ad abusare, con stravaganze inspiegabili, della liturgia che, è bene ricordarlo, non è di loro proprietà ma della Chiesa […] c’è stata anche un’erronea interpretazione del principio di “partecipazione attiva” dei fedeli […] concetti base e temi come sacrificio e redenzione, missione, annuncio e conversione; l'adorazione, come parte integrante della Comunione, la necessità della Chiesa per la salvezza furono tutti esclusi, mentre il dialogo, l'inculturazione, l'ecumenismo, l’Eucaristia come banchetto, l'evangelizzazione come testimonianza divennero più importanti […]¹².

Analizzato il tutto viene da chiedersi: possibile che non esista un’equilibrata via di mezzo tra il prete così detto tridentino rinchiuso sospiro dietro sospiro nella totale rigidità di un rituale, mentre le persone “partecipavano” alla Messa sibilando il rosario o leggendo libretti devozionali, ed alcuni preti del post-concilio che fanno prediche dialogate coi fedeli, che proiettano cartoni animati alla Messa dei fanciulli celebrata da un prete truccato da pagliaccio, che accolgono i consensi matrimoniali al calar del sole su una spiaggia romantica, coi presenti che si tengono per mano seduti in circolo sulla sabbia intorno al falò per parlare di pace, amore, ecologia, rispetto per gli animali …?
Più che una via di mezzo esiste una precisa azione dello Spirito Santo nella Chiesa del XX secolo: il Concilio Ecumenico Vaticano II, con le sue riforme e le sue direttive, basterebbe applicare le une e le altre, cosa che molti vescovi e preti da quarant’anni non fanno, ed oggi, se partecipiamo alle messe celebrate da dieci preti diversi, scopriremo che ciascuno celebra il Sacrificio Eucaristico a modo suo. Per non parlare di quei movimenti cattolici che hanno finito col creare delle chiese dentro la Chiesa, distinguendosi gli uni dagli altri per liturgie tutte loro, molte delle quali intrise di pentecostalismo americano e di animismo africano [NdR. In un altro passo di questo libro l’Autore cita a tal proposito i carismatici e i neocatecumenali].
Cuore pulsante della liturgia sono il Corpo e il Sangue di Cristo, sono l’annuncio della sua morte e risurrezione nell’attesa della sua venuta. Ecco perché ogni vescovo e ogni prete è tenuto a seguire sospiro dietro sospiro quanto scritto e indicato sul Messale Romano in nero e in rosso¹³; perché la centralità del sacro mistero, non può essere offuscata da esplosioni di arbitrarie stravaganze, poste per di più, sempre e di rigore, immancabilmente in primo piano. Giocare a personalizzare la liturgia, crea qualche cosa di molto peggiore della sciatteria e dei fantasiosi esotismi egocentrici: crea la frattura teologica dell’unità ecclesiale. E alla concreta prova dei fatti i risultati paiono essere questi: in quei paesi dove certe creatività sono molto forti e portate avanti con indomabile arroganza contro tutte le regole e i richiami della Chiesa, da una parte abbiamo le chiese di questi creativi semideserte, dall’altra le chiese dove celebrano i tradizionalisti colme di giovani.
I grandi abusatori della liturgia sono i grandi e diretti responsabili delle chiese vuote e delle chiese dei tradizionalisti gremite di gente, soprattutto di giovani ed in specie nelle regioni dove abusi e creatività liturgiche sono così eclatanti da mettere a rischio la denominazione “cattolica” di certe chiese locali, ma soprattutto la validità stessa dei sacramenti celebrati e impartiti.
Alla luce di tutto questo è sconfortante che il Santo Padre si sia trovato costretto ad aprirsi coi vescovi del mondo scrivendo a tutti loro queste parole:
[…] c’è il timore che qui venga intaccata l’Autorità del Concilio Vaticano II e che una delle sue decisioni essenziali – la riforma liturgica – venga messa in dubbio. Tale timore è infondato. Al riguardo bisogna innanzitutto dire che il Messale, pubblicato da Paolo VI e poi riedito in due ulteriori edizioni da Giovanni Paolo II, ovviamente è e rimane la forma normale – la forma ordinaria – della Liturgia Eucaristica. L’ultima stesura del Missale Romanum, anteriore al Concilio, che è stata pubblicata con l’autorità di Papa Giovanni XXIII nel 1962 e utilizzata durante il Concilio, potrà, invece, essere usata come forma extraordinaria della Celebrazione liturgica. Non è appropriato parlare di queste due stesure del Messale Romano come se fossero "due Riti". Si tratta, piuttosto, di un uso duplice dell’unico e medesimo Rito. Quanto all’uso del Messale del 1962, come forma extraordinaria della Liturgia della Messa, vorrei attirare l’attenzione sul fatto che questo Messale non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso¹⁴. 
E qua torniamo alla democrazia reclamata da frange irrequiete di teologi avvezzi da decenni a ribellarsi a Pietro e alla Chiesa per meglio imporre le proprie personali dittature: che ne sarebbe della miglior democrazia del mondo, in un qualsiasi paese democratico in cui s’iniziasse a rigettare la costituzione e leggi dello Stato? Accadrebbe che la democrazia ne sarebbe così indebolita che non dovrebbero scomodarsi né i generali, né i colonnelli né i marescialli, basterebbe un gruppetto di giovani soldati di leva per compiere con successo un colpo di Stato.


¹) «L’omelia, che si tiene nel corso della celebrazione della Santa Messa ed è parte della stessa Liturgia, di solito è tenuta dallo stesso Sacerdote celebrante o da lui affidata a un Sacerdote concelebrante, o talvolta, secondo l’opportunità, anche al Diacono, mai però a un laico [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 64: Le altre parti della Messa]. «[…]Per quanto attiene ad altre forme di predicazione, se in particolari circostanze la necessità lo richiede o in specifici casi l’utilità lo esige, si possono a norma del diritto ammettere a predicare in chiesa o in un oratorio, al di fuori della Messa, i fedeli laici [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 161: La predicazione].

²) «Si ponga fine al riprovevole uso con il quale i Sacerdoti, i Diaconi o anche i fedeli mutano e alterano a proprio arbitrio qua e là i testi della sacra Liturgia da essi pronunciati. Così facendo, infatti, rendono instabile la celebrazione della sacra Liturgia e non di rado ne alterano il senso autentico» [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 64: Le altre parti della Messa].

³) Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

⁴) «Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione […] Soltanto laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 88: La distribuzione della Santa Comunione]. «Se è di solito presente un numero di ministri sacri sufficiente anche alla distribuzione della Santa Comunione, non si possono deputare a questo compito i ministri straordinari della Santa Comunione. In simili circostanze, coloro che fossero deputati a tale ministero, non lo esercitino. È riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 157: Il ministro straordinario della Sacra Comunione].

⁵) «Si badi con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche» [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 92: La distribuzione della Santa Comunione].

⁶) Non è consentito ai fedeli di prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano la sacra ostia o il sacro calice [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 94: La distribuzione della Santa Comunione].

⁷) «Non si permetta al comunicando di intingere da sé l’ostia nel calice» [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 104: La Comunione sotto le due specie].

⁸) «I ministri cattolici amministrano lecitamente i sacramenti ai soli fedeli cattolici, i quali parimenti li ricevono lecitamente dai soli ministri cattolici, salvo le disposizioni del can. 844 §§ 2, 3 e 4, e del can. 861 § 2. Inoltre, le condizioni stabilite dal can. 844 § 4, alle quali non può essere derogato in alcun modo, non possono essere separate tra loro; è, pertanto, necessario che tutte siano sempre richieste simultaneamente [Istruzione Redemptionis Sacramentum, 85: La Santa Comunione].

⁹) N.d.A. La gran parte delle cose che mi furono richieste sono tutte proibite dal Codice di Diritto Canonico e dall’Istruzione Redemptionis Sacramentum, citata nella seguente nota e più volte richiamata in numerosi passi successivi.

¹⁰) Cf. Istruzione Redemptionis Sacramentum – Su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia. In conclusione del testo: «Questa Istruzione, redatta, per disposizione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti d’intesa con la Congregazione per la Dottrina della Fede, è stata approvata dallo stesso Pontefice il 19 marzo 2004, nella solennità di san Giuseppe, il quale ne ha disposto la pubblicazione e l’immediata osservanza da parte di tutti coloro a cui spetta. Roma, dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 25 marzo 2004, nella solennità dell’Annunciazione del Signore».

