Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 29 aprile 2012

Tradizionale, cioè esclusiva!


La liturgia tradizionale o è esclusiva o non è nemmeno tradizionale.

Nessuno se ne abbia a male se esprimiamo con semplicità la nostra convinzione.

All'inizio della nostra storia una delle colpe che ci fu attribuita fu quella di aver rifiutato di continuare a celebrare la messa di Paolo VI e di non ammettere nelle nostre chiese la celebrazione della nuova messa nemmeno da parte di altri sacerdoti.
Fu questa una colpa imperdonabile a giudizio di molti. Altri, pur dandoci ragione in privato, pubblicamente ci chiedevano un gesto “distensivo”, dicendo almeno una messa in italiano.
Noi abbiamo sempre domandato per noi l'uso esclusivo della liturgia tradizionale, e per i nostri fedeli il poter vivere la preghiera in una chiesa, parrocchiale, dove la liturgia tradizionale sia il luogo totale di educazione alla fede.

La forma della preghiera non è secondaria, ad essa è legato tutto un modo di ragionare e di affrontare la vita e di considerare la Chiesa.

Se c'è un concetto totalmente non tradizionale, e assolutamente moderno, è quello della chiesa come contenitore di diverse forme di preghiera, alle quali i fedeli accedono per scelta, a seconda del gusto personale o delle proprie convinzioni: ad esempio, al mattino, di buon'ora, una messa tradizionale... che non guasta mai, al pomeriggio una messa carismatica di guarigione, alla sera una bella messa in italiano per i pensionati e, dopo cena, a seconda dei giorni della settimana, la messa dei diversi movimenti... così che tutti siano contenti.

Ve la immaginate una chiesa così? Su cosa si farà l'unità? Siamo proprio sicuri che sotto tutti questi modi di celebrare ci sia la stessa fede cattolica e si condivida un unico sguardo sulla Chiesa? Qui non si tratta di diverse tradizioni liturgiche con una storia plurisecolare, che però hanno in comune la medesima tensione verso Dio e la medesima adorazione, si tratta qui della liturgia “fai da te” emersa in questi anni confusi e poveri di grazia.

No, ci sia permesso di avere delle chiese ad uso esclusivo della Tradizione, chiese con una riconoscimento giuridico perchè la Chiesa ha bisogno anche di una chiarezza legale, dove tutto parli di un cristianesimo semplice e composto, che non vuole novità umane inutili, già vecchie prima di nascere, e che cerca la perenne bellezza della grazia.

La Tradizione dà forma totale alla vita del cristiano, partendo dalla uniformità del rito, che è all'opposto del supermercato delle liturgie personalizzate di oggi.

Ve la immaginate una chiesa di rito orientale, cattolica o ortodossa, che ammetta una messa moderna stabilmente? Dove andrebbe a finire la loro identità di fede? L'unità con loro non la si farà certamente nella confusione moderna e occidentale delle liturgie europee.

Anche da noi, il miglior modo per uccidere negli animi l'amore alla Tradizione, è far vivere la messa tradizionale tra una liturgia “bit” e una messa carismatica di guarigione.

Chi vive la Tradizione in questa confusione si stanca presto, sentendo che quella messa tradizionale, che ama e che ha cercato, è stata concessa per politica ecclesiastica e non perché la Chiesa tutta torni alla pace della sua Tradizione, che è di Dio.
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[Fonte: Radicati nella Fede, Editoriale di maggio 2012]

25 commenti:

jn ha detto...

Cara Mic, grazie di aver pubblicato questa dichiarazione così netta e ferma circa l'impossibilità di servire due padroni, poichè in definitiva di questo si tratta.
Da tempo aspettavo di leggere una simile testimonianza, poichè non mi ha mai convinta quella teoria della "convivenza pacifica" biritualista per cui le due forme dovrebbero "fecondarsi a vicenda".
Questa illusione di bivalenza (o eguale dignità) dei due riti non può che aumentare, sia nel clero che nei fedeli, il relativismo, la confusione dottrinale l'indifferenza crescente (con degrado della Fede) alla sacra realtà del Mistero del S. Sacrificio, e la co-esistenza delle due forme non può che essere una fase transitoria da cui la Chiesa dovrebbe, con l'aiuto di Dio, uscire quanto prima possibile, per tornare all'unica vera S. Messa, quella antica e di sempre, che proviene direttamente e "naturalmente" dalla Divina Liturgia istituita da Nostro Signore, e sviluppatasi nel tempo senza arbitrarie manomissioni umane (quelle che hanno dato esiti graduali, fatali, di alterazioni eretiche e/o profanatorie, sempre più evidenti in questi ultimi decenni di Messa "riformata").

