Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 28 novembre 2011

Nuove riflessioni da "Rorate Caeli" su FSSPX e "Preambolo"

Oggi il Blog Rorate Caeli pubblica un articolo siglato Côme Prévigny dal titolo "Grazia di stato o di contrattazione?", che formula osservazioni sull'onda delle recenti notizie e interviste pubblicate da diverse fonti. Penso sia bene condividerlo perché fa il punto della situazione con considerazioni interessanti e attendibili.


In tempi recenti, alcuni hanno trovato alternative, altri hanno scommesso, altri ancora hanno formulato ipotesi. Si firmerà? Non si firmerà? Si rifiuterà? Alcuni commentatori "progressisti" o sedevacantisti, con i capelli brizzolati, pieni di animosità, credono di poter improvvisare una rottura, e anche supporre di immaginare le reazioni dei sacerdoti della Fraternità San Pio X per quanto riguarda il preambolo presentato dal cardinal Levada il 14 settembre. Arrivano anche a presentare - con clausole condizionali, naturalmente - le stime, in percentuale, di quello che sarebbe stato il risultato di un ipotetico referendum interno, in merito all'accettazione o non accettazione del testo romano.

Il primo problema è che questo tipo di sondaggi non esiste in questo tipo di società religiosa. Spetta al Superiore generale - che prende sicuramente in considerazione opinioni, consigli e la situazione, ma che è soprattutto dotato delle grazie di stato per questo - intraprendere tutte le decisioni importanti relative alla vita della Fraternità. Egli è stato legittimamente posto a capo dell'opera fondata dall'Arcivescovo Lefebvre in base agli statuti messi in atto da parte di quest'ultima. Il secondo problema in questo scenario è che il preambolo, conosciuto da così poche persone, è modificabile, secondo quanto espresso da entrambe le parti. Cosa c'è da firmare quando il testo può cambiare? Cosa c'è da rifiutare quando i termini non sono stati risolti?

I commentatori esterni sono spesso dei sognatori. Da un lato, alcuni non possono fare a meno di pretendere di trovare all'interno della Fraternità, sacerdoti che avrebbero rifiutato il principio stesso di una regolarizzazione della loro società, che si rivelerebbe così piena fino all'orlo di sedevacantisti. Dall'altro lato, loro simili non trovano limiti nell'esagerare la quota dei membri stanchi, attribuendo loro la volontà di raggiungere un accordo indipendentemente dal prezzo. L'opera fondata dall'Arcivescovo Lefebvre è stata sufficientemente percorsa, nei suoi ambiti, sia dai venti di un accordo a ogni costo che da quelli di disperazione; in tal modo chi ha fatto entrambe le scelte ha già avuto l'occasione di lasciarla negli anni passati.

Coloro che hanno resistito alle tentazioni - ed è la totalità di quelli che si conoscono - si trovano, di conseguenza, nello stato d'animo con il quale li ha animati l'Arcivescovo Lefebvre. Tutti desiderano ardentemente una regolarizzazione della loro società. Questo renderebbe la loro vita quotidiana più facile! Allo stesso tempo, non sono d'accordo di ottenerla indipendentemente dal prezzo. La possibilità di professare la fede, senza timori di ripercussioni spiacevoli per l'apostolato, pone un problema. Infatti, la fiducia che ci si attende dalla Fraternità non può che essere compromessa ogni volta che si sente di un recente nomina vescovile di chi benedice i divorziati risposati o stabilisce una parrocchia appositamente per gli omosessuali. La prudenza esige quindi che la pastorale debba godere di una completa indipendenza da un clero che permettesse al proprio gregge di pascolare in mezzo a rovi e ortiche.