¹¹) Cf. Codice di Diritto Canonico, can. 908 et 1365; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica e agli altri Ordinari e Gerarchi interessati: sui delitti più gravi riservati alla stessa Congregazione per la Dottrina della Fede: AAS 93 (2001) p. 786. Nel 2004 l’Istruzione Redemptionis Sacramentum, inserisce al Cap. VIII tra i Graviora Delicta la «Concelebrazione proibita del Sacrificio Eucaristico insieme a ministri di Comunità ecclesiali i quali non hanno la successione apostolica, né riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale».

¹²) Intervista a Mons. Malcolm Ranjith, Arcivescovo Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti [Petrus, 25.02.2009].

¹³) N.d.A. Lo scritto in nero costituisce la parte del testo che il sacerdote recita ad alta voce, ad eccezione di alcune così dette “segrete”, che sono delle orazioni pronunciate sotto voce. Le scritte in rosso, che precedono o sovrastano in caratteri le parti del testo recitate ad alta voce, indicano al celebrante quando deve aprire le braccia e chiuderle, quando deve congiungere le mani, quando deve inchinare il capo, quando deve genuflettersi, quando e come deve frazionare il sacro pane eucaristico, etc ...

¹⁴) Lettera di S.S. Benedetto XVI a tutti i vescovi del mondo per spiegare il motu proprio [Dato presso San Pietro, 7 Luglio 2007].
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Ariel S. Levi di Gualdo – stralci tratti da
E SATANA SI FECE TRINO
© Bonanno Editore, dicembre 2011
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IN CONCLUSIONE: «AVUTA LA GRAZIA GABBATO LO SANTO»

Il Cardinale Reinhard Marx, come suol dirsi a Napoli, “ha avuto la grazia” da Benedetto XVI, ossia l’episcopato e poi la porpora cardinalizia, fingendo prima e fingendo dopo di essere un cosiddetto fedele ratzingeriano. Poi è cambiata aria ed ha preso a spirare un altro vento. Quindi, dopo avere “avuta la grazia”, si è sentito autorizzato a “gabbare lo santo”. Il tutto benché nell’immaginario collettivo e in particolare in quello germanico, coloro che cambiano disinvoltamente bandiera una volta ottenuto ciò che desideravano, sono di prassi e rigore gli italiani, perché solo questo popolo originale e soprattutto pulcinellesco sembrerebbe essere avvezzo a tanto.
Alla prova dei fatti la realtà è invece un’altra: il solare Pulcinella italiano ti strappa perlomeno un sorriso, ma soprattutto, nel suo ego più o meno profondo sa di sbagliare e sa di essere un vile opportunista, mentre invece, il Pulcinella tedesco, lungi dall’essere solare, è cupo e, come tale, ti induce a forme di sprezzo nella misura in cui cambia bandiera animato appunto dal suo profondo spirito sprezzante, che sempre e in ogni occasione lo fa sentire di rigore nel giusto sociale, politico, filosofico e teologico.

74 commenti:

mic ha detto...

Incredibile sintonia :)
Avevo scannerizzato, per condividerlo con voi, uno dei due capitoli, che don Ariel ci ha gentilmente messi a disposizione. E così mi ha preceduta. Sono tutti e due molto e anche drammaticamente rivelativi della situazione di fatto per la quale tutti stiamo soffrendo e pregando e offrendo.

Ciò che più sconcerta è la totale assenza di interventi da parte di "Roma", non solo burocratici - che lasciano il tempo che trovano - ma pastorali in senso reale con cura della salus animarum. E sconcerta ancor più che, al contrario, ci siano interventi che stroncano con inusitata brutalità comportamenti autenticamente cattolici come quelli dei FI, interventi che stanno suscitando scalpore e scandalo in chi riesce ad identificarne la portata sovversiva.

Di QUALE "sensus ecclesiae" stiamo parlando?

RIC ha detto...

E' morto Benny Lai decano dei vaticanisti e legato a suo tempo al Cardinale Siri. Invito tutti a dire una preghiera per la sua anima.

Anonimo ha detto...

L´altezzosità teutonica non si deve all´origine barbarica del
popolo tedesco ma, appunto a Martin Lutero ("Hier steh´ ich und kann nicht anders"),si è diffusa sopratttutto tra i protestanti (Prussiani) ma anche tra i cattolici.

Turiferario ha detto...

E intanto oggi si indica come una prospettiva futura da realizzare (e da cui ricavare grandi benefici) l'attribuzione di maggiore autonomia alle "Chiese locali", mentre questa deregulation è già in atto spudoratamente da tempo e come ben sottolinea l'articolo ha già prodotto danni su danni.

Anonimo ha detto...

Invece dell'orrendo scannerizzato, meglio usare scansionato

Anonimo ha detto...

Card. Kasper: presto comunione ai divorziati

http://www.agi.it/cronaca/notizie/201312121317-cro-rt10153-svolta_in_vaticano_cardinale_kasper_sacramenti_ai_divorziati

likeafairytale ha detto...

e questi sarebbero i cattolici? Beh, mi sento ben felice di essere considerata da questi "tradi-protestante" -AHAHAHAHAH il bue che dà del cornuto all'asino-"cripto o total lefebvriana", è un vero onore. Mi auguro di arrivare, alla fine della mia vita a morire cattolica e poter dire "ho trasmesso quel che ho ricevuto", esattamente come Monsignore....non c'è proprio nient'altro che conti, certo non il giudizio di eretici. Mi rendo sempre più conto che è tornato a chiudersi il cerchio della storia cristiana: "Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio": eccolo che avanza di nuovo quell'ora, già incalza in tutto il mondo: i cristiani vengono uccisi nei Paesi mai cristianizzati del tutto e derisi, umiliati, ghettizzati e iniziano anche ad essere perseguiti legalmente negli ex Stati cattolici. Miserere nobis, Domine...

Anonimo ha detto...

Salve, Visto che si parla di Monaco di Baviera e che ci vivo posso confermare quello che scrive quel sacerdote. La realtà ecclesiale va
ben oltre a quello che lui puo descrivervi. Qui ci è passato un breve periodo di tempo ma per quelli che ci vivono e che vengono da un constesto ecclesiale diverso come quello dell'Italia, c'è un contrasto spaventoso. Qui in città di Monaco, di domenica, ho potuto assistere a Sante Messe dove concelebrano pastori protestanti, dove donne leggono il Vangelo e tengono l'omelia, dove gli amalati in ospedale ricevono il sacramento dei malati da donne che in ospedali celebrano "messa" di domenica nella capella.
Dall'Italia non potete immaginarvi quello che realmente succede in tante chiese cattoliche qui in Germania e a Monaco in particolare. Quando ho sentito che il Cardinal Marx era stato nominato per riformare la curia vaticana, mi sono detto che qualche cosa andava storto perchè qui non fa niente per fare cessare gli abusi e ancora meno per riformare la sua propria curia. E' sempre più facile pulire a casa degli altri che a casa sua. Cardinal Marx preferisce pulire a casa del Papa che a casa sua. E' piu semplice.
Tanti saluti da Monaco di Baviera. Rena

viandante ha detto...

Una domanda a Rena che ci ha appena scritto: ma non c'é proprio nessuna chiesa dove si possa trovare una Messa ben celebrata? O meglio ancora, vi sono, magari nel raggio di 30-40 minuti, Messe tridentine celebrate dalla FSSPX o da altri o è proprio lo zero assoluto?

Marco P ha detto...

Quello che è riportato per Germania ed Olanda si è diffuso a macchia d'olio per tutto l'orbe terracqueo, con accenti più o meno gravi a seconda delle circostanze (essendo il tutto legato al soggetto e non all'oggetto).

Ripeto ciò che da più parti è stato detto e scritto: sicuramente con la S. Messa di Pio V non sono possibili derive di questa sorta né di altra specie, neppure minimali poiché essa è radicata nella Tradizione. Con quella di Paolo VI invece queste derive sono purtroppo possibili e ci sono, ben testimoniate con gli esempi dello scritto di don Ariel, in nome della pastoralità che da 50anni ha sopravanzato per importanza il domma (questo nella predicazione, e se è vero che agere sequitur esse, questo primato della pastorale sulla verità vive e parte nella e dalla mente di chi predica). Il domma allora risulta sbiadito e obliato da ciò scende la perdita del senso del sacro lo svilimento del sacerdozio, l'annichilimento della devozione e della pietà, il meretricio con il mondo che in cambio concede il suo apprezzamento e con questo stringe sempre più la catena di questo cerchio perverso e vizioso.
Sé è vero che lex orandi-lex credendi, ecco che la perdita della fede denunciata nello scritto come opera dei teologi depravati trova però la sua velenosa linfa nella perdita della capacità di pregare ed adorare (ma anche della sua reale e pratica possibilità essendo la S. Messa Apostolica stata impedita per lungo tempo con pochissime e centellinate deroghe con il risultato che oggi il 99% dei battezzati non sa neppure o non ricorda che "prima" la S. Messa era diversa): si soffre a scrivere questo ma è quello che si vede.