Anonimo ha detto...

Mi spiace ma questi ragionamenti sono pessimi e denotano tanta superbia.
Siete solo dei bulli!

Perchè non avete accettato la proposta dal Vaticano di adottare per la PARROCCHIA il rito straordinario e nel contempo "secondariamente", ripeto, SECONDARIAMENTE una messa in latino di Paolo VI orientata, ripeto secondariamente? (salvo che le notizie sul web siano vere ovviamente) Tradimento, lesa maestà? prudentemente sarebbe stata SOLO una mossa saggia, per poi traghettare tutta la comunità verso il rito straordinario, anche perchè se tanto mi da tanto, latino per latino alla fine la parrocchia fa quel che vuole il parroco, e con sane catechesi si sarebbe arrivati SENZA strappi a far trionfare la ragione e il culto, perchè una messa non gradita alla fine cade in disuso!

Avreste dato così:

1) A molti la possibilità di imitarvi
2) Avreste mantenuto lo status di parrocchia.
3) sareste rimasti parroci.
4) avreste riportato la Messa Tridentina a casa sua: nella parrocchia.
5) si sarebbe creata la "normalità" contro la mostruosità della "parrocchia personale" ghetto per tradizionalisti.

Anonimo ha detto...

Quanti "se", caro Anonimo!

E' così sicuro che le cose sarebbero andate come lei dice?

Poi, sinceramente, il termine "bulli" lo userei per ben altri soggetti, certamente non nei confronti di sacerdoti che hanno agito con rara parresìa.

giovanna ha detto...

Chiunque sia il soggetto scrivente di questo pessimo articolo (non ve ne abbiate a male se parlo con semplicità anch’io…), non mi sembra affatto che la posizione qui espressa renda onore alla Tradizione, e all’amore alla Chiesa che ne è l’anima.

In primissimo luogo perché, se non erro, la Sede non è vacante, né formalmente né materialmente. Il Papa regnante, che è guida e Pastore della Chiesa tutta, celebra la Messa secondo la Forma Ordinaria. Ha o no un qualche valore questo dettaglio mi pare sempre trascurato? Ha valore per chi ama la Tradizione? Si direbbe di no.

Lo stesso Papa con il suo SP e l’istruzione UE annessa ha espresso una precisa volontà, in forte contrasto con quanto l’articolista qui racconta, direi opposta. Egli ha offerto alla Chiesa il prezioso tesoro della Liturgia Antica perché fecondi la Nuova, perché la guarisca e perché finalmente si giunga a quella pace liturgica che lo stesso Gherardini, in un recente articolo su Divinitas, auspica. Pace per fecondazione, diciamo così, non per elisione, per esclusione come vorrebbe l’anima tradizionalista che si esprime nell’articolo.

giovanna ha detto...

In secondo luogo, fare di tutte l’erbe un fascio non serve a dissolvere la confusione, ma caso mai a fomentarla. Nella Chiesa sono normate solo due forme del Rito della Messa. Dunque la messe bit (sic) o carismatiche o non so cos’altro sono solo devianze destinate a dissolversi come pula al vento. L’esperienza della liturgia antica capillare, diffusa, avrebbe questo effetto se non fosse frenata non solo dal disprezzo progressista, ma anche dal ‘sentire’ esclusivista del mondo tradizionale che teme la contaminazione come fossimo, noi della Messa ‘valida ma non buona’, tutti pericolosi lebbrosi.

Insomma, non ve ne abbiate a male, ma con la mia fede piccola, semplice, nuda di postille, di se e di ma, davvero non vedo come sia possibile una comunione autentica con voi, che pure vorrei moltissimo. Ma partendo da queste premesse, non si va da nessuna parte. O meglio si affonda la lama nella ferita già aperta, per definire una dualità nella Chiesa che è inammissibile. E che offende la Tradizione, io credo.

Anonimo ha detto...

...SECONDARIAMENTE una messa in latino di Paolo VI orientata...

Il "secondariamente" riferito al NO, anche se corrisponde alla volontà del Papa, resta valido in quei casi in cui il contesto non consente diversamente. E qui resta valida la riflessione di Giovanna.