Quale situazione dovrà garantire quindi la Fraternità che il suo apostolato non rischi di indebolire, se si trova collegato a questi uomini attualmente nominati dalla Sede Apostolica? L'Arcivescovo Lefebvre ha usato espressioni diverse tipo: "quando la situazione torna alla normalità", "quando la tradizione riprende i suoi diritti a Roma", "quando Roma fa un forte movimento a favore della Tradizione", ecc. E spetta al vescovo Fellay, tra le grazie di stato che riceve, determinare il momento in cui viene percepita la Fraternità come forza trainante per il restauro della Chiesa, e non più come un vagone di ritardatari che rischi di essere lentamente posizionato sui binari della riforma. Poiché la situazione resta complessa, si troveranno sempre osservatori pronti a osservare, quando quel momento arriverà, che, dal loro punto di vista soggettivo, non tutto è cambiato e che, anche in primavera, c'è qualche temperie invernale. Al contrario, fino a che quel momento verrà, si troveranno sempre spiriti con opinioni altrettanto piene di riserve, che non capiranno che non si può trovare la primavera ad oltranza. Spetta al Superiore generale giudicare se il Motu proprio e la rimozione delle scomuniche costituiscano una mossa forte, o meglio se siano sufficienti a stabilire un clima di fiducia.

La posta in gioco è notevole, perché la regolarizzazione può aprire apostolati reale per le anime che non si avvicinerebbero mai alla Fraternità a causa degli ostacoli giuridici. Impedir loro di aderire alle grazie attribuisce a questo lavoro di prudenza eccessiva la possibilità di essere un grave errore. Al contrario, imprudentemente prendendo una strada che metterebbe in pericolo l'integrità della fede sarebbe un altro errore, con conseguenze drammatiche. Si può immaginare i dilemmi di coscienza che ha dovuto affrontare Mons. Lefebvre e che l'attuale Superiore Generale ha ereditato. L'arcivescovo, animato da uno spirito missionario, si è adattato a situazioni complesse e diversificate. "E 'questa stessa strada che il suo successore, Mons. Fellay, segue, dopo il nostro fondatore fu chiamato da Dio", il superiore del distretto sud americano ha detto di recente. Qualunque possa essere la sua decisione, preghiamo che essa sia un atto prudente e senza compromessi sulla Fede ed essa sarà compresa dal maggior numero di persone. Cerchiamo di pregare con fervore che tutti possano vedere, nella decisione delle autorità, la mano di Dio che si esprime attraverso di essa, nonostante le incomprensioni, in un senso o in un altro.

3 commenti:

Icabod ha detto...

non dice niente di nuovo ma lo dice molto bene e fa un quadro equilibrato della situazione

Anonimo ha detto...

Quelle citate sono tutte, osservazioni di buon senso; è il dilemma di ogni buon cristiano che voglia essere coerente con la fede cattolica e che si trova in una Chiesa dove vescovi e sacerdoti si esprimono ed operano secondo un pensiero che non si può più considerare cattolico. Ci si chiede : devo continuare a militare in questa chiesa, ormai trasformata, o essere "Scismatico", PER ESSERE ANCORA CATTOLICO?
Hanno furbescamente trasformato un problema morale in una disputa sul significato delle parole, lo scismatico( di fatto) è chiamato fededele perchè incardinato,
ed eretico e scismatico chi in realtà ha combattuto e continua a combattere per la Verità e la fedeltà.

Anonimo ha detto...

Quelle citate sono tutte, osservazioni di buon senso; è il dilemma di ogni buon cristiano che voglia essere coerente con la fede cattolica e che si trova in una Chiesa dove vescovi e sacerdoti si esprimono ed operano secondo un pensiero che non si può più considerare cattolico. Ci si chiede : devo continuare a militare in questa chiesa, ormai trasformata, o essere "Scismatico", PER ESSERE ANCORA CATTOLICO?
Hanno furbescamente trasformato un problema morale in una disputa sul significato delle parole, lo scismatico( di fatto) è chiamato fededele perchè incardinato,
ed eretico e scismatico chi in realtà ha combattuto e continua a combattere per la Verità e la fedeltà.