Anonimo ha detto...

analisi preziosa quella di Don Ariel.
- quel qualcosa che non va nella chiesa tedesca
http://www.ilcrivello.altervista.org/vescovi_pornografia_2011.htm
http://www.ilcrivello.altervista.org/scisma_chiesa.htm
http://www.ilcrivello.altervista.org/austria_preti_disobbedienti_2011.htm

Anonimo ha detto...

l'eresia dilaga ... cardinale o non cardinale ... sia anatema

Can. 8. Si quis dixerit, gehennae metum, per quem ad misericordiam Dei de peccatis dolendo confugimus vel a peccando abstinemus, peccatum esse aut peccatores peiores facere: anatema sit (Concilii Trid., Sess. De iustificatione, Can. 8) / trad: Se qualcuno afferma che il timore dell’inferno, per il quale, dolendoci dei peccati, ci rifugiamo nella misericordia di Dio o ci asteniamo dal male, è peccato e rende peggiori i peccatori: sia anatema.

Un Mea Culpa per l'Inferno?
Il cardinale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx, un mese fa ha tenuto a Erding, in Baviera una conferenza in tema di Resurrezione. Secondo una relazione apparsa sul web la Chiesa la chiesa dovrebbe ‘fare ammenda’ per le immagini spaventose del Purgatorio e dell'Inferno avallate nel corso dei secoli..
http://unafides33.blogspot.it/2013/12/leresia-dilaga-cardinale-o-non.html

Moretto ha detto...

@viandante
Certo che c'è un priorato FSSPX a Monaco (dove abitavo per cinque anni).
Una Messa NO decente si celebra nella chiesa dei Teatini.

Anonimo ha detto...

Va bene tutto, ma non condivido per nulla il giudizio sbrigativamente negativo sulla Germania: i tedeschi hanno i loro difetti, ma sono un grande popolo.

La barbarie io la cercherei da un'altra parte: oltre Oceano.

Maso

Anonimo ha detto...

Per l'anonimo delle 9:24.

"Invece dell'orrendo 'scannerizzato', meglio usare 'scansionato'."

Certo, "scansionato" è molto meglio dell'orrendo "scannerizzato". Ma meglio ancóra "scandito" (e "scansore" invece di "scanner").

Meno male che c'è ancóra chi si preoccupa della nostra bella lingua!

Maso

Anonimo ha detto...

mi permetto rispondere alla domanda di viandante a rena: la s Messa tridentina viene celebrata tutti i giorni feriali e festivi, presso il priorato san Pio x - Johann-clanze-Str.100 - munchen.
sacerdoti preparatissimi, disponibili,garantiscono oltre alla s messa, confessioni, catechismi, conferenze e ascolto. i sacerdoti parlano tedesco italiano francese e inglese. Consiglio di cuore far loro visita, farete un regalo a voi stessi e alla vostra anima.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Caro Viandante.

Se in questo mio articolo che è tratto da un libro pubblicato alla fine del 2011, giunto in copia omaggio a tutti i prefetti dei dicasteri della Santa Sede, a partire dalla Dottrina della Fede, che si sono ben guardati dal rispondere e soprattutto dallo smentire, narro che sono stato costretto a celebrare la Santa Messa in una cappella privata, da solo a porte chiuse, proprio a causa delle cose inaccettabili che accadevano in giro per le chiese "cattoliche", tu capisci bene che 30/40 km non cambiano la situazione.
L'amico che scrive da Monaco di Baviera ti descrive una situazione assolutamente reale.
In altre parole: siccome certe persone rappresentano un sistema che attraverso un vero e proprio golpe intra-ecclesiale è andato da alcuni decenni al potere, tu capisci bene che, il problema, questi modernisti eretici filoprotestanti, lo risolvono alla radice: impediscono a giovani animati da veri e profondi sentimenti cattolici di diventare sacerdoti, affinchè il loro sistema non sia in alcun modo scalfito.
Questo è il problema tragico a monte e verso il quale solo il Romano Pontefice e la Sede Apostolica possono fare qualche cosa, anche se da mezzo secolo fingono nei concreti fatti di non vedere. Forse perché da sempre la Chiesa Cattolica tedesca versa il più alto gettito a livello mondiale alla Santa Sede? O forse perché la Banca Vaticana è solo uno sportello dentro la Città del Vaticano, ma chi gestisce i fondi e le finanze della Santa Sede, sono da sempre le banche tedesche di Francoforte? Chissà ... chissà dove sta la verità, perchè quando di mezzo ci sono anche i soldi, trovarla non sempre è facile...

Anonimo ha detto...

Papa Francesco non e' a conoscenza di queste cose altrimenti sarebbe intervenuto urgentemente mandando P.Volpi a Berlino.Intanto incassa la copertina di Time un risultato che neanche S.PIETRO ha mai conseguito. Austria ,Germania ,Olanda e Belgio possono anche fare una nuova Chiesa ma la copertina di Time loro se la possono sognare.Paul

Anonimo ha detto...

Dimmi come ti vesti e ti diro' che prete sei.Un prete che si vergogna di vestirsi da prete , come prete vale poco.Paul

Anonimo ha detto...

A don Stefano vorrei dire che per quel che riguarda gli 'abusi liturgici' che lui ha evidenziato in maniera particolareggiata, avvengono pari pari qui in Italia, nel cuore del triangolo rosso, dove i preti neppure sotto tortura indosserebbro mai alcunché che li identificasse come tali, che sembrano rockettari doc prestati per un quarto d'ora alla messa, il resto lo fanno i laici, ma soprattutto le laiche che di fatto 'comandano' dispoticamente nelle parrocchie, in talune chiese a Natale si è perfino intinto un pezzo di pandoro o panettone nel vinsanto ed altre stramberie che finirono su Mil, chiedo scusa per la citazione, l'unica cosa che non si è ancora vista sono i bambini distribuenti la comunione, per il resto paroparo, che dire per chi come me che non andava in chiesa da decenni e trova tutto ciò???? E non vale fare rapporto al vescovo, il più delle volte non si fa trovare o allarga le braccia sconsolato. Mala tempora currunt. Con rispetto Lupus et Agnus.

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Caro Anonimo 13 dicembre 2013 08:40.

La mia espressione circa i Barbari intesi come popoli del Nord Europa, non secondo l'etimo corrente che a barbaro o barbarie viene dato, intendeva essere, ed intende essere, principalmente storico-ecclesiologica. E' infatti indubitabile che i romani non ce la fecero a piegare e a romanizzare certe popolazioni barbariche, finirono per farseli in un certo senso amici, finirono col trovare accordi.
L'esercito romano, potentissimo ed efficientissimo, con le popolazioni barbariche ebbe problemi molto seri a livello bellico. Quando i romani si spinsero in certe regioni non furono in grado di reggere il freddo da una parte e soprattutto gli attacchi dei barbari dall'altra, posto che la statura media dei barbari era superiore di circa 20/30 cm rispetto a quella dei romani, la cui statura media era di circa 1,50 cm; il peso corporeo dei barbari era in media di 30/50 kg superiore a quello del romano medio.
Prendiamo poi la lingua tedesca, da molti erroneamente definita come lingua latina. Il tedesco non è affatto una lingua latina ma una lingua che ha preso molte regole grammaticali che strutturano quella latina. Al contrario per esempio del romeno, che sotto certi aspetti fonetici è una lingua persino più latina dell'italiano.
Anche il cristianesimo dovette venire a patti coi barbari, quando questi presero a convertirsi alla fede di Cristo. Proprio ai barbari noi dobbiamo l'uso frequente della confessione, il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, che prima della conversione delle popolazioni barbariche poteva essere amministrato e ricevuto una volta sola nella vita, ed era il vescovo che lo amministrava, dopo un lungo percorso penitenziale che a volte durava anche anni.
Non occorre dunque arrivare a Martin Luther, perché questa fierezza atavica, che a cicli storici è sfociata in forme di arroganza e di forte sprezzo verso altri popoli, è molto antica. Lo prova il fatto che i romani prima, il cristianesimo dopo, hanno dovuto: i primi, scendere a patti, i secondi hanno dovuto, in virtù delle usanze e dei costumi dei popoli barbarici, rivedere persino la disciplina di un Sacramento, quello della Penitenza.
In altre parole tendono a piegare ma non a piegarsi, non lo dico io, lo dice la storia.
Un caro saluto.