Rendiamoci conto che si tratta di due ecclesiologie e due teologie diverse, teocentrica la prima, antropocentrica la seconda, andando per sommi capi...

In una parrocchia come quella degli estensori di questo articolo non c'è bisogno di garantire l'alternativa, perché i fedeli sono stati educati da sempre a seguire la retta dottrina insieme all'Antico rito.

L'alternativa si impone a sacerdoti che si trovino in contesto eterogeneo o modernista nel quale essi devono procedere con gradualità senza traumatiche imposizioni; ma educando progressivamente alla retta dottrina insieme alla scelta liturgica, cominciando a introdurre anche nel NO quegli elementi che permettono di viverlo almeno con lo spirito cattolico, eliminando le banalizzazioni e gli abusi che consente.

Nel caso degli estensori dell'articolo c'è stata una chiara consapevolezza fin dall'inizio e un comportamento corrispondente che ha creato un contesto corrispondente.

Non dimentichiamoci che molti giovani sacerdoti, e anche seminaristi, vanno prendendo coscienza di tante cose solo dal 2007 in poi o per aver "per caso" avuto modo di partecipare al Rito Latino di sempre.

Il dramma è che nemmeno in seminario è garantita la biritualità, anzi! Conosco seminaristi che partecipano all'Antico rito di nascosto!
La carenza più seria è dalla "testa"...

Anonimo ha detto...

L’esperienza della liturgia antica capillare, diffusa, avrebbe questo effetto se non fosse frenata non solo dal disprezzo progressista, ma anche dal ‘sentire’ esclusivista del mondo tradizionale che teme la contaminazione come fossimo, noi della Messa ‘valida ma non buona’, tutti pericolosi lebbrosi.

Cara Giovanna, intanto grazie per questa tua condivisione che oltre a darci la gioia di ritrovarti, ci dà la misura delle reazioni che le nostre parole possono provocare. magari non avendone l'intenzione.

Intanto la "contaminazione" non riguarda mai le persone, semmai le celebrazioni con tutte le loro carenze e sciatteria. Proprio ieri in un altro thread ricordavo quanti santi sacerdoti e quanti fedeli si possono incontrare nonostante questa 'povertà' e riferivo al supplet ecclesia la loor vita cristiana-nonostante...

Insomma, non ve ne abbiate a male, ma con la mia fede piccola, semplice, nuda di postille, di se e di ma, davvero non vedo come sia possibile una comunione autentica con voi, che pure vorrei moltissimo. Ma partendo da queste premesse, non si va da nessuna parte. O meglio si affonda la lama nella ferita già aperta, per definire una dualità nella Chiesa che è inammissibile. E che offende la Tradizione, io credo.

Se ti riferisci ai tradizionalisti duri e puri intransigenti che vanno avanti come bulldozer, non mi pare sia il caso nostro. La dualità nella Chiesa ce l'abbiamo trovata, (ha avuto origine con Paolo VI) non la stiamo creando noi.

Tuttavia, poiché non è possibile pensare a soluzioni che comunque sarebbero 'traumatiche' per qualcuno, a causa dell'innegabile iato generazionale che si è creato tra i fedeli, è necessario procedere, come dicevo, con gradualità. E credo sia ciò che intende il Papa.

Il problema, serio finora, è che quel che permette non lo promuove e quindi in realtà è la tradizione a subire il disprezzo di vescovi e sacerdoti.

Ieri mi ha telefonato, sconvolto un mio amico che è andato alla messa dell 8,30 in S. Croce in Gerusalemme a Roma. Ebbene, abituato all'Antico rito è abituato a seguire la Messa in ginocchio. Eè bastato questoi perché il celebrante interrompesse (!?) la liturgia e lo apostrofasse dicendo che doveva "partecipare entrando in comunione" altrimenti gli avrebbe negato la comunione (sic). Nell'omelia ha ricordato che lui rappresentava Cristo e che i fedeli dovevano entrare in dialogo con lui-Cristo. E' forse questo il senso della Messa? Un sacerdote che celebra con questa pre-comprensione, celebra secondo le intenzioni di QUALE Chiesa?