Anonimo ha detto...

C'è davvero da rimanere sconcertati anche da non credenti. Resta incomprensibile il perché Roma abbia consentito e consenta queste derive, senza batter ciglio.
Il sacerdozio cattolico, come qualsiasi altro sacerdozio, non è un obbligo, ma chi si professa tale non può agire di testa sua, altrimenti davvero è il caso di dire che non c'è più religione.
Ho sempre pensato che quel miliardo e duecento milioni di cattolici fosse una mera realtà virtuale e dopo aver letto queste poche pagine sentir dire che a München i cattolici sono il 55% della popolazione e che in certe zone della Baviera oltre l’80% lo è, rafforza ancor di più la mia convinzione.
Una cosa è certa: per giungere a questo scempio così ramificato ci son voluti anni ed è probabile allora che abbiano proprio ragione coloro i quali ritengono responsabile di tutto questo il Papa polacco, che ha regnato per 26 lunghi anni interessandosi di tutto, meno che di governare la Chiesa.
Mario

lister ha detto...

Per l'anonimo delle 9,24:
Il Vocabolario Treccani considera la voce "scandire" nell'uso generico, la voce "scansionare" nell'uso gergale informatico.
Non c'è peggior insegnante dell' insegnante presuntuoso (e ciuccio, dicono a Napoli)

Anonimo ha detto...

Il piano massonico per la distruzione
della Chiesa Cattolica.
Presentiamo un testo pubblicato in "Teologica", N 14 Marzo/Aprile 1998, rivista mensile delle edizioni Segno di Udine
http://www.profeti.net/Studi/Massoneria/piano_massonico.htm

In quest'intervista il padre francescano dell'immacolata Padre Paolo M. Siano ci svela la natura laicistica, gnostica, rituale, magica, indifferentista e relativistica della massoneria. non senza richiami al satanismo. assolutamente incompatibile, quindi, con la fede cattolica.
http://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5722
ps "creatori di stati d'animo" (état d'esprit)
http://www.santaruina.it/etat-desprit
m

E.P. ha detto...

A Maso e ad altri vorrei ricordare che un giudizio "sintetico" non è necessariamente da qualificare come "sbrigativo".

Don Ariel ha ragione. Anch'io conosco personalmente casi di "autocastrazione vocazionale" di diverse diocesi italiane.

In uno di questi casi, il vescovo ha testualmente risposto al giovane che emozionato gli chiedeva di entrare in seminario: "tròvati prima una fidanzata e un lavoro, e poi ne riparliamo". Il giovane in questione non era una checca, e nemmeno un disoccupato.

l ha detto...

...mi è saltato: "la voce scansionare e la voce scannerizzare..."

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Carissimo Maso.

... perché se era una checca o un disoccupato in cerca di quieto impiego un modo per entrare in quello o in qualche altro seminario lo avrebbe trovato di sicuro, purtroppo! Ho conosciuto non uno, ma tre ex rettori di seminario che sono stati licenziati da tre diversi vescovi per avere tentato di mettere alla porta delle checche giulive più o meno vistose. Ne ho conosciuto un quarto che aveva scritto due mesi prima della loro ordinazione diaconale la lettera di dimissioni di due seminaristi, sui quali non circolavano chiacchiere ... no,no! Erano stati proprio colti sul fatto, uno sopra e uno sotto, come suol dirsi. Il vescovo ordinò i due diaconi e sei mesi dopo presbiteri e licenziò la settimana successiva il rettore del seminario.
In modo diverso, ma con la stessa sostanza di fondo, questi diversi vescovi hanno risposto che avevano bisogno di preti.
Due di questi quattro ex rettori inviarono relazione sull'accaduto alla Congregazione per l'Educazione Cattolica (oggi responsabile per i seminari è la Congregazione per il Clero), senza avere mai ricevuto neppure risposta.
Proviamo a girare la domanda: e se il vescovo in questione di cui tu parli, trovandosi proprio dinanzi a un ragazzo normale, gli avesse detto "trovati una fidanzata e un lavoro", non potendo dirgli che il suo seminario - come a volte accade - era una succursale della Cage aux folles del film "Il vizietto"?
Io stesso ho consigliato a diversi ottimi giovani che hanno vere vocazioni di uscire da certi seminari che parevano per un verso dei lupanare per altro verso delle fabbriche di eresie moderniste portate avanti dai loro formatori. E ho suggerito ad altri ottimi giovani, che sarebbero degli eccellenti preti e che forse in futuro lo saranno, di non mettere piede dentro certi seminari ma di attendere anche molti anni, nell'attesa che questa situazione di diabolico delirio cessi prima o poi, forse per un intervento diretto dell'ira divina di quel Dio ridotto e falsato oggi a solo amore, sola misericordia, solo perdono; come se l'amore, la misercordia e il perdono di Dio non si basassero sulla divina giustizia di un Padre "lento all'ira e grande nell'amore". Attenzione: "lento all'ira" non privo di ira.
Non è raro che certi vescovi, ritrovandosi con seminari nei quali abbondano checche e disoccupati in cerca d'impiego, sono costretti a rifiutare autentiche e ottime vocazioni, perchè in caso contrario dovrebbero licenziare 20 seminaristi e prenderne due soltanto.
Comunque ... nel mio libro in questione, con indagini svolte, testimonianze e documenti, spiego e dettaglio le basi sulle quali malgrado documenti ed esortazioni della Santa Sede, si prosegue imperterriti ad ammettere nei seminari omosessuali più o meno vistosi.

Zag ha detto...

Mi sono venuti i brividi a leggere queste pagine. L'apostasia è ormai entrata in gran parte della Chiesa. Padre Ariel, cercherò di leggere l'intero libro quanto prima. In cambio dica una preghiera per me.

Anonimo ha detto...

Gentile E. P.,

un amico mi ha detto simil...

ha scritto a qualche vescovi italiani, dicendoli che vuole offrirsi come vocazione..

la risposta da 3 diocesi: non accogliamo vocazione italiani da fuori la nostra diocesi...

queste stesse diocesi accoglano rumani, africani e arabi sacerdoti...

ma non italiani...

neanche i laureati in scuole italiani

Sig. Fidele Romano

Marco Marchesini ha detto...

Purtroppo quanto descritto sarà la situazione in Italia tra qualche anno se non interverrà un cambio di rotta e Roma tornerà alla Tradizione.
Una volta imboccati certi principi, logicamente per coerenza si arriva alla conseguenze. Alcuni traggono le logiche conclusioni più velocemente, altri più lentamente. Alcuni hanno l'automobile, altri la bicicletta. La Germania ha l'automobile, l'Italia ha la bicicletta.
Entrambi però stanno facendo la stessa strada con la stessa origine e la stessa destinazione. L'origine è tutta nella rivoluzione conciliare, nei testi stessi e nella mentalità rivoluzionaria del concilio.

un ex seminarista... ha detto...

Fui mandato via dal seminario perchè a detta loro non facevo abbastanza dialogo....chiesi udienza da un vescovo in Abruzzo e mi sentii dire che non prendeva vocazioni da fuori diocesi....chiesi udienza ad un vescovo nelle MArche e mi disse di aspettare qualche tempo ma da allora non si è fatto più vivo...chiesi udienza a una comunità nella diocesi di Roma ma poco tempo dopo mi risposero che per la relazione che mi avevano scritto dalla diocesi di origine non potevano piu' prendermi....però poi fanno tutti incetta di preti stranieri perchè in caso di problemi possono rispondere:mah, era uno straniero,può succedere!
Avanti così,verso l'abisso...

viandante ha detto...

Carissimo don Ariel, grazie innanzitutto per le precisazioni fornitemi.
Precisazioni che mi convincono sempre più della fondatezza dell'opera intrapresa da mons. Lefèvbre e dettata proprio dallo stato di necessità.
Credo che più passa il tempo i veri cattolici non potranno che constatare questo stato di necessità, non solo in Germania ma un po' ovunque.

Trovo pure molto azzeccata la sua considerazione che siccome certe persone rappresentano un sistema che attraverso un vero e proprio golpe intra-ecclesiale è andato da alcuni decenni al potere, tu capisci bene che, il problema, questi modernisti eretici filoprotestanti, lo risolvono alla radice: impediscono a giovani animati da veri e profondi sentimenti cattolici di diventare sacerdoti, affinchè il loro sistema non sia in alcun modo scalfito

E Roma? Il fumo di Satana vi é già penetrato da tempo. Ora si preparano le ultime bordate poi Roma cadrà.
Le profezie usano per questo i termini "diverrà sede dell'Anticristo" oppure "Roma perderà la fede".
Ciò non significa la fine della Chiesa perché comunque ci é stato detto e promesso che i suoi nemici non prevarranno su di essa.

Comunque complimenti don Ariel, e che la sua franchezza, chiarezza e coraggio possano contagiare tanti altri sacerdoti!

rosa ha detto...

se non altro lutero e Calvino ebbero il coraggio di uscire dalla Chiesa, ed in un momento in cui era molto piu' difficile. Chi impedisce a questa gente di andarsene, e farsi compiutamente protestanti ? forse un prete cattolico in germania guadagna di piu' di un pastore luterano ?
ma e' possibile che ci siano in italia tanti vescovi checche nascoste? perche' solo cosi posso spigarmi il loro comportamento
Rosa

Caterina63 ha detto...

Anonimo ha detto...
Papa Francesco non e' a conoscenza di queste cose altrimenti sarebbe intervenuto urgentemente mandando P.Volpi a Berlino.Intanto incassa la copertina di Time un risultato che neanche S.PIETRO ha mai conseguito. Austria ,Germania ,Olanda e Belgio possono anche fare una nuova Chiesa ma la copertina di Time loro se la possono sognare.Paul
13 dicembre 2013 13:51

*************

Ma sta scherzando vero?
Intanto la copertina Time "Uomo dell'anno" fu fatta anche per Giovanni XXIII per l'uscita della Pacem in terris e per Giovanni Paolo II, ma vedo che avete la memoria corta, solo per Benedetto fu usata per vituperarlo....
Detto ciò dimentica cosa dice Cristo e la Scrittura?

Padre Lombardi così ha spiegato e sono d'accordo con lui: Quanto al Papa, per parte sua, non cerca fama e successo, perché fa il suo servizio per l'annuncio del Vangelo dell'amore di Dio per tutti. Se questo attrae donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento. Se questa scelta 'dell'uomo dell'anno' significa che molti hanno capito - almeno implicitamente - questo messaggio, egli certamente se ne rallegra".

Eviti di gongolare caro anonimo, non è un vanto finire sulla copertina di un giornale che appoggia e sostiene aborto, coppie gay ed eutanasia....
Ma senza dubbio non è mica colpa del Papa se lo riportano, è lei che non deve farne un vanto!

Se Papa Francesco dovesse ricevere solo onori da parte di chi poi non si convertirà, continuando con le leggi contro i bambini e la vera famiglia, non è un buon segnale.....
Gesù stesso dice: “Guai a voi, quando tutti gli uomini parleranno bene delle vostre persone” (Lc., VI, 26). E il Salmista aveva già premesso: “Dio ha disperso le ossa di coloro che piacciono agli uomini” (Sal., LII, 6). prevedo dunque - per il suo bene, per il bene del Papa - una Domenica delle Palme e tre giorni di fuoco per Francesco..... diversamente non sarebbe un buon segnale!

Agnese ha detto...

Eviti di gongolare caro anonimo, non è un vanto finire sulla copertina di un giornale che appoggia e sostiene aborto, coppie gay ed eutanasia....
Ma senza dubbio non è mica colpa del Papa se lo riportano, è lei che non deve farne un vanto!

@

Mi corregga se sbaglio..... ma non è forse vero cher l'imput alla copertina glielo ha fornito lo stesso papa? ...chi sono io per giudicare ecc..ecc... e quidi lei pensa che Francesco così dicendo non avesse infiammato quel tipo di platea?

[...]

Ma ciò che più stupisce è che Papa Francesco continua a definirsi solo “Vescovo di Roma”, firma i documenti solo con il nome “Francesco”, senza la sigla che comunemente appongono tutti i Papi accanto al loro nome: “p.p.” cioè “pastor pastorum” e perfino sull’Annuario Pontificio 2014 appare solo col titolo di Vescovo di Roma, mentre troneggia la figura di Benedetto XVI come “Sommo Pontefice emerito”, a tal punto che viene da pensare che Bergoglio non sia molto convinto di voler fare il Papa o che, peggio ancora, ritenga “superata” questa figura della tradizione perenne della Chiesa da sempre collegata con il “Primato Petrino”, per lasciare spazio a un governo, come egli stesso ha proposto, ancor più collegiale di quello previsto dalla Tradizione della Chiesa. [...]

da: http://www.riscossacristiana.it/lenigma-papa-francesco-prima-parte-di-patrizia-stella/


Non è forse vero che atti gesta e parole hanno soddisfatto più gli anticlericali che i suoi figli?

Rammenta il fattaccio del Giovedi' Santo?

Non è forse vero che il papa lancia messaggi e messaggini che soddisfano più le "esigenze" dei non credenti che dei suoi figli?

Idem per G XXIII e GPII...ha detto bene anche a loro il time ha fatto pubblicità.
Si, solo Benedetto XVI è stato vituperato.

Forse perchè (contrariamente a Francesco) ha ribadito il Magistero sulla massoneria?


Ricorda il documento dell'allora Card. Ratzinger sulla massoneria, dove ribadiva la sempre valida scomunica ai massoni?

.... mentre risulta che la massoneria abbia chiesto a Francesco di essere reintegrata agli occhi della Chiesa.....

Vedremo cosa risponderà e che cosa farà di concreto Francesco papa.... perchè le chiacchiere e le smentite le correzioni o le cancellazioni stanno a zero.

Per favore parliamoci chiaro, senza tanti gongolii.

Anonimo ha detto...

XCaterina 63 .......si scherza in modo irriverente , purtroppo ,ma non posso nascondere e nascondermi che questo Papa che piace tanto ai nemici della Chiesa non mi piace per niente.Ci provo a farmelo piacere pensando che e' il successore di S. Pietro ma non cambia niente , continua a sembrarmi un pasticcione capitato per caso al posto sbagliato. Non gongolo per niente anzi a volte mi verrebbe da piangere .Paul

rosa ha detto...

paul, purtroppo non e' un pasticcione capitato nel posto sbagliato. un pasticcione non diventa provinciale dei gesuiti, non supera incolume una dittatura, non diventa arcivescovo e cardinale, e men che meno papap, pardon, vescovo di roma.
se poi fosse vero quel che ho letto sulla sua salute e sulle sue terapie, poveri noi!
rosa

Gederson Falcometa ha detto...

Bravo Don Ariel!

Zag ha detto...

Quando leggevo le interviste che dava il papa rimanevo sconcertato e allibito. Ora che leggo alcuni passaggi critici, che non sto qui a riportare, della EV (quindi di un atto magisteriale) lo sconcerto lascia spazio alla paura. Paura delle conseguenze, di quello cioè che potrà accadere nella Chiesa, e delle punizioni divine che, come diceva don Ariel, incombono su di noi per i nostri tanti peccati.

Anonimo ha detto...

@ Rosa
Cosa ha saputo su malattie e cure del vdr?
Mario

RIC ha detto...

Quando vivevo a Buenos Aires un mio conoscente diceva: gli argentini sono infidi come i loro fiumi, volubili come il loro clima, falsi come la loro moneta..

Zag ha detto...

Se posso, avrei un'altra domanda per padre Ariel. Ho letto in una Sua intervista che, come rimedio per la deriva omosessualista all'interno della Chiesa, Lei proponeva una maggiore obbedienza all'autorità apostolica, in un'epoca in cui molti teologi propongono una maggiore collegialità e democrazia. Si era ancora con Benedetto XVI, nemmeno un anno fa. Le volevo chiedere cosa pensa del fatto che adesso abbiamo un papa che sembra distruggere proprio l'autorità apostolica ed è un fautore di questa collegialità e democrazia. Ciò che prima era esternato da teologi ora è espresso in prima persona. Lei, come credente e sacerdote, come vive questa incredibile situazione?

Unknown ha detto...

Carissimo Don Ariel, credo di poter partecipare con tutto il cuore alla sua tribolazione, mi ci sento dentro con tutto il cuore. Sono anziana e molto ammalata, perciò anche poco lucida, ma lucidamente desidero dirle che prego intensamente. Prego che molti sacerdoti sentano in loro il sacro fuoco che Lei vive, e lo sappiano far conoscere altrettanto bene. Ringrazio il Signore per simili doni! (Ho letto i Suoi libri, riletti, e anche comperati e regalati... Utinam...)

Das Kapital ha detto...

Toh, chi si rivede...

http://eponymousflower.blogspot.it/search/label/Gotthold%20Nathan%20Hasenh%C3%BCttl

Gotthold Nathan Ambrosius Hasenhüttl : proprio colui che l'allora vescovo di Treviri (nome omen) Marx punì.. (forse così guadagnandosi fama di prelato di polso e 'filoromano' quanto basta per una nomina ratzingeriana -per quanto di seconda scelta- a Monaco..)