Sta di fatto che, al momento della comunione, ha coperto con la mano la pisside e gliel'ha negata. Il confronto che hanno avuto dopo la Messa, ha finito di sconvolgerlo perché è stato pieno di disprezzo di improperi e di violenza.
E c'è bene poco da fare, perché a chi ricorri?
Questo è il dramma che qui a Roma viviamo in quasi tutte le parrocchie. Potremmo chiamarlo lo scempio-Vallini, che favorisce di preferenza il clero neocatecumenale, che sta invadendo ormai anche gli uffici liturgici per non parlare del Seminario...

Come vedi, cara Giovanna, anche noi siamo i "lebbrosi" di turno e certo non mi pare che facciamo sentire "lebbrosi" quelli che non possono attingere alle ricchezze che amiamo.

Mi pare però che Gesù avesse una particolare predilezione per ogni "lebbroso"... e purtroppo sono tante le forme di lebbra che ci possono colpire. Ma almeno possiamo portarle nel suo abbraccio e scioglierle nella Sua Misericordia, chiedendo a Lui di fare Giustizia.

Noi possiamo solo continuare a testimoniare, cercando di farlo con la delicatezza che non scandalizza.

ciellino ha detto...

Come anticipava Eliot: "Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"...

L'argomento dei padri di Vocogno è limpido, inattaccabile: ma toccherà sguainare spade per difenderlo. Perché la crisi della ragione è il risultato del vacillare della fede.

Anonimo ha detto...

ma toccherà sguainare spade per difenderlo

Dobbiamo poter parlare come diceva Serafino.

Se non entra in campo anche la 'pastorale' Tradizionale la vedo dura!

Dante Pastorelli ha detto...

Bene, se secondo il Summorum Pontificum, come da qualcuno sopra ricordato, il VO serve per vivificare il NO e renderlo più aderente alla sana dottrina e alla maestà del Sacrificio si cominci a provvedere alla revisione del nuovo rito, introducendo tuti quegli elementi che ne mettano in risalto la sacralità. Dopo si può riparlare del problema. Non capisco però perché si vuole che nelle chiese dove si officia il VO venga celebrato il NO, mentre non si chiede alle parrocchie la celebrazione del VO.
Dunque: revisione del nuovo messale e parità di atteggiamento. Purtroppo il motu proprio è ambiguo perché dà un colpo al cerchio e due alla botte. Non per nulla definisce straordinario il rito che è stato ordinario per secoli.

Dante Pastorelli ha detto...

Mi sembra che in questo dibattito il bullo sia solo l'anonimo.

Anonimo ha detto...

Dante è sedevacantista anche lei? Quando si fa più male che bene nel dire la verità nuda e cruda è bene chiedere e invocare il dono del consiglio e della vera prudenza cristiana.

giovanna ha detto...

Dunque: revisione del nuovo messale e parità di atteggiamento.

…e nel frattempo, a ciascuno il suo. Come nelle vecchie coppie che non vogliono divorziare, ma vivono da separati in casa. Vorrà dire che ogni tanto chiederò asilo nelle vostre chiese, tanto per rifarmi un po’ gli occhi e il cuore.

E nel frattempo, leggendo questa omelia, mi concedo il lusso di sperare che un giorno ce la faremo a condividere lo stesso altare.

Anonimo ha detto...

Caro Anonimo,
siamo in una situazione così seria e grave che le polemiche personali dovrebbero finire in secondo piano.
Non dovrebbe proprio esserci spazio nella propria interiorità per queste cose inutili, perché la verità nuda e cruda è sempre meglio 'mostrarla' con carità... Quando la si sbatte in faccia non è la verità che 'passa', ma l'aggressività con cui la si vuole mettere in evidenza.

Un conto è la ferma e serena autorevolezza della parresìa; un altro conto è l'emotività ferita - e tutti ce l'abbiamo si tratta solo di riconoscerla e dominarla - che fa battere la lingua dove il dente duole.

Anonimo ha detto...

Carissima Giovanna,

Tutti noi abbiamo cercato una Chiesa, spesso si tratta solo di un Altare per il tempo della S. Messa, per vivere il Santo Sacrificio di sempre. Il problema è che tu se costretta a vivere - purtroppo come troppi altri - è che non hai possibilità di scelta, perché sono tantissime le diocesi nelle quali questa grazia è ancora negata...

Nel frattempo il Signore guarda la nostra povertà. Ci metto anche la mia, tenendo conto che andrei a Messa ogni giorno, ma devo rinunciare, perché intorno a me ho parrocchie solo neocatecumenali e in una città come Roma le distanze sono quelle che sono e la Parrocchia Personale diventa di fatto irraggiungibile (di certo non ogni giorno). Le altre Messe sono abbastanza estemporanee e disseminate in vari luoghi della città per poterne davvero fruire ogni giorno.