Vedi , per esempio:

http://www.voceevangelica.ch/news/news.cfm?id=4047

http://pres-outlook.net/news-and-analysis/1-news-a-analysis/9462-no-reinstatement-of-priest-suspended-for-ecumenical-communion-.html

http://de.wikipedia.org/wiki/Gotthold_Hasenh%C3%BCttl

http://www.zeit.de/gesellschaft/zeitgeschehen/2010-11/hasenhuettl-austritt-kirche

Un esempio di speranze tradizionaliste al momento della nomina a Monaco (2007) :

http://rorate-caeli.blogspot.com/2007/11/good-marx-from-trier.html

E.P. ha detto...

Nell'enciclica Quanta cura in cordibus nostris papa Benedetto XVIII delinea una riforma della Chiesa che tocca tutti i problemi che accusiamo oggi. Lo consiglio come regalo di Natale per il vostro vescovo e per i monsignori di vostra conoscenza.

Mi dispiace solo di averne regalate copie senza aver avuto la possibilità di farmele autografare (mi si conceda una battuta: don Ariel sembra più irreperibile di un latitante napoletano: ma per ciò che ha scritto, è meglio che sia così).

Moretto ha detto...

@un ex seminarista
Perché non vai semplicemente in un seminario tipo FSSP(X)? Non ho mai capito come in questi giorni ragazzi con la vocazione vogliono entrare nei seminari diocesani per la maggior parte decaduti.

vighi ha detto...

sono sconceratata a leggere tutto questo. So che corrisponde alla verità ma fatico a crederci, devo fare forza su me stessa e dirmi svegliati questa è la realtà. Ma come è possibile che questa sia la Chiesa in cui si crede? come è possibile che si sia scesi così in basso e cosa fare per uscirne ? su chi fare affidamento, di chi fidarci se pure i vescovi che dovrebbero esserci guida sono quello che sono? poi penso alle tante persone che fanno del bene e alle tante iniziative fatte con il cuore dalle parrochie e uno spiraglio lo vedo. La speranza è che ci siano ancora tanti sacerdoti come Don Ariel, che nonostante il ciarpame riescano a farsi largo ed arrivare a noi poveri fedeli che vogliamo continuare a credere in questa Chiesa. confesso che a volte è davvero difficile. Grazie Don Ariel per urlare la verità anche se leggerla fa male. un saluto Vighi

Anonimo ha detto...

Inghilterra. La Corte Suprema riconosce una nuova religione: è quella di Scientology
http://www.nocristianofobia.org/inghilterra-la-corte-suprema-riconosce-una-nuova-religione-e-quella-di-scientology/
m

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Caro Zag.

Per rispondere alla tua domanda ti dirò che c'è qualche cosa di peggio della distruzione dell'autorità apostolica, ormai decostruita e distrutta da mezzo secolo. Di peggio c'è il fatto che coloro che in questi decenni hanno distrutto l'autorità, l'hanno infine sostituita col loro arbitrario e umorale autoritarismo. Conosco preti che sono usciti sconvolti e in lacrime dallo studio di alcuni vescovi molto collegiali, democratici e dialoganti, che dinanzi alla questione posta dal loro prete: "Ciò che lei pretende fare contravviene al Codice di Diritto Canonico, oltre a contravvenire alla virtù teologale della carità e allo spirito di pastorale paternità apostolica", con la bava alla bocca gli hanno urlato "Basta! La legge sono io e tu fai come dico io!".
Per inciso: i vescovi che reagiscono a questo modo sono quelli che negli anni Settanta organizzavano i collettivi di dialogo in seminario per discutere sulla necessità di una autorità dialogata e condivisa, di una obbedienza ragionata ed altre amenità simili che solo il clericalismo più degenere può partorire ...
Mai come oggi si era avuta una Chiesa così clericale.
E' il clericalismo dei pretini trendy in polo, jeans e scarpe da ginnastica, che ragionano e che si rapportano col prossimo e con la Chiesa con un clericalismo mai conosciuto e mai praticato dai vecchi preti (o se preferite dai pretacci tutti di un pezzo di vecchia gloria) con la talare nera e il saturno rotondo in testa.
Sono però fiducioso, tutto questo è destinato a una veloce fine, perché abbiamo ormai superato tutti gli umani e cristiani limiti di guardia.

E.P. ha detto...

@Moretto:
Il discorso è complesso; uno dei principali fattori in gioco è dover fare l'intera formazione all'estero, cioè in una lingua diversa e con usanze diverse per quanto riguarda la salute, il regime alimentare, igiene, ecc. (per un francese o un tedesco è assai comodo l'adattarsi alle usanze mediterranee: non vale però il viceversa). Non è in questione la difficoltà di imparare il francese o il tedesco, ma il padroneggiare a sufficienza una lingua straniera al punto da poterla utilizzare con granitica sicurezza col proprio direttore spirituale (che per forza di cose occorrerà avere in loco). Prova ad immaginare te stesso mentre discuti di un tuo difficile caso di coscienza col direttore spirituale, utilizzando una lingua che hai imparato sui libri e un raffazzonato gergo "da seminario". Non so se mi spiego. Prova ad immaginare te stesso mentre discuti col superiore di un'infamante accusa fondata su equivoci (nessun seminarista può dire che non gli è mai capitato): ti sentiresti come uno schiavo negro che balbetta davanti al padrone: sì buana, io no fatto niente, no buana, io innocente... Apprendere certe sfumature (quel marcare proprio una precisa sillaba, quella piccola pausa, quel trascinare una vocale...) è qualcosa che si impara nell'arco di molti, molti anni. Ed allora, cosciente di tutto questo, immagina di trovarti davanti ad un rettore di seminario che il primo giorno che ti incontra ti dice (con sufficienza e nella sua lingua): beh, tu ora verrai qui per un periodo di formazione, che non si sa quanto durerà, non si sa se sarà sempre qui, e non si sa se andrà a buon fine...

I vari istituti "tradizionali" di nostra conoscenza servono praticamente solo le aree anglofone, francofone e germanofone (col paradosso dell'ICRSS che è in Italia solo geograficamente). Per motivi che non hanno veramente a che fare con le vocazioni italiane, nessuno di loro ha attivato una casa di formazione in Italia (da un anno è stato attivato un "pre-seminario" della FSSPX, ma riguardo a ciò che sto dicendo non cambia lo stato delle cose). Se invece di guardare le "cause" osserviamo gli "effetti", la prima cosa che notiamo è che le "non poche" vocazioni italiane finiscono generalmente (non sempre, ma spesso) a puntare altrove: una diocesi "accomodante" (quando sono fortunati) o una comunità religiosa tutto sommato "tollerante".

La trappola in cui cadono è che pur avendo trovato qualche vescovo tutto sommato "amico della Tradizione", incappano poi nella micidiale burocrazia clericale (rettore del seminario, responsabile vocazionale, parroco, ecc.) e guardacaso il vescovo che generosamente ti concedeva di "tridentinare" (ed era perfino contento quando glielo dicevi), dopo un po' di mesi (o anni) ti dice che il rettore del seminario ha dato parere negativo. Ma come? Non comanda il vescovo? Eh, no, signore e signori: dal Vaticano II in poi, il vescovo "non può non tener conto" e bla bla bla, il rettore del seminario "non può non tener conto" e bla bla bla, il parroco "non può non tener conto" e bla bla bla, e quindi alla fine della fiera basta risultare antipatico a un laico per vedersi negato per sempre l'accesso al sacerdozio. E non è un'esagerazione ma una storia vera (che, tempo permettendo, invierò per la pubblicazione su questo stesso blog).

E.P. ha detto...

Metti poi che gli istituti tradizionali sono sotto pressione in ogni modo (come quello che "non può" accettare più di tot vocazioni l'anno pena la revoca dei diritti faticosamente acquisiti, o come quell'altro dove in nome di una "pastoralità di Cristo" tentano di convertire al Novus Ordo)... e quindi il domandare di entrarvi significa accollarsi oltre che la difficoltà di andare all'estero per tanti anni (a fare studi, penitenze e seminario, mica a fare la vacanzina dell'Erasmus), anche il rischio di venir cacciato via dalla sera alla mattina (e non per modo di dire) perché magari trovi l'ambiente che per sentirsi ancora più "tradizionale" tenta di ricalcare il sadismo di certi libretti devozionali settecenteschi (non sto parlando per ipotesi)...

Per questo tante vocazioni italiane cedono alla tentazione di fare un percorso di formazione in diocesi (resistendo stoicamente cinque, sei, sette anni allo scempio dei seminari), nella speranza - una volta sacerdoti - di poter celebrare in modo degno il Novus Ordo e di rivendicare la libertà (a norma del Summorum Pontificum) di celebrare il Vetus Ordo anche tutti i giorni. Ma il risultato è prevedibilmente misero, perché si può resistere una settimana, un mese, forse addirittura sei mesi, ma non sei o sette anni. Gli anni ti cambiano, da così a così, specialmente se sei giovane (e non è un caso che tanti istituti tradizionali, superando a sinistra i seminari progressisti, rifiutano l'ingresso a vocazioni dai 35 anni in su o addirittura dai 30 in su).

bernardino ha detto...

""Don Ariel - uno scisma di fatto""
Caro Don Ariel vorrei un commento sulla notizia di oggi della Stampa di Torino del colloquio tra Bergoglio e Tornielli, dove Bergoglio annuncia oltra alla riforma di Curia anche le donne cardinale? forse il sacerdozio e' davvero ad una svolta protestante?
E se si a quando sacerdoti, vescovi e magari anche un papa donna?
Notizie diffuse su rassegna stampa di oggi dalla TV.
Guardate la rassegna e leggete la Stampa di Torino di oggi.
Aspetto di commentare.

Zag ha detto...

@don Ariel
Grazie per la risposta. Io le confesso di sentirmi molto preoccupato dalla situazione della Chiesa. L'indegnità di certi membri del clero c'è sempre stata, anche se le circostanze da lei descritte sono ancor più gravi di quanto pensassi. Tuttavia, fino a Benedetto XVI avevamo dei Papi che, potevano essere simpatici o meno, ma facevano i Papi. Si poteva cioè dire che esistevano vescovi che non obbedivano al Papa e avevano, come lei dice, una concezione molto autoritaria della propria funzione. Le gravità delle colpe commesse da ognuno verranno giudicate da Dio che un giorno ci farà vedere le buone e cattive azioni (pensiamo anche ai casi gravissimi di pedofilia coperti da molti vescovi). Adesso però abbiamo una situazione diversa, unica nel suo genere. E' il Papa stesso che sta destrutturando il Papato e non c'è bisogno che ricordi tutte le picconate ai simboli e alla dottrina. Sono abbastanza sicuro del fatto che questo è solo l'inizio e ci aspettano cose ben più gravi in questo ambito. Il mio timore è che ad uno scisma di fatto possa seguire uno scisma formale, dal momento che anche se pochi, ci sono diversi vescovi dalla retta dottrina, che vigilano sui loro preti e sulla diocesi. Questi vescovi a mio parere non parlano per preservare l'unità della Chiesa, ma fino a quando staranno zitti? Il caso FI ha già superato tutti i limiti. Cosa accadrà se si continua di questo passo ed i vescovi di retta dottrina inizieranno a denunciare la situazione e non si arriverà alla comunione con Pietro? Cosa succederà se anche Benedetto XVI inizierà a parlare? E' vero che ha promesso silenzio, ma credo immaginasse di trovarsi in una situazione "normale" , con un nuovo papa che fosse il difensore della fede, come è sempre stato. La cosa che fa rabbia è vedere quelli che come noi discutono di queste cose siano considerati dal nuovo corso del Vaticano degli ideologi, magari musoni che non conoscono la gioia del Vangelo. Non so cosa ne pensa, se vuole o può rispondere. Rimaniamo uniti nella preghiera.

Luisa ha detto...



Finalmente(!) arriva l`intervista di Tornielli a papa Bergoglio, conoscendo i suoi legami personali con il Papa immaginavo che prima o poi l`avremmo letta!
Per le donne cardinale Bergoglio dice:

«È una battuta uscita non so da dove. Le donne nella Chiesa devono essere valorizzate, non "clericalizzate"»


bernardino ha detto...

Cara Luisa,
"""e' una battuta.... ecc.ecc"""
Quando si vuole tastare il terreno, per vedere le reazioni, si usano sempre dei mezzi toni e dei punti interrogativi, non si dice mai quello voglio farlo.
Viste come sono andate le cose in tutto il conciliabolo e post. puo' accadere di tutto. queste possono solo esse delle avvisaglie per poi far marcia indietro.
Ricordati che quando ti ha morso la vipera, si deve avere paura anche di una lucertola.
I proverbi degli antichi insegnano.

E.P. ha detto...

Sì, è come dice Bernardino: il clericalismo (specie quello di marca gesuitica) detesta dal profondo dell'anima le espressioni precise e ama invece dare sfumature su sfumature. E' comprensibile che un prete non ami esporsi (i preti temono sempre che dopo aver detto "oggi fa freddo" arrivi la minacciosa reprimenda del vescovo (o, peggio, del suo vicario): "come ti sei permesso di mettere inutilmente allarme e contestare il riscaldamento globale!")...

Qualche tempo fa assistei ad una scena memorabile: in visita ad una chiesa barocca con un gesuita, osservammo che l'altare era rimasto "preconciliare". La guida ci rispose rivolgendosi candidamente al gesuita dicendogli: oh, sì, qui per fortuna non è passato lo "scempio del Vaticano II" (disse proprio "scempio del Vaticano II"). Vidi il gesuita rimanere di sasso per un paio di interminabili secondi, per poi balbettare (tentando di sorridere): "oh, ma questa è un'espressione un pochino forte..."

Anonimo ha detto...

Io sono uno di quelli che hanno paura pero' poi pensandoci bene capisco che oltre un certo punto non si potra' mai arrivare.Se anche ipoteticamente (molto ipoteticamente) il Papa e tutti i vescovi e cardinali decidessero di cambiare radicalmente la Chiesa cattolica pur con tutto l'impegno possibile non riuscirebbero a farlo.Signori cari il Papa ha 77 anni e tutti gli altri hanno opinioni molto diverse a spesso divergenti fra loro.Potranno fare delle riforme pessime e personalmente credo che il Papa per quel poco che ha fatto vedere possa anche vararle ma non potra' farle applicare.Se sposteranno i preti cattolici ,che ci sono ,nelle parrocchie periferiche i fedeli si sposteranno facilmente (gia' lo fanno) con i loro Sacerdoti.Quindi certi timori ,anche i miei, mi sembrano esagerati. Piu' complicato l'avvenire delle Chiese del nord Europa ma credete che per il Signore sia molto complicato far nascere un S.Pio a Monaco o a Vienna?Paul

Anonimo ha detto...

meditate, gente, meditate...
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12704

Micus

Anonimo ha detto...

Riguardo ai seminari il problema esiste ma non bisogna esagerarlo oltre misura . E' vero che tanti rettori sono di una certa tendenza e che tanti altri seguono questa moda perversa,ma se uno vuol diventare prete deve saper anche vivere in un ambiente ostile senza dare nell'occhio.Prudenti come serpenti senza dimenticare che la vendetta e' del Signore.Buona serata Paul

Moretto ha detto...

@Esistenzialmente Periferico
Nella mia parrocchia (attenzione, non diocesi) recentemente due ragazzi sono entrati in un seminario tradizionale all'estero, il che dimostra che non è impossibile. Altroché "il regime alimentare, igiene" altre cose puramente umane. Chi non è in grado di reggere un po' di freddo nei paesi più nordici come la Germania non sarà neanche pronto per il martirio in piazza. Meglio allora che non si faccia sacerdote.

La tradizione è Pietro ha detto...

Sono 'accordo con Paul: noi ragioniamo come se dovessimo fare tutto noi e la Chiesa non sia del Signore.Crsto pulò far nascere figli d'Abramo dalle pietre e padri Pio a volontà!
Coraggio!!!

Zag ha detto...

@Paul
Non si tratta di spostamento di preti in zone periferiche: magari fosse solo quello! Stiamo parlando di una Chiesa ormai asservita ai potenti e che a forza di dialogare sta perdendo di vista l'annuncio. Si parla di picconate al Papato e di distruzioni di fiorenti ordini religiosi. Sono concorde nel pensare che la Chiesa non soccomberà perché pur nelle prove più difficili ci sarà sempre un piccolo gruppo di persone che si manterranno fedeli, ma siamo umani ed è lecito avere paura. Dici che le riforme non verrebbero applicate. E invece non è così. Benedetto XVI non veniva ascoltato più da nessuno e forse questo ha inciso sulle dimissioni, il nuovo corso invece ha molti estimatori tra i vescovi e dubito che non verrebbe applicato. Se poi non venisse applicato, si seguirebbe il "metodo Francescani Immacolata"

E.P. ha detto...