Quindi anche questa è povertà. Meno dolorosa, perché c'è sempre il conforto della domenica, ma è una rinuncia che 'costa'.

Grazie per il link!
Finalmente un discorso chiaro e limpido senza sconti innovativi.
Ne metto un bellissimo stralcio nel post successivo.

Anonimo ha detto...

Dall'Omelia del S. Padre nella Messa delle ordinazioni sacerdotali di oggi 29 aprile:
[...]
" Il sacerdote è infatti colui che viene inserito in un modo singolare nel mistero del Sacrificio di Cristo, con una unione personale a Lui, per prolungare la sua missione salvifica. Questa unione, che avviene grazie al Sacramento dell’Ordine, chiede di diventare “sempre più stretta” per la generosa corrispondenza del sacerdote stesso. Per questo, cari Ordinandi, tra poco voi risponderete a questa domanda dicendo: «Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio». Successivamente, nei Riti esplicativi, al momento dell’unzione crismale, il celebrante dice: «Il Signore Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio».


E poi, alla consegna del pane e del vino: «Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore». Risalta con forza che, per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa Messa non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio redentore. Questa dimensione eucaristica-sacrificale è inseparabile da quella pastorale e ne costituisce il nucleo di verità e di forza salvifica, da cui dipende l’efficacia di ogni attività. Naturalmente non parliamo della efficacia soltanto sul piano psicologico o sociale, ma della fecondità vitale della presenza di Dio al livello umano profondo.

La stessa predicazione, le opere, i gesti di vario genere che la Chiesa compie con le sue molteplici iniziative, perderebbero la loro fecondità salvifica se venisse meno la celebrazione del Sacrificio di Cristo. E questa è affidata ai sacerdoti ordinati. In effetti, il presbitero è chiamato a vivere in se stesso ciò che ha sperimentato Gesù in prima persona, cioè a darsi pienamente alla predicazione e alla guarigione dell’uomo da ogni male del corpo e dello spirito, e poi, alla fine, riassumere tutto nel gesto supremo del «dare la vita» per gli uomini, gesto che trova la sua espressione sacramentale nell’Eucaristia, memoriale perpetuo della Pasqua di Gesù.[è un po' lo slogan dei modernisti che nel mistero pasquale vedono solo la Risurrezione, ma il Papa ha parlato poco prima del "mistero della Croce di Cristo Signore"]

E’ solo attraverso questa «porta» del Sacrificio pasquale che gli uomini e le donne di tutti i tempi e luoghi possono entrare nella vita eterna; è attraverso questa «via santa» che possono compiere l’esodo che li conduce alla «terra promessa» della vera libertà, ai «pascoli erbosi» della pace e della gioia senza fine (cfr Gv 10,7.9; Sal 77,14.20-21; Sal 23,2).

Anonimo ha detto...

Chi vive la Tradizione in questa confusione si stanca presto, sentendo che quella messa tradizionale, che ama e che ha cercato, è stata concessa per politica ecclesiastica e non perché la Chiesa tutta torni alla pace della sua Tradizione, che è di Dio.


Purtroppo così dobbiamo concludere con amarezza vista l'inerzia, o peggio il disprezzo, dell'episcopato e di molti presbiteri e anche l'inefficace ambiguo decreto attuativo rimasto anch'esso praticamente lettera morta.

Anonimo ha detto...

Il limpido scritto di don Alberto e don Stefano è ahimé incomprensibile per quanti non hanno chiara la situazione drammatica della Chiesa, la crisi di fede...Né nella sua portata, né nella sua durata che non accenna a finire. I vertici continuano a spingere nella stessa direzioen autolesiva e demolitrice della Cattolicità.

lacustre ha detto...

il bell'articolo del bollettino fa seguito agli altri e nn può essere compreso se nn in questa luce. soprattutto fa seguito alla vita dei sacerdoti che la scelta di vivere un solo rito e di conseguenza una vita tutta "tradizionale" l'hanno fatta e con amore la fanno tutti i giorni. se nn si capisce che nn si tratta solo del rito ma della vita cristiana nella chiesa allora nn può essere chiaro nulla. è la vita nn questo o quel rito. il rito da forma alla vita e nn viceversa. l'orizzonte è più ampio, molto più ampio.!!!