@Paul: Ho tante notizie di prima mano al riguardo dei seminari (che non posso ancora pubblicare su questo stesso blog per rispetto della volontà di chi mi ha messo al corrente), sulla base delle quali ti assicuro che chi dice che "non bisogna esagerare" sta implicitamente dichiarando che la propria soglia di sopportazione è molto più alta della media.

@Moretto: Infatti non ho detto che è impossibile: ho detto solo che scoraggia la maggioranza di quelli che farebbero il gran salto. L'ho detto sulla base di ciò che so (e che per il momento non sono autorizzato a dire). Ti invito a non banalizzare le cose "puramente umane" perché non siamo angeli, ma siamo umani: per esempio, soffrendo io l'umidità, so bene cosa significa tentare (invano) di studiare o di pregare stando in un ambiente umido: per questo non mi dava meraviglia il fatto che uno ci pensi molto bene prima di iniziare un percorso di formazione all'estero.

Da come parli, certamente non hai fatto mai esperienza del seminario, perché presumi (erroneamente) che il cammino verso il sacerdozio sia un percorso dritto e senza altro ostacolo che lo studio, con i formatori che non pensano ad altro che a sostenerti e incoraggiarti. Ti assicuro che non è così, e non lo è nemmeno nei seminari degli istituti tradizionali. Probabilmente non conosci il numero di italiani "usciti" da istituti stranieri (compreso quello nell'enclave in Toscana) per motivi che non hanno a che fare con la fede e la vocazione.

viandante ha detto...

Caro Paul, so per esperienza che non é facile accettare certe situazione e certi fatti.
Hai ragione nel dire che la Chiesa non soccomberà, non lo può.
Ma questo non vuol dire che anche lei non debba o possa sfuggire alla sua via crucis, al suo Calvario. Poi rinascerà più bella di prima, ma intanto c'è la croce da sopportare. E siamo in grado noi di capire o intuire cosa significhi o in cosa consista la sofferenza e la croce della Chiesa?
Siamo coscienti che anche noi dovremo caricarci di tale croce per amore a Cristo?
E Gesù non per niente pianse e sudò sangue nell'orto degli ulivi.

Anonimo ha detto...

BXVI non veniva ascoltato da sempre, come GP2, in tutti i seminari e le università pontificie più prestigiose, ci sono state tantissime testimonianze anonime da parte di tanti ex seminaristi e seminaristi sconcertati, il nuovo corso va bene per chi abbocca, i vescovi seguono la corrente mondanista e mondanizzante della cc; io penso personalmente, posso sbagliare, per carità, che siamo giunti al redde rationem, anche per la mollezza dei costumi e la mancanza di fede di base di molti, troppi religiosi, ogni anno in Brasile, il più grande paese (ex) cattolico ormai,se ne vanno centinaia di migliaia di fedeli in sette più o meno protestantoidi o sette di stregoni, maghi ed imbroglioni di vario genere, non parlo dell'Europa, perché qui 'game over', aspettiamo il vero Padrone, affidiamoci a lui, io sarò pessimista, ma la vedo brutta e non tentiamo di far passare questa ventata di nullità che viene spacciata per aria nuova di primavera, i problemi e tutti quelli che li avevani fatti saltare fuori sono tutti ancora lì ai loro posti, il resto sono solo specchietti per le allodole.Lupus et Agnus

La Tradizione è Pietro ha detto...

Più picconate al papato di coloro che hanno sempre da criticare il suo operato, non si può dare!

E.P. ha detto...

Consiglio al lettore "La Tradizione è Pietro" di leggere e meditare l'articolo "Diagnosi: il cattolicesimo ridotto a tifoseria papista" su questo stesso blog.

Intanto gli ricordo di cercare nel Vangelo la frase: "e tu [Pietro], una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli". Ravveduto? Quindi Pietro può anche fare guai e impiegare un po' di tempo prima di ravvedersi?

Osservatore ha detto...

alla cortese attenzione di don Ariel

Tutto ciò che scrive sulle realtà della Chiesa cattolica oltre le Alpi (realtà che anche io conosco bene) è condivisible, anche se qua e là ci sono dei segnali non indifferenti di ripensamento dopo l'euforia conciliare (euforia che vede oggi contagiata maggiornemnte - con qualche decennio di ritardo - l'Italia).
Però mi lasci dire una cosa, senza spirito polemico: lei mi sembra tanto un "fedele custode della Legge" (ne parla il Vangelo), perchè dal suo parlare (anzi, scrivere) non intuisco molta carità cristiana.
Da chi definisce "checche" le persone omosessuali non credo di avere molto da imparare.

E.P. ha detto...

Allora ti auguro di ricevere la grazia di una vocazione sacerdotale ma di ricevere la disgrazia di finire in un seminario dove tale vocazione verrà vagliata non da "checche" ma da sacerdoti con tendenze omosessuali non esplicitantisi in atti contro natura.

La Tradizione è Pietro ha detto...

A Esistenzialmente Periferico.

Il papa deve guidare la Chiesa nei diversi momenti storici: adesso è il momento in cui l'Italia è totalmente sottomessa ai poteri anticristiani, il vaticano è stato occupato dalla massoneria e, io penso, il vero papa, Benedetto, prigioniero. La terra dove risiedevano i papi non è più per la sede di Pietro!
Papa Bergoglio, secondo me, sta governando il passaggio del papato da Roma a...Mosca(????), la Terza Roma?
Bergoglio è l'uomo adatto per questo momento storico.
E' lui il vero papa o Benedetto?
Non lo sappiamo, ma dobbiamo ricordare che la Chiesa è di Cristo, e che Lui vincerà!
Io, da parte mia, seguo la guida di Francesco, perchè a lui adesso spetta di farci affrontare i pericoli del momento attuale.

rosa ha detto...

ma scusi, sig.la Tradizione,
se il vero papa e' per lei BEnedetto e se addirittura lo ritiene prigioniero, che cos'e' francesco ? un pseudopapa. un antipapa? e lei lo segue ? ma che logica ha ?

Rosa

Gederson Falcometa ha detto...

Cara Mic,

Un punto da tenere in mente è che l'ultimo problema con i vescovi della Germania è stato il matrimonio e la comunione per casale di seconda unione. Dobbiamo stare attento percché Mosè ha concesso il divorzio per la durezza di cuore degli uomini. Me sembra che con tanta giudaizazione questo se divente un pericolo. Anche con l'ecumenismo, perchè le chiesuole protestanti fanno il secondo matrimonio, per loro il secondo matrimonio è permesso...

felici fotografie! ha detto...

Ordinazione Episcopale di S.E. Mons. Fernando Vérgez Alzaga, L.C., Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano (15 novembre 2013)

http://fotografiafelici.com/index.php?page=scripts/inserimento&num_file=10&cerimonia=10781 02 Ordinazione Episcopale in San Pietro&data=2013-12-17 15:17:33&cod=183&language=ITA&n_page=1#foto

http://www.news.va/it/news/ordinazione-episcopale-di-se-mons-fernando-vergez

Ariel S. Levi di Gualdo ha detto...

Caro Osservatore 16 dicembre 2013 21:45.

Io non chiamo e non ho mai chiamato gli omosessuali "checche", nel mio testo, la parola "checcha" in virgolettato, riportava l'espressione non mia ma quella della persona alla quale stavo rispondendo su questo blog.
Non giochi a estrapolare, almeno con me, ciò che lei non ha letto o che ha letto male costruendo un'idea su cosa da me mai affermate.

Veniamo adesso ad altro.
Mi dica: da colui che invece usava termini veramente e altamente offensivi, tipo: "Razza di vipere" "figli della prostituzione" "sepolcri imbiancati pieni di marciume all'interno" ecc ... pensa di avere invece da imparare qualche cosa?
Lei ha idea di quale offesa mortale fosse all'epoca dire a dei custodi della legge "razza di vipere"? Voleva dire offendere non solo loro, ma tutta quanta la loro stirpe familiare.
Non parliamo poi di quale immane insulto fosse paragonare membri della casta sacerdotale al marcio putrido che c'era dentro i sepolcri, posto che gli appartenenti alla casta sacerdotale non potevano passare neppure per le vicinanze di un cimitero per non contaminarsi manco a distanza coi cadaveri, ecc ...
Se prendiamo le parole di Gesù e le mettiamo nel contesto in cui le disse, capiremo quanto fosse avvezzo, Nostro Signore, a mancare di carità, al punto tale che, scribi e farisei, da uno che parlava come lui, ritenevano di non avere proprio niente da imparare.
Io proseguirò a ispirarmi alla "mancanza di carità cristiana" di Nostro Signore Gesù Cristo.