Anonimo ha detto...

Non molto tempo fa, trovandomi a Roma per lavoro e volendo ritrovare la Santa Messa nella forma extraordinaria, che dalle mie parti ancora non c'é, mi è bastata una brevissima consultazione in internet per trovare il posto più vicino all'albergo: la Chiesa di Santa Maria Annunziata (Lungotevere Vaticano, 1).

Lì sono andato alle 7:00, prima di iniziare la giornata, per assistere alla Messa affidata ai Francescani dell'Immacolata.

I luoghi sono diversi, e per chi vive a Roma non dovrebbe essere difficile (salvo impedimenti personali che precludano l'uso dei mezzi pubblici o della macchina) farlo anche quotidianamente.

Personalmente ho avuto la grazia (forse rara, lo ammetto) di formarmi in un ambiente ecclesiale nel quale la Messa nella forma ordinaria approvata da Paolo VI è stata sempre vissuta e spiegata in assoluta continuità con la precedente forma, cioè nel modo autentico, per cui non ci vedo differenze "di sostanza". E comprendo benissimo cosa intende il Papa quando parla di un reciproco arricchimento delle due forme o della prospettiva di una "riforma della riforma". E' chiaro che questa esigenza nasce dagli enormi sbandamenti registrati nel post-concilio, e in questo è un aiuto prezioso per tutti tornare o scoprire il Rito gregoriano.

Ho voluto testimoniare qui la mia esperienza per dire che non dovremmo aggiungere problemi a quelli già esistenti. La situazione esige a tutti un impegno in più, non un problema in più. Per il resto il criterio cattolico comune resta uno solo: l'assoluta fedeltà alle indicazioni del Papa. Pensate a quanti benefici verranno, sul punto in discussione, dal prossimo reinserimento canonico della Fraternità San Pio X.

Un saluto particolarmente caro a tutti i romani.

don Camillo ha detto...

Se c'è un concetto totalmente non tradizionale, e assolutamente moderno, è quello della chiesa come contenitore di diverse forme di preghiera, alle quali i fedeli accedono per scelta, a seconda del gusto personale o delle proprie convinzioni...

Ve la immaginate una chiesa così? Su cosa si farà l'unità? Siamo proprio sicuri che sotto tutti questi modi di celebrare ci sia la stessa fede cattolica e si condivida un unico sguardo sulla Chiesa?


Dietro ai movimenti ci sono sempre dei volti delle persone delle storie, delle conversioni. In tempo di guerra non bisogna sparare sui civili! E non bisogna nemmanco scandalizzare i piccoli.
Certo non è bello il "sincretismo", ma non è bello neanche il catarismo. Se aspettiamo di avere parrocchie libere da tutti sti gruppetti per ripristinare così il Culto, campa cavallo che l'erba cresce!

Attento non sono un fautore del bi-ritualismo e non mi piace la storia della "fecondazione artificiale" il rito tridentino va ripristinato puro puro in ogni parrocchia (insieme alla sana dottrina, perchè Bugnini e Raner la Messa tridentina la dicevano tutti i giorni), ma se il Papa non ci da una mano tutte questi accenni di riforme dal basso sono tutte destinate a perire miseramente.

Amicus ha detto...

Infatti, in ultima analisi, tutto il problema si concentra in un unico punto fondamentale: il Papa. "Datemi un punto d'appoggio (un Papa tradizionale e non cerchiobottista) e solleverò il mondo"... Oremus.

Dante Pastorelli ha detto...

Dante è sedevacantista anche lei?
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le ombre vane fuor che nell'aspetto che pensano di poter giudicare tutto e tutti coperti dalla maschera dell'anonimato, mentre quei sacerdoti offesi volgarmente si sono assunti una responsabilità con nome e cognome davanti alla Chiesa e al mondo, non meritano risposta né rispetto.
E' il pattume che dovrebb'esser spazzato via dal blog.

Silente ha detto...

Dico solo questo: beate la Val d'Ossola la Val Vigezzo che possono avere Sacerdoti come questi

don Camillo ha detto...

Dico solo questo: beate la Val d'Ossola la Val Vigezzo che possono avere Sacerdoti come questi

Assolutamente sì!

Nella mia assoluta miseria li ricordo già da tempo in ogni Santa Messa. Che il Signore continui a sostenerli. Prego per loro, spero che loro facciano lo stesso per me.